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MICHELANGELO BUONARROTI

dvaglio

Created on March 25, 2021

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Transcript

MICHELANGELO

david

la pieta'

Il giudizio universale

La Sagrestia nuova

la cappella sistina

LA CAPPELLA SISTINAe

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la pieta'

MICHELANGELO

pieta' rondanini

Pieta' di San Pietro

Pieta' Bandini

Analisi d'opera

Analisi d'opera

Analisi d'opera

01

lapietà di san pietro

LA PIETà DI SAN PIETRO

La Pietà di San Pietro è una scultura in marmo bianco di Carrara realizzata da Michelangelo Buonarroti e conservata nella basilica di San Pietro in Vaticano.Databile tra il 1497 e il 1499, la Pietà è considerata il primo capolavoro dell'artista, allora poco più che ventenne, nonché una delle più importanti opere di valore dell’arte occidentale.

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Storia

1779

1496

Luglio 1499

Venne trasferita definitivamente nella basilica di San Pietro in Vaticano.

Si trasfertì a Roma dove visse fino al 1501

L'opera venne completata

1497

21 maggio 1972

6 agosto 1499

Michelangelo ricevette dal cardinale Jean Bilhères de Lagraulas l’incarico di scolpire una Vergine Maria Vestita, con Cristo morto in braccio.

La nota scultura venne sfregiata da un geologo ungherese e il suo restauro venne concluso dopo solo sette mesi.

La scultura venne installata nella chiesa di Santa Petronilla.

LA VIOLENZA E LA PIATA'

LA VIOLENZA E LA PIETA'

PROCESS

step 03

step 01

step 02

Egli, dopo aver disegnato la figura sul blocco di marmo, iniziò ad incidere le vedute principali e poi a lavorare il marmo togliendo con gli scalpelli di varie dimensioni gli strati successivi.

Infine, Michelangelo si dedicò alla lucidatura, per cui impiegò un tempo equivalente a quello che gli fu necessario per scolpire il suo capolavoro, poichè desiderava che questa sua opera risplendesse di luce propria.

Michelangelo, essendo un'esigente scultore e amante delle materie prime di grande qualità, impiegò nove mesi solo per scegliere il giusto blocco di marmo e trasportarlo dalle cave di Carrara a Roma, dove lo scolpì.

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Quest’opera è inoltre l'unica che riporta, sulla fascia a tracolla che regge il manto della Vergine, la firma dell’autore. La sua opera è talmente bella e perfetta che alcuni contemporanei non credono possa essere opera di un artista così giovane (aveva solo 23 anni). Michelangelo decide così di incidere sul nastro del vestito di Maria queste parole: MICHELANGELUS BONARROTUS FLORENTINUS. FACIEBAT (fatto dal fiorentino Michelangelo Buonarroti)

PREITE Sofia

lA PIETà BANDINI

La Pietà Bandini, è una scultura marmorea (h. 226 cm) di Michelangelo Buonarroti, databile al 1547-1555 circa e conservata nel Museo dell’opera del Duomo a Firenze. Si tratta di una delle ultime sculture prodotte dall'artista, che si pensa inserì nella figura di Nicodemo un proprio autoritratto.

La figura di Maria, solo sbozzata, siede sulla destra, accostando e sovrapponendo la sua testa a quella del figlio, in un rapporto privilegiato. I due, tornano ad essere un corpo solo e il loro abbraccio rivela, come meglio non si poteva, il profondo turbamento spirituale di questi anni in Michelangelo, le sue lunghe meditazioni sul sacrificio di Cristo e sul problema della salvazione. Una tale ricchezza compositiva dà al gruppo una forte animazione spirituale facendo della materialità del marmo una materia viva.

Questo blocco era pieno di impurità ed estremamente duro, Michelangelo animato da tribolazioni interiori aveva crisi depressive gravi e in un accesso d’ira, verso il 1555, tentò di distruggere l'opera, infatti si posso individuare segni di rottura sul gomito, sul petto, sulla spalla di Gesù e sulla mano di Maria. Inoltre la gamba sinistra di Gesù che avrebbe dovuto accavallarsi a quella di Maria è assente.

