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Kierkegaard e Schopenhauer
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Created on March 16, 2021
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Transcript
I filosofi anti-hegeliani
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Indice
Schopenhauer
Kierkegaard
Approfondimenti
Quiz
LA VITA
Artur Schopenhauer
Il nostro amato filosofo nasce nel 1788 a Danzica, da una famiglia ricca, benestante, padre banchiere e madre scrittrice. Suo padre avrebbe voluto che avesse continuato la sua attività economica, ma Artur si oppone e intraprende studi di filosofia. Subisce molto l’influenza di Kant e di Platone, ma soprattutto sviluppa un'avversione per Hegel. Nel 1818 pubblica il suo capolavoro “Il mondo come volontà e rappresentazione” che non ebbe successo istantaneo ma che contiene il nucleo della sua filosofia.
Negli anni ‘30 scrive altre opere ma ancora il successo non vuole arrivare, dovrà infatti aspettare il 1850 quando pubblicherà una sorta di riassunto di tutto il suo pensiero: “Parerga e Paralipomena” (sulle cose antiquate, che sembrano marginali ma sono indispensabili per comprendere il mondo), scritta in modo più semplice, con aforismi, e che ha successo. Schopenhauer è misogino, fa battute sugli ebrei, è maschilista, critica la frivolezza e la stupidità delle donne, è cinico ma brillante.
Avrà delle intuizioni geniali, portatrici di una critica ad un ottimismo che era un abito troppo rigido per l’800. Ebbe l’originalità e il merito, di aver introdotto nell’occidente le Filosofie Orientali. Egli innesta nella sua filosofia aspetti di filosofie spiritualistiche, religiose, soprattutto dell' induismo e del buddhismo. Morirà nel 1860.
Schopenhauer ed Hegel
Schopenhauer è il principale anti-hegeliano dell’800, la sua filosofia è infatti mossa da un profondo rifiuto nei confronti dell’hegelismo che è ottimista e razionalista, una filosofia della prima metà dell’800: epoca delle rivoluzioni liberali-
borghesi, trionfo della borghesia, della rivoluzione industriale, commerciale ed economica e in questo clima Hegel non può che dominare. Schopenhauer è la voce contraria , quella fuori dal coro, la coscienza critica dell’ottimismo idealista. Egli elaborerà un sistema filosofico che rovesci l’Hegelismo. Secondo lui non è l’idea a essere essenza del mondo, il mondo non è rappresentazione di un’idea, non è il trionfo della ragione che torna a sè, bensì è la produzione della volontà di vivere, che è sostanza del mondo, una volontà cieca, irrazionale, infinita ed eterna, radice del mondo.
Schopenhauer ed Hegel
Schopenhauer elabora una filosofia irrazionale e pessimistica, esatto contrario del razionalismo ottimistico di Hegel. Quando poi la visione ottimistica di quest'ultimo verrà meno, e mostrerà delle falle, troverà spazio la filosofia di Schopenhauer, dopo il 1848, dopo il fallimento dei moti rivoluzionari, la prima crisi industriale-capitalistica, cioè quando l’ottimismo borghese mostra le sue prime crepe.
Il pensiero di Schopenhauer
il mondo il velo di Maya il pessimismo
il piacere la sofferenza l'amore
CRITICA AGLI OTTIMISMI
1 CRITICA: critica dell'ottimismo cosmico. Il mondo è irrazionale, teatro dell’illogicità. Il mondo come manifestazione della ragione è quanto di più assurdo Hegel potesse scrivere secondo lui. Nel mondo c’è la legge della giungla, non della ragione. Si oppone a Voltaire e Candide sostenendo che questo non è il migliore dei mondi possibili, ma un inferno. Si rivolge a Dante dicendogli che il motivo per cui quando è stato in paradiso, a stento trovava le parole con cui descriverlo, ma al contrario nell’Inferno gli bastava girarsi attorno per parlare, è che l’inferno è intorno a noi: un inferno di egoismi che ci circonda. Il cosmo è ateo, non c’è nessun Dio: questo, insieme agli dei, è menzogna inventata per coprire l’assenza di scopo della vita e dell’universo.
per Schopenhauer l’ottimismo è una menzogna che noi ci raccontiamo per sopportare la durezza della vita. Critica quindi molti aspetti della filosofia di Hegel.
