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La Ballata
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La ballata
La ballata antica- In Italia
Le canzoni fanno per se stesse tutto quello che denno, il che le ballate non fanno, perciò che hanno bisogno di sonatori ai quali sono fatte: adunque seguita che le canzoni siano da essere stimate più nobili delle ballate." (Dante, De Vulgari Eloquenta Lib. II, cap. III).
La ballata è un componimento poetico d'origine popolare, collegato con il canto e la danza (detto anche canzone a ballo), e perciò costruito metricamente in modo che le sue parti corrispondano ai movimenti di questa e ai motivi di quello. Dallo schema primitivo, quale ci appare dalle poche ballate popolari antichissime del XIII secolo, comune alle laudi sacre dello stesso tempo, si giunse per vario svolgimento a quello che, nonostante alcune varietà, fu e rimase sempre il tipico, già determinato nei poeti d'arte dell'Italia centrale, nella seconda metà del Dugento. La ballata popolare si distingue da altre forme narrative per il racconto di una storia che fa riferimento ad un unico avvenimento, sottolineandone soprattutto l'azione, a scapito della caratterizzazione dei personaggi (che avviene in forme convenzionali) e della descrizione dell'ambiente e della situazione nella quale avviene e si sviluppa la storia, trascurando l'antefatto, per introdurre gli ascoltatori direttamente in una successione di eventi che si concludono spesso in modo tragico. Il racconto è in forma impersonale, talvolta dialogata, e non contiene commenti alla vicenda, qualche volta termina con una morale.
Le caratteristiche della ballata
Schema:A B B A (Ritornello) - C D C D (Piede) D E E A (volta) - A B B A (ritornello) ecc. ecc.
La ballata è costituita da versi endecasillabi, spesso misti a settenari. È divisa in un numero variabile di stanze, ciascuna delle quali è preceduta da uno stesso ritornello o ripresa. Le strofe (o stanze) venivano intonate da un solista mentre il coro, che danzava intorno a lui, ripeteva il ritornello (o ripresa) alla fine di ogni stanza. Ogni stanza è divisa in tre parti: le prime due, eguali tra loro, sono dette piedi; la terza, che di norma è uguale alla ripresa, è detta volta. L’ultimo verso della volta rima sempre con l’ultimo verso del ritornello (o ripresa). A seconda del numero dei versi della ripresa la ballata è detta: Grande (se il ritornello consta di quattro versi); Mezzana (se il ritornello ha tre versi); Minore (se il ritornello ne ha due); Piccola (se il ritornello è costituito da un verso endecasillabo); Minima (se il ritornello è costituito da un verso quinario o settenario o ottonario); Extravagante (quando la ripresa è costituita da più di quattro versi). Si parla anche di "ballatella" per indicare ballate brevi e versi corti.
La prima forma della ballata è detta zagialesca (da zejel o zajal) e consisteva in un componimento di origine arabico-ispanico che seguiva una metrica molto semplice (aaax) in seguito adottata nelle laudi, come nella lauda di Jacopone da Todi intitolata "Donna de Paradiso". In molti Paesi, le prime fonti della ballata si fanno risalire a manoscritti del tardo medioevo, ma solo nel secolo XVIII ha avuto inizio la raccolta sistematica dei testi da fonti orali, e ancora più tardi sono state raccolte le musiche.
L' APPELLATIVO DI "FROTTOLA"
"Questi componimenti che in Toscana si dicevano canzoni a ballo, si chiamarono barzellette nell' Italia superiore e il nome si diffuse poi dovunque e si compresero anche sotto la più generica appellazione di frottole. Salite dalle piazze e dai trivi nelle aule dei signori e cantate sulla lira nelle feste e nei ritrovi furono assai accolte alla società elegante dell' estremo quattrocento. (Rossi - "Lirica italiana antica, novissima scelta di rime dei secoli decimoterzo, decimoquarto, e decimoquinto; illustrate con melodie del tempo e con note dichiarative", di Eugenia Levi, pagina XVIII. ).
