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FOIBE

04

Created on March 8, 2021

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Transcript

ALBUM STORICO ALESSIA CERIPA

IL SAPERE SULLA TRAGEDIA DELLE FOIBE...

INDEX

CHE COSA SONO

LE TERRE CONTESE

I MOTIVI DELLA VIOLENZA

COME AVVENIVANO LE ESECUZIONI

LE "DUE" FOIBE

LA PACE

10

LE FOIBE ISTRIANE DEL '43

L'ESODO

11

TRIESTE ITALIANA

LE FOIBE GIULIANE DEL '45

12

IL GIORNO DEL RICORDO

QUANTE PERSONE MORIRONO

13

UN SILENZIO LUNGO SESSANT'ANNI

18

DETTAGLI DOCUMENTI STORICI

14

CELEBRAZIONE DEL GIORNO DER RICORDO

19

OPINIONI INTELLETTUALI E POLITICI

15

TESTIMONIANZE

20

POESIA FOIBE CON SPIEGAZIONE

16

TESTIMONIANZE VARIE

21

DISEGNO CON POESIA INEDITA

17

VIDEO TESTIMONIANZE

COSA SONO... Le foibe tecnicamente sono le cavità naturali presenti sul Carso. Il nome (foiba) è un termine dialettale giuliano che deriva dal latino fovea (fossa, cava). In due riprese, durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra furono il palcoscenico di sommarie esecuzioni quando i partigiani comunisti del maresciallo Tito vi gettarono migliaia di persone colpevoli di essere italiane, fasciste o contrarie al regime comunista. Da questi massacri deriva il termine infoibare.

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COME AVVENIVANO LE ESECUZIONI Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili.

LE "DUE" FOIBE O ANCHE DETTE LE DUE FASI Il fenomeno “foibe” è riferito fondamentalmente a due eventi/fasi distinti, con dinamiche e modalità diverse: il primo è successivo alla dissoluzione dell’autorità italiana con l’armistizio dell’8 settembre ’43 e riguardò principalmente l’Istria. il secondo è conseguenza della presa di potere da parte dei partigiani e dell’Esercito Popolare Jugoslavo nel maggio del ’45.

LE FOIBE ISTRIANE DEL '43 La prima ondata di violenza esplose dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti che, nell'intervallo tra le due guerre, avevano amministrato questi territori con durezza, imponendo un'italianizzazione forzata e reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali. Con il crollo del regime i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone.

LE FOIBE GIULIANE DEL '45 La violenza aumentò nella primavera del 1945: alla fine della seconda guerra mondiale l’esercito jugoslavo occupò Trieste (1 maggio ’45), riconquistando i territori che, alla fine della prima guerra mondiale, erano stati negati alla Jugoslavia. Tra maggio e giugno migliaia di italiani abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati.

I primi a finire in foiba furono carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonché i pochi militari fascisti della RSI (repubblica sociale italiana) e i collaborazionisti che non erano riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le mogli, i figli o i genitori). Ma vennero giustiziati anche i partigiani che non accettavano l’invasione jugoslava e normali cittadini (per regolamenti di conti personali o per la volontà di attuare una rivoluzione comunista).

QUANTE PERSONE MORIRONO Secondo alcune fonti le vittime delle foibe furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila: soprattutto ex fascisti, collaborazionisti e repubblichini, ma anche partigiani che non accettavano l’invasione jugoslava e normali cittadini. Altre fonti ancora affermano che il numero degli infoibati e dei prigionieri di guerra morti nei lager di Tito fu molto superiore, raggiungendo il numero di 20mila persone. Si tratta di numeri difficili da confermare per il caos che regnò nel 1945 dopo la fine della guerra e sui quali manca ancora un giudizio storico obiettivo.

LE TERRE CONTESE Dopo la I guerra mondiale, dal 1918 al 1943, la Venezia Giulia e la Dalmazia furono amministrativamente italiane, ma oltre la metà della loro popolazione era composta da sloveni e croati. Durante il fascismo l'italianizzazione venne perseguita seguendo, nelle intenzioni, il modello francese (attraverso una serie di provvedimenti come l'italianizzazione della toponomastica, dei nomi propri e la chiusura di scuole bilingui); nei fatti, il modello fascista. La repressione divenne più crudele durante la guerra, quando ai pestaggi dei fascisti si sostituirono le deportazioni nei campi di concentramento nazisti e le fucilazioni dei partigiani jugoslavi da parte dei nazisti.

