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ciconi e lotofagi
SOFIA DIMARTINO
Created on March 24, 2022
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Transcript
I viaggi di Ulisse
La Terra dei Ciconi e la Terra dei Lotofagi
Sofia di martino matilda sangiorgi Alessandra puglisI Martina martino
La terra dei Ciconi
Dove si trova?
La terra dei Ciconi si trova sulle coste della Tracia, la parte più settentrionale dell'Egeo
L'assalto a Ismara
Per prima cosa, si diresse verso Ismara, capitale del regno dei Ciconi, per cercare le provviste necessarie per il viaggio. Il re e i suoi uomini saccheggiarono e distrussero la città uccidendo molti guerrieri Ciconi e facendo prigioniere le loro donne.
Il sacerdote Marone
Ulisse fece irruzione anche nella casa di un vecchio di nome Marone, ma dopo essersi reso conto che si trattava di un sacerdote si astenne dal fargli del male. Marone per sdebitarsi regalò a Ulisse oggetti preziosi e dodici anfore di vino, con un otre del quale l'eroe itacese avrebbe in seguito ubriacato il ciclope Polifemo. Ulisse disse ai suoi uomini di affrettarsi, ma invece essi si fermarono a consumare le carni e il vino di cui avevano fatto bottino. Furono sorpresi da un esercito cicone, radunatosi per contrattaccare. Le donne dei Ciconi poterono così mettersi in salvo mentre Odisseo fu costretto a salpare dopo aver perso sei uomini
Curiosità
Il vino donato da Marone a Odisseo era talmente forte che se ne versava una tazza piena su venti misure d'acqua, mentre invece il ciclope Polifemo lo berrà senza mescolarlo con acqua; questo per i greci è sintomo di inciviltà perché le persone civili bevono il vino mescolato con l'acqua, anche perché loro utilizzavano un vino di forte gradazione alcolica.
Da Ilio il vento mi spinse e portò dai Ciconi, ad Ismaro: li saccheggiai la città, annientai gli abitanti. Prendemmo le spose e molte ricchezze dalla città, le dividemmo, perchè nessuno partisse privato del giusto. Io allora dissi che dovevamo fuggire con rapido piede, ma quegli sciocchi non mi diedero ascolto. Si bevve laggiù molto vino, molte greggi sulla riva sgozzavano, e buoi dal passo e dalle corna ricurve. I Ciconi andarono lontano a chiedere aiuto dai Ciconi che erano loro vicini, più numerosi e più forti, che nell'interno abitavano e sapevano battersi coi nemici del carro e, dove occorreva, appiedati. Arrivarono, come spuntano in primavera le foglie e i fiori, al mattino: allora la mala sorte di Zeus fu a fianco a noi, sciagurati, perché patissimo molti dolori.
Attaccarono battaglia schierati presso le navi veloci, gli uni colpivano gli altri con le aste di bronzo. Finché era ancora mattino e il sacro giorno cresceva, resistemmo, benché fossero più numerosi: ma quando il sole raggiunse l'ora che fa sciogliere i buoi, i Ciconi, sopraffatti gli Achei, li piegarono. Perirono sei compagni dai saldi schinieri per ogni nave: noi altri sfuggimmo alla morte e al destino. Navigammo oltre, da lì, col cuore angosciato, sollevati da morte, perduti i cari compagni. Ma non avanzarono oltre le navi veloci a virare, finché, per tre volte, non invocammo ciascuno dei miseri che erano morti sul campo sopraffatti dai Ciconi.is ready to
Chi erano i ciconi?
Secondo l'Eneide, tra i molti alleati di Priamo che dopo la caduta di Troia si uniscono a Enea, ci sono anche alcuni Ciconi, tre dei quali - provenienti da Ismara - cadono nella guerra contro gli italici, per mano del giovane principe sabino Clauso.
Il popolo dei ciconi è presente anche nell'Iliade, sotto la guida di Eufemo. Rappresenta la prima tappa del viaggio di Odisseo dopo la vittoria su Troia. Sono i Ciconi a donare all'eroe il vino che servirà a stordire il ciclope. Forse i Ciconi erano un popolo presente anche in tempi storici, visto che lo storico greco Erodoto li cita come una delle popolazioni incontrate dal re Serse durante la guerra dei Medi.
La tempesta
La flotta di Ulisse, si imbatte in una terribile tempesta causata da Poseidone, il Dio dei mari, presso Capo Malea (a sud-est del Peloponneso) che dura ben nove giorni e che fa perdere ai naviganti l’orientamento.