La frottola è un componimento poetico, diffuso in Italia tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, la cui caratteristica è l'affastellamento (lat. medievale frocta) di pensieri e fatti bizzarri e strani. "Frottola" divenne inseguito il termine generico sotto il quale erano comprese le barzellette nell'Italia superiore, le canzoni a ballo in Toscana, le canzoni per canto nel mezzogiorno. La frottola si distingue dalla ballata per alcuni aspetti: in primo luogo nella volta della frottola vengono assai spesso ripetute più d'una delle rime della ripresa, ed i compositori vi riproducono talvolta dei frammenti di canzoni popolari; in secondo luogo la frottola è sempre di soli versi ottonari.
LE ORIGINI DELLA BALLATA
La ballata medievale su testo poetico fiorisce nel XIV secolo e ha per compositori di spicco Guillaume de Machaut e Francesco Landini, rispettivamente in Francia ed Italia. Attorno al 1360-1365 si scrivono ballate polifoniche non destinate alla danza. Esse traggono origine dal ballo a tondo con l'alternarsi solista/coro: il solista all'inizio cantava la ripresa o ritornello, direttore della danza, ripetuta dal coro danzante, donde il termine ripresa. Si ha un esempio di questa danza nel particolare dell'affresco Effetti del Buon Governo in città di Ambrogio Lorenzetti: nove fanciulle si tengono per mano e danzano (eseguendo la «Farandola») mentre la decima accompagna la danza col tamburello.
L' Ars nova- La ballata in Francia
Il risveglio culturale e artistico europeo, avviato a partire dal XII secolo, raggiunse il suo culmine nei primi decenni del Trecento. In Francia un movimento chiamato Ars Nova (latino per tecnica nuova) , in opposizione a quella “Antiqua”, accolse le innovazioni in campo musicale apportate da teorici e compositori come Philippe de Vitry (1291-1361). A Vitry, autore di un trattato intitolato appunto Ars Nova, è attribuito il merito di aver innovato le tecniche di notazione e misurazione temporale della musica e quello di aver incoraggiato l’impiego di nuove regole di composizione e l’uso di arrangiamenti ritmici, che nell’insieme contribuirono a perfezionare la polifonia.
Il maggiore esponente dell’Ars Nova francese fu Guillaume de Machaut (1302- 1377), poeta e compositore (autore di un gran numero di rondeaux, ballate, mottetti e virelais), a cui è attribuita la prima messa polifonica completa scritta da un unico autore (la cosiddetta Messe de Nostre Dame).
La ballata in Francia
Consiste normalmente di tre strofe, costruite con versi di egual misura, di egual numero e con identiche rime, e di un "congedo" (envoi), più breve: alla fine di ogni strofe e del congedo ricompare sempre il medesimo verso (refrain, ritornello) e coi suoi ritorni lega musicalmente la composizione.
L'ARTE NUOVA IN ITALIAL'Ars nova italiana fiorì tra il 1325 e i primi decenni del XV secolo. Essa si sviluppo in alcuni centri dell'Italia settentrionale (Bologna, le corti degli Scaligeri a Verona e Padova, dei Visconti a Milano) e soprattutto a Firenze. Le principali fonti dell'Ars nova italiana sono i codici Squarcialupi e Panciatichiano conservati nelle biblioteche di Firenze; i codici Vaticano Rossi, modenese, parigino e del British Museum. In Italia l’“arte nuova” assunse caratteristiche particolari che la porteranno a distaccarsi dall’Ars Nova francese. La fioritura musicale avvenuta in Italia viene chiamata ars nova per le analogie con la musica d'oltralpe, anche se manca nel passato italiano una corrispondente ars antiqua. Calibrata sul ritmo delle poesie di Dante, Boccaccio e Petrarca, l’Ars Nova italiana è caratterizzata da composizioni di grandissima vitalità espressiva. A partire da Firenze essa si diffuse in più regioni italiane, contribuendo alla formazione di vari centri della cultura musicale e portando alla nascita della prima scuola musicale italiana intesa in senso moderno. Le forme poetico-musicali più utilizzate in quegli anni furono la caccia, la ballata e il madrigale, i temi delle opere erano esclusivamente profani e lo stile polifonico, a due o a tre voci.
