Giuseppe verdi
Bilotti Nives e Cantilena Liliana.
Giuseppe Verdi è nato il 10 ottobre 1813 a Le Roncole, piccola frazione della città di Busseto, in provincia di Parma. Proveniente da una modesta famiglia di commercianti, fin da piccolo dimostra un forte interesse per la musica. Con l’appoggio del padre e del maestro del paese Pietro Baistrocchi, a sei anni impara a suonare l’organo e il pianoforte. Nel 1823 il giovane Verdi frequenta il Ginnasio e due anni dopo riceve lezioni sulla pratica strumentale e sui principi della composizione musicale. Dai 13 ai 18 anni scrive numerose sinfonie, pezzi di musica sacra e marce per banda.
Verdi ebbe una sorella più giovane, Giuseppa, morta a 17 anni nel 1833 e inferma fin dalla giovanissima età a causa di una meningite.[3][5] A partire dall'età di quattro anni, a Giuseppe furono impartite lezioni private di latino e italiano da Pietro Baistrocchi, maestro e organista del paese. Sebbene non si sappia con certezza, quest'ultimo potrebbe aver avuto un ruolo determinante nel consigliare la famiglia del ragazzo e fargli intraprendere lo studio della musica. A sei anni Verdi frequentò la scuola locale, ricevendo al contempo lezioni di organo da Baistrocchi, ma il suo evidente interesse per la musica convinse i genitori a comprargli la spinetta di don Paolo Costa, rettore dell'oratorio della Madonna dei Prati. L'intenso e continuo uso che il giovane ne faceva rese necessario l'intervento di un artigiano per ripararla ed è stato trovato un appunto nel quale si afferma che, dopo aver udito Giuseppe suonare, l'uomo non volle essere pagato.Dopo la morte di Baistrocchi, Verdi divenne organista a pagamento, all'età di soli otto anni.
L'eccezionale talento compositivo di Verdi fu indubbiamente coltivato e accresciuto dallo studio, ma fu anche sostenuto dal padre, che intuiva le ottime prospettive del figlio. Anche Pietro Baistrocchi, che prese il ragazzo a benvolere, lo avviò gratuitamente alla pratica dell'organo e del pianoforte. Più tardi, Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della locale società filarmonica, convinto che la fiducia nel giovane fosse ben riposta, divenne suo mecenate e protettore aiutandolo a proseguire gli studi
Nel 1823 i genitori iscrissero il giovane Giuseppe al "ginnasio", una scuola superiore per ragazzi gestita da don Pietro Seletti a Busseto, dove ricevette istruzione in italiano, latino, scienze umane e retorica. Verdi tornava poi regolarmente a Roncole anche di domenica a suonare l'organo, coprendo a piedi la distanza di diversi chilometri.L'anno seguente iniziò a frequentare le lezioni di Ferdinando Provesi, maestro di cappella nella collegiata di San Bartolomeo Apostolo e maestro dei locali filarmonici, che gli insegnò i principi della composizione musicale e della pratica strumentale. Verdi in seguito dichiarò: "Dai 13 ai 18 anni ho scritto un vasto assortimento di pezzi: marce per banda, alcune sinfonie che sono state utilizzate in chiesa, nei teatri e ai concerti, cinque o sei concerti e alcune variazioni per pianoforte, che io stesso ho suonato in molti concerti, serenate, cantate (arie, duetti, moltissimi terzetti) e vari pezzi di musica sacra, di cui ricordo solo lo Stabat Mater".Queste notizie provengono dall'abbozzo di autobiografia che Verdi dettò all'editore Giulio Ricordi nel 1879 e che rimane la fonte principale per la sua vita e per la sua carriera. Tuttavia questo scritto non è sempre affidabile quando tratta le questioni più controverse come quelle relative alla sua infanzia.
In seguito alla tragica morte di sua moglie e dei suoi figli per Verdi incominciò un periodo disastroso. Fu l'impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il Nabucco, scritto da Temistocle Solera. Verdi, però, ancora turbato dalla tragedia familiare ripose il libretto senza neanche leggerlo, senonché, una sera per spostarlo gli cadde per terra e si aprì, caso volle proprio sulle pagine del Va, pensiero, e quando Verdi lesse il testo del famoso brano rimase scosso. Dopodiché andò a dormire ma non riuscì a prendere sonno, si alzò e rilesse il testo più volte e alla fine lo musicò, e una volta musicato il Va, pensiero decise di leggere e musicare tutto il libretto. L'opera andò in scena il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano e il successo fu trionfale. Nabucco è la terza opera di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo.
