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Parole di origine latina nell’inglese moderno
Elena Lazzaro
Created on April 20, 2021
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Parole di origine latina nell’inglese moderno
Complessivamente, più del 65% del lessico inglese deriva in qualche modo dal latino, tant’è che il rinomato linguista Tullio De Mauro ha definito l’inglese “la più latinizzata e romanizzata delle lingue non neolatine”.
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Latino evergreen
Sono tanti i latinismi comunemente utilizzati nel mondo anglofono: da junior e senior, a campus, referendum, ma anche video, audio, data, bonus e alibi – oltre ai sempreverdi plus, ultra, super.
Milioni di internauti seduti ora di fronte al proprio computer che guardano un video sul monitor o commentano sul forum preferito sono la riprova che il connubio tra latino e inglese è stata una formula davvero vincente
Alcuni termini latini sono stati incorporati nella lingua inglese rispettando la loro forma originale (per es.: focus, stadium, bonus) ma, soprattutto in campo informatico e digitale, abbondano anche gli anglolatinismi; ovvero, vocaboli latini “presi in prestito” dall’inglese, rivisitati e riadattati al contesto attuale e poi “restituiti” alla lingua italiana (per es.: status, media, data, server, sponsor). Alcuni di questi termini si sono trovati talmente a proprio agio nel lessico italiano, da aver ispirato a loro volta nuove parole (per es.: digitare, digitalizzare).
Insieme agli anglismi veri e propri, l’inglese ha contribuito a rimettere in circolazione anche alcuni latinismi che, nel tessuto dell’italiano, legato al latino da così stretta parentela, tendono a essere appaiati, nella pronuncia e nel trattamento morfologico, ai tanti e familiari latinismi recuperati dall’italiano per via diretta. Alcuni linguisti hanno proposto la dicitura di xenolatinismi per indicare queste parole formate con materiali latini in lingue diverse dall’italiano e passate poi all’italiano sotto forma di prestiti: latinismi indiretti quindi che, prima di arrivare a integrarsi nel lessico dell’italiano, sono passati da altre lingue (inglese, ma anche francese come ad esempio deficit e tedesco, come album) che hanno impresso loro pronuncia, talvolta modificata rispetto a quella originaria latina, e regole di trattamento morfologico. Ciò può spiegare realizzazioni ibride e decisamente divertenti come sine die pronunciato “all’inglese” sain dai, su cui già da qualche anno si è giustamente rivolta l’ironia di alcuni giornalisti.
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Vediamo invece alcuni tra i latinismi indiretti che sembrano porre maggiori problemi per la pronuncia o per il trattamento morfologico: mass media e summit, sono due tra i più diffusi e conosciuti latinismi di mediazione inglese. S tutor: la parola latina tutor, -oris sta alla base di due forme coesistenti nella lingua comune: l’italiano tutore (attestato sin dal 1300), e il latinismo non adattato tutor rientrato però attraverso l’inglese nel XX secolo. L’italiano tutore viene usato nei significati di ‘persona a cui è affidata la tutela di un minore o di un incapace’, di ‘protettore e difensore’, di ‘docente nominato dal preside con l'incarico di aiutare l’insegnante vincitore di concorso’ e di ‘docente universitario che segue fin dall’inizio il lavoro di uno studente guidandolo nel suo curriculum’; in agraria è usato come sinonimo di ‘sostegno’ (quindi palo, canna o pianta che serve per sostenere altre piante) e, in medicina viene usato per indicare ‘un apparecchio ortopedico' C’è poi tutor, nella forma originaria latina, che è “rientrato” in italiano nel XX secolo attraverso l’inglese che veicola però soltanto il significato specifico di ‘insegnante che, negli studi universitari, segue e guida uno o più studenti. Si tratta di una parola presente nei recenti dizionari dell’italiano, indicata come invariabile perché assunta come forestierismo ormai stabilizzato, che non prevede pertanto, in italiano, la forma plurale della lingua d’origine (inglese tutors); nei contesti che richiedano il plurale meglio senz’altro ricorrere alla forma adattata tutori piuttosto che ricostruire il plurale originario latino tutores, del tutto estraneo alla lingua italiana. Audit, con pronucia all’inglese /ɔdit/ e con il significato di ‘revisione’ è attestato in alcuni dizionari italiani (tra cui il GRADIT) come anglismo anche se ha come base il verbo latino audire ‘ascoltare’. Forum è entrato in italiano a metà del Novecento per mediazione dell’inglese con il significato di ‘dibattito pubblico’ che si è poi esteso anche a quello di ‘luogo aperto di discussione in rete’. .