Francesco Landini
Francesco Landini, o Landino, conosciuto anche come "Francesco Cieco" e "Francesco degli Organi" fu il più alto esponente della musica italiana del Trecento chiamata Ars nova .Nacque a Fiesole attorno al 1325 e morì a Firenze nel 1397. Benché cieco sin dall'infanzia in seguito a un attacco di vaiolo, egli suonava parecchi strumenti fra i quali anche il liuto, il flauto dolce e l'organo. Landini fu anche poeta, filosofo, astrologo e persino inventore di un nuovo strumento a corde, il Serena serenarum. Visse per qualche tempo a Venezia dove per la sua abilità di organista fu incoronato di alloro. Il suo modo di suonare e la sua musica erano universalmente ammirati, e si può dire che il suo spirito versatile ed energico rappresenti in "miniatura" quello del Trecento. Di lui si conservano: 12 madrigali (9 a 2 e 3 a 3 voci), un virerai e una caccia a 3 voci, 140 ballate (91 a 2 voci, 47 a 3, 2 in doppia versione, a 2 e a 3 voci).
riproduzione della balata
"Ecco la Primavera" (ballata di Francesco Landini)
Temi principali della ballata: ritorno della Primavera e la conseguente allegria portata dalla bella stagione.
Esecuzione musicale
Le ballate angloscozzesi
Lo stile narrativo delle ballate popolari angloscozzesi consiste in una narrazione che, usualmente, inizia quando l'azione si è oramai avviata verso la catastrofe. L'ambientazione, il tempo e l'aspetto dei personaggi sono affidati soltanto a dei flash o a pochi accenni casuali; i personaggi, compresi a volte i protagonisti, saltano letteralmente fuori dal nulla quando sono necessari, e scompaiono in modo altrettanto brusco quando hanno esaurito la loro funzione narrativa. I mutamenti di scena e di luogo avvengono all'improvviso, senza alcuna connessione o spiegazione; talvolta una scena si apre nel bel mezzo di un'altra. Il passaggio tra la narrazione ed il dialogo avviene invariabilmente ad un punto cruciale e "strategico" della storia e, per mantenersi in linea con l'andamento vivido della narrazione, il dialogo è chiaro e preciso; non c'è nessun commento, nessuna parola viene sprecata ed anche gli intercalari ("dice", "disse" ecc.) sono ridotti al minimo e quasi sempre appaiono solo per mantenere il ritmo del verso.
Caratteristiche delle ballate angloscozzesi
Le ballate angloscozzesi hanno una struttura strofica, vale a dire sono suddivise in strofe (Ballad Stanzas). La melodia è incentrata sulla strofa e viene ripetuta tante volte quante sono le strofe. La stragrande maggioranza delle ballate presenta uno dei due tipi di strofa più frequenti: quella formata da due versi di quattro battute ciascuno (il tipo più antico, secondo il Child) e quella formata da quattro versi, dei quali il primo ed il terzo di quattro battute ed il secondo e il quarto di tre ( solo i versi di tre battute rimano fra di loro).
Una ballata angloscozzese ha generalmente un ritornello (detto tradizionalmente Burden o più comunemente refrain). I temi principali sono l'amore, eventi tragici (spesso la morte dello stesso protagonista) e meno frequenti trame legate a racconti popolari (come per esempio Robin Hood). Altre caratteristiche salienti delle ballate sono il linguaggio estremamente stereotipato, la tecnica della ripetizione progressiva e del parallelismo (che ha addirittura echi nel linguaggio biblico), l'uso frequente di fugure retoriche (soprattutto iperbole, eufemismo, anafora, iterazione, apostrofe) che rendono la memorizzazione più semplificata. Inoltre, essendo tramandate oralmente esistono più versioni di un'unica ballata.
