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I GOLOSI
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Transcript
I GOLOSI
Dante Alighieri
Purgatorio
Divina Commedia
22-23-24
Contrappasso: in vita furono dediti al vizio della gola, e ora, per contrasto, sono magrissimi, non possono toccare il cibo che desiderano fortemente
Posizione: VI cornice Spiriti espianti: golosi Pena: soffrono fame e sete, ma non possono toccare i frutti degli alberi né bere
- Cappellini Valentina
- Orizi Elisa
- Varatharajan Vinushan
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IL PURGATORIO
Il Purgatorio è il secondo dei tre regni dell'Oltretomba cristiano visitato da Dante nel corso del viaggio, con la guida di Virgilio. Dante lo descrive come una montagna altissima che si innalza su un'isola al centro dell'emisfero australe totalmente invaso dalle acque, agli antipodi di Gerusalemme che si trova al centro dell'emisfero boreale.
Secondo Dante, le anime destinate al Purgatorio dopo la morte si raccolgono alla foce del Tevere e attendono che un angelo nocchiero le raccolga su una barchetta e le porti all'isola dove sorge la montagna. Alcune anime attendono nell'Antipurgatorio un tempo che varia a seconda della categoria di penitenti cui appartengono e l'attesa può protrarsi a lungo, ma senza mai oltrepassare il Giorno del Giudizio. Terminato il periodo di attesa, i penitenti attraversano la porta del Purgatorio che è presidiata da un angelo e accedono così alle sette Cornici in cui è suddiviso il monte.
Il secondo regno comprende l'Antipurgatorio e le sette Cornici in cui si scontano i peccati capitali: l’Antipurgatorio ospita le anime che devono attendere un certo tempo prima di accedere alle Cornici e si dividono in:-Contumaci, ovvero coloro che sono morti dopo essere stati scomunicati dalla Chiesa, -in Pigri a pentirsi, ovvero coloro che si sono pentiti troppo tardivamente per pigrizia, -in Morti per forza ovvero coloro che sono morti violentemente e sono stati peccatori fino all'ultima ora, -in Principi negligenti ovvero re e governanti che non hanno avuto cura della propria anima in vita.
Nella seconda Cornice si trovano gli Invidiosi che hanno gli occhi cuciti da del filo di ferro e non possono quindi guardare in malo modo, come fecero in vita (fraternità).
Nella terza Cornice si trovano gli Iracondi che camminano in una spessa e fitta oscurità, che provoca irritazione agli occhi (mansuetudine).
Nella prima Cornice si trovano i Superbi che camminano curvi sotto un enorme macigno, che li costringe a guardare verso il basso, mentre in vita guardavano sempre verso l'alto con presunzione (umiltà).
Nella sesta Cornice si trovano i Golosi che sono consumati dalla fame e dalla sete, provocate da due alberi che producono frutti invitanti e da una fonte d'acqua e presentano una spaventosa magrezza (temperanza).
Nella quarta cornice si trovano gli Accidiosi che corrono a perdifiato lungo la Cornice, contrariamente alla loro pigrizia in vita (sollecitudine).
Nella quinta Cornice si trovano gli Avari e Prodighi che sono distesi sul pavimento della Cornice, col volto a terra, proprio come in vita hanno badato solo ai beni materiali (liberalità).
Nella settima Cornice si trovano i Lussuriosi che come in vita bruciarono di passione, ora camminano avvolti tra le fiamme e sono divisi in due gruppi che si muovono in senso opposto: i peccatori secondo natura e i peccatori contro natura (castità).
Quando l'anima di un penitente ha scontato per intero la sua pena, il monte è scosso da un tremendo terremoto e tutte le anime intonano il Gloria. A quel punto l'anima accede al Paradiso Terrestre, che si trova in cima alla montagna dopo il fuoco dell'ultima Cornice. Qui è accolta da Matelda, che probabilmente rappresenta lo stato di purezza dell'uomo prima del peccato originale e che fa immergere il penitente nelle acque dei due fiumi che scorrono nell'Eden e a questo punto l'anima è pronta a salire in Cielo.
