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PIEMONTE

Claudio Mengozzi

Created on November 15, 2022

PIEMONTESE

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IL PIEMONTE

La croce bianca o argentata sullo sfondo rosso è la croce di San Giovanni Battista - il santo protettore della città di Torino. Invece la "bilancia capovolta blu" rappresenta i tre casati (famiglie nobili) che hanno governato il Piemonte: gli Angiò (dinastia francese), gli Acaia, e i Principi di Savoia.

Il territorio

Il Piemonte si trova nella parte nord-occidentale del Paese ed è la seconda regione italiana più estesa; il territorio è in maggior parte montuoso (43%), seguono rispettivamente collina (30%) e pianura (27%).

il Piemonte confina a nord con la Svizzera, a Nord-Ovest con la Valle D'Aosta, a ovest con la Francia, a est con la Lombardia, a sud con la liguria e a Sud-Est con l'Emilia-Romagna

Le Alpi raggiungono i 4.634 metri con il Monte Rosa, situato sul confine con la Valle d'Aosta e la Svizzera, dove è ubicata la vetta con l'altezza massima; segue il Gran Paradiso (4.061 m.), anch'esso culmina di poco fuori regione. In Piemonte nasce il più lungo fiume italiano, il Po, e scorrono alcuni fra i suoi iniziali affluenti, come Tanaro, Ticino e Dora Baltea. Sul confine con la Lombardia si trova il Lago Maggiore, il secondo per estensione in Italia.

Torino, il capoluogo, è la quarta città italiana e con i sobborghi si avvicina al milione e mezzo di persone; tutti gli altri capoluoghi provinciali hanno meno di 100.000 abitanti, ad esclusione di Novara. Gli altri centri più grandi sono Alessandria ed Asti; le province di Biella e Verbano-Cusio-Ossola si sono aggiunte nel 1992 a quelle già citate ed a Vercelli e Cuneo.

L'economia

L'economia è ben sviluppata in ogni settore, anche se l'industria è stata per molto tempo il motore economico regionale. I prodotti agricoli più coltivati sono i cereali (frumento, mais, riso), le patate, gli ortaggi, le barbabietole da zucchero, la frutta, i pioppi ed il foraggio; nelle zone collinari è molto accentuata la coltivazione della vite. L'allevamento è concentrato su bovini e suini. Il settore industriale trainante è quello meccanico, con l'industria automobilistica (ovvero la Fiat) e tutte le attività ad essa collegate, di grande importanza anche il settore tessile; il turismo è in progressiva espansione.

L'industria è ben distribuita sul territorio e conta un numero di addetti tra più alti d'Italia, favorita anche da una discreta rete di trasporti, che collega la regione alle grandi aree industriali lombarde e alla Francia.

Il settore primario destina la gran parte dei propri prodotti al mercato interno: tra le poche produzioni primarie esportate va citata la frutta fresca (soprattutto mele e kiwi) mentre per i prodotti trasformati, sono numerose le produzioni destinate all'export come vino, caffè e prodotti dell'industria dolciaria.

Tra le regioni italiane, il Piemonte è quella che più investe nell'industria elettronica, storicamente legata alla Olivetti di Ivrea. Nel settore terziario, assumono importanza le attività bancarie ed assicurative, il commercio, l'editoria e il turismo alpino e lacustre.

Adriano Olivetti nasce l’11 aprile 1901 a Ivrea. Sette anni più tardi il padre Camillo fonda la Olivetti, “la prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere”. Dopo la laurea in Ingegneria chimica industriale al Politecnico di Torino, nel 1924 Adriano inizia l’apprendistato in fabbrica, come operaio. Al rientro da un viaggio negli Stati Uniti, dove visita più di cento fabbriche, propone al padre un ampio programma per modernizzare l’attività e l’organizzazione. Intanto lavora alla prima macchina per scrivere portatile, la MP1, uscita sul mercato nel 1932. In quello stesso anno Adriano assume il ruolo di direttore generale. Nel 1938 subentra al padre come presidente.

Il 27 febbraio 1960 Adriano Olivetti prese alla stazione di Arona il treno che, attraversando il Passo del Sempione, avrebbe dovuto portarlo a Losanna. Dopo il confine svizzero, nei pressi di Aigle, verso le 22.14 fu colto da un'improvvisa emorragia cerebrale.

Le rinnovabili coprono oggi il 18,7% del consumo piemontese, il dato più alto finora registrato. Per l'elettricità, la principale fonte rinnovabile è l'idroelettrico con il 66,5%, seguito dal solare fotovoltaico con il 16,5%.

