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Sandro Botticelli
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Transcript
Arte Magazine
Cosa sapere su Sandro Botticelli e le sue opere
78
edizione nº
Vita
cosa contiene la nostra rivista?
Opere
Stile
La vita, le maggiori opere e il tipo di stile utilizzato dall'indiscusso maestro del Rinascimento italiano
La Natività Mistica
La Nascita di Venere
La Primavera
Sandro Botticelli (Alessandro Filipepi 1445-1510), pittore fiorentino, è stato uno dei grandi esponenti del Rinascimento italiano. Dal 1464 al 1467 lavorò come apprendista presso la bottega di Lippi e Verrocchio, a questo periodo, si possono ricondurre molte delle sue Madonne, uno dei soggetti privilegiati dal giovane Botticelli. Già a 26 anni il giovane artista riuscì a mettersi in proprio per aprire una bottega tutta sua.Negli anni Settanta del Quattrocento, si avvicinò all’Accademia Neoplatonica, istituzione fondata da Cosimo de’Medici.L’Accademia giocò un ruolo chiave nella filosofia rinascimentale, con la riscoperta degli autori del mondo classico, della mitologia greca e di una rinnovata concezione dell’uomo, posto al centro dell’universo.Ad un certo punto la sua vita cambiò bruscamente; fu preso da “fervore religioso” che pare lo spinse a bruciare alcune delle sue opere più datate, ritenendole scabrose.Negli ultimi anni di vita cadde in disgrazia; le sue opere persero valore, superate da quelle di Michelangelo e Leonardo.Morì infine nel 1510, isolato e in povertà. I suoi capolavori vennero dimenticati per oltre tre secoli, per essere riscoperti solo nell’Ottocento.
La vita di Botticelli
Title 1
Lorenzo il Magnifico gli commissionò varie opere, tra cui, la più famosa, L’adorazione dei Magi (1475).Nel dipinto Botticelli ritrasse i membri della famiglia Medici nei panni dei protagonisti dell’opera (consuetudine dell’epoca), ma decise di inserire anche un personaggio con il suo volto, che guarda l’osservatore con aria di sfida. *qui sotto riportata
Le opere
affresco Cappella Sistina
Botticelli dipinse poi i suoi capolavori più noti: La primavera (1482) e La nascita di Venere (1482-1485). Entrambe le opere sono esposte agli Galleria degli Uffizi di Firenze.Nel 1480 Sandro Botticelli diede anche il suo contributo nell’affrescare la Cappella Sistina.
Stile
Ciò che colpisce dei dipinti dell’artista è la costante ricerca di una bellezza e di una grazia perfette, con soggetti più fedeli a creature di un mondo ideale, che a rappresentazioni della realtà.Le caratteristiche principali del suo stile sono:- la ricerca di un armonioso ed elegante equilibrio, in cui sceglie composizioni sciolte, ritmiche;- un disegno sottile e molto dinamico, con una linea precisa e ondeggiante che modula i contorni delle figure e le alleggerisce, con movimenti sinuosi. Alla linea subordina tutto: il colore, la prospettiva, le forme, i volumi.
