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SE QUESTO E' UN UOMO
Susanna D’Ambrosio
Created on January 24, 2021
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Transcript
"SE QUESTO è UN UOMO"
Di Primo LEVI
Presentazione di: Susanna D'Ambrosio Alessia Rosati Tommaso Borioni
Indice
Poesia
Primo Levi
KA-BE CAP.4
Se questo è un uomo
il sogno
struttura
trama
INIZIAZIONE CAP.3
bibliografia
Primo Levi
Primo Levi fu uno degli scrittori italiani più importanti del secolo scorso: considerato una pietra miliare della letteratura italiana, è soprattutto una figura fondamentale per capire il dramma e le conseguenze dell'Olocausto. Primo Levi nasce a Torino nel 1919 da una famiglia ebrea di intellettuali piemontesi. Laureato in chimica, diventa scrittore dopo la traumatica esperienza della deportazione nel campo di lavoro di Monowitz. È questo l’evento centrale della vita di Levi, che fa scattare la molla della scrittura, sentita come una necessità di confessione, di analisi, oltre che un dovere morale e civile. Il ricordo ed il trauma mai superato della deportazione e dell'esperienza di Auschwitz è anche probabilmente alla base del suo suicidio, avvenuto nel 1987.
"Se questo è un uomo"
"Se questo è un uomo" è il capolavoro di Primo Levi scritto, come ha affermato l’autore stesso nella prefazione del libro, per soddisfare “il bisogno di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi” dell'esperienza della sua deportazione nel Lager di Auschwitz in quanto ebreo. Primo Levi scrive questo libro di getto nel 1946, subito dopo essere rientrato a Torino nell’ottobre del 1945, sopravvissuto alla prigionia, come "fotografia" di quella realtà, obbedendo all’esigenza di far conoscere a tutti l’esperienza atroce dell’internamento. E’ un testo autobiografico che viene scritto sull’onda dei ricordi della terribile esperienza vissuta. Levi mette in luce come in un contesto di simile crudeltà, ogni prigioniero sia ferocemente solo e veda dissolversi i principi della convivenza civile e delle regole morali. La narrazione segue in ordine cronologico le tappe cruciali dell’esperienza del Lager a partire dal febbraio 1944 al gennaio 1945. L’ordine con cui sono stati scritti i 17 capitoli, però, non è stato dettato da una successione logica ma piuttosto da una necessità “di urgenza".
TRAMA
Levi racconta in prima persona la sua deportazione a partire da quando, fatto prigioniero in Italia (13 dicembre 1943), viene condotto prima nel campo di concentramento di Fossoli, in Emilia, e poi ad Auschwitz (nel gennaio del 1944), in Polonia, nel campo di concentramento di Buna Monowitz, attraverso un allucinante viaggio su carri-bestiame. Al campo i deportati sono adibiti a lavori durissimi e patiscono stenti e violenze di ogni genere. I nazisti ne hanno previsto lo sterminio ma prima vogliono sfruttare le loro capacità e la loro forza-lavoro. Il racconto si focalizza sulla feroce e programmatica violazione della dignità umana compiuta dai nazisti, per annientare i prigionieri prima di ucciderli. I prigionieri, ridotti a "larve umane", entrano in feroce competizione anche tra di loro. La legge spietata della sopravvivenza permette solo a chi è abbastanza astuto da eludere la disciplina del campo, anche a spese dei compagni di prigionia più deboli, di avere qualche speranza di salvezza.
Struttura
Se questo è un uomo è caratterizzato da una scrittura chiara e composta, di grande forza comunicativa.E’ un testo che è stato definito “racconto commentato” in quanto si sviluppa su una alternanza di narrazione e riflessione: Narrazione: la descrizione pone particolare rigore nell’aderire ai fatti e nell’oggettività; Riflessione: l’esposizione dei fatti viene commentata dall’autore-testimone, nel tentativo di capire le ragioni che sono alla base degli orrori raccontati. L’autore vuole capire, dunque cerca di analizzare scientificamente quel nuovo mostruoso ambiente, le percosse senza ragione, il trattamento da schiavi, gli ordini urlati in una lingua ai più incomprensibile, la selezione per le camere a gas, la guerra di tutti contro tutti, la sopraffazione. Tuttavia, comprendere fino in fondo non è possibile e Levi, nella conclusione dell’opera non può che affermare l’impossibilità di capire ed anzi sottolinea che forse è giusto che sia così, “perché comprendere è quasi giustificare”.