Child's Ballads
Le Ballate di Child sono il corpus canonico di ballate tradizionali inglesi e scozzesi (accompagnate dalle loro varianti irlandesi e statunitensi) riconosciute come autentiche, che sono state catalogate dallo studioso statunitense Francis James Child, dell'Università di Harvard. L'intero corpus delle Child Ballads consta di 305 ballate numerate progressivamente, le cui varianti vengono indicate con le lettere dell'alfabeto (ad esempio, 12a significa la variante a di Lord Randal). Nell'enumerazione, le ballate sono usualmente precedute dalla dicitura Child e il numero è preceduto da un cancelletto (così, ad esempio, Child #58 indica Sir Patrick Spens). Ogni ballata è accompagnata da un'estesa introduzione e da un corposo apparato critico che, pur tenendo conto del suo naturale invecchiamento, rende senz'altro l'opera del Child uno dei più notevoli risultati nell'intera filologia statunitense, e probabilmente anche nel campo della filologia dedicata ad opere in lingua inglese. Child si fondò essenzialmente sulle versioni manoscritte piuttosto che su quelle a stampa, ed eseguì ricerche capillari anche su canzoni e storie in lingue diverse dall'inglese e dai suoi dialetti, ma che avessero comunque una relazione più o meno chiara con le ballate angloscozzesi.
Le ballate menestrelliche
La raccolta di Child non è affatto omogenea. Tra le ballate raccolte dal grande studioso di Boston ve ne sono alcune niente affatto "popolari" nel senso stretto del termine; esse furono inserite perché conservavano alcuni interessanti tratti popolari, sebbene il "popolo" non le conoscesse che di rado. Tra di esse, le più numerose sono le cosiddette ballate menestrelliche. Il menestrello (Minstrel), una figura d'intrattenitore di professione il cui pubblico privilegiato era costituito dalle corti regali, nobiliari ed ecclesiastiche, non ha alcun legame di fondo con le ballate autenticamente popolari, il cui pubblico era costituito invece dai contadini. I menestrelli, comunque sia, componevano occasionalmente dei racconti in versi destinati alle classi più umili. il narratore interviene di continuo nella storia, per commentarla o per garantire che sta dicendo la verità (As sertenly as I yow saye); spesso prende decisamente le parti di una certa famiglia nobile o di un intero ceto sociale, come nelle più antiche ballate di Robin Hood, dove si esaltano le virtù della Yeomanry, la classe dei piccoli proprietari terrieri. Si tratta, quindi, spesso, di canzoni che potremmo definire di propaganda.
"I fogli volanti"
Poco dopo l'introduzione della stampa, nelle isole Britanniche come altrove nacquero i "fogli volanti" (Broadsides). Gli stampatori, attivi sia a Londra che nelle città minori, pubblicavano su dei larghi fogli di carta dozzinale (da cui il nome) i testi di canzoni popolari oppure composte per commentare un dato episodio, e le mandavano a vendere per pochi pence agli angoli delle strade. In cima al foglio una rozza litografia illustrava la scena madre della ballata, mentre sotto il titolo veniva indicato su quale aria (to the tune of...) essa doveva essere cantata (una melodia conosciuta a tutti).
Tipologie più diffuse di ballate inglesi:
"MURDER BALLAD " (anche dette “street ballads”): si incentrano su storie truculente riferite a fatti di cronaca popolare, anche se rappresentativi di cliché ancora attuali nostra società. La ragazza madre che uccide il figlio appena nato, l’amante che massacra di botte o uccide la donna che ha messo incinta, le innamorate tradite che si vendicano, fratelli e sorelle che si uccidono tra loro per gelosia, rivalità, eredità.
La ballata cavalleresca riflette la vita contemporanea della piccola e grande nobiltà medievale. Molte sono le storie d’amore romantico anche se spesso infelice. Si trattano temi il rapimento, lo stupro, l’incesto, l’adulterio e l’omicidio per gelosia o per vendicare un tradimento. Riflessi di un’antica civiltà in cui i deboli (di forza, di carattere o di cuore, di livello sociale basso) avevano ben poche aspettative di vita.
