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Trieste

reby.alessandria

Created on March 8, 2021

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Transcript

Tratta dal "Canzoniere"

TRIESTE

100% educativo

1910-12

Tratta dal "Canzoniere" , è stata scritta ed eleborata interamente da Umberto Saba dal 1910 al 1912.

Trieste, città natale di Umberto Saba, è fonte di ispirazione per il poeta, ed è una delle liriche più importanti della sua poetica.

S T A R T

Ep. 1

Ep. 2

Ep. 3

Ep. 4

Ep. 5

Ep. 6

Ep. 7

Ep. 8

Ep. 9

Ep. 10

Ep. 11

Biografia

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Gli anni della giovinezza tra gioia e sofferenza

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Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nacque a Trieste nel 1883. Suo padre abbandonò la famiglia prima della sua nascita e per questo, raggiunta la maggiore età, cambiò il suo cognome in Saba. All'età di tre anni la madre, Felicita Rachele Coen, di origine ebraica, si distaccò da lui dandolo in affidamento a una balia slovena. La madre poco tempo dopo lo riprese con sé, essendo gelosa del rapporto instaurato tra i due, provocandogli un secondo trauma. Il suo percorso scolastico fu molto irregolare, frequentò il ginnasio con scarso interesse che successivamente abbandonò per imbarcarsi su un mercantile.

Nel 1903 si recò a Pisa e si occupò di letteratura, ma proprio lì ebbe i primi segnali di quel malessere psichico che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Nel 1905 si trasferì a Firenze dove prese contatto con gli ambienti intellettuali della città, in particolare il gruppo della rivista "Voce" e frequentò circoli artistici e letterali. Dal 1908 al 1909 prestò servizio militare per l'Italia.

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Il presunto incontro con D'Annunzio

Umberto e Lina

La famiglia

Nel 1909 sposò a Trieste con rito ebraico Carolina Wolfler, la donna cantata con il nome di Lina nella raccolta il "Canzoniere".

Nel 1910 nacque Linuccia , la loro unica figlia, e nello stesso anno pubblicò a Firenze il primo libro "Poesie". Nel 1911 una crisi coniugale portò alla separazione momentanea dalla moglie con cui si riunì nel 1912 a Bologna. Prima della prima guerra mondiale si trasferì a Milano e amministrò i conti di un cabaret. Durante la guerra gli furono assegnati ruoli amministrativi e di retroguardia e non partecipò alle trincee per questioni di salute.

Ultimi anni di vita

Nel 1919 aprì, con un suo amico, a Trieste la libreria Antiquaria che gestì per tutta la vita. Nel 1921 pubblicò la prima edizione del "Canzoniere", comprende tutte le poesie composte dal poeta fino a quel momento, e nello stesso anno morì sua madre. Nel 1929 si sottopose a una terapia psicoanalitica con il dottor Edoardo Weiss per curare una nevrosi da cui era afflitto. Trascorse quasi tutta la sua vita nella sua città natale, tranne nel periodo fascista e della seconda guerra mondiale; che per sfuggire dalle persecuzioni razziali dovette lasciare Trieste e trasferisirsi a Parigi, a Roma e successivamente a Firenze. Gli ultimi anni della sua gli trascorse a Trieste, dove fu più volte ricoverato in una clinica per nevrosi depressiva, accentuata dopo la morte della moglie nel 1956. Lui morì a Goriza nel 1957.

Le opere

Tra le sue opere più importanti troviamo il "Canzoniere", un volume contenente tutte la sua produzione poetica, da lui stesso raccolto, pubblicandone una prima edizione nel 1921, una seconda nel 1945 e un'ultima nel 1961. Oltre a questa raccolta troviamo gli scritti in prosa che sono: "storia e cronistoria del canzoniere", "scorciatoie e raccontini", "ricordi-racconti" ed infine "il romanzo autobiografico Ernesto".

Il "Canzoniere" è una raccolta divisa in tre volumi di tutte le sue poesie, questi tre volumi sono divisi in sezioni ognuna delle quali caratterizzata da un titolo (ad esempio Trieste e una donna) che si riferiscono a periodi di produzione diversi, che vanno dal 1900 al 1920 per il primo volume, dal 1921 al 1932 per il secondo volume e infine dal 1933 al 1934 per il terzo volume.