Successivamente, approderanno sulla terra dei Lotofagi
Seconda tappa: la terra dei Lotofagi
dove si trova?
Viene collocata da alcuni sulle coste dell'attuale Libia, da altri sull'isola di Djerba (Tunisia).
Dopo aver navigato per un po’ di tempo, Ulisse ed i suoi compagni approdarono sulla terra dei Lotofagi, i cui abitanti, ospitali ma insidiosi, si cibavano esclusivamente dei frutti del fiore di loto. Ulisse mandò in avanscoperta alcuni dei suoi uomini ma questi non fecero più ritorno, quindi decise di andare a cercarli e scoprì che erano in preda agli effetti del loto.
Infatti, dopo aver mangiato i frutti di questo fiore, essi perdettero la memoria e la volontà di far ritorno alle navi. Ulisse legò i suoi compagni e li imbarcò a forza; subito dopo fuggì da questa terra riprendendo la navigazione.
Secondo Erodoto
Oltre all'Odissea, Erodoto è la seconda fonte importante sui Lotofagi. Secondo Erodoto i Lotofagi abitano il promontorio davanti al paese di Gindani. Vivono del frutto del loto, grande all'incirca quanto quello del lentisco, ma per dolcezza assai simile al frutto della palma. Da tale frutto i lotofagi ricavano anche un vino inebriante. La localizzazione dei lotofagi ha sempre creato pareri discordi ed è stata oggetto di ricerca non solo per i geografi, ma anche per i botanici. Alcuni pensano che i lotofagi omerici siano frutto di fantasia, altri un popolo di origine africana probabilmente tunisino.
Etimologia
Il termine ''lotofagi'', in greco antico Λωτοφάγοι lotophágoi, deriva da λωτός lotós "loto, frutto del Nordafrica" e φαγεῖν phageîn "mangiare"
''Mangiatori di loto''
Per nove giorni fu spinto dai venti funesti sul mare pescoso (ricco di pesci): al decimo giorno arrivammo presso i Lotofagi, che mangiano un cibo di fiori. Scendemmo li a terra e acqua attingemmo: subito presero il pasto accanto alle navi veloci, i compagni. Dopoché fummo sazi di cibo e bevanda, allora io mandai dei compagni a indagare chi fossero gli uomini che in quella terra mangiavano pane, scelti due uomini e aggiunto come terzo un araldo. Costoro partirono e subito furono in mezzo ai Lotofagi. Non meditavano la morte ai nostri compagni i Lotofagi, ma gli diedero da mangiare del loto.
E chi di essi mangiava il dolcissimo frutto del loto non aveva più voglia d'annunziare e tornare, ma preferiva restare li tra i Lotofagi a cibarsi di loto, a obliare il ritorno. A forza condussi costoro, piangenti, alle navi e trascinati lì nelle navi ben cave li legai sotto i bagli; poi agli altri fedeli compagni ordinai di salire rapidamente sulle navi veloci, perché nessuno, mangiando loto, obliasse il ritorno. Essi si imbarcarono subito e presero posto agli scalmi e sedendo in fila battevano l'acqua canuta (bianca di spuma) coi remi.
Il loto
"Sulla terra dei Lotofagi, gli uomini di Ulisse, sembrano aver raggiunto il paradiso, la possibilità di fuggire dai dolori di un viaggio che non offre più speranze. Ma quella sensazione di felicità è in realtà solo un'illusione che copre la tristezza nei loro cuori. Ulisse, li riprende con sé, riportandoli alla ragione, perché in lui arde sempre il senso del dovere e la speranza di riportare tutti in patria”.
In molti si sono chiesti quale pianta fosse il loto citato da Omero, il germoglio con il potere di generare l’oblio. Sono state fatte varie ipotesi: scartato il fiore di loto, pianta asiatica dal nome scientifico Nelumbo lucifera, si è pensato all’oppio. Ultimamente la maggior parte dei commentatori converge sulla convinzione che si tratti di Ziziphus lotus, nome arabo della pianta di giuggiolo, dai cui frutti si può ottenere una bevanda alcolica dagli effetti inebrianti. La pianta era conosciuta anche da Egizi e Fenici. Erodoto la cita nelle “Storie”, paragonando le giuggiole ai datteri ed esaltando il vino che si ottiene dalla loro fermentazione.