2 CRITICA
Critica all' ottimismo sociale. L’uomo non è buono, come sosteneva Rousseau, alla base della visione antropologica e sociale di Schopenhauer c’è infatti l’uomo come lupo degli altri uomini di Hobbes. Dentro ogni uomo c’è una belva, una spinta di sopraffazione, i rapporti umani sono regolati dal conflitto dove il più forte sconfigge il più debole. Gli uomini vivono insieme per bisogno e utilità, ognuno è diavolo dell’altro, spesso la nostra felicità passa per l’infelicità degli altri. Contro l’egoismo, con la pietas, l’uomo deve imparare ad amare gratuitamente, ad essere per gli altri senza interesse.
3 CRITICA
Egli critica l’ottimismo storico, che è un’altra illusione. Ogni storicismo è animato da ottimismo; la storia è il ripetersi della stessa tragedia, cambiano i protagonisti ma il copione è sempre lo stesso: c'è il ripetersi di guerre, violenza e drammi. Il destino dell’uomo è: nascere, soffrire e morire. Il compito della storia è dare all’uomo la coscienza di cosa sia il suo destino, e se l’uomo comprende cos’è realmente la storia, cerca di uscirne attraverso le VIE DI LIBERAZIONE DEL DOLORE.
L’uomo deve liberare la vita dal dolore ma la liberazione non può essere il suicidio che viene fortemente condannato da Schopenhauer: questo non va perseguito perché è inutile e dannoso. Suicidandosi infatti ci si arrende alla volontà di vivere: il suicida uccidendosi ammette che la volontà di vivere assoluta lo domina. La volontà assoluta infatti dopo ogni persona che si toglie la vita diviene più forte in quanto ha creato degli esseri che vogliono talmente tanto vivere, che quando non ci riescono si tolgono la vita. La volontà assoluta trionfa con il suicidio, tra l'altro una piccola vita che fuoriesce dalla volontà di vivere non cambierà di certo il destino del mondo, ma allora se il suicidio non serve, qual è la via di uscita? SCOPRIAMOLO!!
L’uscita è passare dalla voluntas alla noluntas, dobbiamo spogliare la nostra vita dalla volontà di vivere egoistica attraverso 3 tappe di questo cammino di liberazione:
Tappa religiosa: l'ascesi verso il nirvana
Tappa estetica: l'arte
Tappa etica e morale: pietas e agape
l'arte è contemplazione disinteressata della realtà, l’artista deve usarla come liberazione dal dolore. L’arte è un insieme di discipline che devono aiutare l’uomo a distaccarsi dalla realtà e dagli eventi che lo travolgono.
Bisogna progressivamente annullare i propri desideri, ridurre i godimenti della vita. Si deve perseguire l’umiltà, avere senso della misura, ci deve essere la povertà che rende liberi perché non si dipende dagli oggetti che si sta accumulando. La povertà è un sacrificio, come una sorta di rassegnazione, comprensione del proprio destino. Bisogna raggiunere il Nirvana come imperturbabilità dell’animo ed equilibrio.
amore come pietà e prendersi cura degli altri, compatire (patire cum), farsi carico del dolore dell’altro. Agape, dal greco: amore gratuito e disinteressato, non per forza corrisposto.
Kierkegaard
introduzione
Filosofo danese, nasce a Copenaghen nel 1813, da una famiglia di umili origini. E' considerato uno dei principali anti-hegeliani con Schopenhauer. Kierkegaard è il grande analizzatore dell’esistenza umana, dell' uomo con le sue debolezze e angosce, con la drammaticità delle scelte che deve compiere. Il Dio di Kierkegaard è un Dio della ricerca, non un’entità già data a cui bisogna piegarsi, o che bisogna adorare con riti… Dio è figlio di una ricerca che costa dolore e fatica, non è una comodità; la religione è quindi figlia di un percorso lacerante. Kierkegaard è un proto esistenzialista, inizia infatti ad analizzare la propria esistenza che sappiamo essere stata molto travagliata sin dall'infanzia: egli ha 6 fratelli di cui 5 moriranno; il padre gli impartisce un’educazione religiosa molto rigida, basata sul Luteranesimo, e lo convince del fatto che tutto ciò che succede è dovuto ad una sua colpa. Kierkegaard vive dunque in un ambiente di sensi di colpa, crede che la sua famiglia abbia una maledizione e che Dio li stia punendo per qualche peccato.
