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INCONTRO CON PINO IMPERATORE
Roberta D'Ovidio
Created on March 29, 2021
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Transcript
chi siamo
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LE PENNE DI MATILDE PRESENTA...
LEZIONE D'AUTORE CON pino imperatore
“La “presa diretta”: come scrivere la vita reale, attraverso l’umorismo”,
“La “presa diretta”: come scrivere la vita reale, attraverso l’umorismo”
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TONINO ESPOSITO...UN AUTENTICO IMBRANATO
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Tonino, te lo dico con franchezza (...), tu sei molto, ma molto più fesso
lockdown
"Restate a casa": fu questo l'imperativo categorico imposto alla popolazione
COVID E INCOMPRENSIONI di Enrica Tondi “Oi ma! Oi ma! So positiv!” “Uh mamma mi, ma ch’stai ricenn! E mo chi ciò dic a pat’t?” “Mammà ma ch staij capenn? Sono positivo come modo di dire; stamattina m’agg sctat ca capa bon!” “Ah e specifica quando parli. E mo ch vuliss fa? M vuliss rompr a me? Vir arò t n e ì ca mo aggia lavà nderr!” “ Ma’, mo nun pozz scennr. Stiamo in lockdown!” “Non me ne frega proprio e stu okidaun, tu t n e ì! Si nun t n vaij chiamm a pat’t!” “E chiamml, tanto se esce da quella stanza o pigliamm tutt quant o covid!” “Cirooooo, vir comm e fa. Si nun to faij passà tu, to facc passà ij stu covid!” “Va bè ja, mo scendo. C vrimm!” “Ma dove vai? Dove! Comm a pavamm a mult aropp?” “tu mo lo hai detto vattene!” “Si, però era un modo di dire. Mo ciongati a unu pizz!”
il programma di riforma
HO PREPARATO UN PROGRAMMA IN CINQUE PUNTI...
GLI ALTRI PUNTI DEL PROGRAMMA DI RIFORME di Maria Allocca «Questa notte non riuscivo a piglià suonno» «Pecchè Don Toni’?» domandò Palmieri, fingendosi interessato all’insonnia del boss. «Dovevo apparà a 10 punti. E sapit ‘na cosa? C song riuscìt!» «Sono tutt’orecchi» disse Palmieri solo per placare l’euforia di Tonino. «Se mi date la certezza che i primi punti ve li ricordate… io parto direttamente dal settimo!» «Sono stampati nella mia mente» lo rassicurò. «Occhei! Ieri vi ho fatto presente che mi sta molto a cuore la natura…» «Right» «…e vi ricordate quando ittain ‘a monnezza dove stavano ‘e cav ‘e pret?» «C ftorio!» Palmieri arricciò il naso. «Ho pensato di sfruttare quella terra abbandunat che copre la discarica!» «E comm?» domandò Palmieri passando dal disgusto alla sorpresa.
«Seminando dei vigneti! Sapit quanto vino salutare facimm? E abbiamo anche la fortuna che nasce già frizzantino?» «In che senso?» «Grazie ai rifiuti radioattivi! Per di più, l’amico mio chimico mi ha assicurato che ‘o succ ra munnezz è meglio d’o fertilizzant » A questo punto Palmieri pensò che bevendo questo vino “salutare”, le persone avrebbero “salutato” per sempre la Terra. «E cosa scriviamo ngòppa ‘a l’etichett?» domandò. Tonino aveva la risposta pronta (o quasi): «Vino dai profumi avvolgenti con note di … di…, ci devo ancora pensare. Uve raccolte a mano nelle vigne migliori d’Italia: quelle della Terra dei Fuochi» «Don Toni’ ma siete sicuro che la gente lo comprerà? La Terra dei Fuochi porta ‘na mal annumenata» «’A television fà pubblicità malamente solo perché è invidiosa» ribattè Tonino, fiero della sua idea ingegnosa. «mó passiamo al punto 8 ca sennò m’o scord» Palmieri, desideroso di abbandonare l’argomento “Terra dei fuochi” annuì col capo.
