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Eugenio Montale Spesso il male di vivere ho incontrato

Elisa Fagioli

Created on May 20, 2022

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Transcript

Spesso il male di vivere ho incontrato

E una poesia che fa parte della raccolta Ossi di Seppia Il testo risale al 1924.

I Temi Chiavi

  • il malessere esistenziale che si manifesta negli aspetti più comuni della natura
  • il distacco e l’indifferenza di fronte alla miseria del mondo

Metro: due quartine composte da endecasillabi, ad eccezione del verso finale, che consta di due settenari, di cui il primo sdrucciolo. Le rime sono ABBA e CDDA.

Spiegazione :

Nella prima strofa, che corrisponde ad una quartina, il termine principale è “male“; intorno a questo ruotano le immagini: il ruscello che non riesce a scorrere, la foglia inaridita che si accartoccia su se stessa, il cavallo sfinito che stramazza a terra. Nella seconda strofa il poeta mette in risalto i simboli del “bene”: la statua che si erge silenziosa, la nuvola sospesa nel cielo, il falco in volo in uno spazio indefinito e lontano. Al “bene” il poeta affianca un altro stato d’animo che contraddistingue l’esistenza umana: l’indifferenza. Montale parla di indifferenza attribuendole la maiuscola perché secondo il suo punto vista rappresenta l’unico rimedio al male di vivere. Il restare indifferenti dinanzi alle difficoltà e al male della vita permette di non soffrire, adottando il giusto grado di distacco verso gli accadimenti. Poiché “il vivere stesso è il male” non esistono soluzioni per combatterlo, tranne che adottare la “miracolosa” indifferenza di cui abbiamo detto prima.

Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

Il male di vivere é la sintetica definizione del malessere esistenziale dell'uomo contemporaneo. Il male, la sofferenza,il dolore, costituiscono una nota costante della vita che tormenta tutti gli esseri, animati e inanimati, accomunati dalla pena esistenziale del vivere. L'unica possibilità é l'indifferenza, ossia il distacco degli eventi, il non coinvolgimento da tutto ciò che avviene, da quello che circonda

Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

Parafrasi:

( vv. 1-4) Ho incontrato spesso il male connaturato alla vita, era il ruscello impedito che gorgoglia nel suo scorrere, era l’accartocciarsi della foglia secca, era il cavallo caduto perché stroncato dalla fatica. ( vv. 5-8) Non conobbi alcuni altra forma di bene, all’infuori del dono meraviglioso e divino che permette l’indifferenza, propria della divinità: era la statua con la sua immobilità sotto la canicola nell’ora pomeridiana, era la nuova eterea e sospesa, era il falco che si staglia libero nel cielo.

Analisi Metrica :

Due quartine di endecasillabi sciolti, tranne l'ultimo che é un verso marteliano.

A Spesso il male di vivere ho incontrato:B era il rivo strozzato che gorgoglia, B era l’incartocciarsi della foglia A riarsa, era il cavallo stramazzato. C Bene non seppi, fuori del prodigio D che schiude la divina Indifferenza: D era la statua nella sonnolenza A del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

EndecasillaboEndecasillabo Endecasillabo Endecasillabo

EndecasillaboEndecasillabo Endecasillabo Settenario più settenario

Analisi Retorica