Giuseppe Verdi visse nella seconda metà dell'Ottocento, e si può definire un musicista appartenente al movimento romantico. Verdi fu esperto soprattutto della musica di genere operistica ma compose anche brani di musica sacra, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. La figura di Verdi è stata presa come esempio di patriottismo, perché oltre l’amore per la musica, il musicista mostrava il suo amore per la terra natìa, per le virtù "borghesi" come l'onore e la famiglia. La musica che amava Verdi era quella in cui gli strumenti servivano come supporto alla voce umana, e anche se ci sono pagine bellissime per gli strumenti, non andava mai a superare l'importanza della voce. Durante gli ultimi anni del secolo ed i primi anni del Novecento fu ampiamente criticato proprio per queste sue concezioni, che erano considerate tutt'altro che innovative. La musica di Giuseppe Verdi è appassionata, vigorosa, penetrante, capace di raggiungere effetti straordinari anche con i mezzi più semplici.
Oberto, Conte di San Bonifacio (Teatro alla Scala di Milano, 17 novembre 1839) - Dramma in due atti di Temistocle Solera
Un giorno di regno (Teatro alla Scala di Milano, 5 settembre 1840) - Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani
Nabucco (Teatro alla Scala di Milano, 9 marzo 1842) - Dramma lirico in quattro parti di Temistocle Solera
I Lombardi alla prima crociata (Teatro alla Scala di Milano, 11 febbraio 1843) - Dramma lirico in quattro atti di Temistocle Solera
Ernani (Teatro La Fenice di Venezia, 9 marzo 1844) - Dramma lirico in quattro parti di Francesco Maria Piave
I due Foscari (Teatro Argentina di Roma, 3 novembre 1844) - Tragedia lirica in tre atti di Francesco Maria Piave
Giovanna d'Arco (Teatro alla Scala di Milano, 15 febbraio 1845) - Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera
Alzira (Teatro San Carlo di Napoli, 12 agosto 1845) - Tragedia lirica in un prologo e due atti di Salvadore Cammarano
Attila (Teatro La Fenice di Venezia, 17 marzo 1846) - Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle SoleraMacbeth (Teatro La Pergola di Firenze, 14 marzo 1847) - Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave, con interventi di Andrea Maffei; seconda versione (Théâtre Lyrique di Parigi, 21 aprile 1865)
I masnadieri (Her Majesty's Theatre di Londra, 22 luglio 1847) - Melodramma tragico in quattro parti di Andrea Maffei
Jérusalem (Teatro de l'Opéra di Parigi, 26 novembre 1847) - Grand opéra in quattro atti di Alphonse Royer e Gustave Vaëz, rifacimento de I Lombardi alla prima crociata
Il corsaro (Teatro Grande di Trieste, 25 ottobre 1848) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
La battaglia di Legnano (Teatro Argentina di Roma, 27 gennaio 1849) - Tragedia lirica in quattro atti di Salvadore Cammarano
Luisa Miller (Teatro San Carlo di Napoli, 8 dicembre 1849) - Melodramma tragico in tre atti di Salvadore Cammarano
Stiffelio (Teatro Grande di Trieste, 16 novembre 1850) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
Rigoletto (Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo 1851) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
Il trovatore (Teatro Apollo di Roma, 19 gennaio 1853) - Dramma in quattro parti di Salvadore Cammarano, con aggiunte di Leone Emanuele Bardare
La traviata (Teatro La Fenice di Venezia, 6 marzo 1853) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
Les vêpres siciliennes (Teatro dell'Opéra di Parigi, 13 giugno 1855) - Grand opéra in cinque atti di Eugène Scribe e Charles Duveyrier
Simon Boccanegra (Teatro La Fenice di Venezia, 12 marzo 1857) - Melodramma in un prologo e tre atti di Francesco Maria Piave, con interventi di Giuseppe Montanelli; seconda versione, su libretto rivisto e ampliato da Arrigo Boito (Teatro alla Scala di Milano, 24 marzo 1881).