LA CUCINA PIEMONTESE

Una cucina che affonda le sue origini nelle usanze contadine, ma che ha saputo elevarsi fino alle prestigiose tavole sabaude e internazionali con ricette complesse.

I piatti tipici piemontesi sono un vero tripudio di profumi e sapori intensi, che riflettono la particolare conformazione del territorio e la millenaria cultura enogastronomica che, nel tempo, ha creato delle vere eccellenze, apprezzate a livello mondiale.

Il vitello tonnato è uno degli antipasti più tipici della tradizione piemontese. La sua origine è molto antica e legata alla tradizione contadina, in particolare delle Valli Cuneesi, dove nel XVIII si diffuse la moda di cucinare “alla maniera del tonno”, anche se questo particolare ingrediente non veniva di fatto utilizzato nella ricetta originale, perché molto pregiato. Fu Pellegrino Artusi verso la fine dell’Ottocento ad introdurre il tonno nella ricetta del vitello tonnato, unendo il gusto della carne a quello del pesce. Secondo la tradizione culinaria piemontese, il vitello tonnato viene preparato esclusivamente con un particolare taglio di carne, il girello di fassona, che viene marinato nel vino bianco e diversi aromi per essere successivamente lessato, sempre nel liquido di marinatura. Una volta cotta, la carne viene tagliata a fettine sottili e ricoperta con una “salsa tonnata” a base di tonno, capperi, acciughe e tuorli d’uovo.

Il piatto, che può essere servito freddo sia come antipasto sia come secondo, è una delle numerose specialità della cucina piemontese.

L’insalata russa è uno degli antipasti più tipici e diffusi della cucina italiana e, soprattutto, piemontese. Si tratta di un misto di verdure lessate, come carote, patate e piselli, a cui viene aggiunta abbondante maionese. L’origine della ricetta dell’insalata russa non è certa, ma sicuramente divenne molto popolare tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, grazie alle opere di Pellegrino Artusi e Ada Boni. Secondo alcune fonti, la paternità della ricetta sarebbe da attribuire al famoso cuoco Lucien Olivier, che l’avrebbe proposta ai commensali del celebre ristorante Hermitage di Mosca in una versione che comprendeva anche carne fredda, salsiccia, prosciutto, tartufo e uova sode. Visto il successo ottenuto dal ristorante, la ricetta venne mantenuta a lungo segreta. Un dipendente del ristorante Hermitage svelò la ricetta, quando andò a lavorare presso la cucina di un concorrente, ma non riuscì ad ottenere lo stesso apprezzamento, perché venivano utilizzati ingredienti di qualità inferiore. Successivamente, la ricetta dell’insalata russa venne pubblicata da alcune case editrici e subì numerosi cambiamenti, fino alla versione attuale.

Altri studiosi, ritengono che l’insalata russa abbia un’origine più antica e sia arrivata in Francia, grazie a Caterina de’ Medici, che portò con sé la ricetta e l’intera equipe di cuochi della corte medicea quando si trasferì nel Paese Transalpino nel 1533, mentre altri farebbero risalire l’origine di questa gustosa pietanza all’Ottocento, quando sarebbe stato proposta alla corte sabauda in occasione di una visita dello Zar in Italia, il quale l’avrebbe talmente apprezzata da voler portare la ricetta nel suo Paese d’origine.

Il Risotto al Barolo è la perfetta sintesi di due delle più grandi eccellenze piemontesi: il riso e il vino di alta qualità, un primo piatto dal sapore deciso e aromatico, che vede protagonista uno dei vini più pregiati del Piemonte, dal gusto intenso e aromatico. Un vino decisamente forte, le cui sfumature di gusto vengono esaltate dal risotto e dai suoi ingredienti. Per un ottimo risotto, si prepara un soffritto con cipolle, alloro e burro, a cui va aggiunto il riso, che andrà leggermente tostato e sfumato con un bicchiere di Barolo, preferibilmente giovane. Una volta portato a cottura, il risotto va bagnato con brodo di carne bollente e mantecato con burro e formaggio grattugiato.