Poetica

Saba, inizialmente, indifferente dai movimenti letterali a lui contemporanei, non si cimentò in "esperimenti" linguistici o metrici; compose poesie con un lessico semplice, con un linguaggio chiaro e diretto, come la lingua parlata, e ricorse alle forme metriche tradizionali. Per questo motivo da alcuni poeti fu considerato un poeta <<antinovecentesco>>.

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La sua poetica è antisimbolista, antidecadente e antidannunziana, antinovecentista ed è lontana dalla poesia dell’eremtismo. Saba ritiene che il poeta debba rifarsi alla tradizione italiana e per questo i suoi poeti di riferimento sono Dante, Petrarca e Leopardi. Così rifiutò lo sperimentalismo metrico dell’Ottocento e Novecento per recuperare la rima e le figure retoriche, come l’iperbato e l’enjambement che usa in uno stile semplice, comune e quotidiano.

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I temi della sua poetica

Nel "Canzoniere" (ispirato al canzoniere di Petrarca e di natura autobiografica) gli argomenti più importanti sono legati alla sua vita. Parla di tutte le persone che hanno fatto parte della sua famiglia e inoltre della contemplazione della natura e degli animali. Tra i temi più importanti troviamo la celebrazione dell’esistenza nella sua quotidianità, osservata con sguardo libero da ideologie.

In generale, i temi predominanati della sua poetica sono il mare come simbolo di fuga e avventura spirituale, gli affetti personali e familiarie la sua città.

Monumenti di Trieste

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"Trieste"

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Umberto Saba

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La parafrasi

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poesia

Parafrasi

Ho attraversato tutta la città. Poi mi sono diretto lungo un sentiero ripido in salita, in principio animato ma ora deserto, bloccato da un muretto: siedo solo in un angolo; e sembra dove esso termina, termina anche la città. Trieste ha un’eleganza aspra. Se piace, è come un ragazzo scontroso e avido, con gli occhi azzurri e le mani troppo grandi per regalare un fiore; è come un amore pervaso dalla gelosia. Da questo sentiero ogni chiesa e via della città è visibile, se porta alla spiaggia affollata o alla collina, dalla vetta rocciosa, si trova l’ultima casa come se fosse aggrappata. Intorno a ogni cosa circola un’aria strana, un’aria piena di sofferenza, l’aria del luogo di provenienza. La mia città, che in ogni parte è viva, ha un angolo fatto per me e la mia vita malinconica e ritrosa.

Ho attraversato tutta la città. Poi ho salita un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppom grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva.

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La divisione dei versi e schema delle rima

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Ho / at / tra / ver / sa / to / tut / ta / la / cit / tà Poi / ho / sa / li / ta / un'er / ta Po / po / lo / sa in / prin / ci / pio in / là / de / ser / ta Chiu / sa / da un / mu / ric /cio / lo Un / can / tuc / cio in / cui / so / lo Sie / do e / mi / pa / re / che / do / ve es / so / ter / mi / na Ter / mi / ni / la / cit / tà Trie / ste / ha / una / scon / tro / sa Gra / zia / se / pia / ce E’ / co / me un / ra / gaz / zac / cio as / pro e / vo / ra / ce Con / gli oc / chi az / zur / ri e / ma / ni / trop / po / gran / di Per / re / ga / la / re un / fio / re Co / me un / a / mo / re Con / ge / lo / si / a Da / que / st'er / ta o / gni / chi / e / sa o / gni / sua / via Sco / pro / se / me / na al / l'in / gom / bra / ta / spiag / gia O al / la / col / li / na / cui / sul / la / sas / so / sa Ci / ma u / na / ca / sa / l'ul / ti / ma / s'ag / grap / pa In / tor / no Cir / co / la ad / o / gni / co / sa Un' / a / ria / stra / na / un'a / ria / tor / men / to / sa L'a / ria / na / ti / a La / mia / cit / tà / che in / o / gni / par / te è / vi / va Ha il / can / tuc / cio a / me / fat / to al / la / mia / vi / ta Pen / so / sa e / schi / va

