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Angela Anelina
Created on April 24, 2021
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Transcript
POLICLETO E IL CANONE
Il Canone di Policleto è un trattato perduto sulle proporzioni dell'anatomia umana scritto dallo scultore Policleto verso il 450 a.C. Noto solo da accenni in opere successive, è considerato il primo trattato che teorizza i temi della bellezza e dell'armonia ed ebbe uno straordinario impatto, ispirando anche le ricerche sul modulo architettonico.
IL DISCOFORO
Il Discoforo, alto 175 cm, è rappresentato in piedi, frontale, con la gamba destra che compie un passo in avanti, mentre la sinistra, leggermente flessa, regge il peso della figura. Il braccio destro è piegato a novanta gradi e la sua mano sembra stringere un oggetto oggi perduto; il braccio sinistro è disteso lungo il fianco e la mano regge il disco. Gli occhi, aperti, sembrano guardare in basso. Il voltoappare totalmente inespressivo, come volevano i canoni del periodo secondo la ricerca di una bellezza spirituale e idealizzante.
"LE STATUE DI POLICLETO ERANO QUADRATE".
IL DIADUMENO
Un giovane atleta nudo solleva le braccia per allacciarsi in testa la benda della vittoria (la tenia). Troviamo un'applicazione del chiasmo come nel Doriforo, il chiasmo è un ritmo incrociato capace di dare estrema naturalezza alla rappresentazione, ogni tensione trova la sua adeguata contrapposizione. L'arco del bacino inoltre si trova ad essere inclinato verso la gamba flessa. Ne consegue un dinamismo trattenuto, che annulla ogni impressione di staticità. L'insieme è potente e muscoloso, con una testa dalla struttura robusta. Appare esaltata la mimesis, cioè il naturalismo basato sull'imitazione del vero, equilibrato però dalla componente ideale.
FIDIA
Fu l'artista che meglio riuscì ad interpretare gli ideali dell'Atene periclea, i quali raggiunsero e informarono di sé il mondo greco di epoca classica anche grazie e sulla scorta delle forme fidiache: il cantiere del Partenone, per il quale Fidia lavorò come sovrintendente, fu un grande laboratorio nel quale si formò la scuola degli scultori ateniesi attivi nella seconda metà del V secolo a.C.
Riconosciuto anche per la presentazione della natura divina, secondo le modalità della grandezza e della compostezza, la sua versatilità, ossia la capacità di lavorare con differenti materiali applicati a differenti tecniche e infine quello della precisione e della capacità esecutiva.
APOLLO PARNOPIO
La statua in marmo bianco risalente al II secolo è la copia di un originale greco in bronzo andato perduto. Ce ne sono più di 20 versioni conosciute.
La testa ha le caratteristiche classiche del volto greco, con i capelli riccioluti che scendono lungo i due lati del collo; una delle caratteristiche più notevoli sono le spalle larghe e l'assai buona definizione della muscolatura. Nella mano sinistra avrebbe dovuto avere un arco, mentre nella destra una cavalletta (entrambi i particolari sono andati perduti). Se fosse inizialmente stata dipinta è oggetto di discussione.
AFRODITE CNIDIA
La scultura rappresenta la dea Afrodite nuda che si appresta a fare un bagno rituale. La mano destra è portata a coprire il pube, mentre l'altra prende la veste appoggiata a sua volta su una base. Veste e vaso fanno da supporto esterno alla statua. Lo sguardo è trasognato e si perde lontano. Per la prima volta una dea viene rappresentata nuda ed in atteggiamenti intimi e personali. Proprio da questo tipo di comportamento e di situazione prende il nome di ripiegamento intimista la corrente che porta alcuni scultori, soprattutto Prassitele e Skopas a rappresentare divinità e figure mitologiche in atteggiamenti di svago. Le forme morbide e femminili del corpo disegnano un profilo a "S".
APOLLO SAUROCTONOS
In quest’opera lo scultore ha coinvolto nell’azione anche il sostegno. Prassitele ha rappresentato infatti un Apollo adolescente che si appresta ad uccidere un ramarro arrampicato sul tronco al quale il dio si appoggia.Il gioco delle linee curve del corpo di Apollo è molto accentuato, così da rendere più evidente il contrasto con il tronco, e forma un chiasmo - alla spalla sinistra sollevata corrisponde il fianco destro. Inoltre lo sguardo e le due mani di Apollo costruiscono una sorta di arco di cerchio, che pone il ramarro al centro dell’opera.
HERMES CON DIONISIO BAMBINO
Hermes, nudo, si sporge verso il fanciullo seduto sull'avambraccio sinistro, mentre il destro è sollevato. Le divinità sono calate in un contesto affettuoso e quotidiano, come nessuno prima di Prassitele aveva fatto, e la tradizionale verticalità della figura è abbandonata in favore di forme più sinuose e sbilanciate, tanto che in questo caso è necessaria la presenza del sostegno a sinistra. Grande attenzione è riservata alla psicologia dei personaggi, dagli sguardi lontani e malinconici.