curriculum che prevede il plurale curricula (oltre alle forme adattate all’italiano curricolo e curricoli), ma che negli ultimi anni ricorre più frequentemente nella forma invariabile; corpus nel significato di ‘raccolta’ che ormai molti dizionari (tra cui il Treccani) registrano come invariabile, mentre in contesti specialistici è ancora possibile incontrare e usare nella forma del plurale corpora. Anche iter, referendum, e solarium prevalgono nella forma invariabile: in rete viene usato più iter che itinera; referendum ricorre esclusivamente nella forma invariabile, mentre per solarium, che i dizionari sono pressoché concordi nell’indicare come invariabile, ha un numero notevole di attestazioni in rete nella forma plurale latina solaria anche se, a una prima analisi, moltissime tra queste occorrenze sembrano corrispondere a denominazioni di aziende del settore delle energie rinnovabili.
TERMINI GASTRONOMICI Appetite - appetitus, us confection - confectio, onis feast - festum fig - ficus fruit - fructus herb- herba, ae lettuce - lactucis agrestibus olive - oliva, ae sardine - sardina, ae sugar - saccharo
TERMINI SCIENTIFICI (medicina-SCIENZE) anatomy - anatomia, ae arsenic - arsenicum calendar - calendarium, ii geometry - geometria, ae grammar - grammatica, ae logic - logica, ae medicine - medicamentum, i metal - metallum, i pulse - pulsus, us sphere - sphaera, ae study - studium, ii sulphur medic- medicus, i treatise - tractatus, i
Si stima che i vocaboli “nativi”, quindi derivanti dall’inglese antico, non siano più del 20-33% del lessico totale, benché rappresentino di gran lunga le parole più utilizzate nel quotidiano. In linea di massima, i vocaboli di provenienza anglosassone sono più brevi e semplici rispetto alle parole con radici latine, le quali tendono ad essere maggiormente utilizzate in ambito letterario, accademico e commerciale. A motivo di questa singolare miscela di provenienze linguistiche, l’inglese vanta un’ampia scelta di sinonimi, alcuni di origine germanica e altri di origine latina; ad esempio:
answer / response ----responsum, i choose / select ----- selectio, onis fast / rapid --- rapidus,a,um hardship / difficulty --- difficultas, atis mistake / error ---- error, erroris near / close ----clausus, a, um shape / form --- forma,ae snake / serpent ---- serpens, entis teach / educate ---- educo, as,avi, atum,are
watch / observe----observo,as,avi,atum,are stay / remain ----- remaneo, es, mansi, mansum. ere speech / language ------ lingua, ae , ere
Spesso in Italia si tende a vedere l’inglese come una lingua propriamente germanica, ma in realtà è abbastanza un ibrido con moltissime parole comuni che vengono dal latino. Ironicamente però non sono stati i 400 anni di invasione romana che hanno modificato il linguaggio, anche se allora nelle parti romane della Gran Bretagna si parlava latino le ondate di invasioni germaniche e vichinghe spazzarono tutto, portando con sè una nuova lingua. Il latino che si trova oggi nella lingua inglese proviene quindi dai missionari cristiani ma soprattutto dall’invasione normanna del 1066. Quindi ora troviamo molte parole di origine latina (passate dal francese) e quindi spesso simili all’italiano e facili per noi da capire.