Pastorellerie e pastorelle, sono i canti “bucolici” molto popolari in Inghilterra, Irlanda e Scozia nei secoli XVII e XVIII, ma già diffusi nel Medioevo dai trobadori del sud della Francia. Questo genere letterario si caratterizza per il contrasto amoroso tra una pastorella e un corteggiatore (anch’egli pastorello oppure un gentiluomo di passaggio) spesso a sfondo erotico o allusivo.
Le Folk Ballad parlano spesso d’amore. Non tutte terminano con un lieto fine, spesso i due amanti per una serie di impedimenti, non possono congiungersi in matrimonio e finiscono per morire di crepacuore. Corollario all’amore romantico, è il nodo d’amore tra rosa e rovo (simbolo dell’Amore che trionfa anche se solo nella morte). Cresciuti dalle rispettive tombe degli amanti si congiungono e intrecciano tra loro.
La ballata più antica tratta da "Child's ballads".
La più antica Child Ballad (quella che ha l'attestazione manoscritta risalente più addietro nel tempo) è una curiosa ballata di argomento religioso intitolata "Iudas" ( numero 23 della raccolta). In essa la vicenda del tradimento di Giuda Iscariota è presentata con delle caratteristiche del tutto aberranti: Giuda avrebbe infatti tradito Gesù per essersi fatto rubare le trenta monete che il Salvatore gli aveva affidato per l'Ultima Cena; la ladra sarebbe stata la perfida sorella di Giuda. L'attestazione di tale ballata risale al XIII secolo, ma già essa mostra, in tutte le sue caratteristiche strutturali, che la ballata popolare angloscozzese presentava tutti gli elementi di quelle più recenti.
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RIFLESSIONI LINGUISTICHELa lingua della ballata Nell'intero corpus Childiano, Iudas è l'unica ballata ancora pienamente in inglese medio; ma si tratta di un inglese medio-tardo che già, per molti versi, "preannuncia" il passaggio alla primissima fase di quello moderno. La lingua è in ogni caso ancora assai lontana da quella attuale. Le caratteristiche linguistiche fanno pensare a un dialetto occidentale; quanto alla grafia, sono ancora regolarmente usati il cosiddetto thorn [ þ ] e la edh [ ð ] anglosassoni, corrispondenti rispettivamente alla pronuncia sorda e sonora del moderno grafema < th > (thing, that). Il manoscritto contenente Iudas è conservato presso il Trinity College di Oxford.
Iudas consta di trentasei versi, trascritti alla fine del XIII secolo. Fu probabilmente il suo argomento religioso che persuase un amanuense di qualche convento a metterla per iscritto; la spiegazione che viene fornita per il tradimento di Giuda, però, non è assolutamente "ortodossa" e non ha alcun fondamento nei Vangeli (neanche in quelli apocrifi). La leggenda sembra piuttosto derivare da oscure tradizioni popolari diffuse nell'Europa del nord: il Child (I, 242) venne a conoscenza di una ballata serbo-lusaziana (i serbi di Lusazia sono un piccolo popolo slavo occidentale noto anche come vendi o sòrabi, ancora oggi stanziato al confine tra la Germania e la Polonia), nella quale Giuda perde al gioco trenta monete d'argento affidategli da Gesù per comprare il pane per l'Ultima Cena, e tradisce il suo Maestro per non affrontare la vergogna di tornare a mani vuote. ALTRE VARIANTI Altre leggende vogliono che Giuda avesse una moglie assai avida che lo avrebbe spinto a rubare ed a fare poi il delatore. Dalla combinazione di tali elementi emerge una ballata in cui Giuda sembra commettere peccato non tanto per malvagità, quanto per ingenuità e per sudditanza nei confronti di una donna perfida (nel nostro testo una sorella). Perché Giuda insista tanto su trenta monete d'argento, non una di più e non una di meno, ha sicuramente un valore simbolico (forse numerologico). Ugualmente da notare è che, nella ballata, la figura di Ponzio Pilato ha perso ogni più elementare connotazione storica: il governatore romano è diventato un riche Ieu, un ricco ebreo, e qui, senz'altro, si hanno degli echi dell'antisemitismo largamente diffuso in tutta l'Europa cristiana. La ballata, pubblicata per la prima volta nel 1845, non fu immediatamente riconosciuta come tale; fu il Child che la incluse nella sua raccolta rilevandone i caratteri di stilizzazione popolare.
