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DIGITAL HISTORY - GDV

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Alle spalle

LA VITA, I LUOGHI E IL TEMPO DI GIUSEPPE DI VAGNO

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1889 1914

1914 1921

1914 1915

1914 1918

1919 1920

II giornalismo strumento d’azione

Gli anni della formazione

La Grande guerra e l'impegno pacifista

Le prime battaglie politiche

Il biennio rosso

Nei frequenti ritorni a Conversano durante il periodo dell’università e della sua prima attività forense...

Quando Giuseppe Di Vagno nasce il 12 aprile del 1889, Conversano è un borgo rurale che conta poco più di 11mila abitanti...

Riformato per trauma dopo sedici mesi e se dopo la prossima revisione sarà mandato al fronte, vi andrà". Definisce così pubblicamente...

Oltre che nelle piazze, nelle aule di tribunale e nelle istituzioni, Giuseppe Di Vagno trova nel giornalismo il campo d’azione congeniale...

Il completamento dell’Acquedotto Pugliese, la denuncia delle lentezze amministrative e il trasformismo della classe dirigente...

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Maggio 1921

Settembre 1921

Ottobre 1921

1922 1947

Febbraio 1921

I giorni a seguire

I processi

Elezioni politiche e violenza

L'assassinio a Mola di Bari

La radicalizzazione dello scontro

Alle elezioni politiche del 15 maggio del ’21 Giuseppe Di Vagno viene eletto nella lista dei Socialisti Unitari...

La costituzione del fascio di combattimento a Bari, come filiazione dei partiti dell’ordine, negli ultimi mesi del 1920...

La notizia dell’aggressione di Giuseppe Di Vagno è su molti giornali nazionali, con grande dovizia di particolari, fin dal giorno dopo. Il movente fascista...

Nonostante le aggressioni nei suoi confronti avessero chiaramente dimostrato l’intenzione di eliminarlo...

Le indagini in pochi giorni permettono di identificare i componenti della spedizione e i responsabili dell’agguato...

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Dicembre 2021 ...

1922 2021

Disseminazioni: Di Vagno 100 anni dopo

Di Vagno nel tempo

Il 25 settembre 2021 si è celebrato il Centenario dall’Assassinio di Giuseppe Di Vagno, la Fondazione che porta il suo nome che ha sede proprio a Conversano e il comitato Nazionale che si è costituito, hanno immaginato di ancorare il tragico evento dell’assassinio...

Certe vite durano poco, ma si trasmettono come un’onda tra le generazioni, espandendo il proprio valore esemplare a grandi distanze...

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1889-1913

Gli anni della formazione

Quando Giuseppe Di Vagno nasce il 12 aprile del 1889, Conversano è un borgo rurale che conta poco più di 11mila abitanti. Il padre Leonardo Antonio e la madre Anna Rosa Rutigliano sono proprietari della poca terra che coltivano. Le campagne italiane in quell’ultimo decennio del secolo attraversano una profonda crisi economica. Peppino è un bambino inquieto e di stazza notevole. Cresce tra ulivi, mandorli e vigneti, insegue gatti per i vicoli del paese. I genitori pensano di farne un sacerdote. Terminate le scuole elementari lo iscrivono, come semiconvittore (cioè segue le ore di scuola, ma torna a dormire a casa), al seminario di Conversano Leone XIII, diretto con spirito liberale da monsignor Domenico Morea. Frequenta i cinque anni di ginnasio. Lo studio della storia, la passione per le lotte dei popoli contro gli oppressori, gli aprono prospettive lontane dalla vita ecclesiastica. Lo esaltano le notizie della prima rivoluzione russa del 1905, il racconto, che condivide con gli amici, della rivolta dei miserabili contro i padroni.

Terminato il liceo, a diciott’anni lascia il seminario e parte per Roma, dove studia giurisprudenza a “La Sapienza” e si laurea a 23 anni. È il 1912, Giuseppe Di Vagno si avvia alla carriera d’avvocato in uno studio romano. I quattro anni di università hanno ulterior-mente ampliato i suoi orizzonti culturali. Legge Cervantes, Hugo, Dostoevskij, Goe-the, Rostand. Si interessa a Wagner, che sarà presto colonna sonora dei bolscevichi come decenni più tardi dei nazisti. L’incontro con il socialismo è ispirato da Carducci e De Amicis, ma soprattutto da Enrico Ferri, suo docente di diritto penale all’università, criminologo (tra i fondatori della scuola positivista) e leader socialista della corrente massimalista, che propu-gnava l'azione rivoluzionaria per il rovescia-mento dell'ordine capitalistico, alla quale inizialmente aderisce Di Vagno.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1907

PAGELLE DI GIUSEPPE DI VAGNO Seminario Liceo Classico

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Respinto
16 Giuseppe Di Vagno

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1914

DEDICA DI GIUSEPPE DI VAGNO A WALCHIRIA (Giuseppina Fanelli)

Dedica di Giuseppe Di Vagno alla fidanzata (poi moglie) Giuseppina Fanelli apposta sul libro di Gualtiero Petrucci, Manuale wagneriano (1911). La musica e il pensiero di Richard Wagner affascinarono persone e movimenti di ispirazione ideologica diversa ma accomunati da uno scontento radicale verso la realtà esistente, la democrazia formale e l'esaltazione delle piccole virtù borghesi.

manuale Wagneriano G.PETRUCCI

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1889

Giuseppe Di Vagno nasce a Conversano nel 1889

LEONARDANTONIO DI VAGNOPadre di Giuseppe Di vagno

ANNA ROSA RUTIGLIANO Madre di Giuseppe Di Vagno

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1914 - 1915

In Capitanata, Giuseppe Di Vittorio si distingue per la sua azione sindacale. Nel 1914 a Conversano si organizzano le elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale e Giuseppe Di Vagno, che da giovane avvocato già comincia a diventare un punto di riferimento cittadino, si lancia con successo in una dura campagna elettorale contro “i galantuomini” che avevano sempre governato il paese, accusandoli a viso aperto di furto di denaro pubblico e corruzione. L’esito positivo di questa sua prima battaglia politica, l’efficacia dei suoi appassionati discorsi, la sensibilità per le aspirazioni popolari, l’attivismo infaticabile che lo contraddistingue fanno sì che i giovani, i contadini e anche i ceti borghesi democratici lo designino come candidato per le imminenti elezioni del nuovo consiglio provinciale. All’indomani della settimana rossa, che vede la partecipazione dei lavoratori pugliesi con grandi manifestazioni e scioperi, il 21 giugno del 1914, la maggioranza assoluta del paese di Conversano, con 1777 voti, sceglie Giuseppe Di Vagno come suo consigliere provinciale. È l’inizio della sua militanza politica, il suo nome diventa popolare nelle sezioni socialiste, entra in contatto con personalità come Gaetano Salvemini, che siede con lui nel consiglio provinciale di Bari.

Le prime battaglie politiche

Nei frequenti ritorni a Conversano durante il periodo dell’università e della sua prima attività forense, Giuseppe Di Vagno prende definitivamente coscienza delle lotte contadine che agitano la Puglia in quegli anni e della condizione miserevole in cui vive la maggioranza dei suoi concittadini; da un censimento degli stabili adibiti ad abitazione, da lui condotto negli uffici comunali, risulta che intere famiglie di sette, otto persone vivono in una sola stanza con il mulo e altri animali domestici, mentre i signori dispongono di palazzi semiabbandonati. Per molti versi la situazione è simile a quella della Val Padana, del ferrarese e del Polesine di Matteotti, con un imponente movimento dei lavoratori organizzati in leghe (nel 1913 la Puglia conta 218 leghe dei lavoratori e i socialisti raccolgono in questa regione la metà dei loro voti dell’intero meridione). Gli scioperi dei braccianti e le occupazioni delle terre da parte dei contadini per contrastare l’abuso dei latifondisti vengono represse con violenza dai loro mazzieri, spesso reclutati nelle associazioni della malavita.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1915

LETTERA DI GIUSEPPE DI VAGNO A GAETANO SALVEMINI
Istituto storico toscano della Resistenza e dell'età contemporanea, Archivio Salvemini, serie Corrispondenza, scatola 80

Giuseppe Di Vagno riferisce a Gaetano Salvemini l'azione che sta espletando per compattare la minoranza in vista della seduta del Consiglio provinciale di Bari del 13 gennaio 1915. Non conosciamo nel dettaglio l'argomento del contendere, ma sicuramente in quel periodo i socialisti italiani erano sottoposti a forti tensioni interne per l'atteggiamento da assumere sulla posizione dell'Italia nella guerra europea scoppiata da alcuni me-si. Salvemini si schierò subito dalla parte dell'inter-vento in funzione dell'abbattimento dell'Impero austro-ungarico e del completamento dell'unificazione italiana. Lo stesso Di Vagno simpatizzò inizialmente per questo tipo di approccio (forse proprio per il fascino carismatico che Salvemini gli ispirava), posizione che abbandonò poi nel corso del 1915 allineandosi a quella ufficiale del Partito socialista.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1914

Giuseppe Di Vagno batte i "galantuomini a Conversano" L'ingresso nel Consiglio Provinciale con Salvemini e Colella

Foto 1 - In alto a sinistra: il giovane avvocato Giuseppe Di Vagno, il generale Sodero, il dott. Pietro Lorusso; in basso seduti: Andrea La Volpe, il dott. Andrea Rutigliano, il dott. Angelo Fanelli, il dott. Stefano Martino. La fotografia è nell'archivio privato della dott.ssa Carmela Martino.

Foto 2 - L'avvocato Giuseppe Di Vagno fra gli amici e compagni di Conversano. CRSEC BA/15

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1914

3 Febbraio e 24 giugno 1914 il "CORRIERE DELLE PUGLIE"

(Biblioteca Nazionale Bari)

24 GIUGNO 1914 I risultati di Conversano "Ecco il risultato definitvo di questa elezione amministrativa. Conigliere Provinciale: avv. Giuseppe Di Vagno voti 1766 Consiglieri comunali eletti: avv. Scattone Alberto voti 1867 Accolti Gil Alfredo voti 1861 Zito Bartolomeo 1844 D'Attoma Antonio 1839 Rotunno Simone 1839 Di Vagno avv. Giuseppe voti 1834 Susca cav. Angelo 1824 Zito Pietro 1821 Berardi dottor Antonio 1819 Lorusso Francesco 1804 Fanelli ing. Francesco Paolo 1802 Lopriore Domenico 1795 Ramunni avv. Cataldo 1789 Lavolpe Francesco Paolo 1779 Cornacchioli Francesco Paolo 1741 Resta Domenico 1724 ... Una imponente dimostrazione col corpo musicle gira per le vie della città, acclamando incessantemente, sia l'eletto consigliere provinciale avv. G. Di Vagno, sia il comitato pololare e i nuovi consiglieri.

3 FEBBRAIO 1914Un comizio a Conversano "Stamane, verso le 10, un comizio elettorale all'aperto, a Piazza Nuova, ha abuto luogo in questa città. Oratore è stato il valente giovane avv. Giuseppe Di Vagno, il quale, alla presenza di un pubblico immneso, con la sua forbita parola, ha messo a nudo tutto l'operato della presente aministrazione comunale ribadendo alcuni atti alla stessa, e criticando i mezzi di cui essa si è servità per poter raggiungere i suoi fini. Il pubblico ripetutamente ha approvato ed ha applaudito l'oratore commentando quanto ha egli esposto contro l'attuale Amministrazione. Ha preso poscia la parola l'ingegnere G. Barletta, il quale ha avuto anche parole amare all'indirizzo dei signori dell'Amministrazione e neglio stessi sensi ha pronunziato poche parole il presidente del Comitato cav. A. Susco, maggiore nel nostro esercito! Nessun incidente. L'ordine pubblico si è mantenuto perfetto."

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1914-1918

come ogni socialista, perché considerata questa come fenomeno di sottoumanità, anche quando trattavisi di violenza rivoluzionaria”. Ma che assassinò comunque il suo primo ministro perché lo riteneva responsabile della prosecuzione della guerra. Con il grado di caporal maggiore, Giuseppe Di Vagno viene relegato nella truppa di stanza in Sardegna, a Sassari, e poi sempre a causa delle sue opinioni trasferito a Firenze, dove frequenta il sindacalista rivoluzionario Armando Borghi, fondatore della rivista anarchica “Guerra di classe”. Sono proprio le posizioni di Giuseppe Di Vagno sulla guerra a farlo diventare un bersaglio dei nazionalisti. Il 10 novembre 1917 è costretto ad abbandonare la seduta del consiglio provinciale di Bari - viene puntata una rivoltella contro di lui - accusato di antipatriottismo, con espressioni come “imboscato" per aver sostenuto la posizione dei socialisti che non aderivano alla guerra ma non la sabotavano, dedicandosi “all’opera di assistenza civile ed alle provvidenze per consumi, mirando, in tal guisa, a lenire le strettezze economiche dei cittadini e ad assicurare loro in necessario per la vita”. Di qui le “traversie” cui fa cenno alla nipote Anna Rosa e la sua schedatura presso il Casellario politico centrale (8 febbraio 1918). Una schedatura che durerà dieci anni e si conclude con un macabro timbro.