MOTIVI DELLE VIOLENZA Alla base di tanta violenza ci sono stati soprattutto: - una strategia mirata a colpire gli italiani e chiunque si opponesse all'annessione delle terre contese alla "nuova" Jugoslavia; - la rivalsa per le passate atrocità nazifasciste; - i regolamenti di conti personali (spesso anche legate alle differenti origini) e - la volontà di attuare una rivoluzione comunista includendo Trieste nella Jugoslavia socialista.

Info

LA PACE Il dramma delle terre italiane dell’Est si concluse con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947. A decidere la loro sorte furono i rappresentanti dei vincitori della seconda guerra mondiale che si riunirono (vedi foto) nel 1946 sempre a Parigi. Il trattato di pace consegnò alla Jugoslavia l’Istria, Fiume, Zara e le isole dalmate, con il diritto di Belgrado di confiscare tutti i beni dei cittadini italiani, che avrebbero dovuto essere indennizzati dal governo di Roma.

L'ESODO

Info

I nuovi confini furono la causa dell'esodo forzato delle popolazioni italiane istriane e giuliane che fuggirono a decine di migliaia, abbandonando le loro case e ammassando sui carri trainati dai cavalli le poche masserizie che potevano portare con sé. La stragrande maggioranza degli esuli emigrò in varie parti del mondo cercando una nuova patria: chi in Sud America, chi in Australia, chi in Canada, chi negli Stati Uniti. Ma tanti riuscirono a sistemarsi - faticosamente - in Italia.

TRIESTE ITALIANA Solo nell’ottobre del 1954 l’Italia prese il pieno controllo di Trieste, lasciando l’Istria all’amministrazione jugoslava. Dopo la guerra, infatti, Trieste e il suo circondario erano diventati un Territorio Libero, amministrato dalla comunità internazionale e dalla Jugoslavia. Il 26 ottobre 1954 la città cessò di essere territorio internazionale e tornò a fare parte dell’Italia. Nella foto, una casa nei pressi di Trieste nel 1948. si può ben notare il volto rappresentato di Stalin

IL GIORNO DEL RICORDO Nel 2004 il Parlamento italiano approvò la «legge Menia» (dal nome del deputato triestino Roberto Menia, che l’aveva proposta) che istituiva il «Giorno del Ricordo» da celebrarsi il 10 febbraio (anniversario del trattato di Parigi). Si tratta momento che vuole conservare e rinnovare «la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

UN SILENZIO DEL GIUSTO LUNGO SESSANT'ANNI

Per il Governo italiano, riparlare del problema giuliano era, in quegli anni come riaprire una ferita soltanto da poco tempo rimarginata. Infatti sulla base del Trattato di pace del 1947 il territorio nazionale aveva subìto umilianti riduzioni territoriali, in particolare sul confine nord-orientale: l’Istria e le isole della Dalmazia furono tolte all’Italia dopo che le erano state assegnate nella precedente Conferenza di pace del 1919 come «magro bottino di guerra» e date alla Iugoslavia di Tito. Questo fatto ebbe gravi conseguenze politiche per l’Italia del dopoguerra. Innanzitutto ne intaccò il prestigio internazionale e mise a nudo, davanti all’opinione pubblica nazionale, la debolezza della nuova classe dirigente, alla quale si rimproverava di essere stata incapace di difendere gli interessi italiani in sede internazionale. I politici del tempo perciò fecero di tutto per archiviare al più presto quei fatti che li screditavano davanti al Paese, facendo calare il silenzio anche su fatti gravi, come erano appunto i massacri avvenuti nei territori giuliani, che attendevano ancora una riparazione morale

lettera

UNA CORONA E UNA FIACCOLATA A PERUGIA PER RICORDARE LE VITTIME DELLE FOIBE

In occasione del Giorno del Ricordo, si è tenuta la cerimonia di deposizione della corona d’alloro al parco Vittime delle Foibe, alla presenza del Presidente del Consiglio Leonardo Varasano, dell’assessore alla Cultura Teresa Severini e del consigliere Carlo Castori, per celebrare la memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata a 15 anni dalla legge.

Nel pomeriggio una fiaccolata ha attraversato le vie del centro storico di Perugia, tra striscioni e bandiere con il tricolore. Alle diverse manifestazioni, come riportano le immagini, hanno partecipato anche organizzazioni politiche come Casapound e Forza Nuova

TESTIMONIANZE

«L’odore dei corpi in decomposizione era pestilenziale, l’aria irrespirabile fino a chilometri di distanza. I miei compagni coraggiosi, Vigili del Fuoco di stanza a Pola, buttavano giù cognac prima di calarsi nella foiba: scendevano per centinaia di metri con due corde e una specie di seggiolino, mettevano il cadavere nella cassa e davano quattro colpi di corda, il segnale per dire tiratemi su». «Sono passati 74 anni, ma sento ancora quell’odore, e soprattutto le parole dei miei compagni, che sotto choc si sfogavano tutte le sere raccontando ciò che avevano trovato...».