Aroldo (Teatro Nuovo di Rimini, 16 agosto 1857) - Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave, rifacimento di Stiffelio
Un ballo in maschera (Teatro Apollo di Roma, 17 febbraio 1859) - Melodramma in tre atti di Antonio Somma
La forza del destino (Teatro Imperiale di San Pietroburgo, 10 novembre 1862) - Opera in quattro atti di Francesco Maria Piave; seconda versione, su libretto rivisto e ampliato da Antonio Ghislanzoni (Teatro alla Scala di Milano, 27 febbraio 1869)
Don Carlos (Teatro de l'Opéra di Parigi, 11 marzo 1867) - Grand opéra in cinque atti di Joseph Méry e Camille du Locle; versione italiana in 4 atti (Teatro alla Scala di Milano, 10 gennaio 1884)
Aida (Teatro chediviale dell'Opera del Cairo, 24 dicembre 1871) - Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni
Otello (Teatro alla Scala di Milano, 5 febbraio 1887) - Dramma lirico in quattro atti di Arrigo Boito
Falstaff (Teatro alla Scala di Milano, 9 febbraio 1893) - Commedia lirica in tre atti di Arrigo Boito
Giuseppe verdi
Nives bilotti
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Giuseppe verdi
Bilotti Nives e Cantilena Liliana.
Giuseppe Verdi è nato il 10 ottobre 1813 a Le Roncole, piccola frazione della città di Busseto, in provincia di Parma. Proveniente da una modesta famiglia di commercianti, fin da piccolo dimostra un forte interesse per la musica. Con l’appoggio del padre e del maestro del paese Pietro Baistrocchi, a sei anni impara a suonare l’organo e il pianoforte. Nel 1823 il giovane Verdi frequenta il Ginnasio e due anni dopo riceve lezioni sulla pratica strumentale e sui principi della composizione musicale. Dai 13 ai 18 anni scrive numerose sinfonie, pezzi di musica sacra e marce per banda.
Verdi ebbe una sorella più giovane, Giuseppa, morta a 17 anni nel 1833 e inferma fin dalla giovanissima età a causa di una meningite.[3][5] A partire dall'età di quattro anni, a Giuseppe furono impartite lezioni private di latino e italiano da Pietro Baistrocchi, maestro e organista del paese. Sebbene non si sappia con certezza, quest'ultimo potrebbe aver avuto un ruolo determinante nel consigliare la famiglia del ragazzo e fargli intraprendere lo studio della musica. A sei anni Verdi frequentò la scuola locale, ricevendo al contempo lezioni di organo da Baistrocchi, ma il suo evidente interesse per la musica convinse i genitori a comprargli la spinetta di don Paolo Costa, rettore dell'oratorio della Madonna dei Prati. L'intenso e continuo uso che il giovane ne faceva rese necessario l'intervento di un artigiano per ripararla ed è stato trovato un appunto nel quale si afferma che, dopo aver udito Giuseppe suonare, l'uomo non volle essere pagato.Dopo la morte di Baistrocchi, Verdi divenne organista a pagamento, all'età di soli otto anni.
L'eccezionale talento compositivo di Verdi fu indubbiamente coltivato e accresciuto dallo studio, ma fu anche sostenuto dal padre, che intuiva le ottime prospettive del figlio. Anche Pietro Baistrocchi, che prese il ragazzo a benvolere, lo avviò gratuitamente alla pratica dell'organo e del pianoforte. Più tardi, Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della locale società filarmonica, convinto che la fiducia nel giovane fosse ben riposta, divenne suo mecenate e protettore aiutandolo a proseguire gli studi
Nel 1823 i genitori iscrissero il giovane Giuseppe al "ginnasio", una scuola superiore per ragazzi gestita da don Pietro Seletti a Busseto, dove ricevette istruzione in italiano, latino, scienze umane e retorica. Verdi tornava poi regolarmente a Roncole anche di domenica a suonare l'organo, coprendo a piedi la distanza di diversi chilometri.L'anno seguente iniziò a frequentare le lezioni di Ferdinando Provesi, maestro di cappella nella collegiata di San Bartolomeo Apostolo e maestro dei locali filarmonici, che gli insegnò i principi della composizione musicale e della pratica strumentale. Verdi in seguito dichiarò: "Dai 13 ai 18 anni ho scritto un vasto assortimento di pezzi: marce per banda, alcune sinfonie che sono state utilizzate in chiesa, nei teatri e ai concerti, cinque o sei concerti e alcune variazioni per pianoforte, che io stesso ho suonato in molti concerti, serenate, cantate (arie, duetti, moltissimi terzetti) e vari pezzi di musica sacra, di cui ricordo solo lo Stabat Mater".Queste notizie provengono dall'abbozzo di autobiografia che Verdi dettò all'editore Giulio Ricordi nel 1879 e che rimane la fonte principale per la sua vita e per la sua carriera. Tuttavia questo scritto non è sempre affidabile quando tratta le questioni più controverse come quelle relative alla sua infanzia.