CANTO XXII SINTESI
v1-9 salita alla sesta cornice=Dopo che l’angelo della giustizia, custode della quinta cornice, gli ha cancellato un altro segno P dalla fronte e ha cantato la quarta Beatitudine evangelica, Dante si sente alleggerito e può seguire i due poeti, che lo guidano con minor fatica. v10-54 il peccato di Stazio= Virgilio si rivolge a Stazio ricambiandogli la stima che questi aveva per lui, della quale era venuto a conoscenza dal poeta Giovenale*, nel Limbo*. Stazio chiarisce di trovarsi nella quinta cornice non per l’avarizia, bensì per la prodigalità, da cui egli riuscì a risollevarsi in tempo proprio grazie alla lettura di un passo dell’Eneide.
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55-93 la conversione di Stazio al cristianesimo=Virgilio gli chiede che cosa lo abbia indirizzato alla vera fede e Stazio risponde che il merito spetta ancora a lui: fu infatti grazie alla lettura della quarta Ecloga* che egli cominciò ad avvicinarsi al cristianesimo. Tuttavia, per timore delle persecuzioni, egli continuò a dichiararsi pagano, motivo per cui fu costretto a scontare quattrocento anni nella cornice degli accidiosi. v94-114 virgilio parla del limbo= Stazio apprende quindi da Virgilio che ora con lui nel Limbo risiedono i grandi scrittori greci e latini del mondo antico, insieme a molti dei personaggi cantati da Stazio nelle sue opere. v115-154 VI cornice l’albero dalla forma strana=I tre poeti passano alla sesta cornice, riservata ai golosi, e arrivano conversando nei pressi di un albero dalla strana forma di cono rovesciato, carico di frutti profumati ma irraggiungibili. Dall’albero proviene una voce, che elenca una serie di esempi di temperanza.
STAZIO
Publio Papinio Stazio è stato un poeta romano e uno dei principali esponenti della poesia epica dell'età flavia, assieme a Silio Italico e a Valerio Flacco. È generalmente conosciuto per essere l'autore di due poemi epici:-la Tebaide, pubblicata nel 92, è composta da 12 libri narra la lotta fra i due fratelli Eteocle e Polinice per la successione in Tebe al trono di Edipo -l'Achilleide,L'Achilleide (Achilleis) è un poema epico latino composto sicuramente non prima del 95. L’opera è rimasta incompiuta ed include solo due episodi della biografia di Achille-
-Stazio compare nella Divina Commedia come accompagnatore nel Purgatorio nel canto XXI-XXII. Dante, infatti, unico tra i suoi contemporanei a quanto se ne sa, credeva che il poeta si fosse convertito al Cristianesimo, grazie a Virgilio. -Lo stesso Dante si ispira dalla Tebaide, per esempio per il noto episodio dedicato alla figura del conte Ugolino; oppure per l'immagine delle due lingue di fuoco che ospitano gli spiriti di Ulisse e Diomede
RIFERIMENTI:
-(v34-36)=Poiché nelle biografie di Stazio non vi è alcun cenno alla sua prodigalità, non si sa a quale fonte Dante abbia attinto per fare di lui un prodigo:-(v55-57)=Dante accenna all'argomento della Tebaide. I due fratelli in lotta per la signoria di Tebe sono Eteocle e Polinice (cfr. Inferno XXVI, 53-54), nati, come Antigone e Ismene (canto XXII, 110-111), secondo il noto mito, dall'incestuosa unione di Giocasta col figlio Edipo. Eteocle e Polinice, che finirono con l'uccidersi a vicenda, furono per la madre duplice causa di dolore per la loro nascita e la loro morte. -(v58-60)=Clio era la musa della storia, invocata da: Stazio nella Tebaide (1, 41 e X, 630) come ispiratrice del suo poema.
"secol si rinnova; torna giustizia, e primo tempo umano, e progenie discendde dal ciel nuova".
