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SOLONE
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Created on April 19, 2021
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Transcript
Biografia e Costituzione degli Ateniesi
Lo scuotimento dei pesi e la Costituzione timocratica
SOLONE
Il Buongoverno
BIOGRAFIA
Solone nacque ad Atene intorno al 640 a.C dalla nobile famiglia dei Medontidi, discendenti dal re Codro. Conosciamo ben poco della sua vita: alcuni dicono che egli, nella giovinezza, si sia dedicato al commercio e al viaggio; è certo il suo intervento a favore della riconquista di Salamina (isola contesa fra Megara ed Atene), ed è molto noto l'aneddoto secondo il quale egli si sarebbe finto pazzo per poter aggirare il divieto che gravava su ogni forma d'esortazione ad una campagna bellica contro Megara. Nel 594-93 Solone fu eletto arconte, ricevendo il compito di riordinare la legislazione della città.
In quel periodo la trasformazione della società attica era giunta ad una svolta difficile: l'introduzione delle colture specializzate della vite e dell'ulivo aveva privilegiato chi godeva di maggior disponibilità economica, a discapito dei modesti contadini. La vecchia classe dei proprietari terrieri aveva aumentato lo sfruttamento dei piccoli coltivatori, che rischiavano di perdere le proprie terre e la propria libertà ogni giorno. Nel 632 l'aristocratico Cilone aveva tentato un colpo di Stato per instaurare la tirannide, e nel 621 Dracone aveva fatto passare una legge con cui lo Stato chiamava a se' la punizione dei delitti di sangue, che fino a quel momento spettava alle famiglie delle vittime.
La Costituzione degli Ateniesi è una breve opera di Aristotele, scoperta grazie ad un ritrovamento papiraceo avvenuto nel 1891. La prima parte di questo testo tratta la storia dello stato ateniese, mentre la seconda tratta la sua costituzione ai tempi di Aristotele. Viene soprattutto evidenziata l'origine storica dell'incarico di dare un nuovo ordinamento allo Stato; in questo caso, tale incarico è assegnato a Solone: le sue scelte avevano come scopo la salvezza della patria e leggi migliori.
COSTITUZIONE DEGLI ATENIESI
L'incarico conferito a Solone è frutto di una rivolta del popolo nei confronti dei notabili, poichè "molti erano schiavi di pochi". Entrambi i partiti scelsero come arconte Solone, che apparteneva alla classe media per ricchezza e posizione sociale. Egli liberò il popolo, vietando di imprestare denari con la garanzia della libertà personale, e ordinò l'abolizione dei debiti pubblici e privati attraverso lo "scuotimento" (come se una persona si fosse scossa il peso di dosso).
Solone sancì per cento anni la validità delle leggi ed instaurò la costituzione. In base al censo egli divise i cittadini in pentacosiomedimni, cavalieri, zeugiti (ai quali venivano distribuite le cariche politiche) e teti (che potevano solo partecipare ad assemblee e tribunali). Il popolo credeva che Solone avrebbe redistribuito le proprietà, mentre i notabili pensavano che avrebbe restabilito il vecchio ordine; l'arconte andò contro entrambi, preferendo essere odiato pur di mettere in salvo la patria.
Molti provarono a denigrarlo, accusandolo di essere stato ingannato da amici, oppure di aver stabilito tali leggi solo per trarne un profitto, diventando così odioso a tutti e due i partiti. Ma la verità era che Solone era molto moderato e dava tanto valore a quella che era la salvezza della città, quindi tutte le accuse ricevute sono inverosimili e conseguenze delle cattive condizioni in cui si trovava Atene.
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COSTITUZIONE TIMOCRATICA
Seisàchtheia (in greco antico: Σεισάχθεια) è il nome delle riforme legislative operate da Solone, nel 594 a.C. In quel tempo stava crescendo l'aristocrazia che stava rovinando la vita dei contadini: molte terre divennero parte degli aristocratici, ed i piccoli e medi contadini persero tutto quello che avevano. Solone decise di fermare questo fenomeno con questa legge. Il termine, che letteralmente equivale a "scuotimento/scioglimento dei pesi", indica il provvedimento che impedì che si contraessero debiti sulle persone e che abolì i debiti privati e pubblici già contratti. Così molti piccoli contadini non affrontarono problemi con i propri debiti e addirittura si andò alla caccia di schiavi che in precedenza avevano perso la loro proprietà per questo fatto.