Durante il congresso di Vienna del 1814, dove parteciparono tutti gli stati più potenti d'Europa, con l'obbiettivo di ridisegnare la carta dell'Europa dopo la fine delle guerre Napoleoniche

Durante questa conferenza vennero fissati i confini degli stati Italiani, l'Italia si ritrovò per l'ennesima volta frantumata in tanti piccoli staterelli, solo il Regno di Sardegna, il Regno delle due Sicile e lo Stato Pontificio erano veramente indipendenti, il Lombardo-Veneto era sotto il dominio Austriaco come altri piccoli stati dell'Italia centro-settentrionale. Negli anni '20 dell '800 cresceva la voglia di unirsi e scacciare quelle potenze Europee che tenevano in pugno l'Italia, come per l'appunto l'Austria.

Le persone più calme e rilassate pensavano che il Re e i principi d'Italia si sarebbero dovuti unire sotto una confederazione con a capo il Papa, i democratici invece pensavano che solo una rivoluzione popolare avrebbe potuto portare a uno stato unito, democratico e repubblicano.

Tra questi c'era Giuseppe Mazzini che nel 1831 fondò un'associazione: "La giovine Italia", "la Giovine Italia naque a Marsiglia dove Mazzini era in esilio, con l'obbiettivo di trasformare l'Italia in una repubblica democratica unitaria, l'associazione era una grande trovata per i giovani di: Liguria, Piemonte, Emilia e Toscana, all'insurrezione di Genova partecipa anche Giuseppe garibaldi, tuttavia questi primi moti si conclusero con diversi arresti e nulla di fatto, nel 1831 l'insurrezione scoppierà anche a Modena e a Parma.

Il 17 Marzo a Venezia ci fu una grande manifestazione popolare per liberare i detenuti politici, tra cui il capo dei democratici "Daniele Manin" che scaccia gli Austriaci e rifonda la Repubblica di "San Marco" .

Anche Roma insorse ma contro il Papa che si rifugiò a Napoli, così il 9 Febbraio 1849 naque la Repubblica di Roma, che, però finì il 4 luglio 1849 poiché i Francesi assediarono Roma bombardandola a suon di cannonate, durante l'assedio morì anche Goffredo Mameli.

Questi avvenimenti fecero una paura tremenda al vice governatore di Milano, che decise di costruire una guardia civica per presidiare la città sotto il comando del maresciallo Radetzky.

Nonostante questo la popolazione insorse nel 1848: le famose "5 giornate di Milano".

Sulle 5 giornate di Milano si raccontavano cose orribili : gli Austriaci infilzano i bambini sulle baionette, sventrano le donne incinte, bruciano viva la gente, si racconta che ci furono soldati Austriaci a cui hanno trovato nello zaino mani di donna mozzate cariche di anelli.D'altra parte ai soldati Austriaci i loro ufficiali spiegano di non farsi prendere prigionieri, perché ai prigionieri le donne italiane cavano gli occhi. La cosa particolare è che queste atrocità sono praticamente tutte inventate, nell'800 nelle guerre tra paesi europei queste cose non succedevano o succedevano pochissimo, ma la propaganda le inventava. E' anche il contrario di quello che è successo quando dopo la II guerra mondiale i deportati dei campi di concentramento parlarono delle atrocità subite nei campi dai nazisti, perché queste cose sono così spaventose che la propaganda setssa non ci crede: lo sterminio degli ebrei le camere a gas, la gente non ci può neanche credere. Invece nell'800 è il contrario: la propaganda si inventa di tutto e la gente se lo beve, noi oggi sappiamo che in realtà non succedeva, ma l'odio era tangibile e dopo 5 giorni Radetzky si rende conto che deve abbandonare Milano, scrive a Vienna: "Questa è la più terribile decisione della mia vita, ma non posso tenere più a lungo Milano, tutto il paese è in rivolta (tutte le città del lombardo-veneto), sono minacciato alle spalle dai piemontesi, (perché Carlo Alberto non ha ancora dichiarato guerra ma avendo dichiarato lo statuto si sa da che parte sta), possono rompere tutti i ponti alle mie spalle, non so niente di ciò che accade alle spalle dell'esercito". Alcuni ufficiali Austriaci dichiarano che per dei soldi sono pronti a consegnare Radetzky, il governo provvisorio di Milano ci pensa e Carlo Cattaneo è l'unico che dice : TIRIAMO FUORI I SOLDI SUBITO!, gli altri dicono che non è una cosa da gentiluomini: "il Radetzky lo prenderemo lo stesso".

il 22 Marzo Radetzky abbandona Milano, il 23 Marzo Carlo Alberto dichiara guerra all'Austria: inizia ufficialmente la I guerra d'indipendenza, anche gli altri stati Italiani mandarono rinforzi da tutte le parti.