(v82-84)=Domiziano fu imperatore dall'81 al 96 d. C. Gli antichi scrittori cristiani gli attribuiscono una feroce persecuzione (la seconda dopo quella di Nerone), della quale però le fonti storiche pagane non fanno alcun cenno.
-(v70-72)=Il passo che ha illuminato Stazio e che Dante riassume e traduce è quello famoso della quarta Egloga virgiliana (versi 5-7). I versi di Virgilio celebrano il ritorno all'età dell'oro sotto il regime di Augusto e alludono probabilmente alla nascita di Salonino.; ma fin dal IV secolo furono interpretati come una profezia.
CANTO XXIII SINTESI
Tempo: martedì 12 aprile 1300, dopo mezzogiorno
VV. 1-36 Dante guarda fisso l’albero da cui ha sentito provenire delle voci, mentre Virgilio lo invita ad affrettarsi. Si sente il canto di un salmo: Dante e Virgilio ipotizzano che siano delle anime espianti. Il gruppo delle anime arriva di corsa, sono magrissime: il solo odore dei frutti dell’albero può ridurle in quello stato VV. 37-75 Dante si chiede come le anime possano dimagrire così. Un’anima lo chiama ed egli dalla voce lo riconosce: è l’amico Forese Donati, che lo prega di parlare un pò con lui. Forese spiega che il dimagrimento fa parte della loro pena espiatoria.
VV. 76-111 Dante si stupisce che Forese non sia più nell’Antipurgatorio. Questi risponde che sua moglie Nella ha pregata per lui e gli ha accorciato l’attesa. Sua moglie è fra le poche donne oneste di Firenze, tanto che nella città si dovrà fare una legge per regolare i costumi femminili. Ma entro quindici anni Firenze sarà punita. VV. 112-133 Forese chiede a Dante perché sia lì, da vivo. Il poeta risponde che la sua condotta giovanile, che coinvolse lo stesso Forese, lo ha trascinato nella confusione del peccato, da cui lo ha tirato fuori Virgilio, che ora lo accompagna. Egli gli ha mostrato l’Inferno e ora gli sta mostrando il Purgatorio. L’altra anima (Stazio) è quella per cui prima il monte ha tremato per segnalarne il compimento dell’espiazione.
FORESE DONATI
Figlio di Simone Donati, Forese è fratello di Piccarda, beata nel cielo della Luna, e di Corso, il feroce capo della parte Nera fiorentina, nonchè cugino della moglie di Dante, Gemma Donati. Morto nel 1296, Forese era legato da amicizia al poeta con cui, in età giovanile, aveva scambiato una tenzone di sonetti burleschi, in cui Forese era stato più volte accusato di golosità. La vicinanza della morte di Forese alla data presunta del viaggio ultraterreno, fa chiedere a Dante come mai l'amico si trovi già nella sesta Cornice: Forese spiega che hanno abbreviato il suo percorso le preghiere della moglie Nella, che egli amò molto e che è forse l'unico esempio di virtù rimasto a Firenze. Le donne fiorentine hanno costumi assai impudichi, ma Forese prevede per loro un duro castigo che non tarderà molti anni.Ciò spiega la richiesta di un ricordo che tante anime purganti rivolgono a Dante.
Nel seguito dell'episodio (XXIV) Dante chiede a Forese quale sia il destino ultraterreno della sorella Piccarda e l'altro risponde che è tra i beati in Paradiso. Forese indica poi altre anime di golosi, tra cui Bonagiunta da Lucca con cui Dante svolge un breve discorso; in seguito Forese chiede all'amico quando lo rivedrà e Dante risponde di non sapere quanto gli resti da vivere, anche se non gli spiacerà lasciare Firenze che diventa di giorno in giorno più corrotta. Forese ribatte che colui che ha più colpa di ciò, ovvero il fratello Corso, sarà presto trascinato all'Inferno legato alla coda di un cavallo che farà strazio del suo corpo; se Dante non può capire bene di cosa parli, i fatti presto gli spiegheranno ogni cosa. Alla fine del discorso, Forese si separa da Dante e raggiunge i compagni di pena.
