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Lz. 5 LA CIVILTA' GRECA

Anna Buda

Created on July 1, 2021

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LO SPORT NELLA STORIA DELL'UOMO

I GIOCHI PANELLENICI

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lo sport nella storia dell'uomo

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L'agonistica e la religione

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nascita dei giochiatletici

feste agonali

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Nell'ambito del culto politeistico ebbe origine in Grecia il cosiddetto "CULTO AGONISTICO". Lo scopo era quello di glorificare gli dei, onorandoli con l'organizzazione di agoni (giochi), che rendevano più solenni i riti religiosi. I giochi divennero un'occasione rituale e, allo stesso tempo, agonistica, in cui la vittoria nella competizione costituiva un'occasione simbolica per accostare l'atleta alla divinità.

Il mondo ellenico ospitava centinaia di giochi, alcuni di importanza PANELLENICA (di tutta la Grecia), altri di rilievo solamente locale. ovunque, gli ingredienti di base delle celebrazioni erano gli stessi; - da una parte i riti religiosi con le processioni, i sacrifici, le offerte votive, le preghiere; - dall'altra, le feste agonistiche con i loro giochi. Sia che si trattasse di agoni musicali, di arte, di danza o di pittura, sia che si disputassero gare atletiche, al centro di queste attività c'era sempre l'agòn, CIOE' l'agonistica.

Bisogna definire bene il significato che gli antichi greci davano all' agòn, cioè alle competizioni regolate da norme. "L'importante è partecipare, non vincere". proclamerà il fondatore dell'olimpismo moderno, Pierre de Coubertin. "L'importante è vincere". era, invece, la regola basilare dell'agonismo greco. solo la vittoria dava la gloria, accostava gli atleti agli dei. Non esisteva il "podio", non erano previsti riconoscimenti per il secondo e terzo classificato. Non essere primo significava perdere; la sconfitta era considerata un'infamia, un disonore.

Questa caratteristica dell'agonistica greca era collegata alla tradizionale concezione dell' uomo eroico, così come veniva celebrato nei tempi arcaici. "O corona o morte" gridavano gli atleti prima di scendere in campo all'epoca dell'occupazione romana. Nelle imprese degli antichi atleti, non trovava posto il moderno concetto dI fair play. Altro elemento dell'agonistica greca era l'assenza, nei programmi dei GIOCHI, delle gare a squadra. La vittoria spettava al singolo, la gloria non poteva essere condivisa con i compagni, ma soltanto, come declamavano gli antichi poeti, con la propria famiglia, i propri antenati, la propria gente.

I giochi atletici si svolgevano per commemorare la scomparsa di grandi personaggi, la cui memoria veniva tramandata E ricordata attraverso le imprese degli atleti. avevano lo scopo anche di esorcizzare la morte, di conseguenza, secondo le antiche credenze, gli atleti che gareggiavano nei giochi traevano vigore proprio dagli eroi scomparsi, in onore dei quali si svolgevano le competizioni. Ebbe così origine il culto agonistico che metteva in contatto il mondo della religione con quello dell'atletica, conferendo alle gare un carattere di sacralità.

Per individuare un periodo ben determinato in cui collocare la nascita dei giochi atletici nell'antica Grecia, si fa riferimento a fonti letterarie. La descrizione più antica di competizioni appare nel XXIII libro dell'Iliade, che offre una minuziosa rappresentazione delle gare organizzate da Achille, sotto le mura di Troia assediata, per accompagnare i riti funebri celebrati in onore di Patroclo, ucciso in duello da Ettore.

+ INFO

Lo stretto nesso tra l'agonismo e la religione diede origine alle principali feste agonali organizzate nell'antica Grecia: i GIOCHI PITICI, ISTMICI, NEMEI, PANATENAICI e, soprattutto, i GIOCHI OLIMPICI.