Contemporaneamente gli abitanti dei ducati della Lombardia e di Venezia votarono per l'annessione al Regno di Sardegna, ma la situazione era destinata a cambiare drasticamente, questo perché Papa pio IX dichiarò di non voler fare la geurra a uno stato cattolico (in realtà era perché l'Austria aveva minacciato uno scisma dalla chiesa cattolica) di conseguenza il Regno delle due Sicile lo stato pontificio e la Toscana ritirarono le proprie truppe, indebolendo l'esercito Piemontese, il 23 Marzo le truppe Piemontesi si arresero a Novara, la sera stessa Carlo Alberto abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II, il giorno seguente fu proprio lui a firmare l'armistizio del vignale, con esso il Piemonte rinunciò ad ogni pretesa verso la Lombardia e si impegnò a risarcire l'Austria per i danni della guerra.

Sembrava non essere cambiato niente ma Vittorio Emanuele II a differenza degli altri stati Italiani mantenne lo statuto, ed è in questo contesto che decise di entrare in scena Camillo Benso conte di Cavour, grande uomo d'affari Cavour divenne l'uomo più ricco del Piemonte e ministro dell'economia, ma a Cavour questo non bastava e con qualche sotterfugio mise fuori dai giochi Massimo d'azeglio sottraendogli l'incarico.

da I ministro Cavour modernizzò il Piemonte in particolare con le ferrovie ma allo stesso tempo indebitò pesantemente il paese, Cavour decise di partecipare alla guerra di Crimea con cui strinse un rapporto di amicizia con l'imperatore francese Napoleone III, il pragmatismo di Cavour fu disprezzato da Mazzini e Garibaldi : memori dell'assedio di Roma, nemmeno Vittorio Emanuele sopportava Cavour per via delle sue ingerenze.

Napoleone III e Cavour si incontrarono in segreto a Plombières e strinsero un accordo: Napoleone III avrebbe combattuto l'Austria al fianco del Piemonte che avrebbe avuto l'Emilia, la Romagna, la Lombardia, il Veneto e il Friuili, mentre la Francia si sarebbe presa le regioni di Savoia e Nizza, inoltre avrebbe formato un regno in centro Italia con un parente di Napoleone III, mentre Roma sarebbe rimasto uno stato a sé, così si sarebbe creata una confederazione Italiana con a capo il Papa che doveva essere una specie di Re dei Re.

Visto che Napoleone III non voleva essere il I ad attaccare, Cavour mosse le truppe al confine per provocare gli Austriaci, che ci cascarono con tutte le scarpe, l'Austria dichiara guerra al Regno di Sardegna, questo fu l'inizio della II guerra d'indipendenza.

VS

A guidare le truppe Austriache non c'era più Radetzky (morto l'anno prima a 91 anni), al suo posto c'era il conte Gyulay, le sue truppe erano 2 volte più numerose rispetto a quelle Piemontesi, sentendosi in vantaggio Gyulay si mosse con calma, le truppe Sabaude dovevano difendersi fino all'arrivo dei Francesi, per rallentare il nemico si decise di allagare il vercellese che era pieno di risaie e funzionò visto che le truppe Austriache ci rimasero impantanate.

Nel frattempo i Francesi si stavano muovendo rapidamente grazie ai treni voluti da Cavour, arrivando molto prima di quanto Gyulay si aspettasse, iniziò così il contrattacco.

Da nord attaccò Garibaldi che era diventato generale Piemontese avendo offerto i suoi servigi al Re come nel '48, per evitare l'errore di suo padre, Vittorio decise di arruolare Garibaldi, ma un vile Repubblicano non poteva certo comandare l'esercito, così a Garibaldi venne ordinato di attaccare gli Austriaci dalle Alpi con solo una manciata di volontari,

questo corpo chiamato "cacciatori delle Alpi"si mosse da Varese verso est dando del filo da torcere agli Austriaci nonostante l'inferiorità numerica.

Vittorio Emanuele e Napoleone III attaccarono dalla pianura, e, vittoria dopo vittoria costrinsero gli Austriaci a rifugiarsi nel famigerato quadrilatero, lì arrivò l'imperatore Austriaco Francesco Giuseppe che, stanco delle umiliazioni cacciò Gyulay e prese il comando dell'esercito personalmente

GYULAY SEI FUORI!

L'imperatore Austriaco a questo punto ordinò il contrattacco uscendo dal quadrilatero, i due eserciti non si aspettavano di incontrarsi nell'area di Solferino, e così iniziò una battaglia caotica, Vittorio attaccò da San Martino e vinse,ma lo scontro più importante era a sud tra i due imperatori

Napoleone III vinse la battaglia di Solferino (una tra le più imponenti e sanguinose dell'intero risorgimento).

