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Erodoto

emanuelabifulco05

Created on May 13, 2021

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Transcript

ERODOTO

per Cicerone, "il padre della storia"

questione erodotea

le storie

turi

viaggiatore instancabile

Colonia panellenica in Magna Grecia

Libri e contenuto

ALICARNASSO

Ipotesi di Jacoby

Egitto, Fenicia e Mesopotamia

Tra Oriente e Occidente

condizione esistenziale dell'uomo

concezione della storia

le storie, libro vii

fonti

Disegno degli dei e 3 tipi di cause

Solone, la sua libertà e Policrate

Dialogo fra Serse e Demarato

Autopsia, akoe, fonti orali

VIAGGIATORE INSTANCABILE

Erodoto viaggiò molto durante la sua vita, motivato principalmente dalla sua curiosità e dalla volontà di non lasciare che una parte di storia sbiadisca col tempo. Durante i suoi viaggi, era solito osservare attentamente le varie istituzioni e costumi, e raccoglieva informazioni che sarebbero poi servite per scrivere la storia dei re dell'Asia e dei loro rapporti con i Greci.

Egli capì l'importanza che ricopriva la potenza ateniese nell'Egeo e il suo ruolo strategico per i Greci d'Asia. Realizzò ciò quando aveva 30 anni, e da qui ebbero inizio i suoi viaggi. Viaggiò in molte parti del Mediterraneo, in Oriente, nelle vicinanze del Mar Nero, fino ad arrivare alla Mesopotamia e alla Scizia. Nel 445 si recò ad Atene per almeno un anno, proprio nel periodo di apice della vita intellettuale dell'età periclea. Fu qui che strinse amicizia con il tragediografo Sofocle.

Pericle fu promotore della fondazione di una colonia a Turi,e visto che Erodoto ne prese parte, ne ricevette la cittadinanza. Probabilmente morì qui, attorno al 420.

Le Storie (Ἱστορίαι) di Erodoto sono considerate la prima opera storiografica nella Letteratura Occidentale ad esser giunta nella sua forma completa. Scritte approssimativamente tra il 440 a.C. e il 429 a.C. nel dialetto ionico del greco antico, le Storie registrano le tradizioni, la geografia, la politica e i conflitti tra le varie culture che erano conosciute nell'Asia Occidentale, l'Africa settentrionale e la Grecia del tempo.

LE STORIE

Le Storie si distinguono per il fatto di essere uno dei primi resoconti dell'ascesa dell'Impero Persiano, dagli eventi alle cause delle guerre greco-persiane: Erodoto ritrae il conflitto come quello tra le forze della schiavitù (i Persiani) e quelle della libertà (gli Ateniesi e la confederazione delle poleis greche che si unirono contro gli invasori). L'opera Le Storie si divide in 9 libri, e a ciascuno è attribuito il nome di una Musa.

leggimi!

Le Storie si possono dividere in due sezioni

La prima parte, dal libro I al IV, parla di tutti i paesi che vennero a far parte dell'impero persiano: Lidia, Persia, Egitto, Scizia, Tracia ed altri.

La seconda parte racconta delle guerre che i Greci affrontarono con lo scopo di bloccare l'espansionismo dell'impero persiano: l'insurrezione ionica, la prima spedizione persiana contro la Grecia, la battaglia di Maratona, la seconda spedizione persiana (condotta da Serse), gli scontri alle Termopili, di Salamina, di Platea e Micale, conquista di Sesto (città situata sul punto più stretto dell'Ellesponto)

stavo pensando...

Probabilmente, il piano di Erodoto era quello di trattare le vicende fra l'impero persiano e i Greci dal momento in cui il re di Lidia Creso sottomise le città greche, fino alla liberazione dei Greci d'Asia, quando l'esercito di Serse venne cacciato al di là dell'Ellesponto.

QUESTIONE ERODOTEA

Con l'opera storica di Erodoto (un po' come Omero) abbiamo il problema della composizione, soprattutto per quanto riguarda l'ordine in cui sono state composte le varie parti e lo scopo che ha governato la stesura nelle diverse fasi.Il filologo e storico tedesco Felix Jacoby, nel 1913, ipotizzò che in origine l'opera fosse acroamatica (destinata alla pubblica lettura, in λόγοι separati) e che poi Erodoto, venuto a contatto con l'ideologia periclea, abbia fuso assieme i vari racconti. Questo mutamento della concezione complessiva dell'opera avvenne quando il lavoro era già molto avanti.