Edward
Edward è una ballata tradizionale in lingua inglese. Nelle Child Ballads le è attribuito il numero 13. La ballata si dipana in forma di dialogo tra la madre e il figlio seguendo l’espediente della ripetizione progressiva (vedi sotto) che accresce la tensione drammatica. La ballata racconta la storia di un giovane uomo, il cui nome è Edward, che dopo aver ucciso il suo povero falco, cavallo e padre, va da sua madre per dirle ciò che ha appena fatto. Edward è probabilmente un cavaliere o un uomo ricco: infatti ha proprietà e case. Il fatto stesso che abbia un falco e un cavallo (molto utili ai signori feudali per cacciare) ci dà un indizio della sua condizione sociale e del suo rango. La madre di Edward non ha una reazione ai crimini di suo figlio, anzi cerca anche di convincerlo che non sono così terribili e spaventosi. Ma Edward, che si sente colpevole e un assassino, decide di partire, di andare lontano per mare per dimenticare ed espiare. Prima se ne vada, sua madre, che è una donna cattiva ed egoista, gli chiede che cosa ha intenzione di lasciare, per vivere, a sua moglie e ai suoi figli. Lui risponde che non lascerà loro nulla. Allora sua madre gli chiede cosa ha intenzione di lasciare per lei. La risposta di Edward ora è terribile: lui le dà la maledizione dell'inferno, perché lei è quella che gli ha dato questi consigli orribili.
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Lord Randal
Lord Randal è una ballata tradizionale scozzese le cui attestazioni certe risalgono al XIII secolo. Nelle Child Ballads le è attribuito il numero 13. È basata, al pari di diverse altre, su una struttura dialogica. Le varie versioni hanno dei punti in comune come il fatto che il personaggio principale viene avvelenato. Molti studiosi la collegano ad una ballata italiana, L'Avvelenato appunto: tuttavia, non è ancora chiaro quale sia la versione originale. Pur essendo anonimo è stato probabilmente scritto da un uomo ferito sentimentalmente da una donna.
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La ballata è costituita da 40 versi, divisi in quartine (che seguono lo schema rimico ABAC.
"Lord Randal" è un dialogo tra una madre e suo figlio che è stato avvelenato dal suo falso "vero amore". La madre di Lord Randal fa domande sul tempo trascorso nella foresta perchè sospetta che sia stato avvelenato. Il suo sospetto è rinforzato dal fatto che il cane e i falchi di Randal sono morti dopo aver mangiato i resti de suo pasto. Quindi crede che la ragazza che ha incontrato nella foresta lo abbia avvelenato. Randal, sul punto di morire, afferma di voler lasciare il suo oro e argento a sua sorella, il suo bestiame (24 mucche da latte) a sua madre e la sua casa e i suoi possedimenti a suo fratello. Consapevole che la ragazza incontrata lalla foresta, prima considerata il suo "vero amore", lo ha avvelenato, le augura la morte.
A Hard Rain's a-Gonna Fall
A Hard Rain's a-Gonna Fall è una canzone scritta da Bob Dylan durante l'estate del 1962 la cui struttura del testo è basata sulla tradizionale ballata Lord Randal, Child Ballads nº 12. Fu scritta negli anni '60 sotto la minaccia di una guerra nucleare tra Russia e America. Ogni stanza si apre con una domanda. Dylan chiede a suo figlio dove è stato, cosa ha visto e sentito, chi ha incontrato, cosa ha intenzione di fare. Le sue risposte sono piene di parole che richiamano morte, sangue e sofferenze (come è evidente alle righe 45-50).