Ciò andò contro gli accordi stretti con Cavour, Napoleone III lo fece perché la battaglia ebbe tantissime vittime e perché gli stati del Centro-Nord erano insorti (all'inizio della guerra) e chiesero l'annessione al Piemonte, queste proteste erano state fomentate da agenti segreti di Cavour

OUI

che ne dici di un armistizio?

OPS...

Vittorio Emanuele firmò riluttante l'armistizio di villafranca, il Piemonte ottenne la Lombardia mentre il veneto rimase agli Austriaci, inoltre i paesi insorti sarebbero tornati ai loro vecchi sovrani.

Da Torino un furibondo Cavour si precipitò a villafranca e si chiuse in una stanza con Vittorio Emanuele: Cavour si dimise da I ministro ( con immensa gioia da parte di Vittorio),

terminò così la II guerra d'indipendenza.

La guerra sembrò un fallimento per il Piemonte, ma il Centro-Italia rifiutò le condizioni dell'armistizio e chiese di unirsi al Regno Sabaudo, si arrivò ad uno stallo e Vittorio fu costretto a richiamare Cavour: questi giunse al compromesso che Emilia-Romagna e Toscana si sarebbero unite al Piemonte, mentre in cambio le regioni di Savoia e Nizza sarebbero andate alla Francia, questo scambio fu molto sofferto per Vittorio Emanuele e Garibaldi: sebbene fosse una regione francofona la Savoia era la terra d'origine della casata di Vittorio Emanuele, Nizza invece era la città Natale di Garibaldi.

Gli ultimi eventi scossero l'intera penisola e le speranze di unire l'Italia si stavano facendo sempre più concrete.

La Sicilia tentò ancora di insorgere contro il Regno Borbonico ma fallì, Garibaldi decise quindi di entrare in azione, grazie alle sue imprese Garibaldi era già diventato una leggenda vivente, migliaia di persone si sarebbero immolate per lui. Egli cominciò ad arruolare volontari provenienti da tutta Italia e il governo Piemontese cominciò a preoccuparsi.

Cavour e i leader d'Europa restarono scioccati, Garibaldi arruolò 1000 volontari facendogli indossare delle camicie rosse, salpò da Quarto con 2 navi tra il 5 e il 6 Maggio 1860, ebbe così inizio la spedizione dei 1000.

VADO IN SICILIA

CHE STAI FACENDO?

Garibaldi sbarcò l'11 maggio a Marsala e affrontò subito le truppe Borboniche a Catalafimi, vincendo, i siciliani iniziarono a schierarsi con le camicie rosse mentre il Piemonte mandava aiuti di nascosto, la Sicilia fu conquistata il 2 mesi e Garibaldi ne divenne il dittatore temporaneo, così Garibaldi riprese la sua inarrestabile avanzata, l'esercito borbonico era ormai allo sbando e Garibaldi giunse alla capitale delle due Sicilie: Napoli, dove fu accolto trionfalmente, Mazzini si precipitò a Napoli e chiese a Garibaldi di lasciar perdere il Re e di fondare una Repubblica ma Garibaldi, memore dell'esperienza di Roma rifiutò l'offerta, Cavour venne a sapere dei contatti con Mazzini (Mazzini all'epoca era visto come un terrorista dai monarchi), inoltre Cavour temeva che garibaldi avrebbe marciato fino a Roma e questo a Napoleone III non sarebbe affatto piaciuto.

E così Vittorio Emanuele si precipitò verso sud per fermare Garibaldi, durante la sua avanzata conquisto i territori papali dell'est con l'approvazione di Napoleone III, il 26 ottobre avvenne lo storico incontro a Teano, Garibaldi consegnò il Sud-Italia a Vittorio Emanuele e poi tornò nella sua casa a Caprera lasciando ai Sabaudi le ultime battaglie contro i Borbone.

SALUTO IL RE D'ITALIA!

E così dopo 1200 anni l'Italia che veniva definita solo un espressione geografica era uno stato unito e indipendente, ma ufficialmente lo stato si chiamava ancora Regno di Sardegna, e fu così che il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II proclamò la nascita del Regno d'Italia. Nonostante mancassero ancora alcuni territori italofoni tutti erano convinti che sarebbe stata solo una questione di tempo, il triveneto e alcune citta dalmate erano ancora in mano all'Austria, ma la città più importante e destinata a diventare la capitale Roma, era ancora sotto il controlloo di Papa pio IX, due mesi dopo morì Cavour.