Title 1
La prima cosa che si può notare, contrariamente a tutta la tradizione della prospettiva rinascimentale, è che qui Botticelli torna “indietro”, si rivolge alla pittura “antica”, nel linguaggio dell’epoca, cioè al gotico. C’è innanzi tutto un ordine gerarchico, la Madonna, benché lontana è più grande degli angeli in primo piano, in quanto maggiore è la sua importanza all’interno della composizione. Vi è il tentativo di riproporre valori di una religiosità precedente al rinascimento, un recupero che Sandro evidentemente viveva e sentiva, come d’altronde testimonia anche la sua adesione alla predicazioni del Savonarola, vero mattatore delle nuove idee che si erano diffuse a Firenze. Tuttavia la sua non è un’imitazione del gotico. Botticelli ne usa il particolare linguaggio per comporre un’opera moderna, un po’ come fece Picasso quando adottò la scultura africana primitiva per lanciare un novo linguaggio con Les demioselles d’Avignon.Botticelli non fu ascoltato o forse capito a fondo e la storia della pittura prese un’altra strada. Il perché non è facile da capire, certo non si può sottovalutare il fatto che la sua era una pittura dotta, difficile e che nello stesso periodo operavano Michelangelo e Leonardo, che avevano invece intrapresero la strada della rappresentazione rinascimentale, conducendola agli esiti massimi che conosciamo. Facile quindi intuire come gli artisti che vennero dopo trovarono più agevole e più propizio imitare questi ultimi piuttosto che una pittura difficile, che andava spiegata, capita nei suoi minimi risvolti. Insomma ciò che prese piede fu la “maniera”, per dirla con Vasari, la quale, se si fa eccezione per i maggiori rappresentanti del manierismo stesso, seppe cogliere forse solo gli aspetti più esteriori e spettacolari, diremmo oggi, dell’arte dei tre massimi pittori rinascimentali, appunto Michelangelo, Leonardo e Raffaello. Ciò non toglie che la pittura di Botticelli, anche se poi riscoperta e rivalutata per ciò che effettivamente è stata solo diversi secoli dopo, rappresenti uno degli esiti massimi dell’arte mondiale e non solo rinascimentale, tanto da porsi, se si vuole, nell’ambito del periodo in cui si è manifestata, quasi come un’avanguardia.
La Natività mistica (titolo attribuito al quadro solo in tempi più recenti) di Sandro Botticelli, unica opera datata e firmata, eseguita negli ultimi periodi della sua vita, nel 1501, quando ancora era seguace del Savonarola, e oggi conservata a Londra alla National Gallery e proveniente da Villa Aldobrandini, è una delle opere più intriganti e difficili del pittore fiorentino e suscettibile, volendo, di più letture. Intanto ciò che colpisce subito è la sua stranezza, non rispetta cioè l’iconografia tradizionale di tale soggetto e questo, soprattutto, per l’alto valore simbolico che l’artista ha voluto dargli. Si tratta senza dubbio, come di consueto per Botticelli, di un’opera dotta, dove, a prima vista, si può recepire la rappresentazione della solita natività, ma a una più accurata analisi i significati si complicano. Secondo l’interpretazione più diffusa si potrebbero rilevare diversi livelli simbolici. Tutto ciò per quel che riguarda la simbologia e la sua decifrazione, ma non è l’unica interpretazione avanzata, e l’importanza di quest’opera va ben oltre questi dati.
La Natività Mistica
Title 1
Intanto sulla sinistra compare un angelo vestito di rosa (quindi un arcangelo) assieme ai Re Magi coronati, come simbolo di sapienza, dall’alloro
Al centro della scena, Maria e Giuseppe sono in adorazione del Bambino, protetti da una tettoia di paglia, retta da tronchi, che fronteggia una grotta aperta sul bosco retrostante. Il Bambino è disteso al centro su un giaciglio coperto da un telo bianco.La figura di San Giuseppe riporta ancora alla sua “passività” nel concepimento del bambino e al suo ruolo di padre putativo, mentre Gesù allarga le braccia verso la madre, quasi a significare la sua apertura verso il Mondo e il suo donarvisi. Il bue e l’asinello si trovano alle spalle della Sacra Famiglia e, sono simboli del mondo ebraico e di quello pagano.
sulla destra la veste dell’angelo è bianca, a simboleggiare la purezza. In mano hanno l’ulivo, il simbolo della pace che Gesù porta nel Mondo.sulla destra la veste dell’angelo è bianca, a simboleggiare la purezza. In mano hanno l’ulivo, il simbolo della pace che Gesù porta nel Mondo.
Title 1
Fede, Carità e Speranza, le consuete Virtù teologali, sono simboleggiate dai tre angeli sulla tettoia della capanna che vestono i colori corrispondenti bianco, rosso e verde. Più importante è il libro che reggono tra le mani, per molti l’Apocalisse, poiché questo dipinto alluderebbe alla Parusia, cioè alla seconda venuta di Cristo alla fine del mondo per giudicare i vivi dai morti, mentre il diavolo sarà precipitato nelle viscere della terra, come rappresentato nel dipinto.
