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Picasso- Boccioni
acpignata
Created on April 3, 2021
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Transcript
Picasso
Les demoiselles D'Avignon
Scheda tecnica
Committenza: non si ha nessuna committenzaTitolo: Les demoiselles D'avignonAutore: Pablo PicassoCollocazione: MOMA di New YorkProvenienza: ParigiDatazione: 1906-1907Materiali-Tecnica-Dimensioni: Fu realizzato ad olio su tela tra il 1906 e il 1907, con misure 243,9×233,7 cm.
Contesto storico: Les Demoiselles d’Avignon nasce a soli sette anni di distanza dalle Sorelle Wyndham di Sargent, il quale dipinge come piace al pubblico: le sue figure sono belle, eleganti e aristocratiche. Con oggetti e figure piacevoli e splendenti mentre le figure di Picasso sono brutte, sgradevoli, deformate. Il 1906 è un anno molto importante per Picasso, perché nello stesso tempo conosce Matisse e Derain, i due artisti legati a Cézanne, e scopre l’arte tribale africana, anzi, come allora si diceva, “l’arte negra”; un’arte che aveva già suscitato forti interessi da parte del Fauvismo. Due quadri fondamentali del 1906 segnano la sua iniziale rottura col cosiddetto “periodo rosa”: Autoritratto con tavolozza e Gertrude Stein, dove gli sguardi, seri ma inespressivi, tendono ad assumere i contorni della maschera. Molto significativi sono anche gli studi preparatori al suo capolavoro delle Demoiselles. Il 1907 è un chiaro indizio della svolta artistica che si sta verificando nella sua pittura. Infatti, dopo molti studi e variazioni, in luglio termina il grande quadro Les demoiselles d’Avignon Analisi dell'opera: Le cinque donne nude, caratterizzate da forme essenziali, sono composte con linee angolose e taglienti. Le figure femminili citano forse Le Veneri della tradizione classica. Infatti i corpi non possiedono una valenza erotica. In ogni caso, l’intento di Pablo Picasso nel dipingere Les Demoiselles d’Avignon fu forse quello di creare una cesura con la tradizione artistica. Le due ragazze centrali hanno uno sguardo più riconoscibile e diretto. Le due donne laterali a destra invece richiamano, con la deformità del loro volto, le maschere di tradizione africana amate da Pablo Picasso. L’immagine della ragazza di sinistra poi ricorda lo stile egizio con l’occhio frontale e con il volto disegnato di profilo Il colore è forte, non modulato dal chiaroscuro e steso in campiture piatte. Il rosa carne delle ragazze entra in competizione complementare con quello azzurro del fondo dipinto con frammenti di colore. L’unico arredo è una composizione di frutti in basso al centro del dipinto. Lo spazio è fortemente contratto sulla superficie del dipinto. Lo sfondo e le figure si integrano attraverso le campiture disegnate in modo geometrico, ma, irregolare. Non vi è profondità nello spazio rappresentato ma una integrazione bidimensionale tra le forme e lo sfondo. Pablo Picasso ne Les Demoiselles d’Avignon ha previsto molteplici punti di vista. Sicuramente sui volti delle fanciulle e sulla composizione di frutta in basso. I punti di vista sono determinati piuttosto dai contrasti di toni e colori. Contribuiscono a rafforzare la composizione anche le linee di forza che si creano all’incontro delle figure e delle forme dello sfondo. Il dipinto ha una forma quadrata che impone la composizione centrale. Inoltre i corpi delle protagoniste riempiono totalmente la superficie del dipinto. I centri psicologici di attenzione sono ovviamente i grandi sguardi delle donne che osservano verso lo spettatore. Rappresenta il ciclo della vita, che racchiude nell'archetipo femminile il senso della creazione. Stato di conservazione: è in perfetto stato di conservazione.