La timocrazia fu introdotta ad Atene all'inizio del VI secolo a.C. da Solone, il quale cercò un compromesso tra la volontà dell'aristocrazia di restare a capo della polis, e le richieste delle classi emergenti (mercanti, ricchi senza titolo nobiliare). La riforma di Solone, nota anche come riforma timocratica, consistette in una serie di provvedimenti volti al mantenimento dello stato, ma al contempo votati a risollevare i ceti più bassi dalle condizioni indecenti in si trovavano, per garantire loro una rappresentanza politica (anche se limitata).
IL BUONGOVERNO
Nel frammento "Il Buongoverno" Solone compie l'elogio del Buongoverno, che evita gli eccessi e le ingiustizie, polemizza contro i capi del popolo( accusati di tramare contro il bene della comunità) e allo stesso tempo rievoca la condizione infelice in cui erano stati ridotti i poveri della vecchia legislazione; prevale l'ideale della moderazione, che pone al primo posto il bene della polis.
Rivolgendosi presumibilmente ai membri della sua eteria, Solone riafferma la propria convinzione sulla protezione che gli dei, in particolare di Atena, donano alla città, e indica fra il popolo i responsabili del turbamento politico. Le loro pretese sono inconcepibili e portano solo alla confusione; occorre un governo che riesca a "levigare le asperità", ovvero che soddisfi le richieste di parti opposte politiche, per avere pace e tranquillità. Tale discorso è fatto all'interno di un gruppo di persone che sostengono le intenzioni di Solone e che non hanno difficoltà a decodificare il suo linguaggio. Nell'elegia notiamo riferimenti ad una situazione di sofferenza della classe povera.
"La nostra città non rovinerà mai per un destino sancito da Zeus e per volontà degli dèi beati immortali: perché una tale magnanima custode e protettrice, figlia di padre tremendo, Pallade Atena, dall’alto vi tiene sopra le mani; ma sono proprio gli stessi cittadini che vogliono, nelle loro manifestazioni di demenza, distruggere una grande città, persuasi da brama di soldi, e l’ingiusto disegno dei capi del popolo, per i quali è già disposto che per questa grande arroganza subiscano molti dolori; perché non sanno proprio contenere la smisurata fame, né ben armonizzare tutto ciò che dà gioia e che è già qui nella serenità del banchetto <…>, e si arricchiscono, invece, persuasi da ingiuste intraprese <…> e non risparmiano le sacre proprietà, né alcun bene pubblico, ma rubano, rapinano con forza, chi in un modo chi in un altro, e non custodiscono i santi fondamenti della Giustizia, la quale, silenziosa, sa ad un tempo quello che sta accadendo e quello che è accaduto in precedenza, e col tempo giunge comunque, per far pagare ogni fio. Questa ferita, che non lascia scampo, ha ormai raggiunto l’intera città, che finisce rapidamente per approdare alla schiavitù miserabile; la quale a propria volta, poi, ridesta le lotte interne e la guerra dormiente, che conduce in rovina l’amabile giovinezza di molti; rapidamente, grazie a chi ci è ostile, la nostra amatissima città si sfalda in congreghe gradite soltanto a chi compie ingiustizie. Sono questi, dunque, i mali che si aggirano per il paese: molti dei poveri emigrano verso una terra straniera, venduti e legati da non più tollerabili catene. <…>. Il pubblico male, in tal modo, penetra in casa di ciascuno, né bastano più a trattenerlo le porte del cortile, ma con un balzo scavalca il recinto, per quanto alto, e scopre comunque chi pure si rifugiasse, fuggendo, nel recesso di un talamo. Queste sono le cose che il cuore mi impone di insegnare agli Ateniesi: come il Malgoverno apporti a una città mali in gran numero; il Buongoverno, al contrario, rivela ogni cosa in buon ordine e ben fatta, e frequentemente riesce ad avvincere in ceppi gli ingiusti: liscia le asperità, pone fine alla dismisura, ottunde l’arroganza, secca sul nascere i fiori della tracotanza accecante, raddrizza le sentenze deviate, affievolisce le azioni superbe, pone fine agli effetti delle divisioni civili, pone fine alla rabbia della straziante contesa, e – insomma – in suo potere, tutto, tra gli uomini, è ben fatto e assennato."