In basso i tre angeli in primo piano vestiti di verde, bianco e rosso (le Virtù teologali) abbracciano omini coronati di alloro, l’arte e la cultura che si coniugano alla virtù, quasi una riconciliazione tra il mondo dell’umano (siamo in pieno Umanesimo) e il divino, per celebrare la pace universale che si diffonderà sulla terra dopo la venuta del Salvatore
Alcuni demoni, alla vista del Redentore, fuggono negli Inferi, cacciandosi terrorizzati nelle crepe del suolo.
Gli angeli in cerchio sotto il cartiglio indicherebbero in senso allegorico la danza della vita intesa come rigenerazione spiritale. Hanno in mano plichi e rametti di ulivo, simbolo di pace, e da cui penzolano corone simbolo della regalità del bambino. La semisfera dorata che li sovrasta indica le sfere celesti e la divinità del pargolo. Il boschetto che circonda la capanna con un moto circolare ispira protezione alla sacra famiglia.
Title 1
Sicuramente la nudità della dea non rappresentava per i contemporanei una pagana esaltazione della bellezza femminile, ma piuttosto il concetto di Humanitas, intesa come bellezza spirituale che rappresenta la purezza, la semplicità e la nobiltà dell'anima. Non a caso è stato fatto un parallelismo tra Venere e l'anima cristiana, che nasce dalle acque del battesimo. Sarebbe dunque un'allegoria dell'amore inteso come forza motrice della Natura e la figura della dea e la posa di Venus pudica (ossia mentre copre la sua nudità con le mani ed i lunghi capelli rossi) rappresenterebbe la personificazione della Venere celeste, simbolo di purezza, semplicità e bellezza disadorna dell'anima. Un’altra interpretazione associa il quadro alla necessità di rappresentare la nascita di una Medici appena nata: Maria Margherita. Tra le varie interpretazioni recenti, sta emergendo l'idea che la rappresentazione sia interpretabile attraverso canoni cristiani con evidenti contaminazioni neoplatoniche derivate dall'influente accademia fiorentina, che rimanderebbero ad un pensiero di matrice geografica, che a sua volta, si collega agli avvenimenti preparatori della scoperta-disvelamento del Nuovo Mondo. (Claudio Piani, Diego Baratono 2011, Ilaria Sabbatini 2013, Sandra Marraghini 2015).Questo era del resto uno dei concetti fondamentali dell'umanesimo neoplatonico, che ritorna sotto diversi aspetti anche negli altri dipinti a soggetto mitologico realizzati dal Botticelli all'incirca nello stesso periodo.Anche Giulio Carlo Argan evidenzia, tra i significati impliciti del dipinto, la corrispondenza fra il mito della nascita di Venere dall'acqua marina e l'idea cristiana della nascita dell'anima dall'acqua del battesimo. La nudità di Venere significa semplicità, bellezza, purezza: è un bello spirituale. La natura è espressa nei suoi elementi (acqua, aria, terra); simbolica è anche la conchiglia. Il ritmo che permea l'opera è governato dal dèmone platonico, il furor che Marsilio Ficino chiamava malinconicus, in quanto generato dall'aspirazione a qualcosa che non si ha o dalla nostalgia di qualcosa che si è perduto.
La Nascita di Venere
La Nascita di Venere fu dipinta da Sandro Botticelli (1445-1510), indiscusso maestro del Rinascimento italiano, negli stessi anni della sua Primavera, dunque tra il 1482 e il 1485, e probabilmente per lo stesso committente, Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici. È stato ipotizzato che i due quadri, che hanno grosso modo le medesime dimensioni, costituissero una sorta di ideale dittico e che fossero anche appesi uno accanto all’altro. Ipotesi non da tutti condivisa, essendo un dipinto (la Venere) su tela e l’altro (La Primavera) su tavola. L’opera, a differenza di quanto recita il titolo, non rappresenta Venere che sorge dal mare ma il suo approdo sull’Isola di Cipro o forse di Citera. L'opera nasconde un'allegoria neoplatonica basata sul concetto di amore come energia vivificatrice, come forza motrice della natura.