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La poesia “Trieste” è composta da tre strofe; la prima contenente sette versi, la seconda quindici e la terza ne ha tre, per un totale di venticinque versi. Lo schema è libero, ossia Saba non si basa su un numero preciso di sillabe ma si alterna, e si compone di versi quinari, settenari e endecasillabi, a eccezione del sesto che è dodecasillabo, del settimo che è senario e del diciannovesimo verso che è trisillabo. Sono presenti anche fugure metriche come le sinalefi, sono quelle in maggioranza, le dialefe e una sineresi. Sono tutti piani, tranne il primo e settimo verso che sono tronchi. Anche per lo schema delle rime non ne segue uno ben definito, ma a volte è possibile trovare sia rime baciate (vv. 2-3, 4-5) sia rime alternate (vv. 23-25). Al secondo e terzo verso compare una rima inclusiva "erta - deserta".

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Le figure retoriche

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Trieste

Ho attraversato tutta la città. Poi ho salita un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppom grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva.

Nel componimento poetico le figure retoriche sono:

  • Chiasmo v. 3 "popolosa in principio in la deserta";
  • Ossimoro vv. 8-9 "scontrosa grazia";
  • Similitudine v. 10 "come un ragazzaccio aspro e vorace";
  • Similitudine vv. 13-14 "come un amore con gelosia"
  • Iperbato vv. 19-20 "Intorno circola";
  • Asindeto vv 21-22 "un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia."

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Enjambement

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Trieste

Ho attraversato tutta la città. Poi ho salita un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppom grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva.

Gli enjambement presenti in questa poesia sono in tutto cinque:

  • vv. 5-6 "solo/sedio" in cui viene diviso il complemento di modo da predicato verbale;
  • vv. 8-9 "scontrosa/grazia" nel quale è separato il complemento oggetto dal suo attributo;
  • vv. 15-16 "ogni sua via/scopro", qui è diviso il complemento oggetto dal predicato verbale;
  • vv. 17-18 "sassosa/cima" qui vi è il distacco dall'attributo del complemento di stato in luogo da questo complemento;
  • vv. 24-25 "alla mia vita/penosa" è separato il complemento di termine dal suo attributo.

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I campi semantici

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trieste

Ho attraversato tutta la città. Poi ho salita un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppom grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva.

  • PAESAGGIO: città, spiaggia, collina, cima.
  • CITTA’: erta, muriccioli, cantuccio, chiesa, casa
  • PECULIARITA': popolosa, deserta, scontrosa, aspro, vorace, grandi, ingombrata, sassosa, strana, tormentosa, natia, viva, penosa, schiva
  • EMOZIONI: amore, gelosia

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Il registro linguistico e la struttura

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Trieste

Ho attraversato tutta la città. Poi ho salita un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppom grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva.

Il lessico è semplice, in quanto non fa uso di parole complicate, e il registro è medio. La struttura della poesia è paratattica in quanto pone sullo stesso livello più proposizioni; inoltre fa un uso ricorrente della punteggiatura e delle congiunzioni coordinate.

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Commento

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commento

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L’intero componimento è basato sulla personificazione della città di Trieste e tutte le strofe il poeta le incentra sull’amore che prova nei confronti della propria città e il loro rapporto, viene descritta quasi come se avesse vita propria, come se fosse un personaggio vivo e autonomo. Come citato nella prima strofa, Saba, contempla solitario su un “muricciolo”, termine utilizzato come diminutivo vezzeggiativo per indicare la calma e pace che quel luogo gli trasmettono, la città in lontananza.Nella seconda strofa, nei versi 10-11-12, è descritto il fascino di Trieste mediante l'espressione "scontrosa grazia", la città è di una bellezza delicata; questo concetto è ripreso nell'immagine del ragazzaccio dagli occhi azzurri come il mare, generoso e avido, che offre un fiore, ma con rozza gentilezza; infine in quella di un amore, basato sulla gelosia e sul possesso, sul dolore e sulla gioia. Per il poeta Trieste rappresenta un ‘’cantuccio’’, cioè un luogo confortevole dove va a rifugiarsi sempre ed è una musa ispiratrice per le sue poesie. Questa parola è presente nel quinto e ventiquattresimo verso, che apre e chiude la poesia, per far capire quanto per lui questa città sia accogliente e protettiva. L’uso del vezzeggiativo fa trasparire anche il valore affettivo che Saba prova.

Grazie per l'attenzione

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Rebecca Alessandria e Filippo Davide Manzari