L’opera venne venduta nel 1561 a Francesco Bandini tramite l’allievo Tiberio Calcagni,venne successivamente integrata con l'introduzione della figura di Santa Maria Maddalena (1532-1565)

Questa Pietà raffigura Gesù appena deposto della croce, sorretto da tre figure : Nicodemo, in alto, la Madonna a destra, la Maddalena a sinistra. La composizione è piramidale dove il corpo di Gesù, che sembra scivolare verso il basso, attraverso le sue linee oblique ( zigzag) ne è il fulcro. Il braccio destro sollevato da Nicodemo tocca la spalla della Maddalena, quello sinistro pende inerte davanti a Maria proseguendo la verticale di Nicodemo. La mano è girata in fuori (abbandono del corpo nella morte)e il ritmo discendente appare equilibrato da un andamento circolare.

Questa statua è stata lasciata a diversi gradi di finitura, dove la figura di Cristo si trova allo stato più avanzato

A partire dal 1722 la scultura fu trasferita nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, dove rimase fino al 1981 quando fu spostata nella sua collocazione attuale, il Museo dell’Opera del Duomo di cui rappresenta, forse, il massimo capolavoro.

Congedi Simone

Pietà rondanini

La storia

La Pietà Rondanini è considerato il testamento spirituale di Michelangelo Buonarroti. È stata infatti la sua ultima opera, rimasta incompiuta poiché nel 1564 lo scultore, ormai 80enne, morì.

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Prima versione

Seconda versione

  • dal 1554 circa, Michelangelo elaborò una nuova versione, rimettendo in discussione l'intera statua:
  • dal corpo di Maria ricavò una nuova figura di Cristo
  • dal vecchio corpo di Cristo trovò lo spazio per ricavare un nuovo corpo per Maria
  • L'avvio di una nuova Pietà avvenne intorno al 1552-1553;
  • l'artista scolpì un gruppo che probabilmente comprendeva la sola vergine Maria;
  • questa sostiene, da dietro, il figlio reggendolo da sotto le ascelle.

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Il giorno dopo la morte di Michelangelo, il 19 febbraio 1564, il notaio, inviato dal papa Pio IV nella bottega romana dell’artista, stese un inventario di tutti i suoi beni.

Tra le opere presenti si menziona un gruppo scultoreo come:

“un’altra statua principiata per uno Christo con un’altra figura sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite”

Pietà Rondanini

analisi d'opera

  • Maria sta in piedi alle spalle del figlio, sopra un blocco di pietra che le permette di sovrastare il corpo di Cristo e quindi di sostenerlo.
  • Il braccio destro di Gesù, stranamente sporgente, è forse il residuo di un'idea abbandonata durante il percorso di lavorazione.

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«movimento inarrestabile del corpo del Cristo morto dentro il corpo della Madre, [...] genialmente fusi nel sublime non finito»

Luigi Serenthà

Marzo Maira

דָּוִד בֶּ ן יִ שַׁי

david

ìl david di michelangelo

Il David è una scultura realizzata in marmo (altezza 520 cm incluso il basamento di 108 cm) da Michelangelo Buonarroti, databile tra il 1501 e l'inizio del 1504 e conservata nella Galleria dell'Accademia a Firenze. Largamente considerato un capolavoro della scultura mondiale, è uno degli emblemi del Rinascimento nonché simbolo di Firenze e dell'Italia all'estero. L'opera, che ritrae l'eroe biblico nel momento in cui si appresta ad affrontare Golia, originariamente fu collocata in Piazza della Signoria, come simbolo della Repubblica fiorentina vigile e vittoriosa contro i nemici.