Giuseppe Comand

Udine. «Io, a 97 anni ultimo testimone oculare delle stragi delle foibe» La testimonianza di Giuseppe Comand, consapevole di essere l’ultimo degli uomini che videro risalire a “grappoli” i corpi degli italiani innocenti.

Info

INTERVISTA

ALTRE TESTIMONIANZE

  • Gino Paoli: i miei parenti finiti nelle foibe (tratto dal "Corriere della Sera" del 21 dicembre 2005).
  • Dentro le foibe jugoslave, in segreto. Le inedite rivelazioni di un ex sottotenente del Genio pionieri alpini, «007» per caso nel 1957 (inserimento del 14/12/2005).
  • Norma Cossetto (...violentata da 17 aguzzini venne poi gettata nella foiba...). Medaglia d' oro al Merito civile
  • Annamaria Muiesan (...mio padre prelevato e mai più rivisto...) Il Padre ah ricevuto, in data 08/02/2006, una medaglia
  • Mafalda Codan (...una scalmanata, con un cucchiaio mi gratta le palpebre gonfie, ferite e chiuse: "Apri gli occhi che te li levo"...).
  • Don Angelo Tarticchio (...scaraventato nudo in una foiba con una corona di spine in testa ed i genitali in bocca...).
  • Giovanni Radeticchio di Sisiano (...mi appesero un grosso sasso per mezzo di filo di ferro ai polsi già legati con altro filo di ferro...).
  • Marija Kukaina (...attutiti dalla distanza ci arrivavano flebili pianti, lamenti e gemiti...).
  • Umberto Bertuccioli (...ho letto la disperazione nei civili italiani condannati senza motivo...).
  • Antonio Mechis (.. non seppi più nulla di mio figlio...).

STRUGGENTI TESTIMONIANZE DELLE VITTIME DELLE FOIBE

DETTAGLI DOCUMENTI SULLE FOIBE

ARTICOLO DI GIORNALE OPINIONI POLITICI E INTELLETTUALI

POESIA SULLE FOIBE di Fabio Magris Ossa spezzate atroci agonie l’uomo ha superato Caino. Come bestie torturate legati ai polsi con vile fil di ferro gettati ancor vivi nell’oscurità. Massacro senza limiti sterminio, carneficina, eccidio, genocidio, inumani vendette, stragi e rappresaglie coperte da anni e anni di silenzio per politiche infami. Ora, nei prati di Basovizza, un masso di pietra carsica sigilla la vergognosa tomba dei dodicimila infoibati. Non si odono più tormentosi lamenti ma solo frusciar del vento e.. poco lontano un ragazzino sorridente fa volare il suo aquilone.

La letteratura serve per ricordare, per lasciare una traccia con le parole. Oggi facciamo questo: ricordiamo il giorno del ricordo. Tra il 1943 e il 1947 migliaia di innocenti giuliani e istriani, di sloveni e di croati che si opponevano al regime vennero trucidati dagli uomini del dittatore Tito. Gli innocenti vennero fucilati, infoibati o deportati nei gulag di Tito. Molti di loro morirono all’istante, di altri vennero recuperati i corpi dopo molti anni. In questa poesia Fabio Magris ripercorre quella che è, ancora oggi, una delle piaghe più dolorose della nostra storia. Usa frasi crude e forti, come “atroci agonie; bestie torturate; massacro senza limiti; inumani vendette”. Il linguaggio è stridente, foneticamente duro, per darci sempre di più l’idea di orrore. Le parole dal significato forte (come eccidio, carneficina), rimbombano nelle nostre orecchie come un tumulto. Magris descrive gli orrori di uomini e stragi “coperti da anni e anni di silenzio”, e descrive come ora, oggi, la speranza sia fondamentale. La speranza e la forza delle giovani generazioni, che dovranno saper comprendere il passato per un futuro migliore. La memoria è questo, la letteratura l’aiuta nel suo compito.

poesia e disegno creati da me:

Quanto tempo è già passato,e di quella strage l'uomo non se n'è mai dimenticato parlo di quella delle foibe, un massacro che più di una volta è stato usato e specialmente nel tempo di guerre... sai come si procedeva? in breve te lo spiego... si sparava al primo della fila che si portava tutti dietro. legati con il fil di ferro, riempito di spine, di queste genti giunse solo una tragica fine....