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ESPRESSIONISMO TEDESCO
scarabottiemanuele
Created on April 5, 2021
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Transcript
Di notevole importanza fu l'espressionismo tedesco, sorto a Dresda con il nome di "Die Bruke", ossia "ponte", in quanto doveva essere il movimento che univa tutti gli artisti rivoluzionari in fermento di inizio secolo. Inoltre richiama il concetto di ponte tra interiorità ed esteriorità
Espressionismo tedesco
Il termine espressionismo nasce nel 1905 in opposizione all'impressionismo e al superficiale decorativismo dell'Art Nouveau. In particolare si differenzia dall'impressionismo in quanto il processo creativo non è dato dalle emozioni che l'oggetto suscita nell'artista, ma è l'artista che che imprime le sue emozioni sulla tela. Di conseguenza l'espressionismo non si basa più su una bellezza esteriore, ma sposta l'attenzione all'interiorità dell'animo umano
Il movimento si caratterizza da assoluta spontaneità e assenza di regole fisse che potrebbero porre paletti all'immaginazione dell'artista. Ogni opera quindi deriva da un flusso emotivo che esce dall'anima
Caratterizzato da:
Pur in assenza di regole fisse, si possono comunque notare elementi che accomunano alcuni artisti espressionisti tedeschi
- Colori molto violenti, combinati tra loro in modo da ottenere contrasti cromatici. Spesso risultano innaturali
- Immagini deformate
- Polemica sociale
- Sentimenti di angoscia
- componente mistica e religiosa
- richiami alla pittura gotica e all'arte africana con l'utilizzo di figure allungate
- corpi e volti deformi con un grande utilizzo di linee acute e spezzate
- contorni molto marcati
- raffigurazioni di giovani ragazze
Erich Heckel
Heckel mosse i suoi primi passi nel mondo dell'arte nel 1904, quando iniziò i suoi studi di architettura, di lì a poco nel 1905 istituirà insieme ad altri studiosi di architettura il movimento artistico dell'espressionismo tedesco.
La sua arte prende spunto a livello concettuale da pensatori anti-borghesi come Nietzsche e Dostoevskij, in linea con il pensiero di arte controcorrente tipica del movimento tedesco. A livello stilistico si ispira invece ai post impressionisti (Van Gogh, Gauguin, Munch), che si separarono dal precedente movimento per abbracciare un'arte dove sia paesaggi che figure umane venivano deformati per esprimere una sensazone interna all'artista; furono quindi coloro che posero le basi per lo sviluppo dell'espressionismo.
Agli inizi della sua carriera troverà l'ispirazione principalmente in paesaggi naturali, ma traferitosi a Berlino nel 1911 incomincerà a dipingere opere più introspettive e dai toni di colore spenti. Durante la prima guerra mondiale farà parte del corpo sanitario e lo shock provato dalla crudezza di questa esperienza influenzerà molto la produzione di quel periodo. Successivamente l'ascesa del nazismo porterà alla distruzione di molte sue opere in quanto considerata "arte degenerata", ossia contro gli ideali del regime.
Nel dopoguerra si trasferirà nel lago di costanza, luogo da lui prediletto per la bellezza dei paesaggi. Da qui in poi lavorerà per l'accademia delle belle arti fino al 1955. Morirà in una cittadina nei pressi del lago nel 1970.
Giornata limpida (Heckel)
"giornata limpida", considerata come una delle opere più importanti di Heckel, fu dipinta nel 1913 durante gli anni della permanenza a Berlino da parte dell'artista.
Nel realizzare l'opera Heckel riprende un tema molto in voga nella seconda metà dell'ottocento, ossia quello delle bagnanti. Nel fare ciò però si discosta molto dai suoi predecessori come Renoir e Seurat, dove i contorni delle figure erano morbidi e tondeggianti. Preferì invece lo stile stilizzato di Cézanne riprendendo anche lo schema triangolare che viene coniugato perfettamente con la spigolosità tipica dell'Espressionismo tedesco.