Il soggetto del David, fortemente radicato nella tradizione figurativa fiorentina, venne rielaborato evitando gli schemi compositivi consolidati, scegliendo di rappresentare il momento di concentrazione prima della battaglia. I muscoli del corpo sono poderosi ma ancora a riposo, tuttavia capaci di trasmettere il senso di una straordinaria potenza fisica L'espressione accigliata e lo sguardo penetrante rivelano la forte concentrazione mentale, manifestando quindi la potenza intellettuale che va a sommarsi a quella fisica.

davide contro golia

Michelangelo, infatti, coglie David nel momento che precede la lotta con Golia. Sono evidenti nelle membra e nelle vene a fior di pelle la tensione e la concentrazione che precedono l'azione. La mano destra sproporzionata e i muscoli delle gambe sono espedienti per sottolineare la tensione fisica che corrisponde a quella psicologica. È evidente il riferimento al Doriforo di Policleto, rappresentato mentre si prepara alla gara.

Il corpo atletico, al culmine della forza giovanile, si manifesta tramite un accuratissimo studio dei particolari anatomici, dalla torsione del collo attraversato da una vena, alla struttura dei tendini, dalle venature su mani e piedi, alla tensione muscolare delle gambe, fino alla perfetta muscolatura del torso. Per dare maggiore espressività e risalto Michelangelo ingrandisce leggermente la testa e le mani, nodi cruciali, perfezionati armonicamente con la veduta privilegiata dal basso.

il restauro

Per quanto riguarda la natura e la qualità del marmo, questo è attraversato da una grande quantità di venature e "taròli", inusuali nei marmi considerati buoni dagli artisti del XVI secolo; inoltre le zone maggiormente esposte alla pioggia (spalle, braccio destro, mano e piede sinistro) mostravano una erosione superficiale maggiore che nelle altre statue simili..

La statua inoltre mostrava ancora residui del calco in gesso, tracce di encausto steso in funzione protettiva nel 1813, macchie di cera depositata in occasione di cerimonie pubbliche durante i secoli di esposizione, e anche delle macchie brune di ossidi di ferro lasciati durante la costruzione di un gabbiotto protettivo nel 1872

Manco Francesco

Michelangelo Buonarroti

SAGRESTIA NUOVA

A Firenze, la Sagrestia Nuova, capolavoro di Michelangelo, è stata riportata a condizioni di luce simili a quelle ideate dal grande artista toscano grazie a un sapiente “restauro della luce” compiuto in maniera filologica e rispettosa della storia dell'edificio.

L’ambiente, speculare alla Sagrestia Vecchia di Filippo Brunelleschi, di cui ha lo stesso impianto e le stesse dimensioni, si trova nella Basilica di San Lorenzo e fu concepito dal grande scultore toscano per avere un’illuminazione funzionale a dare risalto a tutto l’impianto.

Lasciata incompiuta nel 1534, fu poi ripresa nel 1556 (quando Michelangelo si era ormai trasferito a Roma) da Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 - Firenze, 1574) che portò a termine il progetto di allestimento e sistemò le tombe di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello Giuliano de’ Medici.

ANALISI

Le pareti si basano su una tripartizione da parte di pilastri in pietra serena in ordine gigante. Agli angoli si dispongono otto porte di eguale disegno, ora vere ora false: le cornici sono sormontate da un'edicola appoggiata su mensola retta da volute, che coincide con l'architrave; sono coronate da timpani circolari poggianti su pilastrini ravvicinati verso l'interno.

In ciascuna edicola si apre un doppio riquadro, la cui linea superiore sfiora il timpano, creando un vivace gioco di linee. All'interno, al posto delle statue o dei rilievi bronzei forse previsti nel progetto originale, si trovano festoni a rilievo e una patera.

Al centro di questi elementi laterali che ricorrono in tutte le pareti si trovano la scarsella, nel lato dell'altare, l'incompiuta tomba dei "Magnifici" e le due tombe dei "Duchi" nelle pareti laterali.