Title 1
A destra, sulla riva, una fanciulla scalza sta per coprire la dea con un manto di seta rosa ricamato con fiori primaverili, soprattutto margherite. Quest’ultimo personaggio è stato identificato da alcuni studiosi con l’Ora della Primavera, altri vi hanno riconosciuto Flora, altri ancora una delle Grazie. Alle spalle di questa figura femminile, il paesaggio è delineato dalle insenature e dai promontori della costa e impreziosito da un boschetto di melaranci in fiore lumeggiati d’oro. I melaranci, detti anche mala medica per le loro proprietà terapeutiche, sono allusivi alla stirpe medicea.
Venere, in piedi sopra una valva di conchiglia (simbolo di fecondità), è mostrata nuda, in parte coperta dai fluenti capelli biondi, nell’atteggiamento della Venus pudica – una mano al seno e l’altra al pube – tipico delle sculture ellenistiche e ben noto agli artisti già dal Medioevo.
A sinistra, due geni alati abbracciati, identificabili con Zefiro, il vento primaverile, e la sua sposa Cloris, la sospingono nel suo viaggio verso terra con il loro soffio fecondatore. Alcuni studiosi hanno tuttavia riconosciuto nella figura femminile alata la dolce brezza Aura, ricordata nelle Stanze del Poliziano.
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Dal cielo cadono rose, fiori che secondo il mito comparvero proprio in occasione della nascita di Venere.
Nella Nascita di Venere, più ancora che nella Primavera, Botticelli esaltò il valore puro della linea, a tutto discapito del senso del volume; i marcati contorni delle figure hanno un andamento ritmico, musicale, ininterrotto, un moto senza fine che impedisce allo spettatore di soffermarsi, di comprendere la scena nella sua interezza. Allo stesso modo, la luce non ha sorgenti, non modella le figure, non esalta i colori ma è solo un’indefinita emanazione spirituale. A ben vedere, nell’opera manca una reale struttura prospettica: Botticelli sembra rinunciare alla costruzione di uno spazio capace di contenere, ordinare e coordinare oggetti e personaggi; né utilizza lo scorcio, le cui deformazioni ottiche avrebbero allontanato l’immagine dall’ideale di perfezione. Botticelli condivideva con i classici l’idea che l’arte avesse il bello come unico fine; tuttavia, reputava che il bello fosse un valore in sé e venisse prodotto dall’arte sola, senza essere desunto dalla natura. In pieno accordo con i filosofi neoplatonici, egli propose una pittura contemplativa.L’arte botticelliana è distaccata dall’esperienza sensoriale, non nasce dall’osservazione diretta del vero e non mira a costruire una realtà perfetta modellata sull’esempio del reale; non è pittura di cose ma pittura di idee. D’altro canto, la figura di Venere è assolutamente idealizzata: tutte le proporzioni del suo corpo, a partire dalla posizione dell’ombelico, sono tali da rispettare la sezione aurea.
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Curiosità
Chi è la Venere di Botticelli? Non si tratta di una donna immaginata dall’artista ma di Simonetta Vespucci, una giovane di cui Giuliano De Medici si dice fosse follemente innamorato. Sembra che anche Botticelli si fosse innamorato della modella che lavorò anche per altri pittori e che era tenuta in gran considerazione sia per la sua bellezza che per la sua intelligenza. Le donne ritratte da Botticelli somigliano tutte a Simonetta Vespucci, segno che posò anche per altri quadri del pittore fiorentino.