In questa poesia, che rappresenta un momento di raccoglimento, di preghiera, Levi comanda di ricordare ciò che è accaduto tutte le mattine al risveglio e tutte le sere prima di coricarsi, di raccontare la Shoah ai propri figli e mantenere vivo il ricordo di ciò che è stato compiuto con la deportazione degli ebrei perché non si ripeta più, tanto che, nel verso 15, l'autore obbliga il lettore a ricordare. Tramite la poesia, Levi consiglia di immergersi nelle pagine con la mente aperta, prestando la massima attenzione alla testimonianza. L’intera poesia si fonda sull’aspro confronto tra la vita normale e quella nei campi di concentramento; è, infatti, chiara la contrapposizione tra la vita “sicura” e quella disumana e in perenne sofferenza: nel campo di concentramento a uomini e donne viene tolta l'essenza dell'umanità, la dignità, il rispetto, l'intelletto e persino il nome; si può morire in qualsiasi momento per un sì o per un no, secondo criteri arbitrari, e si lotta sempre, anche solo per avere un pezzo di pane. Per questo, nella terza strofa, il comandamento del poeta al lettore è quello di scolpirsi quanto accaduto nel cuore, per non dimenticarlo mai, per diffonderlo a quante più persone possibile, cosicché non svanisca mai la memoria di questo orrore, ma anzi esso rimanga sempre come vivido ammonimento per le generazioni future. I versi sono liberi. Non vi sono rime ma assonanze e consonanze. Lo stile è secco, prosastico, diretto. Il linguaggio è semplice ma denso di significato, affidato alla forza delle immagini evocative. .
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
INIZIAZIONE- CAPITOLO 3
Levi viene assegnato, dopo vari trasferimenti, al Block 30, ad una cuccetta in cui dorme già un altro prigioniero, Diena, che lo accoglie cordialmente facendogli posto. Inizia così la vita da deportato per Primo Levi che si trova ad affrontare due problemi fondamentali: il problema della lingua, poiché ognuno ne ha una propria "si è circondati da una perpetua Babele, in cui tutti urlano ordini e minacce in lingue mai prima udite, e guai a chi non afferra al volo", e il problema del cibo che consiste in un piatto di zuppa e del pane, un “sacro blocchetto grigio che sembra gigantesco in mano del tuo vicino, e piccolo da piangere in mano tua”. Il diritto al cibo è oggi ampiamente riconosciuto come un diritto umano: tutti gli esseri umani, infatti, hanno diritto ad avere cibo che sia disponibile in quantità sufficiente. Nei campi di concentramento, invece, tutto ciò è stato negato e ha avuto inizio anche da questo la degradazione dell'uomo. Forse, anche per questo, il diritto al cibo trova oggi un primo riconoscimento nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) e nella Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (1966, entrata in vigore nel 1976) che riconoscono “il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e per la sua famiglia, che includa alimentazione, vestiario, ed alloggio adeguati, nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita” (Articolo 11, § 1).
La FAO
A tutela del diritto al cibo c'è anche la FAO, un'organizzazione intergovernativa. La FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) nasce nel 1945, come un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite con l'obiettivo di innalzare il livello della nutrizione e della qualità della vita, migliorare la produttività agricola e le condizioni delle popolazioni rurali. Questa associazione lavora ed è presente in oltre 130 Paesi per sconfiggere l’insicurezza alimentare e raggiungere l’obiettivo #FameZero delle Nazioni Unite entro il 2030. Fanno parte della FAO quasi tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite e dell'UE. Essa è una delle agenzie più specializzate delle Nazioni Unite ed interviene nella salvaguardia dell'agricoltura, della pesca, delle zone forestali ed incentiva lo sviluppo rurale dei paesi più poveri. La sua azione principale sta nel promuovere, attraverso un tipo di agricoltura sostenibile, una strategia produttiva e alimentare finalizzata ad incrementare la produzione e il consumo di cibo in sicurezza, intesa come "l'accesso di ogni persona in qualsiasi momento al cibo di cui ha bisogno per una vita attiva e salubre". Insomma uno sviluppo che tenga conto delle risorse locali e che sia tecnologicamente compatibile con l'ambiente naturale, economicamente attuabile e socialmente accettabile.