Queste ultime, sopra le semplici specchiature profilate nella metà inferiore, presentano una tripartizione interna nella fascia mediana, in cui si vedono la nicchia rettangolare con la statua del defunto al centro e ai lati, spartite da pilastri binati in marmo, due nicchie con timpano arcuato su mensole appoggiate sulla cornice, che riprendono, semplificandolo, il disegno delle nicchie sopra i portali.

COM'è FATTO

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Su di essa impostano l'arco centrale della parete, ampio un terzo della superficie, e pilastrini in pietra serena che ancora triipartiscono lo spazio.

Sopra l'arco alcuni vani rientranti creano un raffinato gioco di luce; ai lati di questa fascia, in asse coi portali, si trovano le finestre in pietra, con uno sviluppato timpano triangolare, creanti l'effetto di rastremazione e quindi di accelerazione verso l'alto.

Ciò ha il culmine nella cupola cassettonata, che ricorda il monumento funebre per eccellenza, il Pantheon di Roma. In questo lavoro molti vedono un'anticipazione della cupola di San Pietro che fu progettata dal Buonarroti in tarda età, 30 anni dopo la Sacrestia.

LE TOMBE E I PERSONAGGI

Ed è quando sei al centro della Sagrestia delle Cappelle Medicee che cogli la grandezza e la funzionalità di questo ambiente. Perché è lì, nel mezzo, che si pone il punto di vista dell’osservatore che diventa al contempo attore, mentre le statue ideate da Michelangelo muovono verso di lui.

Francesco Jr De Nuccio

la cappella sistina

"Gli affreschi che qui contempliamo ci introducono nel mondo dei contenuti della Rivelazione. Le verità della nostra fede ci parlano qui da ogni parte. Da esse il genio umano ha tratto la sua ispirazione impegnandosi a rivestirle di forme di ineguagliabile bellezza"

Giovanni Paolo II

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Giulia Cortese

La Cappella Sistina prende il nome da Papa Sisto IV della Rovere (pontefice dal 1471 al 1484) che fece ristrutturare l'antica Cappella Magna tra il 1477 e il 1480.

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timeline

14 agosto 1483

1481

Sisto IV consacrò la nuova cappella dedicandola all'Assunta

Ebbe inizio l'esecuzione degli affreschi

1482

Il lavoro fu portato a termine

Giulio Il della Rovere (pontefice dal 1503 al 1513), nipote di Sisto IV, decise di modificarne in parte la decorazione, affidando nel 1508 l'incarico a Michelangelo Buonarroti

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Verso la fine del 1533 Clemente VII de' Medici (pontefice dal 1523 al 1534) incaricò Michelangelo di modificare ulteriormente la decorazione della Sistina dipingendo sulla parete d'altare il Giudizio Universale.

Ciò causò la perdita degli affreschi quattrocenteschi, vale a dire della pala con la Vergine Assunta tra gli Apostoli e i primi due episodi delle storie di Mosè e di Cristo, dipinti dal Perugino.

Nella seconda metà del Cinquecento vennero rifatti gli affreschi della Parete d'ingresso: Hendrik van den Broeck ridipinse la Resurrezione di Cristo del Ghirlandaio, mentre Matteo da Lecce la Disputa sul corpo di Mosè del Signorelli, i quali erano stati gravemente danneggiati dal crollo della porta avvenuto nel 1522

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"La Cappella Sistina è il luogo che, per ogni Papa, racchiude il ricordo di un giorno particolare della sua vita [...]. Proprio qui, in questo spazio sacro, si raccolgono i Cardinali, aspettando la manifestazione della volontà di Cristo riguardo alla persona del Successore di San Pietro [...] E qui, in spirito di obbedienza a Cristo e affidandomi alla sua Madre, ho accettato l'elezione scaturita dal Conclave, dichiarando [...] la mia disponibilità a servire la Chiesa. Così dunque la Cappella Sistina ancora una volta è diventata davanti a tutta la Comunità cattolica il luogo dell'azione dello Spirito Santo che costituisce nella Chiesa i Vescovi, costituisce in modo particolare colui che deve essere il Vescovo di Roma e il Successore di Pietro."