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Secondo molti la canzone si riferisce al fall-out atomico, la caduta come pioggia delle scorie radioattive in seguito all’esplosione di una atomica. Probabilmente, però, come sottolineato dallo stesso Dylan in più di un’occasione, la canzone trascende questa semplice interpretazione pur confermandola, per assurgere ad un significato più universale e ricco di sottintesi biblici e cabalistici (come l’uso di numerazioni inusitate tipiche della Bibbia: “Ho inciampato sul fianco di dodici montagne nebbiose, ho camminato e strisciato su sei strade tortuose, ho camminato nel mezzo di sette tristi foreste, sono stato di fronte a dodici oceani morti…”).
Le Child's Ballads in Italia
Alcune Child Ballads sono state tradotte in italiano ed eseguite da noti artisti; è il caso, notissimo, di Geordie (Child numero 209), una cui versione settecentesca è stata adattata e cantata da Fabrizio De André (1964); oppure di Mary Hamilton (Child numero 173), tradotta e adattata da Angelo Branduardi come Ninna-Nanna, o ancora Barbara Allen (Child numero 84), tradotta e adattata sempre da Angelo Branduardi come Piano piano, e infine The cherry-tree carol (Child numero 54), tradotta e adattata da Angelo Branduardi come Il ciliegio.
Geordie
"Geordie" è un'antica ballata britannica nata intorno al XVI secolo, numero 209 delle Child Ballads.
Trama: Il protagonista della canzone, di nome Geordie, è un giovane che si è reso colpevole di un crimine e pertanto sarebbe condannato all'impiccagione; il reato può essere una ribellione, un omicidio o un furto di animali di proprietà reale come cavalli o cervi, a seconda della versione. La moglie (o fidanzata) implora per la vita di Geordie; spesso la ragazza ha già dei figli, dei quali uno ancora in grembo. In molte versioni, specie quelle scozzesi, c'è un lieto fine: è fissato un riscatto che la donna, grazie all'aiuto dei popolani impietositi, riesce a pagare per salvare l'amato. Nelle versioni inglesi dal XVIII secolo in poi, dalle quali le versioni moderne sono derivate, Geordie è un bracconiere ed il lieto fine è eliminato; ciò deriva dal fatto che il bracconaggio nell'Inghilterra del periodo era punito in modo estremamente duro, in particolare nelle tenute e nelle riserve reali; al giovane Geordie, evidentemente per le sue origini aristocratiche, viene riservato il raro "privilegio" di essere impiccato con una corda (o una catena) d'oro, e la giovane fidanzata cavalca fino a Londra per chiedere, invano, di risparmiare la vita dell'amato. Fondamento storico: la vicenda di Geordie sembra avere un fondamento storico: si tratta, secondo l'ipotesi scozzese, della storia di George Gordon, marchese e conte di Huntly, che fu condannato a morte come traditore nel 1589 per essersi ribellato contro Giacomo VI, re di Scozia.
Nella versione proposta nella slide successiva Geordie è accusato di braccoaggio per aver rubato e venduto 16 cervi del re. Sua moglie, per salvarlo, si dirige alla Corte di Giustizia di Londra, dicendo che è disposta a sacrificare i suoi tre figli. Ma è già troppo tardi perchè Geordie è stato impiccato con una catena d'oro ("privilegio raro" perchè di nobili origini).
Testo della ballata "Geordie"
Testo in italiano della ballata "Geordie"
La ballata è costituita da 28 versi, divisi in quartine (di schema rimico ABCB). Ci sono molte figure retoriche (soprattutto allitterazioni, anafore e iterazioni).
Geordie (versione di Fabrizio De Andrè)
Versione di Angelo Branduardi.