Così Kierkegaard cresce con una visione estremamente negativa dei rapporti umani, molto limitati e travagliati. L’episodio principale della sua vita è il fidanzamento con una ragazza, figlia di un funzionario danese. Egli però non riuscirà a portare a termine questo amore, infatti non si sente pronto alla vita normale, considera la sua una vita eccezionale, è un’eccezione, nel senso che non ha e non riesce a trovare il suo posto nel mondo. Vive quindi un senso di inquietudine. Manda tutto a monte, perchè non sa fare una scelta. La moglie tenterà il suicidio, ma riusciranno a salvarla. Questo evento convince il filosofo di non essere un uomo adatto a svolgere il suo compito di marito. Egli scriverà alcuni dei testi immortali della filosofia: Diario del seduttore, Timore e Tremore e La malattia mortale. Morirà nel 1855.
Il rapporto con Socrate
Socrate è il grande maestro di Kierkegaard, il filosofo del “sapere di non sapere”. L’ironia socratica è quel momento in cui percepiamo di essere incompleti, è quando emerge la contraddizione, ed è per Socrate il punto di partenza per cercare la verità, questa contraddizione è il DNA dell’uomo, noi infatti siamo contraddizioni viventi, la nostra vita è data dalle problematicità, negare questa problematicità vuol dire negare di essere uomini. Kierkegaard dice che se siamo tristi, angosciati e cadiamo in contraddizione è solo perchè siamo uomini, non perché siamo depressi. Gli aspetti che sembrano irrazionali saranno le nostre esistenze.
Cos'è l'esistenza secondo Kierkegaard?
Secondo Kierkegaard ci sono diverse tipologie di esistenze, delle alternative, tra le quali l’uomo deve scegliere, effettuando una scelta impossibile. Kierkegaard è infatti il teorico dell’impossibilità della scelta poiché questa implica la rinuncia, è una possibilità che ci minaccia, la possibilità che “non” si realizzi qualcosa piuttosto che “si” realizzi qualcos'altro. Quando noi compiamo una scelta, non abbiamo scelto qualcosa ma abbiamo “non scelto” qualcos’altro. Noi viviamo costantemente in un punto zero, in un equilibrio instabile tra le alternative che si contrappongono. L’uomo è filosofo contemplativo, che contempla le vite, ma la contemplazione porta alla paralisi della vita scelta. L’ uomo è infatti sempre immerso nel dover scegliere, quindi nel dover rinunciare e quindi alla paralisi esistenziale. E’ un uomo che non si lascia vivere, ma che ci vuole provare ed entra nel dramma della paralisi, ma in questa paralisi il tempo passa e l’uomo muore senza aver saputo compiere la propria scelta.
Ma allora, quali sono le vite che si aprono davanti all'uomo? Quelle espresse nell'Aut-Aut sono 2:
la vita dell’esteta: il Don Giovanni
la vita etica: il Marito
CERCHIAMO DI CONOSCERE MEGLIO QUESTO DON GIOVANNI
Egli fugge da tutto perché la scelta è impegnativa. Ma qual è il suo destino? E' la noia, vista in modo negativo perchè non scegliere è ripetizione, ogni giorno è uguale all’altro, egli non ha progettualità e la noia reiterata nel tempo diventa disperazione.
l seduttore è un egoista che gode nel sedurre a prescindere dal fatto che la persona da lui sedotta goda o meno. Il suo intento è trasformare la sua vita in un'opera d'arte
La noia però talvolta è vista anche con un’accezione positiva: se mi annoio tendo a cambiare e a reinventarmi, e questa cosa manda in tilt la vita del seduttore.
La vita dell' amante è caratterizzata dal non scegliere: egli infatti ogni giorno seduce una donna diversa e la abbandona. La sua è la vita dell’attimo, del carpe diem, del godimento, dell'uomo che sceglie di non scegliere
E IL MARITINO INVECE?