Paesaggio a Dresda
Heckel dipinse questo scorcio di dresda nel 1910, duranti gli ultimi anni della sua permanenza in città prima di trasferirsi a Berlino
In quest'opera possiamo notare la predilezione di Heckel nel raffigurare paesaggi, molto spesso urbani e in periodi primaverili o estivi. Nello sfondo si stagliano delle case affiancate da un maestoso albero ridotto ad una sorta di macchia scura. Il tutto è appositamente stilizzato e reso con colori innaturali che creano un forte contrasto tra loro in pieno stile espressionista
Emile Nolde
Altro protagonista del gruppo “Die Brucke” fu Emil Hans, pittore,scultore e incisore nato il 7 agosto 1867 nel paesino tedesco di Nolde situato vicino al confine con la Danimarca. È più comunemente noto come “Emil Nolde” , infatti scelse di farsi chiamare con questo pseudonimo per sottolineare il legame con la sua terra. Dopo aver frequentato (1884-1888), una scuola di scultura in legno a Flensburg, lavorò in quel campo a Monaco e a Karlsruhe, dove studiò nel 1889 alla Scuola d'arti e mestieri. Dal 1892 al 1898 insegnò disegno ornamentale alla scuola d’arte industriale di San Gallo. Al 1896 risale il suo primo importante quadro, I giganti delle montagne, rifiutato all'esposizione annuale di Monaco. Nel 1899 compì il suo primo viaggio a Parigi dove fu attratto dalle opere di Rembrandt, F. Goya e Van Gogh e Eduard Manet Dal 1901 al 1904 dipense giardini fioriti e composizioni floreali; nello stesso periodo compì viaggi in Danimarca, in Germania e in Italia, mentre negli anni successivi viaggiò a Monaco, Karlsruhe e Berlino. Nelle sue prime opere le figure umane e le forme della natura sono rese sulla tela in modo semplificato, caricaturale e grottesco. Intorno al 1904-1905 si comincia a intravedere nei suoi quadri, pur nell'impostazione generalmente impressionistica, una accentuazione del tocco, una dinamicizzazione del colore steso sulla tela con una pennellata spessa e insistente, che sono le premesse per la successiva evoluzione del suo stile decisamente espressionistico. Il segno di questa svolta è la sua adesione al movimento “Die Brucke” nel 1907.
Nelle sue opere è presente un carattere drammatico e un’ inclinazione al misticismo, caratteristiche in cui si nota l’influsso dell’arte di Van Gogh, di Munch e soprattutto di Ensor da cui riprese il tema delle maschere. Rifiutò l’imitazione scrupolosa ed esatta della natura poiché secondo lui i colori avevano vita propria e quando dipingeva amava abbandonarsi totalmente all’ebbrezza dell’ispirazione che doveva essere assolutamente spontanea e non stabilita in precedenza.
Mare B
Una delle opere più significative di Nolde è sicuramente “Mare B”, un paesaggio espressionista dove nulla rimane della logica descrittiva del paesaggio. Caratterizzato da forti ed intense macchie di colore che si allargano, da questo dipinto emerge un sentimento tragico della natura come se le onde gridassero paura e dolore. Il colore cupo e denso manifesta il senso di panico esistenziale dell’artista, mentre l’accensione cromatica manifesta una forza tragica e visionaria che esprime dolore angoscia ed esaltazione. La natura si rivela quindi essere solo un pretesto per esprimere una profonda esasperazione emotiva.
Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938)
Studiò architettura a Dresda, avvicinatosi alla pittura Espressionista divenne l’esponente di spicco del gruppo ‘Die Brücke’, scrivendone il Manifesto nel 1906. In questo documento scriveva «la pittura è l’arte che rappresenta su un piano un fenomeno sensibile, il pittore trasforma in opera d’arte la concezione della sua esperienza. Con un continuo esercizio impara a usare i suoi mezzi. Non ci sono regole fisse per questo. Le regole per l’opera singola si formano durante il lavoro, attraverso la personalità del creatore, la maniera della sua tecnica, e l’assunto che si propone. La sublimazione istintiva della forma nell’avvenimento sensibile viene tradotta d’impulso sul piano». In sintesi la poetica della Brücke, e di tutta la visione Espressionista, fu il rifiuto di ogni canone che potesse risultare d’intralcio all’ispirazione immediata.
Esordì con paesaggi e ritratti, segnati da colori accesi e violentemente espressivi. Trasferitosi nel 1911 a Berlino dalla Baviera, Kirchner adottò un linguaggio secco e vibrante, un segno teso, contorto e spezzato, composto da una fitta sequenza di scatti nervosi. Nelle sue opere le proporzioni, la costruzione delle figure, l’organizzazione dello spazio non sono vincolati alle leggi della pittura tradizionale ma si dispongono in funzione delle esigenze espressive dell’artista.