In un primo tempo lo storico sarebbe stato spinto da interessi geografici e di tipo descrittivo dei popoli, componendo una serie di lògoi per le varie regioni e popolazioni.

Il soggiorno ad Atene avrebbe poi indirizzato la sua attenzione sul tema della difesa della Grecia e sulla sua libertà contro i Persiani.; da ciò deriverebbe la lunga e complessa elaborazione.

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De Sanctis nel 1926 teorizzò che Erodoto avesse raccontato la storia dal punto di vista dei Persiani e che, di conseguenza, avesse descritto i vari popoli da essi incontrati.

Battaglia di Maratona, 490 a.C ↓

Esercito persiano ↑

Ciò che comunque emerge con chiarezza nell'opera è la volontà di Erodoto di concentrarsi sullo scontro tra Oriente e Occidente, con l'attacco persiano alla Grecia che è solo l'ultimo atto nella lunga storia di rivalità tra Asia ed Europa.

LE FONTI

Nell'analizzare le fonti di Erodoto, dobbiamo basarci su 3 parole chiave che ricaviamo in Storie II, 99:

γνώμη, giudizio,ragione

ὄψις, autopsia, visione diretta

ἀκοή, udito, l'ascolto

Tale "autopsia" viene applicata alle fonti primarie, come epigrafi, monumenti, documenti ufficiali (persiani, ateniesi), raccolte oracolari.

Si parla di udito poichè abbiamo la trascrizione delle testimonianze orali che lui raccoglieva. Infatti, laddove non aveva partecipato direttamente alle situazioni e ai fatti descritti, o non aveva conosciuto di persona i protagonisti, lo storico si affidava a racconti e testimonianze. Nelle Storie, riporta innumerevoli conversazioni avute con diverse persone, a proposito delle vicende che narra.

Con gnome intendiamo un esame accurato e critico dei materiali raccolti e l'utilizzo della ragione per selezionare la versione dei fatti più attendibile.

CONCEZIONE DELLA STORIA

Secondo Erodoto, la storia è retta da quello che è il disegno degli dèi, che nel mondo umano si manifesta in una serie dinamica di violazioni e reintegrazioni dell'ordine cosmico (alternanza ubris - nemesis). Nell'attimo stesso in cui l'ordine stabilito viene compromesso, la divinità interviene in base a quel principio che Erodoto definisce come φθόνος θεῶν ("invidia degli dèi"). Ma perchè invidia? Quando l'uomo ottiene troppa fortuna (ὄλβος) compie un atto di ὕβρις (arroganza) incontrando, appunto, la φθόνος θεῶν, e di conseguenza deve ricevere una punizione da parte degli dei, che può essere morte, sofferenza o perdita della κλέος (gloria). Sul piano collettivo, suprema ubris è imporre ad un altro popolo i propri nomoi, i propri costumi (Erodoto, nonostante il sommo rispetto per le tradizioni patrie, riconosce che non rappresentano una verita assoluta, e non si schiera contro i nomoi barbari, evitando così ogni tipo di critica); sul piano individuale la peggior forma di ubris consiste nel violare il diritto altrui all'autodeterminazione.

Gli uomini devono quindi adeguarsi alla volontà divina, cercando di capirla con le divinazioni, gli oracoli e l'oneiromanzia (interpretazione dei sogni). Erodoto riproduce uno schema mentale dell'essere soggetti alla divinità, tipico dell'età arcaica; è una visione della Storia mescolata alla religione. Nonostante la logica ed intelligenza dello storico (che lo aiutano a non cadere nei tranelli della religione), il senso dell'azione divina non è affatto chiaro e comprensibile, ma risulta praticamente inconoscibile.