Kierkegaard immagina un marito protestante che sceglie un lavoro, una donna, sceglie il matrimonio come impegno per tutta la vita, mantiene la moglie e progetta con ella dei figli che poi dovrà a sua volta educare e mantenere. Egli sceglie di scegliere. Il matrimonio è espressione dell’eticità. E’ la vita dell'impegno, del progetto. Il marito al contrario del seduttore è un altruista, fa tutto per la famiglia. Questo progetto è però ancora parziale perché lo stato esistenziale del marito è insufficiente: egli ha scelto una moglie e un lavoro, ma rispetto al senso della vita ultimo, quello universale, egli naviga ancora ed è in alto mare, e cadrà a sua volta nella disperazione come il seduttore.
L'abisso
Queste due vite, però, non sono compatibili, si annullano infatti a vicenda. Noi oggi potremmo pensare che però ci sono dei mariti che sono amanti, ma questi, nel momento in cui diventano tali, non sono più mariti, poiché non scelgono più una sola vita ma sono in bilico tra le due senza prendere una posizione fissa. Le due vite si escludono reciprocamente, questo è il dramma della vita. Kierkegaard parla di abisso tra queste due vite in cui si precipita se uno pensa di poter vivere entrambe o nessuna delle due. Non c’è però un ponte che collega queste due esistenze, se così fosse, percorreremmo la nostra esistenza andando avanti e indietro, ma la vità è fatta di rinuncia, dolore e paralisi.
L'ultimo stadio: l'uomo religioso
L’ultimo stadio esistenziale analizzato da Kierkegaard è quello dell’uomo religioso. Egli presenta la via della religione come via di salvezza ma questa è una via paradossale ed ecco perché: L’uomo disperato davanti all’assenza di senso, in totale solitudine, inizia una ricerca di senso ultimo, di prospettiva ultima, che non trova. Qui gli deve venire incontro la fede, una fede che, per Kierkegaard, non si impara, non è un dogma, non è quella che ci viene imposta, non è qualcosa che si studia ma è uno slancio paradossale, lacerato e problematico, una sorta di rapimento.
Tutto ciò è rappresentato da Abramo, egli è l’uomo religioso per eccellenza, incarna la vita religiosa per eccellenza perché per tutta la vita ha obbedito a Dio, si è affidato ad egli, lo ha seguito nella vita quotidiana, ed è stato suo profeta.
ABRAMO
Egli e la moglie per tutta la vita sono stati fedeli a Dio e hanno provato a portare avanti la loro discendenza, senza poterne avere la possibilità. Ma vecchi, superati i 70 anni, riescono finalmente ad avere un figlio, lo accolgono come una grazia di Dio, e lo crescono nell’amore.
Un giorno però Dio chiama Abramo a sé e gli chiede di uccidere il proprio figlio per dimostrargli la sua fede. Abramo è disperato, si chiede cosa abbia fatto per meritarsi una cosa simile, lo trova assurdo, ma un mattino decide ugualmente di fare una passeggiata con il figlio e di ucciderlo con un pugnale.
Al momento di compiere questo gesto Dio onnipotente e preveggente interviene e lo ferma perché ha obbedito e ha fatto un atto di fede.
La fede
Questa è la fede che propone Kierkegaard, il credere non perché è razionale ma perché è assurdo crederci: io mi metto nelle mani di Dio in maniera assurda e egli mi rapirà e mi porterà a sé. La scelta che da quindi senso alla vita, non è una scelta che facciamo noi ma è Dio che sceglie noi. Il seduttore sceglie di non scegliere, il marito sceglie di scegliere una parzialità, l’uomo religioso sceglie una totalità, non scelta da lui ma chiamato da Dio. Pertanto la salvezza ultima non è nelle mani dell’uomo, il quale può solo mettersi umilmente alla ricerca del senso della vita. La scelta della vita religiosa è scegliere di mettersi nelle condizioni di essere scelti da Dio, si sceglie di essere scelti. Questo è dunque lo stadio religioso, quello della liberazione e della salvezza che però nasce dalla solitudine, dal dolore e da un’essenza di angoscia e impossibilità che caratterizzano sempre la vita dell’uomo.