INIZIAZIONE- CAPITOLO 3
L’igiene nel campo scarseggia. Il lavatoio, decorato da grandi affreschi didascalici che fungono da monito a lavarsi e ad avere cura di sé, è in realtà un luogo immondo e dal cattivo odore: il pavimento è coperto di fanghiglia, dai lavandini scorre un’acqua torbida, maleodorante e non potabile, è praticamente inutile ai fini di una effettiva igiene. Infatti, pochi in quelle condizioni mantengono la voglia di pulizia ed anche Levi, dopo solo una settimana di prigionia, considera il lavarsi come un inutile spreco di energia e completamente inefficace "se mi avanzano dieci minuti fra la sveglia e il lavoro, voglio dedicarli ad altro, a chiudermi in me stesso, a tirare le somme, o magari a guardare il cielo e a pensare che lo vedo forse per l'ultima volta; o anche solo a lasciarmi vivere, a concedermi il lusso di un minuscolo ozio".Tuttavia, c’è chi insiste a mantenere l’abitudine di lavarsi come Steinlauf che, nonostante l’inutilità dell’azione, è intento a strofinarsi vigorosamente senza sapone e con ben scarsi risultati. Egli ricorda a Levi che smettere di aver cura di sé equivale a cominciare a morire e fare il gioco del Lager, il cui fine è di ridurre l’uomo a bestia. Aver cura della propria igiene, anche se inutile, è un modo per reagire e sopravvivere, sopravvivere per testimoniare e per affermare la propria dignità. "Il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza. [...] Che siamo schiavi, votati a morte quasi certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore: la facoltà di negare il nostro consenso.[...] Dobbiamo camminare dritti per non cominciare a morire."
Dichiarazione dei diritti fondamentali dell'uomo e dignità nella costituzione "Solo quando nel mondo a tutti sarà riconosciuta la dignità umana, solo allora potrete dimenticarci" Primo Levi
Per noi che viviamo in una società democratica il concetto di dignità appare scontato ma, in realtà, il cammino per la sua affermazione è stato lungo e non sempre facile. La dignità, innanzitutto, è il sentimento che proviene dal considerare importante il proprio valore morale ed è la più alta forma di amor proprio. Non è superbia, non è arroganza, ma è semplicemente il rispetto di sé. La dignità umana è inviolabile, essa deve essere rispettata e tutelata, così come la sicurezza e la libertà dell'individuo. Per questo motivo, Levi ne sottolinea spesso l'importanza e il valore, e lo fa proprio grazie alla sua opera, che ha l'obiettivo di essere un promemoria per le generazioni future. La teoria dei diritti umani si fonda sulla considerazione del fatto che l’uomo non può essere sottomesso al dominio di nessuno; la sua dignità non è soltanto un diritto fondamentale, ma costituisce la base stessa dei diritti; recita così l'Articolo 1 della Dichiarazione dei diritti fondamentali dell'uomo: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza." Continua poi nell'Art. 4: "Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma." A tutela della dignità umana c'è poi l'Articolo 3 della Costituzione Italiana che recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
KA-BE CAPITOLO 4
In questo capitolo compare il compagno di lavoro di Primo Levi: si chiama Null-Achtzehn, Zero Diciotto; è un ragazzo molto giovane che appare ormai svuotato, indifferente a tutto. "dà l'impressione di essre vuoto interiormente. [...] Esegue tutti gli ordini che riceve, ed è prevedibile che, quando lo manderanno alla morte, ci andrà con questa stessa totale indifferenza". Ritorna, anche in questo caso, il tema della rassegnazione, già accenato nel capitolo precedente. Levi mette in risalto lo stato d'animo nichilista che caratterizza la maggior parte degli "ospiti" del campo. L'atteggiamento nichilista, cioè la credenza per cui la vita non possiede alcun valore o senso intrinseco, nessuno scopo, nossuna verità forte da ricercare, obiettivi, certezze e valori oggettivi da raggiungere e su cui misurarsi, è presente nella letteratura italiana in due importantissimi autori: Foscolo e Leoperdi. Il primo, affronta questo tema nel celebre romanzo "Ultime lettere di Jacopo Ortis", nel quale il protagonista vede tramontare tutti i suoi ideali di libertà, convincendosi che l'unica via d'uscita da questo stato di tensione sia la morte. Leopardi, analogalmente, assume una visione della vita tragica poichè, secondo cui, l'uomo è condannato all'infelicità e l'unica via di salvezza è quella della poesia che è in grado, attraverso l'immaginazione, di portare il poeta verso l'infinito (illusorio appagamento). Levi, invece, è l'esempio di RESILIENZA, di chi nonostante tutte le difficoltà, il dolore e la paura, trova la forza di resistere e di non perdere il senso della vita.