La grande guerra e l’impegno pacifista

“O si fa la guerra; e i contadini che la fanno si assentano dai campi, per tenere le trincee; o si vuole il massimo sviluppo agricolo e allora la guerra… non si fa” (Oriente, 2 settembre 1917, pseudonimo Enjolras)

“Riformato per trauma dopo sedici mesi e se dopo la prossima revisione sarà mandato al fronte, vi andrà”. Definisce così pubblicamente la sua condizione Giuseppe Di Vagno, il 10 novembre 1917 durante una drammatica seduta del consiglio provinciale. Due anni prima ha partecipato alla difesa di Bari durante l’incursione aerea austriaca. È stato interventista su basi democratiche prima dello scoppio del conflitto, ma subito ne denuncerà la natura imperialista, diventando un critico implacabile dell’”interventismo da retrofronte”. Il suo pacifismo è ispirato a quello del socialista francese Jean Jaures, assassinato il giorno prima della mobilitazione che darà l’avvio alla guerra, e alla figura rivoluzionaria dell’intellettuale austriaco Federico Adler, che “rifuggiva ogni violenza individuale…

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Enjolras, con cui interviene su L’Oriente, settimanale diretto da Alfredo Violante, sottotitolato Gazzettino delle Puglie, è un personaggio de I Miserabili di Victor Hugo, studente parigino di filosofia e di diritto, eroe delle barricate erette dal popolo nei moti rivoluzionari dell’ottocento francese per opporsi al potere e combattere per la libertà e la giustizia. Basarow, come si firma sul Giornale del Sud e su Puglia Rossa, organo ufficiale del PSI di Terra di Bari, è un nome di battaglia adottato dai bolscevichi leninisti. Un omaggio di Di Vagno alla rivolta dei mugik - i contadini russi - contro la tirannide zarista. Ma Basarow è anche il nome di un altro personaggio letterario che può aver ispirato Di Vagno. Si chiama infatti così uno dei protagonisti del romanzo Padri e Figli di Turgeniev (pubblicato in Italia nel 1908), il giovane “nichilista” rivoluzionario in aperta rivolta contro ogni autorità costituita. Marco Polo della Luna, con un chiaro riferimento all’esploratore veneziano e alle sue cronache di un mondo lontano e fantastico, ma reale, è infine lo pseudonimo con cui Di Vagno firma tutti i suoi scritti satirici della sua rubrica dalle Cronache del Mondo della Luna, che appare dal maggio del 1919 su Puglia Rossa, testata di cui diviene capo della redazione dal febbraio del 1921, pochi mesi prima di essere assassinato. I suoi articoli sulla stampa democratica di ispirazione radicale e repubblicana - il settimanale Humanitas diretto da Piero Delfino Pesce e Il giornale del sud diretto da Alfredo Violante - raccontano i nuovi equilibri tra città e campagna e le nuove gerarchie sociali.

1914-1921

Il giornalismo come strumento d’azione

Oltre che nelle piazze, nelle aule di tribunale e nelle istituzioni, Giuseppe Di Vagno trova nel giornalismo il campo d’azione congeniale alle battaglie politiche del periodo (non bisogna dimenticare che Mussolini stesso era prima di tutto un giornalista). Narrazione vivace, analisi impietosa, satira pungente e paradossale sono le armi della sua scrittura. Fin dai primi articoli, che appaiono sull’organo di stampa della Camera del Lavoro di Bari, di indirizzo “intransigente-rivoluzionario”, La Fiumana, Giuseppe Di Vagno interviene sulle linee di frattura culturale che attraversano il paese e che trovano ampia eco nelle polemiche giornalistiche. Sulla scia del meridionalismo dell’economista salentino Antonio de Viti de Marco e del geografo di formazione socialista Carlo Maranelli, Giuseppe Di Vagno prende da subito posizione contro il regime protezionistico a favore del Nord, messo in luce dall’impresa di Libia, denunciando la miseria dei produttori agricoli pugliesi a paragone delle fortune degli zuccherifici, le acciaierie e i cotonifici del triangolo Milano-Torino-Genova. Significativa la scelta degli pseudonimi con cui firma la sua intensa attività giornalistica su varie testate.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Così per assenza generale e difetto di vigore originario, l'idea dell'Ente Comunale si trascinó e si trascina, ancora lontana dallo scorgere la riva. A dare, però una ben dura lezione al capoluogo, provvedevano parecchi comuni della provincia, ed in specie, per il largo contributo delle varie classi, prima quelle lavoratrici, per energia e volontà e costanza di fede con bontà di risultanza quello di Molfetta. Il cui Ente vedeva aumentare il capitale sociale ad oltre L. 80.000 e svolgersi sempre meglio a favore dei consumatori in genere, degli indigenti in specie, la magnifica opera di disciplina dei consumi. Occorre però rilevare che gli esempi di Molfetta, Ruvo, Altamura ed altri non sono stati molti. Da un lato la stanchezza degli elementi al potere, dall'altra la più abietta preoccupazione elettoralistica o la mancata comprensione della natura e della finalità della nuova organizzazione o ancora la pavidità di urtare interessi d'esercenti o di grossisti, meritevoli invece di lotta violenta e senza quartiere, hanno intralciato o addirittura vietato il florido sorgere in questa nostra provincia di mezzi, organizzati di contrasto alla ingordigia e alla rapace speculazione di pochi. Frattanto le difficoltà annonarie si venivano moltiplicando dappertutto ed in ogni paese, in guerra o neutrale, l'alimentazione e la distribuzione dei viveri alle masse venivano costituendo il supremo problema dei governi e di tutti gli organi amministrativi. La crisi del tonnellaggio, la guerra sottomarina, la reale deficienza dei quantitativi di merci, la previsione non lieta del futuro raccolto ne aggravano le condizioni e gli ingegni migliori venivano mobilitati per ricercare le più vantaggiose soluzioni. E fu allora che, con così poco rosei prossimi giorni in vista, il Prefetto della Provincia pensò di mettere su la più larga applicazione degli Enti di accaparramento e distribuzione dei viveri che mai s'era tentata fin allora in Italia e i Sindaci furono invitati a discutere il progetto e a convertirlo in realtà. Questo provocò d'un subito unanimi consensi, gli scetticismi furono scossi, le volontà ebbero nuovo impulso; e mentre il capoluogo, si vedeva ognor più nella impossibilità di dar vita reale all'Ente, di cui pare s'era rimesso lo Statuto al Commissariato per la approvazione, in Bari, ad iniziativa superiore, con più grande e ardito tentativo, si costituiva l'Ente Provinciale per i Consumi. Il solo annunzio della lieta novella raccoglieva plausi e speranze per ogni dove, mentre in silenzio si procedeva a dar moto al complicato e straordinario organismo, di cui esamineremo in appresso l'organizzazione, il funzionamento ed i risultati già conseguiti in così breve spazio di tempo, e che costituiranno, ne siamo certi, il più nobile vanto della nostra terra per il tempo di guerra. ENJOLRAS

GIUSEPPE DI VAGNO - LA DISCIPLINA DEI VIVERI L'esperienza di diciotto mesi di guerra aveva largamente dimostrato che non bastava assicurare soltanto alle popolazioni i quantitativi di generi indispensabili per l'alimentazione delle popolazioni, ma che occorreva integrare questa già tanto difficile funzione, coll'altra della distribuzione perequativa alle varie province, tenuto conto oltre che della produzione locale, dei bisogni variabili da regione a regione, se non da provincia a provincia. Per questa funzione specifica fu creato nello scorso gennaio il Commissariato Generale dei Consumi e si venne dando vita ai cosiddetti Enti Comunali per i Consumi. Bologna ammaestrava; i risultati colà ottenuti e la perfetta organizzazione dovuta alla sapienza giuridica del prof. Balazzi, alla sagace direzione del prof. Bolognini e soprattutto alla praticità ed al costante zelo del sindaco dott. Zanardi, fecero scuola, Comuni grandi e piccoli si diedero a copiarne l'esempio. In breve tempo sorsero in Italia ottanta Enti Comunali, dei quali parte riconosciuti e parte in via d'esserlo dal Commissariato Generale. Nella nostra provincia l'Amministrazione di Bari lancio l'idea e iniziò la sottoscrizione per i capitali necessari. Però all'attuazione dell'idea mancò forse la fede nei promotori, certo nacque, fino a renderla impossibile l'apatia e l'indifferenza delle classi agiate che concorsero alla sottoscrizione molto scarsamente, tanto che ancor oggi, dopo qualche mese dall'iniziativa non s'è raggiunta che la somma di lire 35.000!! Una molto ben misera somma per una città grande e ricca come Bari, che pure ha un non molto largo ceto di media borghesia e una notevole classe di industriali e commercianti, parecchi dei quali hanno con la guerra fatto larghi profitti, e che non figurano nella lista di sottoscrizione. Per la nobilissima istituzione non si è neanche mossa la pattuglia nazionalista, che pur avrebbe dovuto vedere nell'effettiva costituzione dell'Ente e nel suo finanziamento il modo migliore di dare ai combattenti la prova tangibile che non tutte sono parole e che, mentre il fuoco divampa alla frontiera, per i parenti, per le donne rimaste a casa sole, si cercano per davvero i mezzi più idonei per alleviarne le dure condizioni causate dalla straordinaria crisi dal conflitto mondiale provocata. Ma questa è gente che pensa a rimandare tutto al dopoguerra, a blaterare contro la demagogia, non accorgendosi d'essere diventata proprio essa la vera volgare demagogia sfruttatrice d'una ben tragica realtà?!

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1919-1920

Le elezioni del 1919 nel frattempo hanno registrato un grande successo dei socialisti in Puglia (con il 41%), unica regione del sud dove raggiungo questo risultato, e dove di conseguenza le lotte contadine e repressione si acuiscono come nel centro nord. Il 10 aprile 1920 a Nardò, l’esercito interviene per sgombrare i contadini che occupano le terre esasperati dalla miseria e dalla siccità. Il conflitto a fuoco fa quattro morti e molti feriti. L’approssimarsi dell’estate intensifica le proteste. In Terra di Bari, uno sciopero generale conduce a una situazione da “guerra civile”. In giugno gli scontri tra braccianti e agrari si fanno violentissimi. L’abolizione del prezzo calmierato del pane fa esplodere le proteste, l’esercito interviene con le autoblindo, mette la città in stato d’assedio, esegue arresti in massa. A Gioia del Colle gli imprenditori agrari, al termine di una accesa trattativa, sparano sui braccianti, li inseguono a cavallo, ne uccidono 6 e fanno almeno una cinquantina di feriti. Questo è il clima in cui si svolgono le elezioni amministrative dell'autunno 1920. I ceti medi e i partiti di destra intendono fermare in tutti i modi il "pericolo rosso”. Di Vagno è schierato a fianco dei contadini di Gioia del Colle, con gli avvocati socialisti Enrico Ferri e Giuseppe Papalia organizza la loro difesa, sfidando apertamente i latifondisti locali.