Come si trova allora un minimo di ordine nella vita?Nella storia Erodoto identifica tre tipi di cause:1) trascendenti (stabilite dal fato o degli dèi) 2) immanenti (prodotte dall'azione umana individuale); 3) politiche, sociali, economiche:

La storia è determinata dall'intrecciarsi indissolubile dei primi due tipi di cause. Essa non ha leggi intrinseche: i fatti storici non si ripetono mai in modo uguale, il che significa che non sono scientificamente studiabili. Erodoto non condivide la teoria di Tucidide, che crede di poter ricavare dalla storia un insegnamento per il futuro attraverso le sue costanti. Perciò, nel caso si possa azzardare una diagnosi dei fatti storici, non se ne può ricavare un risultato certo.

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Ma quindi...

Per Erodoto, la storia ha un senso?

La risposta è no. Anche se ne avesse uno alquanto incomprensibile (cosa di cui Erodoto dubita fortemente), questo risiede in una forma di esistenza non riconducibile alle determinazioni dell'esperienza, è nelle mani degli dèi, e l'uomo non può ricavarne alcuna norma di condotta.Dunque, non si possono prevedere i fatti e la storia non è maestra di nulla.

DISCORSO DI SOLONE A CRESO

Erodoto racconta nelle Storie l’incontro tra Creso, il ricco re della Lidia, e Solone, il famoso legislatore ateniese. Creso amava mostrare la sua ricchezza e stupire chi lo andava a trovare, e così quando arrivò Solone gli chiese chi fosse l’uomo più felice che avesse mai incontrato. Solone aveva capito benissimo che il re voleva sentirsi dire che era lui l’uomo più felice della terra, infatti egli non fu il protagonista di nessuna delle sue risposte. In primo luogo citò Tello, che ebbe figli e nipoti sani e morì gloriosamente in guerra. Parlò poi di Cleobi e Bitone, due fratelli dotati di una forza spettacolare, grazie alla quale riuscirono ad accompagnare la mamma in un tempio trainando un carro sulle loro stesse spalle; quest'ultima, per ringraziarli, chiese agli dei di donargli il destino più sereno che possa esistere, e i due, dopo i festeggiamenti, si addormentarono e non si svegliarono più. Insomma, il legislatore citò persone (tutte ormai defunte) interamente sconosciute al re. Allora Creso chiese a Solone perchè considerasse uomini qualunque più felici di lui, e Solone rispose:

leggimi!

ANELLO DI POLICRATE

Erodoto nelle Storie ci parla anche di Policrate, un tiranno di Samo, famoso per la sua ricchezza e fortuna. Ritenendo che un uomo troppo fortunato prima o poi sarebbe stato colpito da una grave sventura, Amasis, faraone d’Egitto, suo alleato, gli consigliò, scrivendogli una lettera, di liberarsi di qualcosa per lui molto prezioso in modo da non suscitare l'invidia degli dei. Secondo Amasis gli dei desiderano che nella vita di un uomo non vi siano solo sventure o solo fortune, ma un'alternanza fra queste due cose. Policrate decise perciò di privarsi di un anello preziosissimo a cui era molto affezionato, e lo gettò in mare. Tempo dopo, un pescatore pescò un pesce di dimensioni notevoli e decise di farne dono a Policrate. Mentre i cuochi lo preparavano per cucinarlo, ritrovarono nella sua pancia l’anello che il tiranno aveva gettato in mare. Quando Amasis seppe che Policrate era riuscito a recuperare l’anello, capì che egli era un uomo troppo fortunato e che, prima o poi, sarebbe stato colpito da una grave disgrazia. Non volendo essere travolto anch’egli nella rovina di Policrate, ruppe l’alleanza. Tempo dopo, i timori di Amasis si avverarono: il re persiano Cambise attirò con l’inganno presso di sé Policrate e lo fece giustiziare.

DIALOGO FRA SERSE E DEMARATO

In questo brano, Erodoto ci fornisce un colloquio fra Serse, re dei Persiani, e Demarato, re spartano esiliato dalla sua patria. Il primo, che sta progettando uno spettacolare attacco alla Grecia, chiede al secondo se ritiene possibile che i Greci resistano alla sua offensiva. Il colloquio è l’occasione per un confronto tra il sistema politico greco, basato sull’obbedienza alle leggi, e quello persiano, basato sull’obbedienza al re: confronto tanto più significativo se si pensa che Demarato esalta in particolare gli Spartani, forse i più autoritari fra i Greci, ma liberi in confronto ai Persiani e ai popoli loro soggetti.

leggimi!