CANTO XXIV PURGATORIO
TEMPO: martedi 12 aprile 1300, prime due ore pomeridiane LUOGO: VI Cornice. Sulla cornice si ergono due strani alberi a forma di abete rovesciato, dai frutti dolci e profumati. Dalla parete di roccia sgorga un'acqua limpida che si spande sulle foglie. PENITENTI E PENA: Golosi. Si abbandonarono al raffinato piacere di bere e mangiare e ora, orribilmente smagriti, passano sotto alberi carichi di frutti profumati e freschi d'acqua, senza poterli toccare, soffrendo cosi la fama e la sete. Tra le fronde dei due alberi della cornice si odono voci che gridano esempi di temperanza e di gola punita. PERSONAGGI: Dante, Virgilio, Forese Donati, Bonagiunta Orbicciani, Angelo della temperanza, Stazio, Martino IV, Ubaldino degli Ubaldini, Bonifazio Fieschi, Marchese degli Argugliosi
CANTO XXIV SINTESI
VV. 1-33Dante e Forese Donati continuano a parlare e a camminare lungo la VI Cornice, mentre le altre anime dei golosi osservano Dante stupite del fatto che sia vivo. Il poeta afferma che Stazio procede lentamente verso l'alto per trattenersi con Virgilio, poi chiede all'amico se sa qual è il destino ultraterreno della sorella Piccarda e se fra i compagni di pena vi sono personaggi degni di nota. Forese risponde che la sorella, b ora è fra i beati in Paradiso, quindi afferma che è necessario nominare le anime rese irriconoscibili dalla magrezza. Forese mostra col dito l'anima di Bonagiunta da Lucca e, accanto a lui, quella di papa Martino IV di Tours, che sconta il suo amore per le anguille e la vernaccia. Nomina altre anime di golosi, tutti contenti di essere indicati: fra di essi ci sono Ubaldino della Pila, Bonifacio Fieschi, Marchese degli Argugliosi che quando era vivo a Forlì bevve in modo smodato.VV. 34-63 Dante nota che Bonagiunta si mostra più degli altri desideroso di parlargli, mentre intanto mormora un nome che gli sembra «Gentucca», . Dante si rivolge a lui e lo invita a parlargli, al che Bonagiunta risponde che nella sua città, Lucca, è già nata una femmina che è ancora giovinetta e che avrà modo di ospitarlo durante il suo esilio. Il penitente invita Dante a ricordarsi la sua profezia, che sarà avvalorata dai fatti, quindi gli chiede se sia proprio lui il poeta che ha iniziato le nuove rime con la canzone Donne ch'avete intelletto d'amore. Dante spiega di essere un poeta che, quando scrive, segue strettamente la dettatura di Amore: Bonagiunta afferma di capire quale differenza separa lui, Giacomo da Lentini e Guittone d'Arezzo dal «dolce stil novo» che Dante ha appena definito. Il penitente comprende che gli stilnovisti seguirono l'ispirazione amorosa, a differenza sua e dei poeti della sua scuola, quindi tace mostrandosi soddisfatto della risposta.
VV. 64-93 Le altre anime si allontanano da Dante affrettando il passo. Solo Forese resta con Dante, camminando lentamente e lasciando andare avanti gli altri golosi, chiedendo poi all'amico quando lo rivedrà. Dante risponde di non sapere quanto gli resti ancora da vivere, ma certo è grande il suo desiderio di staccarsi dalle cose terrene e di lasciare la città di Firenze, che di giorno in giorno mostra il suo declino morale. Forese ribatte che molto presto il principale responsabile di questa situazione (il fratello Corso) verrà trascinato all'Inferno legato alla coda di un cavallo, che lo sfigurerà orribilmente. Non passeranno molti anni, aggiunge, prima che i fatti chiariscano a Dante il senso della sua oscura profezia. Alla fine delle sue parole Forese si accommiata da Dante e raggiunge i compagni di pena, per non perdere troppo tempo nell'espiazione delle sue colpe. VV. 94-120 Forese si allontana a passi rapidi, Dante resta in compagnia di Virgilio e Stazio. Il poeta segue Forese con gli occhi, finché scorge un secondo albero i cui rami sono carichi di frutti. Sotto di esso i golosi alzano le mani verso i rami e gridano parole incomprensibili. Alla fine le anime si allontanano e i tre poeti raggiungono a loro volta l'albero, dove sentono una voce che dichiara che quella pianta è nata dall'albero dell'Eden il cui frutto fu morso da Eva e li invita a passare oltre. I tre si stringono alla parete del monte e proseguono.
