Want to create interactive content? It’s easy in Genially!
A Zacinto
martina.cesarini3
Created on April 20, 2021
Start designing with a free template
Discover more than 1500 professional designs like these:
View
Modern Presentation
View
Terrazzo Presentation
View
Colorful Presentation
View
Modular Structure Presentation
View
Chromatic Presentation
View
City Presentation
View
News Presentation
Transcript
<<Né più mai toccherò le sacre sponde>> A Zacinto
Ugo Foscolo
Elaborato di: Martina Cesarini, classe IV, sez. B, ind. scientifico Liceo Galileo Galiei, anno scolastico 2020/21
Il sonetto
Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque , Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque [5] Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque [9] cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. [12] Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra ; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.
Write a title here
Il sonetto fu compostp tra il 1802 e il 1803. Il tema che lo pervade è quello dell'esilio, tipicamente foscoliano, unito alla reivocazione mitica e all'ammirazione del fasciono dell'isola che gli ha dato i natali. Zacinto, infatti, fu testimone della nascita della dea Venere, che illuminando le isole greche del suo sorriso, indusse Omero a cantarne la bellezza e narrare il viaggio di Ulisse che riuscì ad approdare nella sua amata Itaca; Foscolo invece, a differenza dell'eroe greco, non farà mai ritorno alla propria isola, ma morirà esule e sarà sepolto in terra straniera.
Analisi metrica & figure retoriche
PARAFRASI
ANALISI
TESTO
La prima parte del sonetto, formato da undici dei quattordici versi, è rimata con lo schema ABBA ABBA CDE. É tutto unito in un lungo periodo attraverso numerosi enjambement e una serie di congiunzioni. Si crea un tono dinamico tra le prime tre trofe (le due quartine e la prima terzina) che genera tensione emotiva.
[1] Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque , Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque [5] Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque [9] cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Non toccherò mai più le sacre rive dove nacqui, o mia Zacinto, che ti specchi nelle onde del mar Ionio, dal quale Venere nacque già donna, e rese feconde quelle isole col suo primo sorriso, dalle quali cantò le tue limpide nubi e la tua vegetazione, colui che, cantò i viaggi per mare voluti dal Fato e l'esilio dal diverso esito, in virtù dei quali, celebre per la fama e per le sventure Ulisse infine approdò alla sua pietrosa Itaca.
Analisi metrica & figure retoriche
PARAFRASI
ANALISI
TESTO
La seconda parte del sonetto è costituita dall'ultima terzina, rimata (con la precedente) secondo lo schema CDE, e comprende il secondo e ultimo periodo; rappresenta la concluisone. La tensione emotiva, che si era crea nella parte precedente, è bruscamente interrotta con una sintetica affermazione, in cui la realtà si sotituisce al mito.
[12]Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra ; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.
O mia terra materna, Tu non avrai altro che questa lirica scritta dal tuo figlio; per noi il destino ha stabilito una sepoltura senza lacrime.
Analisi
Vari elementi conferiscono l'andamento circolare del sonetto:
- il verso finale riprende e spiega l’affermazione da cui la lirica ha avuto avvio: l’impossibile ritorno a Zacinto;
- entrambi i periodi dell’inizio e del finale sono aperti da una negazione: Né più mai…, v.1; Tu non altro…, v.12;
- l'apostrofe a Zacinto è collocata sia in apertura del sonetto che in chiusura: Zacinto mia, v.3; o materna mia terra, v.13;
- al ricordo dell’infanzia dell’inizio (il mio corpo fanciulletto giacque – v.2) si contrappone il presagio di morte dell’ultimo verso (sepoltura), anticipato dall’espressione giacque;
- l’uso dei verbi vede che gli unici due futuri del sonetto sono all’inizio e alla fine: toccherò (v.1) e avrai (v.12).
Interpretazione: la figura di ulisse
L’inizio della poesia con quel né, trasmette l’impressione di essere all’interno di una riflessione esistenziale cominciata da tempo da cui nasce il ricordo della lontana e serena isola natale. Il sonetto si basa sul confronto tra vicende personali e vicende mitiche. Foscolo si paragona ad Ulisse, figure accomunate dal lungo peregrinare che tiene entrambi lontani dall’amata terra natia, ma qualcosa li differenzia, come emerge dall’uso del termine diverso al v.9, diversità che viene specificata nell’ultima terzina: il ritorno alla propria patria. Vi è dunque analogia, ma anche contrapposizione tra le figure di Ulisse e di Foscolo che rappresentano due diverse tipologie di eroe: Ulisse è l’eroe classico, eroe positivo che conclude felicemente le peregrinazioni con il rientro nell’amata Itaca; Foscolo è l’eroe romantico, eroe infelice che non riesce a realizzare positivamente il suo peregrinare e non rientrerà nell’amata Zacinto.
VS
Interpretazione
Il sonetto si chiude sull’immagine dell’illacrimata sepoltura in cui viene anticipato il tema dell’importanza del sepolcro, sviluppato nella poetica successiva, secondo cui la morte può ricevere senso solo dal ricordo e dal dolore dei propri cari che piangono sulla tomba. Morire e trovare sepoltura lontano dalla propria patria ha come conseguenza il fatto di perdere la consolazione delle lacrime di familiari ed amici e dunque di togliere senso alla morte.
L'isola di Zacinto
Zacinto è un’isola greca del mar Ionio, il suo nome odierno è Zante.Foscolo vi nacque e vi trascorse la sua prima infanzia, dal 1778 al 1785. Egli sognò per lungo tempo di ritornarvi ma il sogno non si realizzò.Foscolo la definisce sacra per due motivi:
- sia perché l’aggettivo enfatizza il concetto della patria lontana rendendola preziosa;
- sia perché, dalle sue acque, ebbe origine la Dea Venere. Secondo la mitologia, infatti, Venere nacque dalle onde del mar Ionio, nei pressi di Citera.
Grazie per l'attenzione!