«Don Peppe, il sindaco, chillo ca' avimm fatto salire all'eleziòn… v’o arricurdat?» «Yes» «Dobbiamo parlargli! Per ricambiare ‘o piacer mij, mi deve offrire parecchie lavatrici. Tengo nu cuofn ‘e sold da lavare» fece un occhiolino al suo interlocutore che non afferrò il concetto. «Ma… è sord nun si abbagnanò?» «Oggi nun m’capisc proprij!» si spazientì Tonino. «’E lavatric sono gli appalti che il sindaco deve darci per riciclare i contanti. Vabbuò, passiamo al nono punto: gli extracomunitari. Io voglio dare una mano proprio a tutti» «Ottimo! Yes. Ma come pensate di fare?» «Li togliamo dalla strada e li mettiamo nella terra» Palmieri roteò gli occhi intuendo che avrebbe parlato nuovamente della Terra dei fuochi. «Lavoro a tempo indeterminato. Baracca gratìss (così evitano la dichiarazione dei redditi e sparagnn ‘e pavà ‘o Stat). Corrente, quella stradale. Acqua di pozzo» «Ma il pozzo è vicino all’immondizia sotterrata!!!» «Aiutatemi a dire…bevono l’acqua gassata» DRINN… DRINN… «Chiamata urgente! Devo rispondere» «Fate pure» disse Palmieri tutto frastornato mentre il boss si allontanava. Vino tossico, acqua inquinata, extracomunitari sfruttati, pulizia dei soldi in nero… quale sarà il decimo punto? Meditava tra sé e sé l’italoamericano.
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I pensieri furono interrotti dal ritorno di Tonino. «Palmi’ tengo giusto due minuti per concludere il mio programma, m n’àggia fuì» affermò il boss. «Vi ascolto!» tirò un sospiro di sollievo senza farsi accorgere. «’O punt 10 ha a che fare con i figli degli extracomunitari» «Madonna Mij» Palmieri si mise una mano sulla fronte pensando al destino dei piccoli ma si ricompose all’istante. «Facciamo lavorare pure ‘e criatur. È megl ca s mbarn ‘o mestier già ra piccirilli. Dobbiamo fare di tutto pè fà rimanè ccà pecchè ‘o paes lor fann sul ‘a famme» «Right. Right. Ma… li farete lavorare sempre nella terra? «No, no, e mttim indo ‘o capannon a Terzigno. Lì produrranno abbigliamento e calzature. Ata bberè come si divertn! Ci sta sulament nu prublem» «E cioè?» «Potrebbero morire di freddo…» Influenzato dal pensiero del boss, a Palmiro scappò spontaneo dirgli: «Bruceranno i rifiuti che produrranno» ma si pentì subito dopo. «Geniale! Mò però devo scappare… voi avete tutto in mente?» Un ‘yes’ esausto terminò la loro conversazione.
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pomeriggio in zona gialla
POMERIGGIO IN ZONA GIALLA di Alessio Nevola Era un giorno come un altro.. era Maggio e tra un po’ di studio e un po’ di svago, decisi di scendere col mio migliore amico per dare due calci al pallone. Arrivammo nel punto prefissato, dietro una chiesetta, il solito punto di ritrovo di tutti i ragazzi, a cui come me, manca giocare a calcio. Purtroppo era stracolmo di gente e allora cambiammo rotta: ci dirigemmo verso un parchetto situato dietro alla metro. Arrivati, il primo pensiero fu quello di togliersi le giacche dato il caldo che faceva, ma sorse subito un problema: “fra ma mo dove le mettiamo ste giacche che stiamo pieni di covid...” Esclamò subito Andrea, il mio amico. Purtroppo aveva ragione, non avevo risposta e allora decidemmo di giocare con il giubbino addosso.. Uagliu, si moriva! Passarono una decina di minuti e fino a quel punto, tutto era filato liscio, ma purtroppo, giustamente, iniziammo a sudare. Numerose gocce scendevano dal nostro viso e inzuppavano le mascherine che avevamo appeso alle orecchie “Fra con questa mascherina sul collo sto facenn e fumient” “Eh Alè prova a mettertela intorno al gomito, cosi non ti da fastidio” “E se passa la polizia?” “Nun dá rett, nun pass” Mi fidai del mio amico, ma non passarono neanche 2 minuti, che una volante bianca e azzurra, si diresse nella nostra direzione. “Ua andrè, si na’ pest” “Ma ch’ vuò a me”