Il Biennio Rosso

Il completamento dell’Acquedotto Pugliese, la denuncia delle lentezze amministrative e il trasformismo della classe dirigente sono le battaglie che vedono protagonista Giuseppe Di Vagno in consiglio provinciale a fianco di Gaetano Salvemini. Quando, nell’imminenza delle elezioni politiche del 1919, sottoscriverà il programma meridionalista dello storico molfettese, il Partito socialista lo esclude dalla lista dei suoi candidati, per “indegnità politica”. Di Vagno cercherà invano di recuperare la situazione, senza però poter partecipare alla tornata elettorale. Uno strappo che si ricuce immediatamente. Già nel febbraio del 1920 fonda una sezione del Psi a Conversano che raggiunge in poco tempo i 400 iscritti, tiene comizi e riprende la sua attività nel partito con il consueto vigore. Nell'ottobre è riconfermato come rappresentante socialista nel Consiglio provinciale e, nell'anno successivo, nominato direttore dell'organo della federazione socialista di Bari Puglia rossa.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Febbraio 1921

L'intervento della forza pubblica il giorno successivo e le denunce presentate da alcuni fascisti e sacerdoti - perché i socialisti avevano impedito lo svolgimento delle funzioni religiose - portano ad arresti di massa di contadini socialisti, imputati di tentato omicidio, attentati alla libertà di lavoro e di culto e lancio di bombe a mano. Pur non avendo direttamente partecipato agli scontri, Di Vagno, che non era a Conversano quel giorno, viene indicato dai fascisti come l'animatore delle proteste. Allo scopo di impedirgli la partecipazione alla vita pubblica e screditarlo in vista delle elezioni del 15 maggio 1921, con la connivenza delle autorità governative, si giunge al punto di metterlo al bando dalla cittadina. Ma la sua azione di organizzatore del movimento socialista nella regione non conosce soste e lo porta a una clamorosa affermazione elettorale. Così 30 maggio 1921, fermamente intenzionato a infrangere la proscrizione fascista, tiene un comizio nella sua cittadina, al termine del quale, una squadra di fascisti provenienti da Cerignola organizza un attentato contro di lui. Nei disordini rimane ucciso un altro militante socialista, Cosimo Conte, e nove contadini sono feriti. Viene ucciso anche il fascista Ernesto Ingravalle.

La radicalizzazione dello scontro

La costituzione del fascio di combattimento a Bari, come filiazione dei partiti dell’ordine, negli ultimi mesi del 1920, ad opera del sansepolcrista Michele Costantino e di Araldo Di Crollalanza segna la radicalizzazione dello scontro politico. Le élite cittadine e i proprietari terrieri sono decisi all’uso della violenza per contrastare l’avanzata socialista. Le azioni si moltiplicano in tutta la Puglia e sono ispirate alla retorica patriottico nazionalista e bellicista: obbiettivo primario distruggere l’organizzazione delle Camere del Lavoro, delle cooperative di consumo e contrastare l’alfabetizzazione portata avanti dalla Società Umanitaria. Altri fasci di combattimento nascono a Taranto, Cerignola, Minervino… A Conversano, a fondarlo sono reduci della Grande Guerra, alcuni studenti universitari e diplomati del Convitto. Lo presiede Donato Lorusso detto “il Saponaro”. Il 23 febbraio del 1921 un giovane contadino muore durante un assalto alla Camera del Lavoro di Bari. La proclamazione dello sciopero generale di tre giorni in tutta la provincia, sull’onda dei movimenti delle masse popolari in Italia e in Europa, provoca un duro scontro tra manifestanti e fascisti il 25 febbraio a Conversano, nei pressi della Cattedrale.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Maggio 1921

Elezioni politiche e violenza

Alle elezioni politiche del 15 maggio del ’21 Giuseppe Di Vagno viene eletto nella lista dei Socialisti Unitari, circoscrizione di Bari e Foggia, con 74.602 voti preferenziali, secondo soltanto al socialista Arturo Vella, superando anche il suo compagno di lotte Giuseppe Di Vittorio. Ma a Conversano prende solo 22 voti. La violenza e le intimidazioni dei fascisti hanno impedito non solo a lui di mettere piede in paese il giorno delle elezioni, ma ai contadini e ai concittadini socialisti di recarsi alle urne. Il successo conseguito lo espone a una serie di tentativi organizzati per eliminarlo. Oltre all’autentica caccia all’uomo che si scatena nei suoi confronti dopo il comizio del 30 maggio (vedi scheda 6), che lasciano a terra due morti, è obiettivo di altri tentativi di aggressione nei giorni successivi, quando i fascisti lo braccano ovunque vada a svolgere la sua attività di propaganda socialista:

a Casamassima, a Noci, a Putignano Di Vagno si adopera in ogni modo per giungere ad una pacificazione degli animi, dichiarandosi da subito a favore dell’iniziativa promossa dalla Commissione per la pace, partecipando attivamente ai tentativi di formulare una tregua tra i cittadini, incitandoli al confronto politico e alla lotta “con metodi di forza, non di violenza” Manifesto Cittadini! 8 giugno 1921 In Parlamento è chiamato a svolgere le funzioni di segretario della commissione Giustizia.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Settembre 1921

Un giovane alto, magro, vestito di grigio (così riuscirà a descriverlo lo stesso Di Vagno) lo raggiunge alle spalle ed esplode due colpi di pistola. Il deputato resta a terra gravemente ferito. Intorno a lui il panico. Per coprire la fuga i fascisti lanciano una bomba e continuano a sparare. Di Vagno viene trasportato all’ospedale civile di Mola, dove lotta tra la vita e la morte fino alle 12,45 del giorno seguente. Muore a 32 anni. È il primo parlamentare ucciso dallo squadrismo fascista, un anno prima della presa del potere da parte di Mussolini. La sua giovane sposa è incinta. In gennaio nascerà Giuseppe Di Vagno Jr, che sarà a sua volta deputato socialista negli anni Sessanta. Le indagini in pochi giorni permettono di identificare i componenti della spedizione e i responsabili dell’agguato. L’istruttoria del processo dura un anno. Davanti alla corte d’Assise dalla Corte di Appello delle Puglie di Trani, nel 1922 sono chiamati a rispondere del loro reati Luigi Lorusso, ritenuto dai magistrati esecutore materiale dell’omicidio insieme ad altre nove persone: Antonio De Bellis (21 anni), Angelo Berardi (20 anni), Domenico Ippolito (32 anni), Natale Pace (18 anni, fornaio), Angelo Alessandrelli (24 anni, muratore), Riccardo Lofano (17 anni, contadino), Vito Fanelli (16 anni, contadino), Alfredo Mele (15 anni, meccanico), Francesco De Bellis (19 anni, studente). Il processo non si svolgerà per assenza di prove e per l’amnistia voluta da Mussolini per i "crimini in favore dello stato fascista".

L'assassinio a Mola di Bari

Nonostante le aggressioni nei suoi confronti avessero chiaramente dimostrato l’intenzione di eliminarlo, il 25 settembre del 1921 Giuseppe di Vagno è a Mola di Bari per un comizio in occasione dell’inaugurazione della bandiera del circolo socialista locale. È domenica. Parla in piedi su un tavolo accanto al Caffè Roma. La folla è entusiasta e partecipe. Di Vagno insiste nell’incitare al lavoro, alla giustizia e alla lotta politica non violenta. Nel frattempo la spedizione che ha l’obbiettivo di ucciderlo, composta da una ventina di giovani e guidata dal deputato fascista di Cerignola Peppino Caradonna, è partita da Conversano a bordo di due calessi affittati e un biroccio. Su quest’ultimo mezzo viaggia tra gli altri il diciassettenne Luigi Lorusso, che sarà ritenuto l'esecutore materiale del delitto. Il discorso di Di Vagno si conclude verso le 18,30. Scortato dai compagni della lega dei contadini e della Camera del Lavoro locali si avvia verso via Loreto, dove un'automobile lo attende per riportarlo a Conversano. In quel momento scatta l’agguato fascista.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Settembre 1921

PROCESSO VERBALE

Mola 26 settembre 1921, Processo verbale di querela o denuncia orale di GDV, con allegato stralcio della pianta del Comune di Mola (Archivio di Stato di Potenza, Corte di Assise di Potenza)

PROCESSO VERBALE DI QUERELA O DENUNCIA ORALE L'anno millenovecentoventuno il giorno 26 del mese di settembre in Mola nell'ospedale civile, ore 11.15. Avanti di noi cav. Alessandro Lupoli, giudice istruttore, con l'intervento del Pubblico Ministero nella persona del sottoprocuratore del re cav. Fico Italo, assistiti dal sottoscritto cancelliere; È comparso Di Vagno Giuseppe fu Leonardo di anni 32, avvocato e deputato al Parlamento, nato a Conversano. Dichiara: Posso soltanto dire che il mio aggressore è un giovane alto, magro e vestito di grigio, mi pare di Conversano. Vedendolo potrei riconoscere. Letto e confermato, dichiara non poter firmare. Il giudice istruttore Lupoli II sotto procuratore del re Fico. Il cancelliere Cardellicchio L'ufficio dà atto di non aver creduto di rivolgere altre domande per le gravi condizioni del ferito, e ciò per suggerimento dei sanitari.

MAPPA

Stralcio della pianta del Comune di Mola

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Settembre 1921

GRAPHIC NOVEL

"Cartoline da Conversano” Fumetto di Marino Neri apparso su Internazionale nel Settembre del 2019

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Ottobre 1921

I giorni a seguire

La notizia dell’aggressione di Giuseppe Di Vagno è su molti giornali nazionali, con grande dovizia di particolari, fin dal giorno dopo. Il movente fascista viene poco considerato, se non taciuto. Il «Corriere delle Puglie» pubblica un’edizione straordinaria, a tre giorni dal omicidio, insistendo sulla considerazione che “il delitto di Mola non è un delitto politico”. La popolazione partecipa numerosa alle esequie, che si svolgono in un giorno di pioggia torrenziale. Contadini, lavoratori, compagni di lotta politica, concittadini e pugliesi accorsi dall’intera provincia si raccolgono nello sgomento e nel dolore per la perdita di uomo che rappresentava la loro speranza più salda contro i soprusi e la violenza dei capi fascisti locali. Nei giorni e nei mesi successivi, i Fasci di combattimento pugliesi cercheranno di contrastare e reprimere con ogni sistema gli scioperi e veri e propri “pellegrinaggi socialisti” che si tengono a Conversano.

Il 4 ottobre l’Avanti!, per ribadire come Di Vagno non sia certo stato ucciso per via di beghe locali, contrasti personali o liti tra concittadini, pubblica a nove colonne in prima pagina il testo della denuncia del sindaco di Noci, che sei mesi prima dell’omicidio era stato testimone dell’assalto alla stazione ferroviaria dove sarebbe dovuto giungere Di Vagno, compiuto dagli iscritti al Fascio di combattimento locale. A Roma i socialisti costituiscono il Comitato per le Onoranze e per il Monumento a Giuseppe Di Vagno, che apre anche una sua sede a Bari. Le azioni squadriste nei mesi successivi si moltiplicano. A Conversano, sotto casa della vedova, c’è gente che passa cantando “Giovinezza”. Manca un anno alla Marcia su Roma.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Novembre 1921

Soldati con auto blindate e mitragliatrici dislocati in zona Castello a Conversano “per il mantenimento dell’ordine pubblico”, in occasione del Pellegrinaggio alla tomba di GDV il 27 novembre 1921. (Archivio Fondazione di Vagno)

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Novembre 1921

Corrispondenza tra Francesco Fato e Giuseppe Caradonna
Corrispondenza tra Francesco Fato e Giuseppe Caradonna novembre 1921, sul contrastare l’arrivo in pellegrinaggio a Conversano di contadini, lavoratori, compagni di lotta politica, concittadini e pugliesi accorsi dall’intera provincia. Nei giorni e nei mesi successivi all’assassinio, i Fasci di combattimento pugliesi cercheranno di contrastare e reprimere con ogni sistema gli scioperi e veri e propri “pellegrinaggi socialisti” che si tengono a Conversano. (Archivio Fondazione Di Vagno)

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

42 - Bari, 29.11.1921 Onorevole amico, Ti scrivo dal letto, ove sono per forte costipazione. Ma pur con la febbre sin da sabato sono stato al mio posto di combattimento.Oggi però essendoci poco da fare, ed essendomi aumentata la febbre bronchiale sono a letto. Ebbi la cara tua espressa a già sapevo del tuo telegramma al Prefetto di Bari però la mattina di sabato quel telegramma e le mie risposte provocanti al questore, avevano messo tale una fifa nelle autorità che ti è facile xxxxxx suрроrre. Immagina che dissi, tra l'altro, che ti sa- renti recato in automobile a Conversano, portandoti quelli di Cerignola, Spinazzola ecc....e fu tale l'apprensione che raddoppiarono le guardie, i carabinieri inviando sul posto, due autoblindate tre mitragliatrici ed altro ben di Dio. In conclusione la tanto strombazzata manifestazione di pellegrinaggio è stata un fiasco nel vero conso della parola. I contadini di Conversano, a seguito delle notizie che avevano avuto, perchè la nostra circolare a tutti i fasci delle Puglie si era saputa e propagata con indicibile spavento tra loro, supponevano che la radunata fascista era un fatto compiuto e che noi, con te alla testa, eravamo alle porte di Conversano, per cui nessuno prese parte alla fallita dimostrazione. In tutto vi erano trecento, non più, socialisti, con altrettante bandiere,ed essi, moggi moggi, sparuti e intimoriti in tutta fretta andarono al Cimitero senza profferire parola. Ripartirono subito e non dettero luogo a incidenti di sorta. Al fascio di Conversano, però tutta la giornata, rimase esposta superbamente la bandiera nazionale in barba anche al divieto delle autorità, le quali volevano impedire che tale esposizione suonasse sfida o provocazione ma si tenne duro e il vessillo della Patria, dopo tanti mesi fu potuto vedere sventolare maestosamente. Questa la breve relazione. Ora, bisogna sfruttare subito tale situazione creatasi per il fiasco dei rossi e siamo d'accordo che tu venga magari con altri deputati del gruppo, domenica a Conversano. Ivi faremo venire squadre di fascisti da tutti i fasci e terremo anche noi un comizio.Va bene? Cioè per andar bene, occorre che tu mi dia istruzioni sollecite onde approntare tutto per bene e perchè la nostra manifestazione riesca seria, dignitosa, imponentissima. Ci separano ancora pochi giorni per cui dimmi a pronto giro di posta se e con chi altro verrai e dammi istruzioni di come vuoi che organizzi la manifestazione. Cordiali saluti aff/mo Fato