Giovanni Paolo II

GIUDIZIO UNIVERSALE

timeline

1541

1533

Papa Clemente VII incontra Michelangelo e gli commissiona l'opera

Papa Paolo III Farnese rinnova la commissione

L'affresco viene terminato e mostrato alla vigilia di Ognissanti

1534

1536

Arrivo dell'artista a Roma e morte del papa.

Inizia la realzzazzione dell'affresco

Data di realizzazione: 1536-1541 Dimensioni: 1379 x 1200 cm Dove si trova: Cappella Sistina, Città del Vaticano

Prima parte

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terza parte

seconda parte

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Nelle due lunette superiori del Giudizio Universale, sono presenti due gruppi di angeli: questi stanno trasportando la Croce ed altri simboli della Passione di Cristo; tali elementi alludono al sacrificio di quest’ultimo per garantire la salvezza degli uomini.

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CRISTO GIUDICE

Differentemente dalla tradizione, Michelangelo sceglie di non rappresentare Gesù su un trono, ma decide di affrescarlo mentre sta avanzando, coperto unicamente da un velo; questa scelta rende Cristo molto somigliante a delle rappresentazioni pittoriche di Giove.

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Mentre nella parte superiore di questo straordinario affresco sono rappresentati i Santi e gli eletti, nella sezione inferiore c’è una grande sezione dedicata alla rappresentazione della fine dei tempi, suddivisa in varie parti, con:

  • Gli angeli con delle trombe che annunciano l’arrivo della fine dei tempi
  • Il risveglio dei morti
  • L’ascesa degli eletti
  • La cacciata dei dannati
  • La rappresentazione dell’Inferno

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Contrapposizione tra:

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INFERNO

Nella parte in fondo a destra del grande affresco, si trova la rappresentazione dell’inferno: in un ambiente dominato da un cielo rossastro colmo di fiamme, sulla sinistra si trova il traghettatore infernale Caronte, che sta utilizzando il proprio remo come arma per cacciare i dannati, obbligandoli a presentarsi davanti al giudice Minosse, facilmente riconoscibile per il serpente che lo avvolge (la descrizione di Minosse e la descrizione di Caronte sono un evidente richiamo alla Divina Commedia di Dante).

SIMBOLOGIA GIUDIZIO UNIVERSALE

Secondo gli storici i colori terrei e poco saturi utilizzati da Michelangelo nel Giudizio Universale furono una scelta conseguente alla sua avanzata età. Inoltre l’artista fu condizionato dal progressivo pessimismo che lo opprimeva. Il clima psicologico che traspare dall’affresco è di paura e terrore.

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La parte rappresentata è nota come "la fine dei tempi"

Ai piedi di Cristo Giudice, gli angeli suonano le trombe dell'Apocalisse, si assiste alla resurrezione dei corpi, all'ascesa al cielo dei giusti e alla caduta dei dannati all'Inferno.

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Sotto gli angeli, si intravede una grotta arroventata e cupa, da cui fuoriescono due esseri brutali e orrendi: si tratta dell'antro infernale, da cui si passa per precipitare nel Regno della disperazione eterna. La grotta è posta esattamente dietro l'altare. Secondo i codici prossemici questa posizione è simbolo della manifestazione del demonio e dell'Anticristo proprio all'interno della Chiesa prima della fine dei tempi.

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E mentre i dannati precipitano nel Regno dell'immobilità senza fine, della morte, dell'annientamento eterno e cosciente, nel vicolo cieco di ogni divenire, in antitesi, nel lato opposto schiere di beati stupiti ma lieti, confusi ma sereni, ascendono verso la dimensione del continuo gioioso fluire. Sospinti da una forza incontrollabile, talvolta aiutati dai santi, dagli angeli e da altri beati iniziano in quel preciso attimo la loro vera vita, piena di novità, di gioia e di infinite possibilità.

Giulia Cortese