Il cantante Fabrizio De Andrè scrisse una versione fedele della ballata "Geordie". L'unica differenza tra i due testi è il numero di cervi rubati: nella ballata i cervi sono 16 mentre nella canzone di De Andrè sono 6 (dovuto sicuramente a un problema metrico). Inoltre il cantante ha modificato il tredicesimo verso della ballata ("Geordie never stole nor cow nor calf" = "Geordie non rubò mai nè una mucca nè un vitello) in "Geordie non rubò nè un frutto o un fiore raro" (v. 14).
"The Cherry-Tree Carol"
"The Cherry- Tree Carol" è la ballata n. 54 di "Child's Ballad". Secondo quanto riferito, cantata alla festa del Corpus Domini all'inizio del XV secolo.
Sinossi
La ballata racconta il viaggio di Maria e Giuseppe mentre si recano a Betlemme con Giuseppe per il censimento. Nella versione più popolare, i due si fermano in un giardino di ciliegi, e Maria chiede a suo marito di raccogliere ciliegie per lei, citando suo figlio. Giuseppe però si mostra dissidente. A questo punto nella maggior parte delle versioni, il bambino Gesù, dal grembo materno, parla all'albero e gli comanda di abbassare un ramo fino a Maria, cosa che fa. Giuseppe, testimone di questo miracolo, si pente immediatamente delle sue dure parole. Le versioni più contemporanee a volte finiscono qui, mentre altre spesso includono un angelo che appare a Joseph e gli racconta le circostanze della nascita di Gesù. Altre versioni poi saltano avanti di diversi anni, dove il verso successivo riprende con Gesù in grembo a sua madre, raccontandole della sua morte e risurrezione finale. La storia deriva dal Vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo,scritto intorno all'anno 650, che combina molte tradizioni della Natività apocrifa precedente; tuttavia, nel Vangelo apocrifo, l'evento si svolge in Egitto, e l'albero da frutto è una palma piuttosto che un ciliegio.
Testo della ballata "The Cherry- Tree Carol" >
Testo della canzone "Il Ciliegio" > che riprende il tema della ballata
Barbara Allen
Barbara Allen, o Allan (altre denominazioni sono Barbry Allen o anche Bonny Barbara Allan) è una delle più celebri ballate tradizionali in lingua inglese. Pur essendo di antica origine scozzese, è da secoli parte anche della tradizione popolare musicale degli Stati Uniti d'America. Nelle Child Ballads le è attribuito il numero 84.
Con un andamento tipico della narrazione delle ballate si salta dalla prima strofa, in cui in un caldo giorno d’autunno Sir John Graeme (Gray) si innamora di Barbara Alley, alla seconda strofa, in cui moribondo (i maligni insinuano che abbia preso la sifilide o il vaiolo, oppure una coltellata da qualche marito geloso) la manda a chiamare e lei, controvoglia, giunge al suo capezzale: John si dice morente per consunzione d’amore, ma Barbara gli ricorda i vizi e stravizi che, fino a poco prima, si toglieva nelle taverne quasi ogni sera. Un uomo così non è degno di essere amato e men che meno sposato, e tuttavia Barbara non è così indifferente come vorrebbe credere (o far credere) perchè quando lui muore, lei è sopraffatta dal rimorso.
Testo della ballata in inglese moderno>
Testo della ballata in italiano>
Il finale Rose-briar Barbara Allen è una delle (numerose) ballate tradizionali in lingua inglese che presentano il cosiddetto finale Rose-briar: due amanti separati nella morte dalla crudeltà o dalla gelosia di uno dei due si ritrovano sepolti accanto (quasi sempre in the old churchyard, "nel vecchio cimitero"). Sulla tomba del "cattivo" (o della "cattiva") cresce una malapianta (usualmente un rovo, briar), mentre su quella del "buono" (o della "buona") cresce una rosa. Crescendo, le due piante si intrecciano e, invariabilmente, the rose grows 'round the briar ("la rosa avvolge il rovo") formando un true-lovers' knot ("nodo di innamorati"), simboleggiando così l'amore che finisce per prevalere sempre.