CHE COS'E' LA RESILIENZA?
Il termine "resilienza" ha origine dalla metallurgia: indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate. Per un metallo, la resilienza, rappresenta il contrario della fragilità. Etimologicamente "resilienza" viene fatta derivare dal latino "resalio", iterativo di "salio". Qualcuno propone un collegamento suggestivo tra il significato originario di "resalio", che connotava anche il gesto di risalire sull'imbarcazione capovolta dalla forza del mare, e l'attuale utilizzo in campo psicologico: entrambi i termini indicano, infatti, l'atteggiamento di andare avanti senza arrendersi, nonostante le difficoltà. Allo stesso modo, in psicologia, la persona resiliente è l'opposto di una facilmente vulnerabile. La resilienza psicologica è la capacità di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli altri eventi negativi che si incontreranno sul cammino. Il verbo "persistere", non a caso, indica l'idea di una motivazione che rimane salda. Di fatto l'individuo resiliente presenta una serie di caratteristiche psicologiche inconfondibili: è un ottimista e tende a "leggere gli eventi negativi come momentanei e circoscritti; ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull'ambiente che lo circonda; è fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato; tende a vedere i cambiamenti come una sfida e come un'opportunità, piuttosto che come una minaccia; di fronte a sconfitte e frustrazioni è capace di non perdere comunque la speranza. A questo proposito, Levi, nel suo testo, si pone come modello di resilienza. Infatti, nonostante la fatica, il dolore e lo sconforto, egli ha avuto il coraggio e la forza di affrontare qualcosa di inumano con grande determinazione, scongiurando la possibilità di perdere se stesso. “Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso.”
KA- BE CAPITOLO 4
In questo capitolo, inoltre, dove il tempo scorre tutto uguale "i giorni si somigliano tutti", Levi, a causa di una ferita, si trova costretto a "visitare" il Ka-be, l'ospedale del campo. Qui, egli, sperimenta una "parentesi di relativa pace" dalla vita e dal duro lavoro del Lager. Tuttavia, durante il suo ricovero, assiste ad un'atroce selezione tra gli Ebrei destinati alle camere a Gas. Compare qui, il tema della lotta per la soppravvivenza, dove solo il più forte fisicamente, ha l'opportunità di salvarsi. Questa selezione ricorda la teoria di Darwin, il quale sosteneva che il numero degli organismi viventi che nasce è superiore a quello che può vivere con le risorse disponibili. Quindi, esiste, tra i vari individui, una continua lotta per poter sopravvivere. In questa lotta prevalgono i più adatti alle condizioni di vita in cui si trovano. La dottrina darwiniana ebbe un’influenza enorme su tutto lo sviluppo scientifico e filosofico del secondo Ottocento ed ebbe un peso notevole anche nelle scienze sociali, dando origine a quel filone del pensiero sociologico che si definisce appunto “darwinismo sociale”. In letteratura, questo concetto di "lotta per la vita" è presente in Verga, nel Ciclo dei Vinti e più in particolare nei "Malavoglia"dove l'autore mette in evidenza le difficoltà di alcuni di avere un ascesa efficiente in società.
