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Catullo
ANGELO PONTILLO
Created on May 26, 2021
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Transcript
liber catullianum
carme 5
vivamus, mea Lesbia, atque amemus...
Traduzione
vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis!Soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit brevis lux; nox est perpetua una dormienda. Da mi basia mille, deide centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde unque altera mille, deinde centum. dein, cum milia multa facerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus invidere possit, cum tntum sciat esse basiorum
vivamo Lesbia, ed amiamoci, tutti i rumori dei vecchi troppo severi dialome il valore di un centesimo! i giorni possono tramontare e ritornare noi una volta che la breve luce si spegne dobbiamo dormire un'unica notte. dammi mille baci, poi cento, poi altri mille, poi altri cento, poi ancora altri mille, anzi cento baci. poi quando ne avremo fatti migliaia, li mescoleremo per non sapere il numero, affinchè qualche malevolo possa non mandarci il malocchio sapendo che esiste un grande numero di baci
Questo è il carme 5 de componimento Liber Catullianum, scritto da Catullo e dedicato alla sua amata Lesbia, il cui nome rimanda all'isola della poetessa Saffo, modello delle passioni umane tra cui l''amore, tema centrale di questo componimento. Catullo si rivolge alla sua amata incitandola ad abbandonarsi alla passione d'amore e di non preoccuparsi dei giudizi dei vecchi, legati ancora a costumi e tradizioni antiche tipiche del Mos Maiorum. Vi è la descrizione della vita, vista come un breve attimo attraverso la metafora della luce, che spegnendosi porta a dormire un'unica notte, immagine che rimanda alla morte.
interpretazione
Catullo rivolge il suo desiderio all'amata che è chiamata a soddisfare le richieste di innumerevoli baci da parte del poeta. Nella parte finale del carme il poeta attesta la volontà di mischiare i baci per non conoscerne il numero, con l'unico scopo di non farsi mandare, secondo un'antica credenza, il malocchio (facinum) da malevoli, i quali potevano conoscere l'esistenza della copiosa quantità di baci.
il carme è caratterizzato da uno stile semplice e colloquiale, il metro usato dal poeta è l'endecassillabo faleci con una sintassi fondata prevalentemente per paratassi con un uso frequente di congiuntivi esortativi (come nel verso 1 con Vivamus) e di imperativi (v7. Da mi basia mille). troviamo anche l''uso di figure retoriche come metafore (per indicare la morte) e dell'anafora.
stile
Stile
Catullo e Petrarca due metodi a confronto
Il Liber Catulliano è un'opera incentrata sulla relazione tra il poeta e la sua amata, che molti hanno indentificato con il nome di Clodia. Non è una novità vedere un'opera basata su un sentimento come l'amore, basti pensare a poeti del 300 come Dante o del primo umanesimo come Petrarca, il quale vedrà in Catullo un modello da seguire. Ed è proprio con quest'ultimo che si può fare un paragone con il poeta latino.
Nelle loro opere l'amore ha un ruolo di primo piano, possiamo dire quasi da protagonista. Entrambi dedicano la loro più grande opera ad una donna: Clori nel caso di Catullo e Laura per Petrarca, in entrambe le opere l'amore è visto come un'amore travagliato, che fa soffrire il poeta; in Catullo l'amore è definito come un ''Faedus Sanctae Amicitiae'', un patto di inviolabile amicizia, mentre in Petrarca è definito come un mezzo di elevazione morale con una donna che potremmo definire quasi angelicata. entrambi fanno ricorso al Senhal, una figura retorica (un nome fittizio) usato per indicare la donna amata, cosi come Catullo che nasconde il nome di Clodia col nome di Lesbia anche Petrarca cela il nome dell'amata con il termine lauro (sinonimo di alloro e che richiama ad Apollo).