01

giochi pitici

citta' di delfi

02

giochi istmici

citta' di corinto

03

giochi nemei

Citta' di argo

04

giochi mINORI

Tra le feste panelleniche grande rilievo ebbero i GIOCHI PITICI, detti anche DELFICI. La loro origine si perde nei tempi, poiché ancor prima della loro istituzione ufficiale si svolgevano a Delfi feste locali, durante le quali si celebravano agoni presso l'oracolo di Apollo Python. Il programma originario prevedeva esclusivamente esibizioni musicali e un premio veniva conferito per il migliore inno ad Apollo, cantato con l'accompagnamento della cetra. Secondo Pausania, mitologicamente, i giochi sarebbero stati istituiti da Apollo per celebrare l'uccisione del terribile serpente Pitone, oppure da Diomede, uno degli eroi achei che presero parte all'assedio di Troia, il quale li avrebbe istituiti in onore di Apollo. ricostruzioni più rigorosamente storiche fanno risalire le origini di queste feste alla celebrazione della vittoria che Delfi riportò nella Prima guerra sacra contro i focesi di Crisa, ricca città ai piedi del Parnaso.

Da quel momento Delfi conobbe un'epoca di prosperità, di cui fu appunto manifestazione l'istituzione nel 590 a.C. delle feste pitiche, uno dei pochi esempi di giochi panellenici a trarre origine da un evento bellico. Le feste, che originariamente si disputavano ogni otto anni, a partire dal 582 a.C. iniziarono a mutare il loro carattere esclusivamente musicale per includere nel programma anche gare atletiche ed equestri. Fu inoltre deciso di farle svolgere con una cadenza quadriennale, nell'agosto del terzo anno di ciascuna Olimpiade e, sull'esempio delle Olimpiche, di proteggerle con la proclamazione di una "tregua sacra" di tre mesi.

I giochi, preceduti dai rituali sacrifici propiziatori, venivano inaugurati con il caratteristico nòmos piticòs. Nella stessa giornata, atleti, giudici, sacerdoti e autorità formavano un corteo che, partendo dalle mura esterne della città, percorreva la via sacra sino al santuario consacrato ad Apollo. Il giorno seguente le feste proseguivano fra competizioni musicali di canto e flauto e concorsi poetici. Seguivano, secondi per importanza, i concorsi ippici. Le corse con i carri, che non comparivano nel programma della prima edizione, furono inserite nel 582 a.C. Le feste si concludevano con altre gare atletiche, che ricalcavano il programma dei Giochi di Olimpia. Il programma fu ampliato nel 498 a.C. con l'introduzione della corsa con le armi, apparsa a Olimpia pochi anni prima e, nel 346 a.C., con il pancrazio per ragazzi, che fece la sua comparsa nei Giochi Olimpici solamente nel 200 a.C.

La direzione dei giochi era affidata a un Comitato composto dalle personalità più accreditate della Lega anfizionica, i quali predisponevano: - il programma, proclamavano la tregua sacra, assicuravano il funzionamento degli impianti, sovrintendevano ai sacrifici e alle cerimonie religiose, esplicavano le funzioni di giudice e presiedevano alle premiazioni. I vincitori erano premiati simbolicamente con la consegna di pomi, frutti sacri ad Apollo e con corone di alloro. I Giochi Pitici ebbero la loro maggiore risonanza nel 4° sec. a.C., quando venne edificato il ginnasio e fu ampliato il programma con l'aggiunta di nuove prove. Con la decadenza delle competizioni olimpiche, si è persa traccia anche delle pitiche. Si ha motivo di ritenere che la loro fine sia stata decretata dall'Editto dell'imperatore Teodosio (392 d.C.) che costituì l'ordine di morte per tutti i culti agonistici dell'antichità greca.

delfi

Delfi era arroccata tra i dirupi rocciosi del versante meridionale del monte Parnaso, a strapiombo su una distesa di olivi che si allargava sino alle acque del golfo di Corinto.

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Corinto ospitò i Giochi Istmici nell'epoca in cui era il più grande centro di scambi commerciali dell'intera Grecia. Le varie leggende circa l'origine di queste competizioni sono legate, direttamente o indirettamente, a Poseidone dio del mare e delle forze occulte della terra, venerato soprattutto lungo le coste e nelle isole dell'Egeo. Un frammento di una tavola rinvenuto nell'isola di Paro porterebbe a collocare l'istituzione delle Istmiche addirittura intorno al 12° sec. a.C. Sarebbe seguita, poi, una lunga sospensione, che durò fino al 582 a.C. A partire dal 581 a.C. i Giochi Istmici ebbero il loro avvio ufficiale, assumendo cadenza biennale, nel secondo e quarto anno di ogni Olimpiade. I Giochi Istmici, nonostante fossero di livello inferiore a quelli Olimpici e a quelli Pitici erano caratterizzati da un grande concorso di spettatori ed erano i più frequentati fra tutte le feste panelleniche.