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Roma 2/11/921 Caro Fato, Il Prefetto mi aveva assicurato che il pellegrinaggio sindacalista domenica a Conversano non si sarebbe fatto. Guaccero mi avvisa stamani che invece si farà. Questo é grave. Io ho richiamato l'attenzione del gruppo e insieme ad una commissione ho protestato oggi con l'on. Teso sottosegretario all'Interno. Egli mi ha detto che farà prendere tutte le precauzioni ma che non può proibire il comizio. Ho saputo la notizia troppo tardi per poter organizzare qualche cosa di positivo. Io ho spedito al Prefetto il seguente telegramma: "Contrariamente sua assicurazione apprendo che domenica continuerà Conversano indegna speculazione socialista informato che stando sua assicurazione avere già convocato stesso giorno Conversano rappresentanti fasci Pugliesi per congresso regionale privati presiederò io stesso assicurola che non tollereremo alcuna provocazione tanto per definizione responsabilità." Come avrà capito l'affare della convocazione dei rappresentanti è un xxxx che però darà i suoi effetti perché farà mettere in paura le autorità. Voi recatevi dal Prefetto a dirgli di aver convocato i rappresentanti perché lui aveva assicurato che non ci sarebbe stato il pellegrinaggio socialista, e declinate ogni responsabilità. Vedremo un po' cosa ne nascerà. Spargete la voce circa la concentrazione a Conversano per domenica dei rappresentanti di tutte le Puglie. Farai sapere qualche cosa circa l'effetto che produrrà questo bluff. Saluti Cerri e gli amici e Feo credimi F/a Caradonna

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1922 - 1947

irrisolti della lotta comunale e non la punta dell’iceberg di una profonda mutazione della violenza politica in Italia, la manifestazione più chiara e cruenta dell’irrompere nella storia nazionale dell’omicidio premeditato di un rappresentante istituzionale. I responsabili dell’assassinio di Giuseppe Di Vagno non sono mai stati condannati. Benché alcuni di loro fossero individuati e rinviati a giudizio, si giovarono alla fine del 1922 dell’amnistia voluta dal fascismo per tutti quei crimini e quelle violenze politiche commesse “per un fine nazionale”. La fecero franca per tutto il ventennio. Dopo la liberazione, i socialisti e gli azionisti baresi furono i primi a chiedere la riapertura del procedimento sospeso agli albori del regime. Il processo riprese a Potenza nel 1947, ma gli imputati furono nuovamente salvati. La Corte di Cassazione sentenziò che l’omicidio del deputato pugliese era preterintenzionale e non premeditato. Così il reato venne nuovamente condonato, potendo gli imputati giovarsi dell’amnistia promossa da Togliatti.”*

I processi

Le indagini in pochi giorni permettono di identificare i componenti della spedizione e i responsabili dell’agguato. L’accertamento della verità è stato travagliato. L’istruttoria del primo processo dura un anno. Davanti alla Sezione d’accusa presso la Corte d’appello delle Puglie di Trani, nel 1922 sono chiamati a rispondere del loro reato Luigi Lorusso, ritenuto dai magistrati esecutore materiale dell’omicidio insieme ad altre nove persone: Antonio De Bellis (21 anni), Angelo Berardi (20 anni), Domenico Ippolito (32 anni), Natale Pace (18 anni, fornaio), Angelo Alessandrelli (24 anni, muratore), Riccardo Lofano (17 anni, contadino), Vito Fanelli (16 anni, contadino), Alfredo Mele (15 anni, meccanico), Francesco De Bellis (19 anni, studente). “A lungo si è pensato, anche in ambienti antifascisti, che il delitto Di Vagno fosse un “crimine di paese”, riconducibile agli odi

*brano tratto da Alessandro Leogrande, prefazione a “Giuseppe Di Vagno (1889-1921) e il socialismo italiano”

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1922 - 2021

Trascorse poche settimane, il più turatiano dei tre fratelli festeggerà di aver bruciato gli altri sul tempo. Aveva conosciuto e visto intervenire in Parlamento il colossale deputato socialista proprio quell’anno, una volta che era sceso a Roma per affari. Suo figlio si chiamerà Divagno Conti (virgola) Giuseppe. Il regime gli imporrà di cambiare quel nome, che nei documenti diventa Mario, ma a scuola le maestre e i compagni di classe continuano a chiamarlo Divagno, in famiglia è Gnagno. Sui fazzoletti ha ricamata l’iniziale D. E lui quel nome lo considererà sempre “una grazia di dio”, da andarne fiero. Giacomo Matteotti, nel suo circostanziato studio “Un anno di dominazione fascista” - pubblicato nel 1923, poco tempo prima di essere a sua volta assassinato - analizzando la violenza del regime nelle grandi città e nei più sperduti comuni del Mezzogiorno d’Italia, denuncia il saccheggio della sede di Bari del Comitato per le Onoranze e per il Monumento a Giuseppe Di Vagno. E durante il regime, la figura di Giuseppe Di Vagno varca l’oceano, sull’onda della emigrazione degli antifascisti in America, che nel quartiere di Harlem, a New York, gli intitolano il loro circolo.

Di Vagno nel tempo

Certe vite durano poco, ma si trasmettono come un’onda tra le generazioni, espandendo il proprio valore esemplare a grandi distanze. Il 30 ottobre 1921, a cinque settimane dall’assassinio, toccherà al suo maestro Enrico Ferri commemorare Giuseppe Di Vagno, in un affollato Teatro Petruzzelli, interrotto più volte dagli applausi. Ma a testimoniare come l’onda dalla Puglia sia arrivata immediatamente a lambire il cuore del laboratorio politico italiano c’è la storia di un bambino e del nome con cui verrà battezzato. A Soci, minuscola frazione di Bibbiena in provincia di Arezzo vivono tre fratelli di fede socialista che di cognome fanno Conti. Le loro mogli sono incinte. Quando vengono a sapere dell’assassinio di Giuseppe Di Vagno, un fatto che sentono inaccettabile, decidono che il primo nato avrebbe portato il nome del deputato di Conversano.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

1922 - 2021

Divagno Conti

Nato due mesi dopo l'assassinio di Giuseppe Di Vagno per mano fascista (24 novembre 1921), gli fu dato dai genitori il nome "Divagno" per testimoniare una comunanza politica e spirituale antifascista. Il sacerdote che lo battezzò pretese che fosse aggiunto il nome di un santo e Giuseppe sembrò la scelta naturale. Nel 1924, dopo il delitto Matteotti, con atto d'imperio le autorità fasciste imposero la sostituzione del nome Divagno, che inesorabilmente ricordava le sue storiche responsabilità, con quello di Mario.Fu giovane partigiano. Caduto il fascismo, Conti pretese di tornare a chiamarsi Divagno, abbandonando per sempre i posticci Giuseppe e Mario impostigli dalla Chiesa e dal fascismo. (Archivio Fondazione di Vagno)

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

2021...

La storia di Giuseppe Di Vagno ha dato, alla Cattedra di Illustrazione Scientifica dell’Accademia di Belle Arti di Bari, l’occasione di proporre una mostra a fumetti “Ieri + Oggi = Domani”. La mostra documentaria organizzata dalla Fondazione Di Vagno e a cura di Rocco e Jacopo De Benedictis “Il delitto, il processo e il clima politico”, ha permesso al pubblico e agli utenti della Community Library di usufruire del materiale conservato nell’Archivio Storico della Fondazione e ha dato il via al lavoro della Digital History. Sul marciapiede tra i numeri civici 73 e 75 di Via Di Vagno a Mola di Bari, luogo esatto dove avvenne il crimine, è stata apposta una pietra d’inciampo a ricordo perenne, in località Cozze il giorno 28 aprile 2024 è stata posta una lapide commemorativa sul luogo dove avvenne l’organizzazione dell’attentato a Di Vagno. La disseminazione continua ancora, il 2024 vedrà la pubblicazione di una graphic novel per lettori giovani-adulti realizzata dall’artista Sualzo dal titolo “Sulle spalle del gigante”. Lungo la linea del tempo, attraverso il racconto scritto da Lorenzo Pavolini, avete appena ripercorso la vita di Di Vagno, scoperto documenti, mappe storiche interattive, ascoltato e approfondito, un prodotto pensato per connettere e rafforzare il legame di tutti coloro che si ispirano e credono ai valori della democrazie e dell'antifascismo, affinché la memoria e il ricordo di Giuseppe Di Vagno non avessero fine con le celebrazioni.

Disseminazioni: Di Vagno cent’anni dopo

Il 25 settembre 2021 si è celebrato il Centenario dall’Assassinio di Giuseppe Di Vagno, la Fondazione che porta il suo nome che ha sede proprio a Conversano e il comitato Nazionale che si è costituito, hanno immaginato di ancorare il tragico evento dell’assassinio del parlamentare alla Storia nazionale e alla memoria storica. Fondamentale è stato avere come interlocutori privilegiati i giovani e il mondo scolastico e universitario. È stato costituito un Accordo di Rete tra 14 scuole della Puglia, attraverso il quale è stato proposto agli studenti delle ultime classi un Programma di approfondimento del blocco storico “1919-1922” e lo studio delle condizioni sociali ed economiche all’interno del quale si collocò il delitto politico di Di Vagno, un percorso formativo che ha condotto gli studenti delle Scuole superiori pugliesi a partecipare al Concorso e al Certamen a loro dedicati, portandoli a confrontarsi con il saggio breve, ma anche con elaborati artistici e tecnologici.

ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

2021

Disseminazioni: Di Vagno cent’anni dopo

Concorso Raccontare Di Vagno 1 Posto Categoria Grafico pittorica “Giuseppe Di Vagno” - Haris Pici, I.I.IS.S. Alpi Montale, Rutigliano

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2021

Commemorazioni e cerimonie

Lapide commemorativa in località Cozze, posta il giorno 28 aprile 2024, sul luogo dove avvenne l’organizzazione dell’attentato a Di Vagno. Crimonia di installazione della pietra d’inciampo a Mola di bari il 12 marzo 2023 sul luogo dell’assassinio di GDV nell’attuale via Di Vagno.

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Estratto da “Marco Polo della Luna”, di Lorenzo Pavolini, letture di Fabrizio Gifuni. Conversano, 25 settembre 2021 Dolce leggenda

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Estratto da “Marco Polo della Luna”, di Lorenzo Pavolini, letture di Fabrizio Gifuni. Conversano, 25 settembre 2021 Lettera a Rosetta

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Estratto da “Marco Polo della Luna”, di Lorenzo Pavolini, letture di Fabrizio Gifuni. Conversano, 25 settembre 2021 Il fascismo

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Estratto da “Marco Polo della Luna”, di Lorenzo Pavolini, letture di Fabrizio Gifuni. Conversano, 25 settembre 2021 Intervista

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Estratto da “Marco Polo della Luna”, di Lorenzo Pavolini, letture di Fabrizio Gifuni. Conversano, 25 settembre 2021 Cittadini!