L'elebaroazione dell'opera è lunga e faticosa
BOCCIONI
La città che sale
SCHEDA TECNICA
Committenza: non si ha nessuna committenza Titolo: La città che sale Autore: Umberto Boccioni Collocazione: È oggi esposto al Museum of Modern Art di New York Provenienza: Milano Datazione: 1910-1911 Materiali-Tecnica-Dimensioni: l'opera fu realizzata con la tecnica olio su tela e per quanto riguarda le sue dimensioni, misura 199,3×301 cm
• Contesto Storico: Ha un titolo che suona in modo particolare, perché associa alla città, l’azione del salire. Questa è un’epoca che venne contraddistinta da importanti cambiamenti socioculturali e il lavoro fu uno dei campi che subì maggiormente queste rivoluzioni. Erano cambiati i ritmi e le modalità di produzione, era cambiata la classe operaia che in fabbrica ci lavorava. Il proletariato assunse coscienza di sé e cominciò a comprendere il proprio potere nello stare unito per ottenere nuovi diritti. Esplosero così i primi scioperi italiani, che cominciarono a diventare fonte d’ispirazione per gli artisti. E infatti è proprio uno sciopero cittadino, in una città, Milano, che cominciava a crescere come le altre d’Europa che Boccioni prese come riferimento per realizzare questo dipinto. • Analisi dell’opera: In primo piano degli uomini tentano di trattenere dei cavalli imbizzarriti, disperatamente fusi in uno sforzo dinamico. Sullo sfondo, partendo da sinistra vediamo il tram elettrico, le impalcature di nuove strutture in costruzione, le ciminiere fumanti, una piccola folla, uomini che gridano, il tutto in un vortice pittorico costruito con direttrici di tensione dinamica. Nella composizione prevalgono le linee curve che descrivono il movimento vorticoso degli uomini e dei cavalli. Invece sullo sfondo le linee rette slanciano la città verso l’alto, oltre la tela. L’artista qui impiega la tecnica divisionista, che prevedeva appunto l’applicazione di colori puri, luminosi e brillanti divisi in tante piccole pennellate rapide e filamentose. Dominano la scena il rosso, il blu e il giallo, i tre colori primari, ma anche il bianco che conferisce al dipinto una luminosità abbagliante. Il risultato crea un forte dinamismo da cui la scena è attraversata, come se potessimo percepire le scintille d’energia di movimento, di attrito e di resistenza. Fu lo stesso Boccioni, all’esposizione di Milano del 1911, a commentare il quadro. “Le linee di forza convogliano le energie del dipinto in molteplici direzioni, trascinando lo spettatore che sarà quindi obbligato a lottare anch’egli coi personaggi del quadro”. La metropoli moderna plasmata sulle esigenze del nuovo concetto di uomo del futuro, l’esaltazione del lavoro dell’uomo e il progresso furono tutti temi molto cari al futurismo. Quello però che allinea il quadro con lo spirito futurista è la celebrazione visiva della forza e del movimento, della quale sono protagonisti uomini e cavalli e non macchine. I cavalli impetuosi per esempio, spesso realizzati nell’opera di Boccioni, rappresentano la vitalità di una città in evoluzione e in fermento. L’opera mostra la ricerca di “una sintesi di quello che si ricorda e quello che si vede”, abbandonando parzialmente la visione naturalistica dei quadri precedenti da cui Boccioni era partito nel suo percorso di crescita artistica. L’artista in questo dipinto rende visibile il mito attraverso l’immagine, il mito dell’uomo moderno, artefice di un nuovo mondo. In parole povere l’intento dell’artista fu quello di fissare sulla tela il frutto del nostro tempo industriale. Il soggetto quindi, da rappresentazione di un normale istante di caos cittadino, si trasforma nella celebrazione dell’idea del progresso industriale con la sua inarrestabile avanzata, ben simboleggiato dal cavallo che viene inutilmente trattenuto dagli uomini attaccati alle sue briglie • Stato di conservazione: conservato in ottime condizioni