KA-BE Tutela della salute
"Chi ha tendenza alla guarigione, in Ka-Be viene curato; chi ha tendenza ad aggravarsi, dal Ka-Be viene mandato alle camere a gas" La Costituzione italiana detiene il primato mondiale a contemplare il diritto alla salute tra i diritti fondamentali; recita, al primo comma dell’art. 32, “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Già dalla formula adottata si evince l’obiettivo finale dell’ordinamento alla tutela del bene-salute, il quale viene considerato, in primis, interesse individuale del singolo in quanto strumento di elevazione della dignità individuale ma, soprattutto, interesse della collettività. Oggi, il modello del Sistema sanitario nazionale, per garantire questo diritto, prevede la copertura sanitaria dell'intera popolazione nazionale tramite strutture pubbliche finanziate per mezzo del prelievo fiscale: il Ssn, infatti, se da una parte assicura il pieno godimento di questo diritto, dall'altra ha il grave inconveniente di essere molto oneroso per le casse dello Stato. Nel secondo dopoguerra, l'Organizzazione mondiale della salute (OMS) fu la prima istituzione internazionale a porsi come obiettivo la tutela della salute a livello mondiale.
IL SOGNO
Levi ha una grande capacità nel descrivere gli stati più sfuggenti della coscienza e lo fa attraverso il sogno. "Guai a sognare: il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta. Ma non ci capita sovente e non sono lunghi sogni". In entrmabi i capitoli, infatti, compare questa manifestazione dell'incosncio, cara allo psicoanalista Freud. Per Freud, l'inconscio è quella parte della psiche umana in cui risiedono ricordi, desideri e impulsi sottratti alla consapevolezza del soggetto perché troppo dolorosi: difronte alla natura spiacevole di un avvenimento, infatti, nel soggetto si verifica una reazione di difesa inconsapevole, che consiste nel mettere in atto un processo di rimozione. In questo modo essi diventano difficili da recuperare. La via migliore per accedere ai contenuti inconsci è quella dell’interpretazione dei sogni. Il sogno per Freud è un’allucinazione che nasconde dietro un significato molto più profondo. Infatti, spesso, un sogno cela un desiderio "camuffato", che non è espresso direttamente ma in una forma allusiva e simbolica. Per questo motivo, il materiale onirico deve essere sottoposto a un "lavoro onirico" Secondo Freud, il sogno è composto da due livelli di significato: il primo è costituito dalla scena onrica-"contenuto manifesto"; il secondo, invece, si identifica con l'insieme di tendenze, idee e desideri inconsci che, in forma "travestita", si esprimono nel "contenuto latente". Proprio su quest'ultimo livello, lo psicanalista deve svolgere il suo lavoro di interpretazione.
KA-BE CAPITOLO 4
Nel capitolo, Primo Levi, fa una similitudine tra Null-Achtzehn e i cani da slitta di Jack London, i quali continuano a trainare la slitta pur se stremati, proprio come Null-Achtzehn che continua a lavorare instancabilmente fino a quando non cade a terra stremato. Jack London (San Francisco, January 12, 1876 - Glen Ellen, November 22, 1916), was an American writer, journalist and playwright, known for novels such as The Call of the Forest, Martin Eden, White Fang , The Iron Heel, The Wanderer of the Stars, The Wolf of the Seas and The Scarlet Plague. His life was characterized by different activities and personal interests, consistent with a vagabond lifestyle: he was a newsboy, the clandestine oyster fisherman, the washerman, the seal hunter, the war correspondent (Russo-Japanese war) , the insurance agent, the boxer, the farmer and the gold digger, before realizing himself, after countless attempts, as a successful writer.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE
BIBLIOGRAFIA-"Se questo è un uomo" -Prospettive della storia -Le occasioni della letteratura -La meraviglia delle idee -www.studiarapido.it -scuolissima.com -www.diritto.it -Studenti.it -Skuola.net -Wikipedia