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Lutto di civiltà. Il cortometraggio sull'assassinio dell'on. Giuseppe Di Vagno

“Lutto di civiltà” racconta i prodromi del fascismo attraverso l’esperienza umana e politica di Giuseppe Di Vagno, il cui omicidio coincise con l’entrata in parlamento di Benito Mussolini. Scritto e diretto da Pierluigi Ferrandini, il cortometraggio è stato prodotto integralmente da Apulia Film Commission nell'ambito dell’edizione 2010-2011 di Progetto Memoria

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Estratto da “Marco Polo della Luna”, di Lorenzo Pavolini, letture di Fabrizio Gifuni. Conversano, 25 settembre 2021 Il ricordo di Giuseppe Di Vittorio, Puglia Rossa 30 settembre 1921

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Dichiarazione dell’onorevole Adelchi Baratono nella commemorazione alla Camera dei Deputati, il 24 novembre 1921, a nome del Gruppo del Psi recitata dall'attore Roberto Maraffa (Atti Parlamentari Legislatura XXVI - 1° sessione - Discussioni)

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ALLE SPALLE _ Giuseppe Di Vagno

Concorso Raccontare Di Vagno Categoria Audiovisivi 1 Posto “Giuseppe Di Vagno, tra fiaba e realtà” Classe 5CS Liceo Majorana - Laterza, Putignano

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Questa pubblicazione è realizzaTa grazie ai fondi per il centenario di vagno messi a disposizione dal m.i.c. e dalla regione puglia

Via San Benedetto, 18 - 70014 Conversano, BA · Italia +39 080 4959372 segreteria@centenariodivagno.it Social

Giuseppe Di Vittorio

(Cerignola 1892 - Lecco 1957) Sindacalista dal 1911, aderì al partito socialista e, nel 1913, divenne membro del Comitato centrale dell'Unione sindacale italiana. Partecipò alla prima guerra mondiale come seguace dell'interventismo rivoluzionario. Dopo il conflitto fu attivo protagonista del sindacalismo pugliese a Cerignola e a Bari. Deputato socialista (1921), fu tra gli organizzatori delle formazioni antifasciste degli arditi del popolo. Nel 1923 aderì al partito comunista, per il quale fu eletto deputato (1924). Arrestato nel 1925, fu condannato dal Tribunale speciale a dodici anni di carcere ma riuscì a fuggire in Francia, dove rappresentò la Confederazione generale del lavoro italiana all'Internazionale dei sindacati rossi; fu poi organizzatore di brigate internazionali della guerra civile spagnola. Di nuovo in Francia nel 1939, fu arrestato dai Tedeschi (1941) e consegnato al governo fascista che lo confinò all'isola di Ventotene. Liberato il 25 luglio 1943, s'impegnò nella Resistenza. Nel giugno 1944 fu il principale promotore del patto di unità sindacale fra comunisti, socialisti e cattolici firmato a Roma. Nel 1945 divenne segretario generale della CGIL. Deputato alla Costituente e nelle due prime legislature, la sua azione sindacale è stata sempre guidata dall'affermazione del valore sociale e culturale del lavoro e i suoi principali obiettivi sono stati l'autonomia, la democrazia e l'unità del sindacato.

Telegramma inviato da Di Vagno al Prefetto il 15 maggio 1921 sulle violenze verificatesi a Conversano durante le elezioni. (Archivio di Stato di Bari)

Vice Commissario Conversano trascrivo seguente telegramma giuntomi da avv. Di Vagno e invitola provvedere per tutela tutte libertà due punti virgolette. Denunzio violenze inaudite fasci Conversano stop elettori massa impediti recarsi urne connivenza denunziata forze pubbliche protesto altamente chiedendo provvedasi urgenza virgolette. Avvocato Di Vagno (firma) - Prefetto (firma)

Falce, martello e libro, il simbolo adottato dal Partito Socialista Italiano per le elezioni politiche del maggio del 1921, con l’elenco dei candidati in Puglia. (Archivio Fondazione Di Vagno)

“Nel pomeriggio di mercoledì 30 giugno 1920, venti-trenta braccianti, regolarmente assegnati al lavoro dalla Commissione paritetica e dalla Commissione comunale dell’Ufficio di collocamento, si recano presso la Masseria di Girardi Natale, in contrada Marzagaglia, a circa 7 km da Gioia, per richiedere il giusto compenso alla fine della giornata lavorativa. La risposta del proprietario Girardi non si fa attendere e consiste in un netto rifiuto a pagare, anche per i giorni successivi. I braccianti e i contadini, che avevano lavorato senza ricevere in cambio alcun salario, controbattono che il giorno dopo (1° luglio 1920) sarebbero ritornati, in pieno diritto, a lavorare ancor più numerosi e ancor più decisi nel richiedere la giusta mercede. Anche giovedì 1 luglio 1920, all’inizio della giornata, cento e più braccianti sono accolti da Girardi e dai suoi, che consentono ai contadini di ritirare gli strumenti agricoli e i contenitori d’acqua, indispensabili per il lavoro nei campi. Alle ore 10 antimeridiane dello stesso giorno i proprietari e, probabilmente, alcuni sicari prezzolati si ritrovano, come d’accordo, presso la Masseria Tateo, situata nel territorio della stessa contrada e considerata il punto di raccolta di tutti i proprietari disponibili alla repressione violenta dei contadini.”

Carlo Maranelli

(Campobasso 1876 - Napoli 1939) Geografo italiano professore di geografia economica a Bari dal 1904 e dal 1921 a Napoli, dove fondò e diresse l'Istituto di studi superiori di scienze commerciali fino al 1925, quando fu rimosso per la sua manifesta opposizione al fascismo. Formatosi alla scuola di Giuseppe Dalla Vedova, si occupò delle relazioni tra l'Italia e l'altra sponda adriatica e, soprattutto, di geografia del Mezzogiorno, con particolare riguardo alla distribuzione della popolazione. Alcuni dei suoi lavori sul Mezzogiorno sono stati ristampati raccolti in un volume postumo (Considerazioni geografiche sulla questione meridionale, 1946), che rappresenta uno dei non molti contributi meridionalistici della geografia italiana.

Amnistia Togliatti

La cosiddetta "amnistia Togliatti" fu un provvedimento di estinzione delle pene (decreto presidenziale 22 giugno 1946, n.4) proposto alla fine della Seconda guerra mondiale nella neonata Repubblica Italiana dal ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti e approvato dal governo De Gasperi I. Il ministro Togliatti presentò il provvedimento di clemenza come giustificato dalla necessità di un “rapido avviamento del Paese a condizioni di pace politica e sociale”. L'amnistia comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi, ivi compreso il concorso in omicidio (pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni); i reati commessi al Sud dopo l'8 settembre 1943; i reati commessi al Centro e al Nord dopo l'inizio dell'occupazione militare alleata. L’emanazione del provvedimento di amnistia e le rapide scarcerazioni di massa provocarono immediatamente vaste reazioni negative nel Paese, tra i partigiani, la popolazione comune e le forze politiche.

Telegramma del Prosindaco di Conversano Rotunno al Prefetto di Bari del 17 ottobre 1920 sulla rielezione di GDV a Consigliere Provinciale (Archivio di Stato di Bari)

Comunico Vossignoria che operazioni scrutinio schede consiglieri comunali saranno iniziate domani stop Compiuto scrutinio consigliere provinciale avvocato Di Vagno voti 2022 del partito socialista avvocato Cavalluzzi voti 644 del partito combattenti e popolare - Prosindaco Rotunno

Caro Professore, a seguito della vostra, da Bologna, a Spinelli, d'accordo con questi, abbiamo diramato la seguente circolare a tutti dell'opposizione. Correlativamente all'invio della detta lettera-circolare, insieme ad Avitto, ho fatto dei passi presso Guaccero e Quaranta. Di Colella nessun dubbio. Guaccero è rientrato nei ranghi e s'è dichiarato disposto a seguirci: non mancherò di stargli alle costole però. Quaranta è meno riducibile. Gli sto facendo parlare da alcuno che può parecchio su di lui: ho creduto però di fargli intravedere direttamente la possibilità d'una levata del suo mandamento mediante comizi, sobillazione degli avversari. Della maggioranza alcuni sono con noi, cioè riconoscono la bontà della nostra mossa e si asterranno dall'intervenire alla seduta del 13. Maravelli lavora in tal senso a Bari. Con gli amici di qui farò il possibile per assicurare a noi le migliori condizioni, e non mancherò, fino alla vostra venuta, di tenervi informato di tutto. Con i più cordiali saluti vostro Di Vagno Giuseppe

Brano tratto da “I moti di Conversano del 25 febbraio 1921”, relazione dell’avvocato Francesco Tamburini, società Tipografica Pugliese, Bari 1922

PODCAST “Assassinio di un socialista a Mola” Studenti IP D. Modugno, Conversano

Alfredo Violante

(Rutigliano 1888 - Mauthausen 1945) A 16 anni pubblica il suo primo giornale diventando se pur giovanissimo uno stimato giornalista, facendo della sua casa un luogo di incontro per tanti letterati e politici che denunciano le condizioni difficili della popolazione del Sud. A 25 anni diventa caporedattore del Corriere delle Puglie, collaborando anche come corrispondente di guerra col grado di sottotenente, meritando una decorazione al valore. Dopo che nel 1925 i fascisti, dopo varie intimidazioni e minacce, bruciano i macchinari de “Il Nuovo Corriere” da lui fondato ed anche a seguito delle leggi restrittive sulla libertà di stampa, nel 1926 decide di trasferirsi a Milano, dove continua il suo impegno civile ed antifascista pubblicando articoli su “La Puglia” e “Terra di Puglia”. Nel 1943 entra nella resistenza italiana, fonda il “Partito Progressista italiano Alta Italia” ed il giornale clandestino “Il Progresso”, ma viene arrestato mentre tenta di bruciare documenti che potevano compromettere altri antifascisti e viene rinchiuso a San Vittore, dove si occupa della biblioteca riuscendo così ad inviare messaggi ai compagni. Trasferito a Fossoli, dove organizza la biblioteca del campo, nel giugno del 1944 viene deportato a Mauthausen, dove con un amico progetta il giornale “il Triangolo rosso” da pubblicare dopo la liberazione per far conoscere gli orrori dei lager, ma il 24 aprile del 1945 viene assassinato nella camera a gas.

Mazzieri e squadrismo latifondista

Il fascismo agrario, caratteristico soprattutto della pianura padana, è puramente reazionario. I suoi aderenti sono piccoli o medi proprietari terrieri, fittavoli, mezzadri e commercianti legati all’economia del territorio. Reagiscono al ferreo controllo esercitato sulle campagne da un socialismo massimalista e strettamente classista, che si comporta come se la rivoluzione fosse già compiuta. Mentre nelle città come Bologna agisce un socialismo più avveduto e cauto, nella provincia fermenta lo scontro ideologico nel quale le squadre trovano un ideale terreno di coltivazione e di crescita.

PODCAST “Assassinio di un socialista a Mola” Studenti IP D. Modugno, Conversano

Jean Jaures

(Castres, Tarn, 1859 - Parigi 1914). Deputato nel 1885, dapprima di opinioni moderate, si andò poi interessando a questioni sociali, come dimostra la sua tesi di dottorato sulle origini del socialismo tedesco (a essa si accompagnava una dissertazione ripubblicata col titolo De la realité du monde sensible, 1891). Prese perciò posizione, nelle legislature alle quali partecipò, per una politica di riforme, dopo il 1905 con radicale intransigenza, impegnandosi a suo tempo anche per la revisione del processo Dreyfus. Propugnava intanto il socialismo riformista dal giornale L'Humanité, da lui fondato nel 1904, con eloquenza vigorosa. Nella crisi europea del luglio 1914, schieratosi tra gli oppositori alla guerra, in nome dell'Internazionale socialista, fu ucciso con un colpo di pistola da un certo R. Villain. Va ricordato per la sua interpretazione socialista della storia della Rivoluzione francese, svolta nei primi quattro volumi della Histoire socialiste de la République française 1789-1900 opera di grande importanza anche per la storiografia successiva.

“La grande commemorazione al Petruzzelli” Puglia Rossa del 6 novembre 1921 (Biblioteca Nazionale Bari)

Telegramma cifrato del 31 maggio 1921 con traduzione in lettere. Il Vice Questore Ranalli comunica al Prefetto di Bari l’arrivo a Polignano a Mare di una squadra fascista proveniente da Cerignola, coinvolta nell’attentato avvenuto la sera prima a Conversano. (Archivio di Stato di Bari)

“Sentenza della Sezione di Accusa nel processo Di vagno” in Puglia Rossa del 1 ottobre 1922 (nell’immagine dura vignetta di Nicmac apparsa su Il Nuovo Corriere di Bari il 4 ottobre 1925) (Biblioteca Nazionale Bari)

Giuseppe Di Vittorio tiene un comizio il 1° maggio a Cerignola. (Fondo Guido Lorusso)

Friedrich Wolfgang Adler

(Vienna 1879 - Zurigo 1960) Fu uno degli esponenti del partito socialdemocratico austriaco e direttore della rivista politica Der Kampf. Per protestare contro la guerra uccise nel 1916 il presidente dei ministri austriaco, Stürgkh. Condannato a morte, ebbe la pena commutata a 18 anni di carcere, ma fu amnistiato dopo la caduta della monarchia asburgica. Teorico dell'austro-marxismo, deputato dal 1919 al 1923, fu, quale segretario della risorta Seconda Internazionale socialista, a Londra (1923-25), a Zurigo (1925-35) e a Bruxelles (1935-40). Esule in America nel 1940, vi tenne la presidenza dell'Austrian Labour Committee fino al 1946, quando fece ritorno in Europa.