Misi subito la mascherina sul naso, impaurito da un’ipotetica multa, che sicuramente non avrebbe fatto piacere ai miei genitori. Passò circa un’ora e giocare da soli, divenne noioso e allora proposi al mio amico di chiedere a qualche ragazzo del parco di giocare insieme, ma lui subito si tirò indietro: “No fra, famme sta’ quiet” Aveva ovviamente paura del virus, che ormai era ovunque e incurante delle sue prede; Continuammo a giocare da soli, indisturbati, fino a quando... “Mamm’ e Pumpè!” “Ch’ è succies?” “La polizia!!” Urlò spaventato andrea; era la stessa volante. Capimmo che quella pattuglia era lì per sorvegliare la zona e che quindi non ci avrebbe lasciati in pace, ma la soluzione era semplice e rapida: ogni volta che la vettura della polizia si avvicinava, io e andrea eravamo subito pronti a girarci di spalle, alzare la giacca e fare come se il fatto non ci riguardasse.
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Erano ormai le 7 e mezza e dovevamo rientrare a casa entrambi intorno alle 8; ci fermammo e ci poggiammo su un muretto; mentre ci guardavamo intorno al mio migliore amico cadde subito l’occhio su una ragazza seduta li vicino: “Ua fra, comm’è bell chella uaglion” Esclamò con aria stupita “Andrè ma ha la mascherina” “E quindi?” “Nun si vere nfacc’” “Eee vabbuo come sei puntiglioso. Mo vado li e le chiedo il numero “ “Vabbuo, fai come ti pare” Si mise in tiro, nonostante il discutibile vestiario, si sistemò i capelli, nonostante il sudore accumulato e passò all’azione; ma quando si trovò sul punto di parlarci, si bloccò e allora da buon amico, dovetti incoraggiarlo: “Si proprio nu’scem’, poi stasera rompi le scatole a me, ppe ammor e’ Dio, vai la e provaci!” Non sono bravo con l’incoraggiamento, ma non so come, le mie parole lo aiutarono a sbloccarsi: andò li e con qualche battuta un po’ squallida e priva di senso, riuscì a ottenere il numero della donzella “Avevi ragione fra, non c’era il bisogno di avere paura” E caricai il mio ego con un: “Aie visto!? Faccio paur’”
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medium inseparabili
MEDIUM INSEPARABILI di Arianna Romano Quando la disperazione si fa sentire ed inizia ad azzannare le sue prede,la ricerca di una via di fuga si spinge anche dove la salvezza in realtà non c’è.Si iniziano a cercare escamotages ovunque,e tutto risale alla nostra più giovane età,il periodo dell’infanzia. Difatti ogni nonna,ogni mamma,ogni papà,ogni adulto privo di fantasia, ha cercato di convincerci che basta accendere la luce per mandare via la negatività, le ombre e la solitudine. Siamo cresciuti con la convinzione che c’è sempre una soluzione ai nostri drammi, anche quelli più ingenui ed insignificanti. Ed è così che accade in periodi di debolezza comune e di dubbi mostruosi,come lo è la tetra pandemia che ha messo pausa al nostro “vivere” e acceso il tasto del “sopravvivere”, ovvero il covid. -Michèèè,Rosààà!Uh mammà aro’ state?Ma guarda un poco,ogni vota ca’teng caccosa e’ importante ra ricere,nisciuno ci sta! -Ninè ma non ci senti?Stiamo guardando il telegiornale. Amma sentì chistu maledetto quanta muorti ha fatto oggi!Nun pepetia’!