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche e organizzative, scarseggiano gli elementi sia sulla durata delle gare sia sul loro svolgimento. Pausania fornisce solo poche informazioni sui giochi Istmici, gran parte dei concorrenti provenivano da Corinto, Egina, Tebe, Atene e da alcune isole dell'Egeo. La partecipazione di altre pòleis fu probabilmente condizionata dalla politica dei corinzi che cercavano di conservare una certa equidistanza tra Atene e Sparta. Fonti letterarie, come gli epinici di Pindaro e Bacchilide, e i resti di edifici e impianti riportati alla luce nel 19° secolo, nonché la ricca varietà di reperti rinvenuti in particolare tra le rovine del tempio di Poseidone forniscono notizie sul programma dei Giochi. Inizialmente essi prevedevano solo competizioni atletiche ed equestri, ma intorno al 4°-3° sec. a.C. furono introdotti anche agoni musicali.

Come tutti i grandi appuntamenti panellenici, anche le Istmiche si aprivano con un cerimoniale religioso e duravano probabilmente parecchi giorni. Prima dell'inizio delle gare, un corteo di atleti, giudici e sacerdoti percorreva la via sacra e si recava presso il grande altare innalzato in onore di Poseidone. Dopo i sacrifici propiziatori, si procedeva alla cerimonia del giuramento da parte degli atleti e dei giudici. Terminato il rituale, iniziavano i concorsi musicali, retorici e poetici. Seguivano competizioni atletiche, con prove distinte per adulti, giovani e ragazzi. Secondo alcuni autori si svolgevano anche delle regate. Le gare avevano luogo in un' area situata presso il tempio di Poseidone.

Le feste si concludevano con una cerimonia che si svolgeva durante la notte nei pressi del tempio di Melicerte, illuminato da migliaia di fiaccole portate dai fedeli e dal fuoco delle fosse ove si compivano i sacrifici. Le fiamme erano alimentate da tronchi di pino e olio d'oliva. i vincitori delle gare venivano premiati con una corona di pino selvatico. Dal 485 a.C. il pino fu sostituito dall' apio secco, per distinguere il serto dei Giochi Istmici da quello dei Nemei, che era di apio fresco. Le feste Istmiche si interruppero nel 146 a.C., allorché la città fu distrutta dalle truppe del generale romano Lucio Mummio. In conseguenza di questo avvenimento, i Giochi furono trasferiti a Sicione per tornare a Corinto, cento anni dopo, quando la città fu ricostruita per opera di Cesare.

Plutarco tramanda anche una versione discordante, secondo cui l'eroe ateniese istituì le feste per celebrare l'alleanza tra le regioni di Megara e dell'Attica. Secondo lo storico, prima di Teseo, le Istmiche avevano la caratteristica di giochi notturni in quanto si celebravano dopo il tramonto del sole, al lume di fiaccole e di falò. L'eroe attico ne modificò il rituale facendole disputare di giorno come gli altri giochi panellenici; stabilì, inoltre, che gli ateniesi avessero diritto a un posto d'onore negli stadi.

Narra il mito che i primi contendenti dei giochi di Corinto furono lo stesso Poseidone ed Eolo, dio dei venti, che gareggiarono per assicurarsi il dominio sul territorio, arbitro Briareo, figlio di Poseidone, che assegnò l'Acrocorinto a Eolo e l'Istmo al padre.

Plutarco, nella "Vita di Teseo", fa invece risalire la loro fondazione a Teseo, figlio di Egeo re di Atene, il quale, durante il suo viaggio da Atene a Corinto, avrebbe ucciso Scirone, eroe eponimo di Megara, e avrebbe istituito i giochi per ricordare l'impresa compiuta.