VV. 121-129La voce riprende poco dopo per ricordare esempi di gola punita, fra cui quello dei centauri che, nati da una nube, ubriachi, combatterono Teseo, e degli Ebrei che si mostrarono inclini al bere, per cui Gedeone non li volle come soldati nella guerra combattuta contro i Madianiti. I tre poeti passano oltre stringendosi all'orlo interno della Cornice, mentre ascoltano quegli esempi di gola cui seguì un duro castigo. VV. 130-154 Oltrepassato l'albero, i tre poeti proseguono nella Cornice ormai deserta, ciascuno meditando su ciò che ha udito. A un tratto sentono una voce che chiede loro cosa pensano, per cui Dante si scuote: alza lo sguardo e scorge l'angelo della temperanza, che invita i tre a salire lì se vogliono accedere alla Cornice successiva. Dante è abbagliato da quella vista e segue gli altri due ascoltandone le voci, mentre sulla fronte sente un dolce vento simile a una brezza primaverile, prodotto dalle piume dell'angelo che cancella la sesta P. L'angelo dichiara beati coloro che sono illuminati dalla grazia e non sono troppo inclini alla gola, avendo sempre desiderio del giusto.
PERSONAGGI CANTO XXIV
-Bonagiunta da Lucca. Fu un notaio residente a Lucca, fece conoscere alla Toscana la poesia della scuola siciliana. Fu influenzato da Guittone d'Arezzo infatti ne condivise la passione morale ma non gli artifici retorici. Lui preferì infatti un lessico chiaro e melodico. La sua fama è legata a una tenzone in cui accusa Guido Guinizzelli di aver cambiato il contenuto e lo stile della poesia d'amore. -Bonifazio dei Fieschi. Fu arcivescovo di Ravenna dal 1274 al 1294. -Marchese degli Argogliosi Fu podestà di Faenza nel 1296 e morì nel 1316. Era un insaziabile bevitore -Ubaldino degli Ubaldini. Egli risiedeva nel castello di Pila nel Mugello. Era fratello del cardinale Ottaviano, collocato tra gli eretici nel canto X dell'inferno, e padre dell'arcivescovo Ruggieri che è condannato tra i traditori della patria mentre il conto Ugolino gli rode il capo
NOTE E PASSI CONTROVERSI
VV. 16-17 (qui non si vieta/ di nominar ciascun)VV. 20- 24 personaggio citato Simone di Brie V. 24 La vernaccia V.30 (che pasturò col rocco molte genti) V. 37 Gentucca V.84 (la valle ove mai non si scolpa) VV.151 -154 l'angelo della Temperanza
I DISTURBI ALIMENTARI
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono tutte quelle patologie che coinvolgono il rapporto tra l’individuo e il cibo. Esse sono caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il proprio peso e per le forme del corpo. I principali disturbi dell’alimentazione sono: -l’anoressia nervosa -la bulimia nervosa -disturbo dell’alimentazione incontrollata (abbreviato in BED, binge eating disorder).
ANORESSIA NERVOSA
L’anoressia è conseguente al rifiuto ad assumere cibo, determinato da una intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso. Spesso, si manifesta in due modi: -con restrizioni, determinate dalla riduzione costante della quantità di alimenti ingeriti. -con abbuffate e successiva eliminazione ovvero un'alimentazione compulsiva seguita da vomito autoindotto, uso inappropriato di pillole lassative e diuretiche, iper-attività fisica per perdere peso.