Come Impressionisti e Neoimpressionisti, l’artista amò rappresentare la città, la vita delle strade, dei tabarins e dei cabaret; tuttavia, si differenziò da quanto era avvenuto in ambito Impressionista (riferendosi a Munch e Ensor), per l’accezione negativa dei temi urbani della sua pittura. Kirchner, spinto da un intento di critica sociale, volle restituire il ritmo frenetico e gli aspetti più inquietanti e morbosi del mondo in cui viveva. Tutti gli uomini e le donne dipinti dall’artista si tradussero in forme aguzze e metalliche, scomposte da colori acidi e dissonanti.
Scena di strada berlinese
Dipinto nel 1913-14, fa parte di una serie di tele dipinte tra 1913 e 1915 con scene di strada, ambientate nel cuore pulsante della Berlino di inizio secolo.
Nella folla che attraversa il centro della città, si notano due prostitute molto appariscenti che interloquiscono con due giovani uomini. Alle loro spalle è presente una folla di passanti dove si nota il passaggio di un tram trainato da cavalli.
Tutte le figure appaiono grottesche, dipinte con apparente rapidità. La composizione caotica riesce ad esprimere con efficacia il tema moderno della vitta cittadina
Autoritratto da soldato
Il gruppo della Brücke si sciolse alla vigilia della Grande Guerra. Kirchner visse drammaticamente lo scioglimento del movimento e si arruolò nel 1914. Tuttavia il suo fragile equilibrio non resse all’impatto con la vita militare, così fu congedato nel 1915.
In Autoritratto da soldato, del 1915, l’artista si dipinse simbolicamente con la mano destra mozzata, quella stessa con cui dipingeva, in una lucida presa di coscienza della propria sconfitta: gli artisti non avevano più alcun potere né alcuna possibilità di cambiare il mondo, di educare la gente, di orientare le coscienze. Non erano serviti a nulla i tentativi di scuotere l’opinione pubblica, per denunciare gli abusi e le corruzioni, per segnalare il pericolo imminente del degrado e della degenerazione. Al pittore non restava che rappresentare il drammatico isolamento dell’uomo, perduto nelle metropoli su cui sovrastava implacabile l’apocalisse della Prima guerra mondiale. Nel 1917, Kirchner fu colpito da una paralisi nervosa: guarì, ma non riuscì più a trovare un senso alla propria esistenza. Ad aggravare la sua situazione mentale nel 1937 le sue opere furono rimosse dai musei dai Nazisti e nel 1938, l’artista, umiliato, si uccise con un colpo di pistola.
Marcella
Opera del1908; è uno dei dipinti più emblematici dell’artista. Rappresenta Marcella, una modella ragazzina, che ispirò sia Kirchner che altri artisti del movimento berlinese. In seguito al rapporto con la ragazza, molti lo accusarono di pedofilia. Tali accuse sono prive di fondamento e anzi, mettersi in scena e provocare scandali era per gli artisti Espressionisti una precisa strategia artistica.
Marcella è raffigurata seduta, completamente nuda, le braccia sono raccolte al ventre e il corpo appare fragile e contratto. Il corpo dipinto con rapidi segni è quasi distrutto, e i lineamenti affilati e scarni sono angosciosi. L'immagine ha pochi toni fondamentali (verde acido, viola e arancione) e spicca il nastro bianco nei capelli. Le ombre sono rese con pennellate spesse di verde scuro.
Il dipinto rimanda fortemente alla Pubertà di Munch. La Pubertà: ragazzina spaventata alla trasformazione del suo corpo; sembra vittima dello sviluppo che segnerà il suo destino e le farà perdere l'innocenza: secondo Munch diventare una donna è già una condanna. La Marcella: Kirchnner ha una visione molto più pessimistica di Munch, infatti Marcella pare accettare la propria condizione di prostituta e sembra provocare maliziosamente lo spettatore nonostante dai suoi occhi traspaia un velo di tristezza che crea uno stato di disagio, di angoscia. Il pittore con questa immagine trasse il proprio mondo e la propria condizione interiore. Da quest'opera traspare il legame dell'Espressionismo tedesco con l'arte africana. Gli artisti della Brücke, come tutti gli esponenti dell'Espressionismo europeo, ne amarono la forza comunicativa espressiva, la forte emotività e la capacità di mostrare l'anima dei soggetti rappresentati.