Un altro racconto leggendario, secondo cui Teseo avrebbe fondato i giochi in antagonismo con Ercole che aveva istituito quelli di Olimpia, spiegherebbe le ragioni dell'acceso antagonismo tra le due feste, al punto che agli elei, secondo quanto riferisce Plutarco, non era consentito di gareggiare a Corinto.

Corinto

Corinto situata sull'istmo che unisce il Peloponneso al continente. I giochi si svolgevano in un'area boschiva a sud-est dell'istmo di Corinto.

i Giochi Nemei vengono considerati i meno importanti tra le competizioni panelleniche. Organizzati nella valle solitaria ove sorgeva il Tempio di Zeus Nemeo, a metà strada tra Fliunte e Cleone, si ritiene fossero già esistenti prima del 1° millennio a.C. Dopo una lunga stasi, nel 572 a.C. le celebrazioni furono ufficialmente ripristinate e riorganizzate come feste panelleniche. Si svolgevano con cadenza biennale, nel secondo e quarto anno dei Giochi Olimpici. Come per tutte le feste agonali dell'antica Grecia, anche l'origine delle Nemee è legata a uno o più miti. La direzione delle Nemee fu causa di sanguinose dispute tra le città di Cleone e Argo. Originariamente il controllo fu esercitato da Cleone, ma nel 460 a.C. la titolarità dei Giochi passò ad Argo.

I Giochi, che avevano un programma essenzialmente atletico, avevano inizio a metà luglio, ma non se ne conosce la durata. Originariamente si svolgevano solo competizioni di corsa e gare ippiche; solo più tardi, durante l'epoca ellenistica e imperiale, si aggiunsero agoni musicali per suonatori di cedra ed esibizioni riservate ai trombettieri. Una caratteristica tecnica delle Nemee era la distanza da percorrere nella corsa delle armi, che consisteva in quattro stadi, il doppio di quella prevista a Olimpia. La direzione delle gare era affidata a giudici, detti ellanodici come quelli dei Giochi Olimpici. Al contrario dei Giochi Istmici, nei quali prevaleva un tono festoso e quasi mondano, le Nemee erano contraddistinte da una forte caratterizzazione religiosa che le ricollegava alle loro origini funebri.

Tale impronta trovava aderente rappresentazione nell'abbigliamento dei protagonisti: i giudici e i concorrenti indossavano, in segno di lutto, indumenti scuri; anche i riti avevano caratteristica preponderante di culto funerario. Gli atleti partecipanti ai Giochi Nemei erano suddivisi, così come per quelli Istmici, in tre categorie: ragazzi, giovani e adulti; il limite esatto dell'età per ciascuna classe non risulta chiaramente dalle fonti scritte. In epoca imperiale a Nemea, come a Corinto, si costituì una corporazione di atleti professionisti, con nume tutelare Dioniso. Il premio ai vincitori consisteva originariamente in una corona di ulivo selvatico, segno di pace, sostituito in seguito con apio fresco e una foglia di palma. Le Nemee, secondo alcune fonti, sopravvissero all'Editto di Teodosio e continuarono a svolgersi, per un certo tempo, anche dopo la scomparsa delle Olimpiadi.

Le avrebbe istituite Adrasto, uno dei sette eroi che parteciparono alla spedizione contro Tebe, per onorare la memoria di Archemoro, figlio del re di Nemea, assalito e soffocato da un serpente dopo esser stato lasciato incustodito dalla nutrice, allontanatasi per indicare una fonte ai Sette durante la loro sosta nella valle nemea. Parteciparono alle gare tutti e sette i condottieri che si aggiudicarono una prova ciascuno.

Secondo un altro mito, riferito da Bacchilide, i Giochi sarebbero stati fondati da Ercole dopo la prima delle sue leggendarie fatiche, l'uccisione del leone nemeo che infestava la valle aggredendo gli abitanti.

nemea

Non era una città vera e propria, ma un luogo sacro ove sorgevano pochi edifici: un tempio dedicato a Zeus Nemeo, un edificio amministrativo, uno stadio, un ginnasio e un ippodromo che, secondo la descrizione di Pausania, aveva una lunghezza doppia rispetto allo stadio.

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