Squadrismo

Lo squadrismo è il fenomeno politico-sociale della violenza armata di squadre d’azione fasciste contro gli esponenti del movimento operaio e le loro organizzazioni che si verificò in Italia nel primo dopoguerra. All’inizio fu espressione della persistente mentalità combattentistica di reduci della Prima guerra mondiale, ma ben presto fu assorbito dal movimento fascista che lo utilizzò per la propria affermazione. Le squadre fasciste fecero la loro comparsa verso la fine del 1920, dalla loro base logistica nelle città raggiungevano con automezzi i centri agricoli e operai, devastando camere del lavoro, sedi di leghe e cooperative, circoli, redazioni di giornali e tipografie. Dal 1925 il consolidarsi del regime portò alla cosiddetta normalizzazione del fenomeno squadrista. A partire dagli anni Sessanta, si è parlato di neosquadrismo con riferimento alla teorizzazione e alla pratica della violenza da parte di gruppi di estrema destra che si riproponevano di riorganizzare il disciolto partito fascista e le squadre d'azione fasciste.

Complotto Reazionario L'assassinio del deputato socialista Di Vagno, cinicamente concertato dal fascismo agrario delle Puglie, è stato immediatamente preceduto e seguito da altri avvenimenti che dimostrano, nell'intensificata attività reazionaria, un piano prestabilito, un complotto. In Toscana, in Umbria, nell'Emilia, dove il fascismo ha maggiormente infuriato sui contadini, incendiando e saccheggiando le abitazioni e massacrando donne, vecchi e bambini, dove i capi fascisti non avevano voluto aderire al patto di "pacificazione", il patto di "pacificazione” è stato, pochi giorni fa, con insigne malafede, denunciato dagli stessi capi fascisti. A Livorno, in una assemblea tenuta in pubblico teatro, i proprietari hanno deciso di rifiutare, al comune socialista, il pagamento della tassa di famiglia. Nel circondario di Pavia, dove i fascisti hanno costituito un corpo di cavalleria, gli agrari hanno sparato con un cannone sui contadini in sciopero. Si è tenuto a Bologna, sabato, il congresso degli agrari. Il congresso ha stabilito: che gli agrari rifiutino il pagamento dei tributi locali ai comuni socialisti; che il gruppo parlamentare agrario neghi il suo appoggio al ministero Bonomi; che i due sottosegretari Spada e Venino, agrari, si dimettano dal ministero Bonomi, poiché il ministero Bonomi non reprime sufficientemente il sovversivismo. A Modena i fascisti agrari cercano di dare l'assalto alla prefettura, per saggiare la resistenza e lo spirito di fraternizzazione della forza armata statale. Ciò per la politica interna. Per la politica estera: a Ravenna i rappresentanti degli Stati stranieri alla commemorazione dantesca vengono malmenati dai fascisti agrari dell'Emilia; a Venezia la missione francese viene urlata; la manifestazione italo-francese viene impedita dai fascisti agrari del Veneto. Sono noti i rapporti di classe esistenti tra i proprietari terrieri e lo Stato Maggiore; l'aristocrazia, grande proprietaria di terre, dà ancora il personale alla ufficialità superiore, all'arma di cavalleria, alla casta diplomatica. Il capo del fascismo toscano marchese Perrone, è un ufficiale di cavalleria; in Lomellina il fascismo ha la sua fortezza e il deposito delle sue armi e munizioni in un grande castello nobiliare. Ci troviamo evidentemente di fronte allo svolgimento di un piano preordinato tra la classe dei latifondisti e lo stato maggiore; ci troviamo di fronte a un vero e proprio complotto reazionario che tende: alla dittatura militare all'interno con lo scioglimento delle amministrazioni comunali e del Parlamento; alla guerra all'estero, contro tutto il mondo. Di fronte a una situazione di tal natura, unico baluardo di libertà rimane il proletariato, coadiuvato dalla classe dei contadini. Compito urgente dei comunisti è quello di far comprendere alle grandi masse della popolazione i pericoli cui vanno incontro. Il fronte unico sindacale non significa solamente la preparazione dell'unico strumento idoneo, in questo momento, a respingere l'offensiva padronale contro i salari; significa anche, e specialmente, ricostruzione dell'apparecchio di lotta rivoluzionaria del popolo lavoratore che si era disgregato dopo l'occupazione delle fabbriche per l'inettitudine e la mancanza di previsione politica dei capi socialisti. La proposta del Comitato sindacale comunista tende a questo scopo: impedire l'avvento della dittatura militare, impedire lo scoppio di una nuova guerra, impedire che latifondisti e alti gallonati facciano scempio atroce delle libertà popolari, del diritto all'esistenza del popolo lavoratore. A Mola di Bari, dopo un comizio socialista svoltosi pacificamente, un gruppo di fascisti, risultati poi quasi tutti studenti, colpi a bruciapelo il deputato socialista Giuseppe Di Vagno, che passeggiava nella via principale conversando con amici. Gli stessi individui scagliarono anche una bomba che ferì parecchie persone.

“Complotto Reazionario” in "L'Ordine Nuovo” numero del 28 settembre 1921 Articolo non firmato attribuito ad Antonio Gramsci allora direttore del periodico (Archivio PCI)

Elenco dei candidati eletti per la circoscrizione Bari-Foggia nelle elezioni politiche di maggio 1921. Di Vagno con 74.062 voti diventa deputato al Parlamento. (Archivio di Stato di Bari)

Conversano 3 ottobre 1921 Mandato di arresto degli imputati dell’omicidio di GDV a firma del pretore Giovanni Ragone del Mandamento di Conversano (Archivio di Stato di Potenza, Corte di Assise di Potenza)

Il Pretore del Mandamento di Conversano visto i rapporti della P.S. e dei BB.CC. a carico di: 1. Centrone Domenico di Giuseppe e di Rotunno Maria di anni 19 studente di Conversano; Lopriore Raffaele di Domenico e di Lopriore Maria Benedetta di anni 23 studente di Conversano; 2. Lovecchio Donatantonio fu Giuseppe e fu Panarelli Maria Domenica di anni 18 sarto di Conversano; 3. Lestingi Domenico di Antonio e di Cicorella Maria di anni 19 studente di Conversano; 4. Lorusso Giuseppe di Emilio e di Lombardi Rosa di anni 21 studente di Conversano; Imputati di omicidio premeditato in persona di un membro del Parlamento on. avv. Giuseppe Di Vagno e di altri reati, commessi in Mola di Bari il 25 settembre 1921 (art 364, 365 - 2 e 366 - 2 Cod. p. ed altri) Poichè la legge autorizza il mandato di cattura, e risulta che gli imputati si sono dati alla fuga Visto l’art 178 Cod. p.p. Ordina l'arresto dei suddetti imputati e richiede per l’esecuzione la P.S. e l’Arma dei BB.CC. dato in Conversano, il 3 ottobre 1921 Il Pretore G Ragone

Manifesto che annuncia il comizio di domenica 25 settembre 1921 a Mola di Bari. (Archivio Fondazione Di Vagno)

Giuseppe Di Vagno in una fotografia del 19 novembre 1915 si ritrova con alcuni commilitoni a Caserta. In foto il dott. Luigi Salvatore e il rag. Vincenzo Cocozza. (Archivio della Fondazione Di Vagno)

Camere del lavoro

Organizzazione sindacale italiana a base territoriale, che raggruppa gli iscritti ai vari sindacati professionali. Le camere del lavoro, sorte in Italia alla fine del sec. 19° (Milano, 1891), ebbero inizialmente scopi puramente economici; persero quindi d’importanza di fronte alle leghe operaie man mano che il fine della lotta di classe andò innestandosi sugli obiettivi originari. Cessarono di esistere con la legislazione sindacale fascista (1926), ma risorsero subito dopo l’abolizione di questa (1943) come associazioni di fatto, provinciali e comunali, associate alla CGIL e, dopo la rottura dell’unità sindacale (1948), alle varie organizzazioni sindacali, talora con differenti denominazioni. in foto: 1921 squadristi devastano la Camera del lavoro di Torino

Casellario politico centrale

Il casellario politico centrale era un ufficio della direzione generale della Pubblica sicurezza del Regno d'Italia che aveva il compito di curare il sistematico aggiornamento dell'anagrafe dei cosiddetti "sovversivi", ma anche degli oziosi e dei vagabondi. Il "servizio dello schedario biografico degli affiliati ai partiti sovversivi maggiormente pericolosi nei rapporti dell'ordine e della Pubblica sicurezza" fu istituito nel 1894, durante il fascismo il CPC fu ampliato e potenziato: il 1922 fu, insieme al 1918, l’anno in cui venne aperto il minor numero di fascicoli (meno di 500); ma, a partire dal 1923, il numero avrebbe ricominciato a crescere, assestandosi intorno alle 1500 nuove schedature nel 1923 e nel 1924, arrivando oltre le 3000 unità nel 1925 e oltre le 4000 nel 1926, ultimo anno prima della radicale riorganizzazione dello Schedario. In epoca fascista furono schedate oltre centodiecimila persone. Gli schedati nel casellario politico centrale di cui esiste un fascicolo nell'Archivio centrale dello stato sono 152.589, di cui 147.584 riferiti ad uomini e 5.005 riferiti a donne.

Egregio Collega, la situazione determinatasi in seno al Consiglio Provinciale grazie all’energica condotta della minoranza, è tale che, se noi persisteremo, vedremo subito coronati da soddisfacente successo i nostri sforzi, o altrimenti daremo luogo a delusioni tanto maggiori, quanto maggiori erano le speranze con cui le moltitudini elettorali ci mandarono nella Assemblea della Provincia. A coordinare e a rendere veramente efficace a nostra azione ulteriore, specie per la tornata di mercoledì, 13 corrente, è indispensabile che tutti ci riuniamo in seduta preparatoria alle ore 9 ½ precise del detto giorno 13 nella sede della Università Popolare al Corso Vittorio Emanuele. È superfluo insistere sulla necessità, nonché dell’intervento personale, della più scrupolosa puntualità: chi, senza averne dato preavviso, non si troverà per l’ora designata al luogo del Convegno, mostrerà di non voler più ottemperare agli impegni volontariamente assunti con la partecipazione al Gruppo di minoranza; e con la sua tiepidezza avrà compromesso un brillante e sicuro successo, onde ne risponderà non fosse altro innanzi alla sua coscienza stessa. Attendendovi dunque con sicura fiducia al Convegno preparatorio, vi saluto cordialmente. Il Segretario Avv. Di Vagno Giuseppe (Bari - Via Principe Amedeo 144)

Articolo pubblicato su Puglia Rossa il 24 agosto 1919 con lo pseudonimo di Basarow, qui GDV sollecita l’onorevole Mortara, Ministro di Grazia e giustizia del Governo Nitti, ad emanare una larga amnistia che consenta a trecentomila soldati ancora rinchiusi nelle carceri di tornare finalmente a casa.(Biblioteca Nazionale Bari) In copertina vignetta satirica di Scalarini pubblicata sull’Avanti. (CRSEC BA/15)

Telegramma inviato da Di Vagno al Prefetto il 15 maggio 1921 sulle violenze verificatesi a Conversano durante le elezioni. (Archivio di Stato di Bari)

Vice Commissario Conversano trascrivo seguente telegramma giuntomi da avv. Di Vagno e invitola provvedere per tutela tutte libertà due punti virgolette. Denunzio violenze inaudite fasci Conversano stop elettori massa impediti recarsi urne connivenza denunziata forze pubbliche protesto altamente chiedendo provvedasi urgenza virgolette. Avvocato Di Vagno (firma) - Prefetto (firma)

Prima pagina di “Civiltà Proletaria” settimanale del Partito Comunista Italiano del 4 febbraio 1945 (IPSAIC)