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La Primavera
È evidente che Botticelli con la Primavera volle celebrare un ideale di bellezza classico ed elegantemente lineare che, secondo storici e critici, deriva dalle ricerche di Filippo Lippi, suo maestro. Questo “linearismo” lo si trova espresso nel massimo delle sue possibilità nei veli delle tre grazie e nel velo di Flora. Le parti nude dei corpi sono dipinte con una sintesi morbida e dal colore quasi marmoreo. Anche Mercurio è modellato come un adolescente dalla muscolatura leggera e in riposo aggraziato. I corpi sembrano avere una consistenza gommosa privi di una struttura ossea. Le figure femminili presentano inoltre pose eleganti e il capo graziosamente declinato. La Venere, che pare una Madonna in attesa, assume una posa che si riassume nella elegante linea ad “S”.Gli storici attribuiscono la commissione de La Primavera di Sandro Botticelli a Lorenzo di Pierfrancesco, cugino di Lorenzo il Magnifico. Lorenzo e Giovanni di Pierfrancesco erano proprietari della Villa di Castello. Il celebre dipinto è ora esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze.L'opera è, secondo una teoria ampiamente condivisa, ambientata in un boschetto di aranci (il giardino delle Esperidi) e va letta da destra verso sinistra, forse perché la collocazione dell'opera imponeva una visione preferenziale da destra. La Primavera presenta nove personaggi, evidentemente ispirati alla mitologia classica: due figure maschili ai lati, sei figure femminili al centro, di cui una posta in particolare risalto, e un putto alato. Zefiro, vento di nord ovest e di primavera che piega gli alberi, rapisce per amore la ninfa Clori (in greco Clorìs) e la mette incinta; da questo atto ella rinasce trasformata in Flora, la personificazione della stessa primavera rappresentata come una donna dallo splendido abito fiorito che sparge a terra le infiorescenze che tiene in grembo. A questa trasformazione allude anche il filo di fiori che già inizia a uscire dalla bocca di Clori durante il suo rapimento. Al centro campeggia Venere, inquadrata da una cornice simmetrica di arbusti, che sorveglia e dirige gli eventi, quale simbolo neoplatonico dell'amore più elevato. Sopra di lei vola il figlio Cupido, mentre a sinistra si trovano le sue tre tradizionali compagne vestite di veli leggerissimi, le Grazie, occupate in un'armoniosa danza in cui muovono ritmicamente le braccia e intrecciano le dita.Chiude il gruppo a sinistra un disinteressato Mercurio, coi tipici calzari alati, che col caduceo scaccia le nubi per preservare un'eterna primavera.
La Primavera è un dipinto a tempera su tavola di Sandro Botticelli.Si tratta del capolavoro dell'artista, nonché di una delle opere più famose del Rinascimento italiano. Vanto della Galleria, si accostava anticamente con l'altrettanto celebre Nascita di Venere, con cui condivide la provenienza storica, il formato e alcuni riferimenti filosofici. Lo straordinario fascino che tuttora esercita sul pubblico è legato anche all'aura di mistero che circonda l'opera, il cui significato più profondo non è ancora stato completamente svelato.
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A destra, Zefiro, personificazione del vento primaverile, agguanta la ninfa Cloris, che inizia a emettere fiori dalla bocca; a causa della loro unione, la ninfa si trasforma in Flora, cioè nella Primavera, qui mostrata mentre sparge le rose raccolte sul grembo.
Flora vestita di fiori
Secondo l’interpretazione più accreditata, la figura al centro è Venere, dea dell’amore, sovrastata dal figlio Cupido, il quale scaglia i suoi dardi infuocati che fanno innamorare gli uomini. Più di recente, in questa figura è stata invece riconosciuta Giunone incinta di Marte.
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All’estrema sinistra della composizione, Mercurio difende la magica perfezione di quel giardino, allontanando le nubi con il caduceo, il suo bastone alato.
A sinistra, le tre figure femminili che danzano tenendosi per mano potrebbero essere le Grazie, dee della bellezza e della grazia nonché compagne di Venere, di Apollo e delle muse, oppure le Ore, divinità al seguito di Venere; coperte di veli trasparenti, esse indossano gioielli raffinatissimi, che richiamano la formazione da orafo di Botticelli.
Lo spazio alle spalle dei personaggi è dominato da un fitto boschetto di aranci, fioriti e carichi di frutti. Dietro la figura di Venere si riconosce una pianta di mirto. Gli alberi sono collocati in fila e quasi tutti sullo stesso piano. In basso, si distende un ampio prato dove gli studiosi hanno contato 190 diverse piante fiorite, identificandone 138. Si tratta, in generale, di fiori tipici della campagna fiorentina che sbocciano fra marzo e maggio.
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Arte Magazine
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