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maxiprocesso
matildesantangelo.studente
Created on May 26, 2021
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Transcript
IL MAXI PROCESSO CONTRO LA MAFIA
346 condannati
Palermo, 30 gennaio 1992
inviata sul posto Franca Celli
LA MAFIA È STATA FINALMENTE SMASCHERATA
Ecco tutta la verità sul mostro della mafia
La storia del pentito Tommaso Buscetta
Il blitz di San michele
Il pentito che aiutò Falcone
Maxi arresto del 29 settembre 1984
30 GENNAIO 1992, PALERMO.
il 30 gennaio 1992, siamo a Palermo, nell’astronave verde, dove per ben 638 giorni ci sono stati dibattiti per decidere le sorti di 475 capi mafiosi, tra i più importanti qui a Palermo. Sono 7 i mesi impiegati per costruire quest'aula così importante, sotto il tribunale di Palermo. Sono stati presenti qui 200 avvocati difensori per i capi mafiosi, 600 giornalisti che hanno finalmente raccontato all’Italia intera il fenomeno mafioso, che oggi, finalmente, sta venendo domato.
alcone ci aveva visto bene, la mafia è proprio come l’aveva vista lui: unitaria e verticistica, tutto questo è venuto a galla in questi lunghi, lunghissimi mesi di processi e interrogatori, ma è grazie ai pentiti se siamo riusciti a trovare tutti questi dettagli.
STRUTTURA MAFIOSA
AULA BUNKER, PALERMO
TOMMASO BUSCETTA
IL MAFIOSO CHE CONFESò TUTTO
ommaso Buscetta è uno dei più importanti, colui che ha fornito le informazioni fondamentali per portare a conclusione ciò che avevano iniziato Falcone e Borsellino. Buscetta non è uno dei cosiddetti soldati, lui è “Don Masino”, il “Boss dei due mondi”. Arriva in America, fa enormi quantità di denaro vendendo eroina, è il massimo esportatore di droga.
Fino al ‘71 di lui non si sa nulla, è completamente invisibile. Viene catturato dall'FBI e messo in prigione, poi fu rilasciato grazie ad una cauzione. Viene arrestato anche in Brasile, ma riesce a tornare in Italia. La mafia palermitana sta vivendo una forte guerra tra famiglie.
Quella di Buscetta sta perdendo, perde la sua intera famiglia. È questo che lo convince a confessare, ma vuole farlo solo con Falcone.
SOPRA BUSCETTA CHE VIENE CATTURATO DALL'FBI, SOTTO SEMPRE LUI DIETRO LE SBARRE DELL'AULA BUNKER
LA CONFESSIONE A FALCONE
questo che lo convince a confessare, ma vuole farlo solo con Falcone. Rifiuta di parlare finchè non lo portano davanti Falcone e solo lì fa le rivelazioni che hanno svoltato la fermata mafiosa. Il magistrato trascrive tutto ciò che gli dice il mafioso a mano, sotto richiesta dell'interrogato, e, dopo due mesi di interrogatori, crede di avere abbastanza materiale. Buscetta parla di come la mafia è strutturara, scende nei minimi particolari. Descrive il compito che tutti i membri di ogni famiglia ha, dai bambini fino agli anziani. Per il magistrato è solo la conferma di ciò che ipotizzava da tempo. Anche Tommaso Buscetta viene imprigionato, ma ha una pena minore rispetto agli altri.
IL BLITZ DI SAN MICHELE E L'ASSASINIO DI NINNI CASSARà
Mentre iniziava a parlare, nel settembre dell’84, i magistrati, dopo aver cercato scontro, esaminato tutti i documenti bancari e aver rivisto rapporti di polizia, decidono di agire e il giorno di San Michele, ovvero il 29 settembre, vengono arrestate 366 persone e, nell’ottobre dello stesso anno, viene arrestato anche il mafioso Salvatore Contorno e comincia anch’egli a confessare e, un anno dopo circa, si aggiungono altri pentiti. Contorno sembra confermare le dichiarazioni di Buscetta e si scopre anche che tempo prima era riuscito a scampare a un attentato vedendo 35 persone, tra suoi parenti e amici, venire assassinate.
rima ancora di lui dobbiamo ricordare il cosiddetto rapporto dei 162, il più importante lavoro investigativo del maxi processo, senza il quale nulla sarebbe venuto a galla. Ninni Cassarà fu il perno di questa operazione, ma anche una delle vittime. Venne ucciso da Cosa Nostra il 6 agosto 1985. Il suo lavoro, per cui lui e un grande gruppo di investigatori hanno rischiato la vita, venne confermato poi da Buscetta.