L'ANGOSCIA
La natura dell’uomo è problematica, la sua essenza è l’angoscia: l’angosciante possibilità di poter vivere e della libertà. L’angoscia per Kierkegaard è strutturalmente connessa all’uomo perché nasce dalla sua libertà nel mondo e dalla possibilità di futuro. Se fossimo robot non vivremmo angosciati, avremmo una sola vita, quella che ci è stata programmata, e sarebbe l’unica che potremmo vivere.
Adamo ed Eva sono l'emblema della serenità ingenua: erano immortali, avevano cibo, benessere e salute, non dovevano scegliere nulla. Ma una volta cacciati dall’Eden, liberi di poter scrivere il proprio futuro, non possono che essere angosciato: dunque il prezzo della libertà è proprio l’angoscia.
L’angoscia si radica nel futuro. Il passato genera angoscia solo se si presenta come possibile futuro, cioè come qualcosa che ci ha causato dolore e che potenzialmente può ripetersi, però il futuro che ci aspetta, e che non conosciamo, ci angoscia perché sta a noi determinarlo. Le infinità del possibile rendono il possibile impossibile, un labirinto da cui non si può uscire. E’ possibile essere salvato solo dalla fede, scandalosa e paradossale.
LA DISPERAZIONE
Nel primo caso nella possibilità ci si smarrisce, nel secondo caso, nella necessità ci sentiamo oppressi e incatenati, impotenti, questa ci rende schiavi. Ma in ognuno dei due casi, ciò che è inevitabile è che l’uomo sia angosciato.
Diverso è il discorso sulla disperazione: l’angoscia si riferisce all’uomo di fronte al mondo, la disperazione esistenziale è riferita all’uomo rispetto a sè stesso e alla propria anima
L’uomo è disperato perché è prigioniero della mancata necessità, ovvero quando ha tante libertà e vorrebbe che si limitassero ad una sola
La disperazione è costitutiva dell’essere umano come l’angoscia perchè è la nostra malattia mortale, tutti gli uomini ne soffrono e non c’è modo di liberarsene
ma è allo stesso tempo prigioniero della mancata libertà.Infatti quando tutto è necessario noi vorremmo essere liberi, quando una cosa è accaduta, vorremmo poterla riscrivere, cambiare, ci chiediamo perché sia andata proprio in quel modo e vogliamo la libertà di dire che tutto era possibile.
Quiz
VEDIAMO SE HA PRESTATO ATTENZIONE PROF!
start
Question 1/5
Cosa fa Schopenhauer per sfidare Hegel?
Organizza una lezione nella sua stessa università e alla stessa ora
Fa una storia su instagram dove ne parla male
Si ruba la sua merenda
Question 2/5
Cosa rappresenta il termine Bovarismo?
l’incapacità di vivere e la noia che si impossessa di Madame Bovary
Una corrente artistica del 50 a.C.
Una passione per i bovini
Question 3/5
Qual è la fine del paradosso dell'asino di Boridano?
L'asino mangia entrambe i mucchi contemporaneamente
Stanco della sua indecisione si mette a dormire
Muore nell'incertezza
Question 4/5
La nostra condizione da bambini a chi è riconducibile? (ricorda quello che c'era scritto nelle frecce rosa?)
Ad Adamo ed Eva nell'Eden
Al gatto con gli stivali
A Hansel e Gretel
Question 5/5
Ora un po' di cultura generale prof!Chi è il bambino della slide numero 20?
Picasso
Il mio cuginetto
Il protagonista di The Shining
Wrong!
Try again
Complimenti prof!
Il suo viaggio alla scoperta dei filosofi anti-hegeliani è terminato! Le auguro una buona giornata.
RISULTATI
2/5
0/5
1/5
2 corrects
1 correct
0 correct
4/5
5/5
3/5
5 corrects
4 corrects
3 corrects
Approfondimenti
Oltre alle sue spiegazioni e ai suoi materiali mi sono presa la libertà di approfondire gli argomenti. Ho pertanto visto dei video su Youtube del noto professore Matteo Saudino, meglio conosciuto come Barbasophia. Se non lo conoscete magari dategli uno sguardo, è molto simpatico!
Lavoro svolto da Acunzo Isabel VA