Lettera di GDV, spedita da Conversano il 29 gennaio 1918 all’avv. Mario Trozzi, noto sindacalista. Qui Di Vagno fa riferimento al suo confino a Firenze per essersi dichiarato contrario alla guerra e ai contatti intrapresi con socialisti e anarchici, tra cui Armando Borghi, e conseguente Nota del Ministero dell’Interno al Prefetto de L’Aquila datata 8 febbraio 1918 dell'avvenuta intercettazione della lettera. (Archivio di Stato di Bari)

Articolo intitolato “La disciplina dei viveri”, a firma di Enjolras (pseudonimo di GDV) apparso sul giornale “L’Oriente”, diretto da Alfredo Violante, il giugno 1917. Qui Di Vagno si sofferma sulla creazione dell’Ente Comunale di Consumo nato per garantire, alle popolazioni affamate, gli alimenti necessari per sopravvivere. Di Vagno ne è nominato Segretario e lì opera fino alla fine del 1917, a sostegno delle famiglie dei soldati, degli sfollati e dei profughi di guerra. (Biblioteca Nazionale di Bari)

MAPPA Stralcio della pianta del Comune di Mola (Archivio di Stato di Potenza, Corte di Assise di Potenza)

Lettera di Ruggero Granozio, residente a Sesto Fiorentino (FI) al direttore de L’Espresso pubblicata nel novembre 1971 dove si fa riferimento al periodo di internamento a Firenze di GDV. (Emeroteca Fondazione Di Vagno)

Rapporto del Questore di Bari al Prefetto, datato 3 gennaio 1923, sull’arrivo in Conversano di “nove scarcerati”, già giudicati colpevoli dell’omicidio di GDV, rilasciati in seguito ad una amnistia governativa fascista riguardante “tutti i delitti compiuti per fini nazionali”, emanata nel dicembre 1922. (Archivio di Stato di Bari)

Articolo intitolato “La disciplina dei viveri”, a firma di Enjolras (pseudonimo di GDV) apparso sul giornale “L’Oriente”, diretto da Alfredo Violante, il giugno 1917. Qui Di Vagno si sofferma sulla creazione dell’Ente Comunale di Consumo nato per garantire, alle popolazioni affamate, gli alimenti necessari per sopravvivere. Di Vagno ne è nominato Segretario e lì opera fino alla fine del 1917, a sostegno delle famiglie dei soldati, degli sfollati e dei profughi di guerra. (Biblioteca Nazionale di Bari)

Seminario vescovile e liceo Ginnasiodi Conversano

Nato nel 1861 dalla trasformazione dell’antico Seminario Vescovile in Liceo Ginnasio, l’Istituto è da sempre un punto di riferimento di molti paesi del sud est barese e fucina di cultura del territorio. Sono passati tra i suoi banchi personaggi che hanno segnato la storia e la cultura pugliese e non solo, come Giuseppe Di Vagno, martire antifascista, Tommaso Fiore, illustre meridionalista, Luciano Violante, giurista ed ex Presidente della Camera dei Deputati e, tra le ultime leve, la scienziata noiana Anna Lasorella, che vive e lavora negli Stati Uniti. Tra i vecchi docenti si ricordano il latinista mons. Luigi Gallo e Maria Marangelli, due tra i tanti no mi di insegnanti che hanno contribuito alla formazione dei pochi studenti del sud est barese, orgogliosi di “appartenere” allo storico Liceo. Ai candidati della Maturità del giugno 1899, toccò l’onore e l’onere di essere valutati in latino e greco da Giovanni Pascoli, che dal “Duni” di Matera, dopo un lungo e penoso viaggio, giunse a Conversano il 5 giugno 1899 per gli esami di Maturità “con tre ore di carrozza” da Gioia.

Il racconto dell’eccidio di Marzagaglia a Gioia del Colle in “Patto di sangue”. Estratto da Alessandro Leogrande, Uomini e caporali, Feltrinelli editore 2016.

Giuseppe Caradonna

Allo scoppio delle crisi balcaniche, appena ventenne, si arruolò volontario in Albania al seguito del gen. Ricciotti Garibaldi. Fautore dell'intervento, combatté nella prima guerra mondiale come capitano. Di ritorno dal fronte, mutilato e pluridecorato al valore, emerse nella vita politica locale, muovendo i primi passi nella sezione mutilati di Cerignola, della quale nel 1919 venne eletto presidente. La sua influenza si estese rapidamente nel movimento combattentistico della Capitanata; collaborò infatti all'organizzazione dei reduci con una propaganda che lo pose a livelli di notorietà regionale, manifestando il proposito di sovvertire le strutture statali. Proveniente da una famiglia di grossi proprietari terrieri, rappresentò la difesa del ceto agrario dalla cui parte si era schierata sin dall'inizio l'Associazione nazionale combattenti del Foggiano. Con il sorgere dei Fasci di combattimento, che in Puglia si configuravano come reazione padronale alle rivendicazioni del bracciantato, assurse a ruoli preminenti nello squadrismo regionale, del quale fu riconosciuto l'animatore e l'organizzatore. Fu eletto deputato alla Camera per la prima volta nel 1921 con il Partito Nazionale Fascista (PNF) e rieletto fino al 1939. fu alla guida del gruppo di squadristi fascisti che aggredirono Di Vagno e nel 1922 partecipò alla Marcia su Roma come capo delle squadre d'azione pugliesi e di comandante della colonna meridionale, partecipò attivamente anche alla presa di Foggia. Nel luglio 1924 fu nominato membro del Gran Consiglio del Fascismo.

CANZONE DON GIUSÈ Musica: Fabrizio De Andrè Testo e Voce: Vincenzo Demartino Pianoforte: Cristina Vessia 5I _ Liceo Scacchi, Bari

L’Avanti del 3 luglio 1920 riporta la notizia dell’Eccidio di Marzagaglia a Gioia del Colle. Edizione milanese, Biblioteca digitale Senato della Repubblica

L’onorevole socialista Arturo Vella e Augusto Cerri, capo del fascio barese, dopo il “Patto di Pacificazione”, in una vignetta satirica di Di Kean, pseudonimo di Antonio De Palma, apparso su “Fanfulla” nell’estate del 1921. (Biblioteca civica del comune di Conversano)

Lettera di GDV, spedita da Conversano il 29 gennaio 1918 all’avv. Mario Trozzi, noto sindacalista. Qui Di Vagno fa riferimento al suo confino a Firenze per essersi dichiarato contrario alla guerra e ai contatti intrapresi con socialisti e anarchici, tra cui Armando Borghi, e conseguente Nota del Ministero dell’Interno al Prefetto de L’Aquila datata 8 febbraio 1918 dell'avvenuta intercettazione della lettera. (Archivio di Stato di Bari)

Egregio Collega, la situazione determinatasi in seno al Consiglio Provinciale grazie all’energica condotta della minoranza, è tale che, se noi persisteremo, vedremo subito coronati da soddisfacente successo i nostri sforzi, o altrimenti daremo luogo a delusioni tanto maggiori, quanto maggiori erano le speranze con cui le moltitudini elettorali ci mandarono nella Assemblea della Provincia. A coordinare e a rendere veramente efficace a nostra azione ulteriore, specie per la tornata di mercoledì, 13 corrente, è indispensabile che tutti ci riuniamo in seduta preparatoria alle ore 9 ½ precise del detto giorno 13 nella sede della Università Popolare al Corso Vittorio Emanuele. È superfluo insistere sulla necessità, nonché dell’intervento personale, della più scrupolosa puntualità: chi, senza averne dato preavviso, non si troverà per l’ora designata al luogo del Convegno, mostrerà di non voler più ottemperare agli impegni volontariamente assunti con la partecipazione al Gruppo di minoranza; e con la sua tiepidezza avrà compromesso un brillante e sicuro successo, onde ne risponderà non fosse altro innanzi alla sua coscienza stessa. Attendendovi dunque con sicura fiducia al Convegno preparatorio, vi saluto cordialmente. Il Segretario Avv. Di Vagno Giuseppe (Bari - Via Principe Amedeo 144)

Articolo pubblicato su Puglia Rossa il 24 agosto 1919 con lo pseudonimo di Basarow, qui GDV sollecita l’onorevole Mortara, Ministro di Grazia e giustizia del Governo Nitti, ad emanare una larga amnistia che consenta a trecentomila soldati ancora rinchiusi nelle carceri di tornare finalmente a casa.(Biblioteca Nazionale Bari) In copertina vignetta satirica di Scalarini pubblicata sull’Avanti. (CRSEC BA/15)

Antonio de Viti De Marco

(Lecce 1858- Roma 1943) Economista, dal 1887 insegnò per oltre quarant'anni Scienza delle finanze all'Università di Roma. Nel 1890 diventò direttore del Giornale degli economisti diventando uno dei principali economisti viventi. Nel 1901 fu eletto al Parlamento come deputato, aderendo al Partito Radicale Italiano; qui si batté in particolar modo contro la politica protezionistica. Dalle colonne del giornale prima e dai banchi del Parlamento poi, si dimostrò strenuo oppositore di Francesco Crispi e Giovanni Giolitti, nonché della politica doganale del 1887 e dei dazi, prevedendone, con straordinaria lungimiranza, le nefaste conseguenze. L'intensa attività politica non fu disgiunta da quella di giornalista-saggista esercitata, in stretta collaborazione con il corregionale Gaetano Salvemini, soprattutto sulle colonne de L'Unità, dalle quali l'economista diffuse il suo disegno di modernizzazione della democrazia in Italia, con una grande attenzione ai problemi del Mezzogiorno. Date le sue profonde convinzioni politiche ed economiche di stampo decisamente democratico e liberale, all'avvento del fascismo decise di mettersi in disparte, fino a rassegnare le dimissioni dall’Università. Nel 1934 fermo oppositore del fascismo, si rifiutò, inoltre, di giurare fedeltà al regime; si dimise dall'Accademia dei Lincei e rifiutò la proposta di Mussolini di essere nominato senatore. La stoica posizione dell'economista è racchiusa nelle parole di Tommaso Fiore, che lo descrisse come "un faro nella notte", senza possibili interlocutori, abbandonato anche dai suoi amici.

“I ricordi di Raffaele Pastore”, tratto da Puglia antifascista di Mario Dilio (Biblioteca Fondazione Di Vagno)

Articolo pubblicato in prima pagina su l’Avanti del 28 settembre 1921 (Biblioteca digitale Senato della Repubblica)

La sentenza del processo Di Vagno. Sette imputati condannati e gli altri amnistiati Potenza, 31 luglio (F.A.) Alle 9.30 quando il comm. Rocco è entrato nell'aula, si è stabilito un profondo silenzio, tutti nell'attesa: il Consigliere Trombetti legge rapidamente i certificati penali degli imputati, ai nomi dei quali segue un monotono «nulla». Alle 9.45 il Presidente domanda ad essi se hanno ancora qualcosa da aggiungere e, nella gabbia, 11 persone si alzano in piedi in silenzio. La Corte si ritira per deliberare. Le ore nell'aula corrono lente, in una atmosfera torrida e piena di fumo e, man mano che il tempo passa, il nervosismo si accentua. Il viso degli imputati si tiene in un'ansia piena di angoscia. Alle 13.45 suona finalmente il campanello dalla Camera di Consiglio e la Corte rientra. Dal volto del Presidente Rocco è scomparso il sorriso e tutti i giudici popolari guardano con spasmodica fissità un punto qualunque dell'impiantito. «In nome della Repubblica, letti gli articoli di legge, la Corte dichiara Lorusso Luigi fu Alfonso colpevole di omicidio volontario in persona del l'avv. Giuseppe Di Vagno, esclude la premeditazione e l'aggravante di cui al n. 2 dell'articolo 365 Codice Penale 1899, così modificata l'originale rubrica; dichiara De Bellis Vito Antonio, Berardi Angelo Michele, Pace Natale, Centrone Domenico, Lofano Riccardo, Fanelli Vito Lorenzo, colpevoli di correità nell'omicidio ascritto a Lorusso Luigi e condanna Lorusso Luigi, Lofano e Fanelli, minori degli anni 18, alla pena di anni 10 di reclusione per ciascuno; Berardi, Pace e Centrone, minori degli anni 21, alla pena di anni 12; De Bellis Vito Antonio ad anni 18; tutti, inoltre, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici ed a quella legale durante la pena e in solido alle spese processuali e rispettivamente a quelle della custodia preventiva. Dichiara condonati anni 6 della pena inflitta al De Bellis ed anni 5 alle pene irrogate agli altri condannati, escluso il Lorusso. Dichiara di non doversi procedere contro Ippolito Domenico Mele Alfredo, De Bellis Francesco, Cassano Tommaso, Tarsia-Incuria Saverio, Lorusso Nicola, Lovecchio Donantonio, Lestingi Domenico e Lorusso Angelo per il reato di complicità non necessaria nel delitto di omicidio, perché estinto per amnistia. Dichiara di non doversi procedere contro Tarsia-Incuria per complicità e per gli altri imputati per correità nelle lesioni, perché anche questi reati sono estinti per amnistia, così pure le contravvenzioni. Ordina la scarcerazione degli imputati Ippolito, Mele, De Bellis Francesco, Cassano, Tarsia-Incuria e Lovecchio se non detenuti per altra causa; revoca i mandati di cattura contro Lorusso Nicola, Lorusso Angelo, Lestingi Domenico». Le ultime parole del Presidente Rocco cadono in un silenzio pesante, rotto solo dai singulti dei condannati e dei congiunti di essi. Tutti, lentamente, sfollano l'aula.