L'AULA BUNKER è aFFOLATISSIMA
i contano 707 indagati, di cui 476 vengono processati e 231 considerati senza colpe, quindi successivamente prosciolti. Torniamo ora sul scenario dell’aula bunker: si raggiunge il numero totale di 349 udienze celebrate, durante le quali si verificano decine di interrogatori e il confronto tra Tommaso Buscetta e il cassiere della mafia Pippo Calò, quest’ultimo ne esce particolarmente sconfitto, tanto che i mafiosi che avevano chiesto il faccia a faccia con egli decidono di ripensarci.
Tuttavia, la reazione da parte delle persone nelle gabbie dell’astronave verde (nome assegnato per i giornalisti) non si fanno attendere: entrano in scena proteste, finti malori e le mogli e delle figlie dei boss della mafia danno sfogo alle proprie urla con l’aggiunta di testimonianze drammatiche da parte di altre persone, come ad esempio quella di Vita Rugnetta, che racconta come la mafia abbia portato via suo figlio e decide di sfidare i capi dell’organizzazione criminale mostrando le immagini del ragazzo assassinato.
il dibattimento
La corte quindi è costretta a lavorare a ritmi serrati celebrando udienze ogni giorno, sabati compresi. Il processo d’appello inizia il 22 febbraio 1989, si conclude il 10 novembre 1990 e, alle dichiarazioni di Buscetta e Contorno, si aggiungono altri pentiti, tra cui Antonino Calderone, Francesco Marino Mannoia (nell'immagine a sinistra) e Giuseppe Pellegriti. Con questa sentenza gli ergastoli passarono da 19 a 12 e gli anni di pena scesero a 1576, inoltre 86 nuovi assolti.
l presidente della corte “risponde” con una domanda di ricusazione e rischia così di far saltare l’intero processo. Il secondo intoppo arriva alla fine del 1986, quando alcuni legali chiedono la lettura integrale di tutti gli atti e risulterà praticamente una perdita di tempo comportando ad un elevato rischio di una scarcerazione di massa se non verrà rispettato il tempo a disposizione. Come aiuto emanano, in piena fretta, una legge, della quale avrete sicuramente sentito parlare, per evitare la scadenza dei termini di custodia dei detenuti.
LA SENTENZA DI PRIMO GRADO
L'
11 novembre 1987, la corte si ritira per decretare la sentenza di primo grado. Isolati dal mondo, per ben 35 giorni, i giudici scrivono, modificano, cancellalo e alla fine approvano un verdetto. Così, il 16 dicembre, il presidente Giordano legge le 54 pagine di verdetto. Impiega un'ora e mezza e alla fine risultano
19 ergastoli, 2265 anni di carcere, multe dal valore complessivo di 11,5 miliardi di lire e 141 assolti.
l processo d’appello inizia il 22 febbraio 1989, si conclude il 10 novembre 1990 e, alle dichiarazioni di Buscetta e Contorno, si aggiungono altri pentiti, tra cui Antonino Calderone, Francesco Marino Mannoia e Giuseppe Pellegriti. Con questa sentenza gli ergastoli passarono da 19 a 12 e gli anni di pena scesero a 1576, inoltre 86 nuovi assolti. Ma i magistrati hanno il timore che il processo finisca nelle mani della prima sezione della Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, definito anche l’ammazzasentenze, il quale aveva varie volte annullato sentenze visibilmente valide!
LA FINE DEL PROCESSO
Nel frattempo il magistrato Giovanni Falcone si trasferisce a Roma, avviando uno screening sui verdetti di Carnevale, così a presiedere la corte va il giudice Arnaldo Valente. Il 30 gennaio 1992, i giudici confermano le condanne e annullano la maggior parte delle assoluzioni decise precedentemente in appello. E questa è la dimostrazione che anche la mafia non è imbattibile, anch’essa può essere sconfitta.
GRAZIE DELL'ATTENZIONE
346 condannati
Palermo, 30 gennaio 1992
inviata sul posto Franca Celli
LA MAFIA È STATA FINALMENTE SMASCHERATA
Ecco tutta la verità sul mostro della mafia
SANTANGELO MATILDE, ARMIENTO BEATRICE, DI RENZO NICOLE E RAFFAELLI BEATRICE
La storia del pentito Tommaso Buscetta
Il pentito che aiutò Falcone