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A zacinto

Gaetana Siciliano

Created on March 3, 2023

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Transcript

PASSPORT

AZAcinto

ugo foscolo

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zante

Indice:

Vita

Testo/ parafrasi

neoclassico/preoromanticismo

figure retoriche/ metrica

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commento

Vita:

Partì allora dalla sua città, fuggendo da una situazione politica troppo diversa da quella che si era aspettato. Trascorse periodi a Milano, a Bologna, a Firenze, impegnandosi sempre nella vita civile scrivendo su vari giornali, tenendo lezioni all'università, arruolandosi nell'esercito e sempre scrivendo e pubblicando le sue opere. Ebbe molte e intense relazioni amorose, tutte concluse infelicemente. Nel 1815 lasciò definitivamente l'Italia per vivere in vari paesi, e si trovò negli ultimi anni anche in gravi difficoltà economiche, oppresso dai debiti. Morì vicino a Londra nel 1827.

Nacque a Zante, un'isola greca, da padre veneziano e madre greca nel 1778, ma abbandonò a quattordici anni la sua isola, quando la famiglia si trasferì a Venezia. Qui studiò, approfondendo le conoscenze letterarie, e si fece conoscere e apprezzare negli ambienti intellettuali dei nobili veneziani, grazie alle sue doti e al suo fascino, già notevoli in un giovane di diciotto anni come lui. Molto presto cominciò a scrivere e si fece una fama come poeta; una sua tragedia scritta all'età di diciannove anni fu rappresentata in teatro a Venezia; molto presto cominciò anche la sua attività politica e militare. Fece parte dell'esercito della Repubblica fondata da Napoleone in Italia settentrionale ed ebbe incarichi politici a Venezia. Questa sua partecipazione alla vita pubblica, in occasione delle conquiste francesi, durò però solo pochi mesi. In seguito al trattato di Campoformio del 1797 tra francesi e austriaci, in cui Napoleone lasciò la città di Venezzia all'Austria, egli infatti non si sentì più di continuare a viverci né poté più apprezzare l'opera di Napoleone, che prima aveva ammirato molto e verso la quale diventò invece sempre più critico.

Parafrasi:

Testo:

Non toccherò più le tue rive sacre dove si adagiò il mio corpo di bambino, o mia Zacinto, che ti specchi nelle onde del mare greco da cui nacque la vergine Venere, ed ella rese quelle isole fertili con il suo primo sorriso, così che descrisse le tue limpide nubi e la tua vegetazione la famosa poesia di colui che cantò le navigazioni volute dal fato, e l’errante esilio per cui Ulisse, reso bello dalla fama e dalla sventura, baciò la sua Itaca rocciosa. Tu, mia terra materna, non avrai altro che la poesia del figlio; a me il fato impose una sepoltura senza lacrime

Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque , Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra ; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.

metonimia del v. 8 (l’acque che sta per le navigazioni di Ulisse). Numerosi sono gli enjambement (vv. 3-4, 4-5, 6-7, 8-9, 13-14). Ricorre più volte anche la figura retorica dell’anastrofe (Né più mai al v. 1; greco mar al v. 4; vergine nacque / Venere ai vv. 4-5; l’acque canto / fatali ai vv. 8-9; il canto avrai del figlio al v. 12).

Figure retoriche:

Per quanto riguarda le figure retoriche presenti in A Zacinto, oltre alla personificazione (Foscolo si rivolge alla sua patria come se fosse un interlocutore in grado di ascoltarlo) vanno segnalate la sineddoche al v. 1 (sponde in questo caso fa riferimento alla terra natale del poeta; la parte per il tutto) e al verso 7 (fronde sta per vegetazione, boschi); l’apostrofe* al v. 3 (Zacinto mia) e al v. 13 (o materna mia terra), le perifrasi al v. 4 (greco mar che indica il mar Ionio) e ai vv. 8-9 (colui che l’acque / cantò fatali che indica il poeta Omero), la litote (negazione del contrario) del v. 6 (non tacque), l’ossimoro del v. 7 (limpide nubi), la

Metrica:

Sonetto di 14 versi endecasillabi, ripartiti in 4 strofe con schema: rima ABBA (rima incrociata) nelle quartine, CDE (rima replicata) nelle terzine.