“La sentenza del processo Di Vagno” La Gazzetta del Mezzogiorno del 1 agosto 1947 (Archivio digitale la Gazzetta)

“I ricordi di Raffaele Pastore”, tratto da Puglia antifascista di Mario Dilio (Biblioteca Fondazione Di Vagno)

CANZONE DON GIUSÈ Musica: Fabrizio De Andrè Testo e Voce: Vincenzo Demartino Pianoforte: Cristina Vessia 5I _ Liceo Scacchi, Bari

Amnistia fascismo 1922

L’amnistia è un atto di clemenza che estingue l’azione penale o la pena se già comminata. Durante il regime fascista furono concesse sette amnistie. Tra queste ricordiamo quella del 22 novembre 1922 che rimise in libertà centinaia di fascisti in carcere per gravi reati politici, l’amnistia del 31 luglio 1925 che rimise in libertà gli assassini di Matteotti, la terza che fu concessa l’1 gennaio 1931 per il matrimonio del principe ereditario. Il 5 novembre 1932, in occasione del Decennale della rivoluzione fascista, il regime concede l'amnistia per i reati politici e l'indulto per pene inferiori a 5 anni. Vengono liberati dalle carceri 639 antifascisti sui 1.056 condannati dal Tribunale Speciale. Tornano a casa anche 595 confinati. Tutti vengono sottoposti a vigilanza speciale. Con questo provvedimento di clemenza il regime spera di indurre gli oppositori a rinunciare alla lotta antifascista, ma molti dei reduci dal carcere e da confino saranno protagonisti della costituzione di organizzazioni clandestine e di infiltrazioni nei sindacati e nelle associazioni fasciste.

Lettera del socialista Nicola Diluisi a GDV, qui Marco Polo della Luna, sulle violenze e sopraffazioni fatte dai fascisti a Canosa di Puglia, pubblicata su Puglia Rossa nella rubrica “Cronache dalla Luna” il 5 giugno del 1921. (Biblioteca Nazionale Bari)

MANIFESTO COMMEMORATIVO Dal discorso di Enrico Ferri, maestro e mentore di GDV, pronunciato nel trigesimo della morte durante la commemorazione al Teatro Petruzzelli. (Archivio Fondazione Di Vagno)

Fasci di combattimento

Al finire della Grande Guerra gli industriali e i proprietari terrieri cominciarono a pensare che fosse necessario ricorrere ad una forza armata privata per allontanare o intimidire gli scioperanti e i manifestanti. Per difendere queste ragioni, gli imprenditori si rivolsero a quelle formazioni politiche che disponevano di organizzazioni paramilitari, tra cui il Movimento dei Fasci di combattimento fondato nel 1919 a Milano da Benito Mussolini. Mussolini, per guadagnarsi il sostegno degli imprenditori, iniziò a sostenere sempre con maggiore convinzione le sue idee avverse al socialismo e al bolscevismo, ottenendo in questo modo cospicui finanziamenti sufficienti a far nascere e diffondere le squadre d’azione fasciste, gruppi violenti di sostenitori che si resero protagonisti di innumerevoli aggressioni e scontri verso socialisti, sindacalisti, le loro sedi e i loro simpatizzanti. I Fasci di combattimento, costituiti in gran parte da persone di età molto giovane, adottarono divise somiglianti a quelle militari, con la camicia nera adornata di macabri simboli, come i teschi con le tibie incrociate. Con le elezioni del 1921, i Fasci aderirono alle liste dei Blocchi nazionali, alleanze di vari gruppi politici che si aggregarono ai liberali, per arginare l’ascesa politica del Ppi e del Psi. I Fasci di combattimento nel 1921 decisero di confluire nel Partito nazionale fascista (PNF) con Mussolini acclamato come duce (comandante, dal latino dux, ducis).

Socialismo massimalista

Antonio Gramsci, 1925 "Il massimalismo è una concezione fatalistica e meccanica della dottrina di Marx. C’è il Partito massimalista che da questa concezione falsificata trae argomento per il suo opportunismo, per giustificare il suo collaborazionismo larvato da frasi rivoluzionarie. Bandiera rossa trionferà perché è fatale e ineluttabile che il proletariato debba vincere; l’ha detto Marx, che è il nostro dolce e mite maestro! E’ inutile che ci muoviamo; a che pro muoversi e lottare se la vittoria è fatale e ineluttabile? Così parla un massimalista del Partito massimalista.  Ma c’è anche il massimalista che non è nel Partito massimalista, e che può essere invece nel Partito comunista. Egli è intransigente, e non opportunista. Ma anche egli crede che sia inutile muoversi e lottare giorno per giorno; egli attende solo il grande giorno. Le masse – egli dice – non possono non venire a noi, perché la situazione oggettiva le spinge verso la rivoluzione. Dunque attendiamole, senza tante storie di manovre tattiche e simili espedienti. Questo, per noi, è massimalismo, tale e quale come quello del Partito massimalista".

Articolo pubblicato in prima pagina su l’Avanti del 28 settembre 1921 (Biblioteca digitale Senato della Repubblica)

“Sentenza della Sezione di Accusa nel processo Di vagno” in Puglia Rossa del 1 ottobre 1922 (nell’immagine dura vignetta di Nicmac apparsa su Il Nuovo Corriere di Bari il 4 ottobre 1925) (Biblioteca Nazionale Bari)

Gaetano Salvemini

(Molfetta 1873 - Sorrento 1957) foto Iscritto al PSI, approfondì le sue riflessioni sul nesso tra socialismo e questione meridionale, criticando la tendenza al protezionismo operaio settentrionale. L'attenzione ai problemi del paese lo condusse a polemizzare con il governo Giolitti. Diresse, con De Viti De Marco, il settimanale L'Unità (1911-20), tramite il quale esercitò una profonda influenza sul dibattito politico. Interventista nel 1915, fu deputato nel 1919. Nel 1925 fondò il quotidiano clandestino antifascista Non mollare!: arrestato, espatriò in Francia, dove fu tra i fondatori di Giustizia e Libertà, e poi negli Stati Uniti. Ha pubblicato studi che portarono innovazioni significative nel panorama storiografico italiano, e insegnato in diverse università italiane, Oppositore del fascismo, arrestato nel 1925 e processato per aver fondato, con altri, il quotidiano clandestino Non mollare!, riuscì ad espatriare nell'agosto dello stesso anno. Dal 1933 insegnò storia della civiltà italiana alla Harvard University negli USA, di cui assunse la cittadinanza, rientrato poi in patria, nel 1948 fu reintegrato nella cattedra di Firenze.

Nota del Console Generale d’Italia a New York al Ministero dell’Interno a Roma, datata 6 maggio 1931 in cui si da notizia del controllo su Giuseppe Popolizio, fondatore del circolo “Giuseppe Di Vagno” ad Harlem (Archivio centrale dello Stato)

Caro Professore, a seguito della vostra, da Bologna, a Spinelli, d'accordo con questi, abbiamo diramato la seguente circolare a tutti dell'opposizione. Correlativamente all'invio della detta lettera-circolare, insieme ad Avitto, ho fatto dei passi presso Guaccero e Quaranta. Di Colella nessun dubbio. Guaccero è rientrato nei ranghi e s'è dichiarato disposto a seguirci: non mancherò di stargli alle costole però. Quaranta è meno riducibile. Gli sto facendo parlare da alcuno che può parecchio su di lui: ho creduto però di fargli intravedere direttamente la possibilità d'una levata del suo mandamento mediante comizi, sobillazione degli avversari. Della maggioranza alcuni sono con noi, cioè riconoscono la bontà della nostra mossa e si asterranno dall'intervenire alla seduta del 13. Maravelli lavora in tal senso a Bari. Con gli amici di qui farò il possibile per assicurare a noi le migliori condizioni, e non mancherò, fino alla vostra venuta, di tenervi informato di tutto. Con i più cordiali saluti vostro Di Vagno Giuseppe

Armando Borghi

(Castel Bolognese 1882 - Roma 1968). Si avvicinò giovanissimo al movimento anarchico, di cui divenne presto un esponente di rilievo. Trasferitosi nel 1901 a Bologna, vi svolse un’intensa attività anarchica e antimilitarista. Chiamato nel maggio 1906 a Ravenna a dirigere il settimanale anarchico «L’Aurora», vi pubblicò importanti articoli teorici che vennero poi raccolti nell’opuscolo Il nostro e l’altrui individualismo (1907). Dopo il ritorno a Bologna, a partire dal 1908 iniziò a svolgere un’importante attività sindacale, assumendo l’incarico di Segretario del Sindacato Provinciale Edile, autonomo dalla Federazione Nazionale e dalla Confederazione Generale del Lavoro. Fin dalla sua fondazione (1912) aderì all’Unione Sindacale Italiana, di cui divenne attivo organizzatore e di cui assunse nel 1914 la funzione di Segretario generale, dopo una dura battaglia politica contro i sindacalisti rivoluzionari passati all’interventismo. Mantenne tale carica nel difficile periodo bellico (trascorso in internamento prima a Impruneta, nei pressi di Firenze, e poi ad Isernia) e negli anni della ventata rivoluzionaria del primo dopoguerra, il cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920), quando l’USI arrivò ad avere mezzo milione di iscritti. Lasciata nel 1921 la segreteria dell’USI, fu costretto dall’avvento del fascismo ad emigrare prima a Berlino, poi in Francia e infine negli Stati Uniti, dove rimase dal 1926 al 1945, conducendo in condizioni di semi-clandestinità una strenua lotta politica contro la dittatura di Mussolini. Tornato in Italia dopo la Liberazione, rimase tra gli esponenti più in vista del movimento anarchico. Diresse dal 1953 al 1965, il settimanale «Umanità Nova», organo della Federazione Anarchica Italiana.

GDV in un disegno realizzato da Nicmac pseudonimo di Nicola Macina, tratto da Humanitas 18 ottobre 1922.

Casellario politico Centrale(Scheda conservata nell’Archivio Centrale dello Stato)

GDV scrive anche su “Uomini e cose” rivista diretta da Alfredo Violante. Il suo articolo su Federico Adler, intellettuale austriaco pacifista e antimilitarista, si può leggere su “Giuseppe Di Vagno. Scritti e interventi 1914-1921”. (Biblioteca Nazionale di Bari)

Il racconto dell’eccidio di Marzagaglia a Gioia del Colle in “Patto di sangue”. Estratto da Alessandro Leogrande, Uomini e caporali, Feltrinelli editore 2016.

Giovinezza

Giovinezza è un inno composto da Giuseppe Blanc. Fu una delle canzoni più diffuse durante il ventennio fascista, nonché inno del PNF, al cui nome rimarrà profondamente legata. La sua musica, che era di molto antecedente al regime fascista, era stata creata per tutt'altro scopo: fu composta, infatti, nel 1909 per accompagnare i versi di un inno goliardico, le cui parole, intrise di gaiezza e nostalgia, erano state scritte da Nino Oxilia sotto il titolo di Il commiato (o Inno dei laureandi). Con testi ogni volta diversi, il brano musicale costituì dapprima la base per l'inno degli Arditi durante la Grande guerra, poi dell'inno degli squadristi e, infine, inno trionfale del Partito Nazionale Fascista, oltre a una versione modificata della versione degli Arditi usata come inno ufficioso della Repubblica Sociale Italiana. La versione del 1925 era di fatto il secondo inno del regno d'Italia, il primo era la Marcia reale, nelle cerimonie si eseguiva la prima strofa della Marcia reale, seguita dalla prima strofa cantata di Giovinezza.

Brano tratto da “I moti di Conversano del 25 febbraio 1921”, relazione dell’avvocato Francesco Tamburini, società Tipografica Pugliese, Bari 1922