Qualche anno dopo arrivò l'ambiziosa Prussia di Otto von Bismark che propose al Regno d'Italia di unirsi ad una geurra contro l'Austria, inutile dire che accettò subito: QUESTO FU L'INIZIO DELA III GUERRA D'INDIPENDENZA.

VS

Essendo impegnata su 2 fronti l'Austria poté affrontare l'Italia con solo parte delle sue truppe, e ovviamente si schierò nel famigerato quadrilatero

L'esercito Italiano si divise il 2 armate, una comandata da Cialdini l'altra dalla Marmora, l'ordine era quello di attaccare contemporaneamente su 2 fronti.

LA MARMORA

CIALDINI

Garibaldi era stato mandato mandato a combattre sulle alpi trentine solo con dei volontari

La Marmora entrò nel quadrilatero e incontrò gli Austriaci a Custoza, aveva la possibilità di vendicare la battaglia di Custoza persa da Carlo Alberto nel '48, ma perse e si ritirò, Cialdini invece si spaventò i si rifiutò di oltrepassare il Po, Vittorio Emanuele e la Marmora gli intimarono di passare il fiume, Cialdini decise finalmente di muoversi, ma non oltre il Po, verso Bologna.

Nelfrattempo a nord nel fronte settentrionale i Prussiani sbaragliarono gli Austriaci a Sadowa, di conseguenza gli Austriaci furono costretti a spostare molte delle loro truppe a nord

I Prussiani intimarono all'Italia di attaccare, ma gli Italiani avevano paura di subire un altra umiliante sconfitta, finalmente Cialdini decise di avanzare verso il Po, ma poi si fermò a Rovigo, a Ferrara si tenne un consiglio di guerra tra il Re e i generali: la Marmora fu destituito e Cialdini assunse il comando dell'esercito con l'ordine di marciare immediatamente verso l'Isonzo, l'esercito di Cialdini si mosse senza incontrare alcun'ostacolo perché ormai le truppe Austriache si erano ritirate.

CIALDINI

LA MARMORA VIENE DESTITUITA

CIALDINI

Nelfrattempo Garibaldi stava avanzando lentamente verso le alpi, vinse la battaglia di Bezzecca ma con grosse perdite, questa fu l'unica vera vittoria Italiana della guerra oscurata però dalle altre umilianti sconfitte.

Trento era ormai ad un passo con gli Austriaci che avevano già le valigie pronte, ma la pazienza dei Prussiani era ormai finita e questi ordinarono agli Italiani di fermarsi altrimenti se la sarebbero vista da soli con gli Austriaci, e così Garibaldi ricevette un telegramma con l'ordine di ritirarsi, deluso e arrabbiato rispose con solo una parola: OBBEDISCO, e si ritirò.

CIALDINI AVEVA MANDATO DEI RINFORZI AL FRONTE

Nei giorni successivi si tenne l'armistizio di Cormons, e l'Italia nonostante le sconfitte ottenne il veneto e il friuili poiché faceva parte della fazione vittoriosa, il Trentino e Trieste invece rimasero agli Austriaci, fu così che terminò la III guerra d'indipendenza.

Nel 1870 scoppiò la guerra Franco-Prussiana, i Prussiani vinsero i Francesi a Sedan, a causa di questa umiliante sconfitta Napoleone III fu deposto e in Francia tornò la Republique Française.

Visto che non c'era più Napoleone III e il suo esercito a proteggere il Papa si poteva prendere Roma.

L'ITALIA FECE DUE CALCOLI

E così l'esercito Italiano si mosse verso Roma riuscendo a sfondare le mura con la breccia di porta pia, la città fu conquistata facilmente e divenne la capitale del Regno d'Italia.

A Pio IX rimase solo la basilica di San Pietro e il colle Vaticano.

IL PAPA E LO STATO ITALIANO NON SI RICONOSCEVANO A VICENDA, LO STALLO SI SAREBBE RISOLTO SOLO NEL 1929 CON I PATTI LATERANENSI

FONTI: GlobalGeografia.com, gitefuoriportainpiemonte.it, Alessandro Barbero: -Prima guerra d'indipendenza - Seconda guerra d'Indipendenza - Terza guerra d'Indipendenza - Pensare d'Italia: Garibaldi - Pensare d'Italia: Cavour - Pensare d'Italia: Vittorio Emanuele II - Cavour e Garibaldi