IL CINEMA ESPRESSIONISTA TEDESCO
L'espressionismo, nato all'inizio del '900 come corrente soprattutto della pittura, della letteratura e del teatro, ha trovato una grande eco anche nel campo del cinema che in quegli anni era appena nato e i cui protagonisti spesso provenivano dal mondo del teatro. Il cinema espressionista è una delle maggiori eredità lasciate dalle avanguardie artistiche tedesche che ha segnato la futura storia del cinema ponendo le basi del genere horror, noir e fantascientifico. Se l’impressionismo mirava ad osservare il reale dall’esterno per poi riprodurne l’impressione, gli artisti espressionisti sostituivano alla descrizione oggettiva della realtà la comunicazione di sentimenti soggettivi. La realtà era qualcosa di radicalmente soggettivo, esasperata ed aumentata secondo il loro stato emotivo. Il loro stile era quindi esasperato, spesso deformato e stridente per suscitare nel pubblico intensi effetti emotivi. Queste caratteristiche, oltre a rappresentare il disagio, tormento, rabbia, inquietudine ed esasperazione dell’autore, erano anche un’espressione del disagio politico e sociale e di una ribellione al materialismo della borghesia.
Lo stile:
Tutto ciò è stato tradotto sul grande schermo con deformazioni e distorsioni predominanti su tutti i livelli; dalla scenografia alla recitazione, alla costruzione dell’ immaginario : - Le recitazioni sono enfatiche, scattose e innaturali; i gesti e trucchi esasperati, volti a evocare uno stato d’ansia e un’apparente voglia di urlare per la sofferenza insita nell’uomo. - Le scenografie, stilizzate e distorte, sono caratterizzate da linee spezzate, angoli acuti e inquadrature oblique - Uso innovativo di luci e ombre : le luci sono usate in modo non naturalistico, creando toni cupi e minacciosi. Spesso alcune parti della scena rimangono in ombra, quasi a nascondere alla vista una parte del mondo rappresentato, creando un’atmosfera di mistero e inquietudine. Questo artificio viene tuttora utilizzato nel cinema horror, dove il non visto è estremamente importante poiché chiave del meccanismo della paura. Il brivido è dato da tutto ciò che è allusione, sottrazione, tutto ciò che fa intuire, che si può immaginare al di là del fotogramma. I personaggi spesso diventano sagome stilizzate e le marcate ombre, che rappresentano la parte nascosta e misteriosa, vivono di vita propria, fino a diventare quasi personaggi autonomi. Uno degli stilemi ricorrenti nel cinema espressionista (che continua nel cinema horror) è rappresentato per esempio dall’entrata del personaggio “malefico”: il più delle volte i personaggi minacciosi entrano in scena preceduti dalla propria ombra. Mentre l’umano perde vita, l’oggetto prende vita diventando elemento autonomo e attivo (come ad esempio in “Il Golem” dove un colosso d’ argilla viene portato in vita e in seguito si ribella al suo stesso creatore) A questo proposito acquistano grande importanza il dettaglio e l’uso del primo piano per esaltare la dimensione gigantesca di oggetti e espressioni. Il primo piano è inoltre utilizzato per sfruttare l’espressività dei volti tenebrosi, truccati pesantemente o dalle espressioni sovraccariche.
I temi:
I temi chiave del cinema espressionista sono l’ inquietudine, il mistero, il soprannaturale, l’irrazionale, l’inconscio, il sogno, l’incubo, l’ipnosi, l’allucinazione, la possessione, lo sdoppiamento della personalità, la follia, la malattia (fisica o mentale) , il disagio, il malessere, l’angoscia , la paura e il delitto. Spesso i personaggi si trovano a confrontarsi e lottare con l’altro da sé, sono spinti o costretti a sdoppiare la propria identità. Una delle figure ricorrenti è quella del personaggio debole che viene manipolato da una presenza deviante, che si impossessa della sua volontà. ( come in “Il gabinetto del dottor Caligari”) Il mondo ritratto dallo sguardo espressionista è segnato dal caos, la stranezza, l’anomalia di corpi e forme che si muovono in modo disarmonico. I film espressionisti legano la realtà rappresenta al sogno o all’incubo, raccontano un universo interiore: l’aspetto abituale delle cose viene scavato per mostrarne il senso più profondo, quello nascosto, fatto di incubi, ossessioni, visioni occulte. Nella creazione di questi mondi irreali ha grande importanza la scoperta del cosiddetto effetto Schuffan, che rende possibile integrare scenografie e azioni reali con ambientazioni virtuali che altrimenti sarebbero impossibili da realizzare. Questa tecnica consiste nell’uso di cartoni disegnati proiettati e ingigantiti con un gioco di specchi, fino a diventare lo sfondo di una parte dell’ inquadratura, mentre gli attori si muovono in un’altra, anticipando l’odierno blue screen. Così, ad esempio, è stata realizzata la città vertiginosa di Metropolis dell’omonimo film.