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Ninella fulminò il marito con lo sguardo e con una violenza da King Kong,gli strappò il telecomando mezzo scassato dalle mani,e gli si pose dinnanzi con le mani ferree sui fianchi generosi di carne. Le buste della spesa traboccavano di fasci di ortiche,semini di avena sigillati in buste sottovuoto,trifogli fiacchi e sfibrati,alcool e amuchina.Michele osservò prima le buste biodegradabili e poi la fronte arricciata della moglie,che pareva più inviperita di quando l’ortofrutticolo gli portò i fagioli al posto dei ceci. -Ma che devi fare?Devi andare a caccia e aucielli?A scuppetta na tien. -Ehhhhh,mica so na bestia comme pat’t !Ora non fare domande e famme parlà.Ho trovato l’occasione di sapere tutto quello che vogliamo.Posso parlà cu mammà,possiamo sapè due numeri validi per la lotteria,Rosaria puo’ sapere cu quant esce all’esame…Ma tu hai capito nu poc?!? -Ma tu overo faje?Qualche “amica tua”ti ha detto che fa a fattucchièr?Lascia stare Ninè…non mi fido. -Michè ma che amica,ma che staje dicendo!Sono due esseri divini,mandati dal Signore Onnipotente per noi e l’unica cosa che vogliono in cambio,è nu poc e mmagnà.Domani gli andiamo a fare visita,ho deciso. -E chi sono questi?Due palummi?
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-Eh ja…Ti sei avvicinato.Ma song cchiù bell dei palummi,sono due inseparabili. -Due cosaa!?! -Pappavall Michè!Quelli che parlano come i cristiani. Michele sospirò:-Vabbuono,mi sono sempre piaciuti i pappavall.Jamm a stu zoo! Rosaria non aveva fiatato nemmeno per un secondo,non perché non lo volesse,ma perché era troppo impegnata ad ascoltare le canzoni di Sanremo,osservando,come in un film antico,solo le espressioni da show comico dei suoi genitori.La mattina seguente,agghindati come invitati ad un matrimonio,si diressero verso la piazzetta Nilo,dove i due colorati medium avevano allestito un chiosco,simile a quello delle limonate e cuoppi untuosi.L’unica differenza era la fila:i cuoppi avevano perso punti quel giorno e la divinazione pareva un raduno di scioperanti.Non pensiamo però che le regole pandemiche non vennero rispettate,anzi,c’era qualcuno che faceva da guardia alla sicurezza. -Maaascherina!IIIgienizzante!Diiistanza signori!:-garrì Romeo con voce stridula ed esigente. -Uh mammà,ma allora è over!Ninè stavolta ti devo fare i miei complimenti.Si chillu pappavall parla accussì,allora può dire il futuro veramente. -We we,ma tu mi sottovaluti!Da chi credi che abbia preso Rosaria?Fattelo dire,sicuro non da te Michè.
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-Uh mammamì Ninè,chiudi ‘a vocca,lascia parlà o pappaval! Ninella imitò il coniuge con dei versi isterici. -Diiistanze,maaascherine,aaamuchina. -Ancora cu sti distanz?-disse Rosaria con tono scocciato.Lei che avrebbe preferito guardare Antonella Clerici,che due pappagalli logorroici. -Prego Signori!-fece Giulietta indicando la famiglia Riccio. Michele e Ninella si mossero imbarazzati. -Marò e che trippa ca tiene chist!Nu poco di dieta fa sempre bene!-Romeo rise con la sua voce da pappagallo. -Scusate miei signori,non fate caso a lui. -Giulietta,mo chist s’arrobba i semini,statte accorte. -Con tutto il rispetto signori cari ma non li digerisco i semi. -Mhh…vabbuò,jamme bell,ja!Cosa desiderate da noi,Michele e Ninella? -ah o pappavall sa pure i nomi nostri! -sei più animale di noi carissimo,sappiamo più di te. -Allora ditemi un po’ di numeri che mi faranno vincere alla lotteria,presto! -Vi saranno dati…99,71,33…Giuliè,e o riest? -Nu l’adda sapè!’A meglio parole è chella ca nun se dice! I due inseparabili scoppiarono in una risata malefica che fece scappare via i Riccio in men che non si dica.
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