Commento:

In questo sonetto il tema dell’esilio raggiunge la massima realizzazione con l’identificazione del poeta con Ulisse, l’esule per eccellenza, colui che vagò, nell’opera di Omero, per anni e anni prima di poter rivedere la sua amata Itaca. Purtroppo, differenza di Ulisse, Foscolo non tornerà mai più a Zante

A Zacinto fa parte di un brevissimo canzoniere (comprende un totale di dodici sonetti e due odi) ed è un componimento caratterizzato dal dolore dell’esilio, tema foscoliano per eccellenza, e dalla conseguente rivendicazione di una patria spirituale oltre che fisica. A Zacinto è dedicato alla madrepatria Zacinto, che altro non è che il nome greco dell’isola di Zante, una delle isole Ionie al largo del Peloponneso. Il poeta vede la madre patria come una patria anche ideale, spirituale, e ne soffre la mancanza. Il dolore dell’esilio è accentuato dal timore (o piuttosto da una certa sicurezza) di un non ritorno: il poeta infatti canta la gloria della sua terra, nella quale però non tornerà mai più, consapevole che la sua morte sarà altrove, in una terra straniera. Foscolo morirà in un sobborgo londinese, in totale povertà e accudito dalla figlia.

Neoclassico e Preromanticisamo

Automaticamente il nome classico evoca il mondo dell'antica Grecia e dei suoi miti: Zacinto è situata proprio nello stesso mare in cui, secondo la leggenda, nacque Venere, la dea dell'amore che ha reso feconda e felice l'isola; è lo stesso mare di cui parla Omero mentre racconta le avventure drammatiche di Ulisse; quell'Ulisse che, come il poeta, era esule in cerca della patria e che alla fine del suo peregrinare riuscì ad approdare ad Itaca, la sua pietrosa ma amata terra natia. Il poeta, invece, non avrà la gioia di tornarci, perché il destino gli ha riservato di morire in terra straniera, dove nessuno andrà a visitare la sua tomba. Il poeta compare solo nell'ultima terzina, dove, con il sopravvento di un elemento preromantico, si può notare un sentimento di nero pessimismo e di tristezza, del tutto assente negli altri dodici versi, in cui invece predomina una visione tutta classicistica, con un paesaggio fatto di sole, di cieli azzurri, di boschi verdeggianti e in cui la figura di Ulisse ci si presenta nel momento della felicità, quando finalmente approda alla sua isola

Nel sonetto il poeta esprime il suo dolore per non poter tornare nella sua terra natia; senza una patria, costretto a trasferirsi da una città all'altra, egli si sente un esule. Questo dell'esilio è certamente un tema che appartiene alla sensibilità nuova del romanticismo; un tema che sarà caro a tutti quelli che, in quel periodo di grandi rivolgimenti politici e sociali, erano alla ricerca di una patria; ma per il Foscolo l'esilio, più che un fatto politico, è una situazione esistenziale: l'uomo, su questa terra, è soggetto solo alle leggi di un meccanicismo materialistico, la sua vita non ha nessuna finalità. Si tratta di un sentimento di fragilità e di nullità che, se espresso in maniera diretta, desta nel lettore turbamento e tristezza. Ma il neoclassicismo non ammetteva espressioni simili. Già nel titolo, compie un'operazione decisiva per tutto lo svolgimento del sonetto: egli, nato nell'isola di Zante, non usa il nome moderno della sua terra, ma quello con il quale la chiamavano gli antichi Greci, Zacinto.

Svolto da:

Curattolo Martina Rizzo Valeria Siciliano Gaetana Valenti Costanza

The end

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