In una visione molto rigida, l’unico film pienamente espressionista è “Il gabinetto del dottor Caligari”, mentre negli altri si trovano solo alcuni elementi riconducibili a questa corrente. Mentre altri critici meno severi ritengono che l’espressionismo nel cinema non abbia confini e lo fanno coincidere con l’intera produzione cinematografica tedesca dai primi del ‘900 fino al 1933.
I film:
- LO STUDENTE DI PRAGA Stellan Rye, 1913 : Considerato il precursore dell’ espressionismo, questo film anticipa i temi dello sdoppiamento e della perdita dell’ombra, ma non ha ancora lo stile tipico del cinema espressionista, che si svilupperà negli anni successivi. Narra di uno studente che, deluso, fa un patto con uno strano individuo, vendendogli l’anima. Questa presenza diabolica ottiene dall’anima del ragazzo un suo doppio, a cui fa compiere delle azioni che lo studente non farebbe mai. Alla fine del film il ragazzo spara al suo doppio, ma è lui stesso a morire.
- IL GOLEMcome venne al mondo, Paul Wegner e Carl Boese, 1920: La trama riprende una leggenda ebraica risalente alla Praga medievale e racconta la vicenda di un colosso d’argilla che, animato da un rabbino e innamoratosi dalla figlia di quest’ultimo, si ribella al suo stesso creatore, impazzisce e distrugge tutto ciò che trova. Sospeso tra sogno e realtà, questo film è caratterizzato del fascino per l’irrazionale, il mistero e il macrabo e dal tema della dualità uomo – robot con lo scopo di interrogare lo spettatore su cosa sia realmente l’umanità nella nostra società.
-IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARIRobert Wiene, 1919 : Film espressionista per eccellenza, è costituito da un prologo, storia centrale raccontata da uno dei protagonisti di nome Franz ad un vecchio amico, e da un epilogo che rovescia il racconto iniziale lasciando allo spettatore diverse interpretazioni possibili. Il racconto di Franz narra dell’arrivo nella cittadina tedesca di Hostenwall di un dottore, il Dottor Caligari, e del suo paziente sonnambulo Cesare che, sotto ipnosi e pertanto soggiogato al volere del dottore, è inconsapevolmente esecutore di delitti. Infatti contemporaneamente al loro arrivo nel paesino, cominciano ad avvenire numerose morti inquietanti e sospette ma le indagini riescono a smascherare il colpevole. Inseguito dalle forze dell’ordine, il Dottor Caligari si rifugia in un manicomio e confessa la sua follia ma, nell’epilogo finale, si scopre che è proprio lui ad essere il direttore del manicomio di cui invece Franz è un paziente. Franz è quindi rinchiuso in un manicomio e il suo racconto risulta essere frutto di allucinazione e delirio. HIl film corre sul filo dell’ambiguità e dà vita ad una realtà alterata, proponendo più livelli di lettura. Risente infatti del clima di messa in discussione della realtà, della cosa in sé e della verità che caratterizza la contemporanea crisi del positivismo. La trama presenta continui colpi di scena destabilizzanti, creando un’ atmosfera angosciosa, claustrofobica, fitta di inquietudine, delirio e incubo. Inoltre, la scenografia innaturale, distorta, opprimente e ricca di spigoli e ombre inquiete, richiama figurativamente le opere del pittore espressionista Kirchner
- METROPOLISFritz Lang, 1927: Ambientato a distanza di un secolo dalla realizzazione della pellicola e cioè nel 2026, è un film distopico che immagina una società affetta dal “morbo” del capitalismo e classista, dove gli operai schiavizzati lavorano in una città costruita al di sotto della superficie terrestre, la cosiddetta città delle macchine, per fornire energia alla città sopraelevata abitata dalle cassi alte. Centrale è il tema della macchina che, vista come una creatura mostruosa, è ormai incontrollabile e ha preso il sopravvento della società riuscendo a dominare gli uomini : gli operai sono completamente a servizio di questi immensi macchinari di ferro che sembrano quasi assumere l’aspetto umano. Altro tema centrale è quello del disagio, legato al quello del denaro che fa perdere di vista il valore delle persone e causando disuguaglianza e ingiustizia sociale Se la città sopraelevata ricorda lo stile art deco’ e liberty, la città interrata presenta tutte le caratteristiche dell’ espressionismo ed è stata rappresentata mediante scenografie disegnate e luci di taglio. Questo film è diventato nella storia del cinema modello per molti film noir e fantascientifici successivi, tra cui il famoso “Blade Runner”.