In seguito alla tragica morte di sua moglie e dei suoi figli per Verdi incominciò un periodo disastroso. Fu l'impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il Nabucco, scritto da Temistocle Solera. Verdi, però, ancora turbato dalla tragedia familiare ripose il libretto senza neanche leggerlo, senonché, una sera per spostarlo gli cadde per terra e si aprì, caso volle proprio sulle pagine del Va, pensiero, e quando Verdi lesse il testo del famoso brano rimase scosso. Dopodiché andò a dormire ma non riuscì a prendere sonno, si alzò e rilesse il testo più volte e alla fine lo musicò, e una volta musicato il Va, pensiero decise di leggere e musicare tutto il libretto. L'opera andò in scena il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano e il successo fu trionfale. Nabucco è la terza opera di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo.
Giuseppe Verdi visse nella seconda metà dell'Ottocento, e si può definire un musicista appartenente al movimento romantico. Verdi fu esperto soprattutto della musica di genere operistica ma compose anche brani di musica sacra, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. La figura di Verdi è stata presa come esempio di patriottismo, perché oltre l’amore per la musica, il musicista mostrava il suo amore per la terra natìa, per le virtù "borghesi" come l'onore e la famiglia. La musica che amava Verdi era quella in cui gli strumenti servivano come supporto alla voce umana, e anche se ci sono pagine bellissime per gli strumenti, non andava mai a superare l'importanza della voce. Durante gli ultimi anni del secolo ed i primi anni del Novecento fu ampiamente criticato proprio per queste sue concezioni, che erano considerate tutt'altro che innovative. La musica di Giuseppe Verdi è appassionata, vigorosa, penetrante, capace di raggiungere effetti straordinari anche con i mezzi più semplici.
Oberto, Conte di San Bonifacio (Teatro alla Scala di Milano, 17 novembre 1839) - Dramma in due atti di Temistocle Solera Un giorno di regno (Teatro alla Scala di Milano, 5 settembre 1840) - Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani Nabucco (Teatro alla Scala di Milano, 9 marzo 1842) - Dramma lirico in quattro parti di Temistocle Solera I Lombardi alla prima crociata (Teatro alla Scala di Milano, 11 febbraio 1843) - Dramma lirico in quattro atti di Temistocle Solera Ernani (Teatro La Fenice di Venezia, 9 marzo 1844) - Dramma lirico in quattro parti di Francesco Maria Piave I due Foscari (Teatro Argentina di Roma, 3 novembre 1844) - Tragedia lirica in tre atti di Francesco Maria Piave Giovanna d'Arco (Teatro alla Scala di Milano, 15 febbraio 1845) - Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera Alzira (Teatro San Carlo di Napoli, 12 agosto 1845) - Tragedia lirica in un prologo e due atti di Salvadore Cammarano Attila (Teatro La Fenice di Venezia, 17 marzo 1846) - Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle SoleraMacbeth (Teatro La Pergola di Firenze, 14 marzo 1847) - Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave, con interventi di Andrea Maffei; seconda versione (Théâtre Lyrique di Parigi, 21 aprile 1865) I masnadieri (Her Majesty's Theatre di Londra, 22 luglio 1847) - Melodramma tragico in quattro parti di Andrea Maffei Jérusalem (Teatro de l'Opéra di Parigi, 26 novembre 1847) - Grand opéra in quattro atti di Alphonse Royer e Gustave Vaëz, rifacimento de I Lombardi alla prima crociata Il corsaro (Teatro Grande di Trieste, 25 ottobre 1848) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave La battaglia di Legnano (Teatro Argentina di Roma, 27 gennaio 1849) - Tragedia lirica in quattro atti di Salvadore Cammarano Luisa Miller (Teatro San Carlo di Napoli, 8 dicembre 1849) - Melodramma tragico in tre atti di Salvadore Cammarano Stiffelio (Teatro Grande di Trieste, 16 novembre 1850) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave Rigoletto (Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo 1851) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave Il trovatore (Teatro Apollo di Roma, 19 gennaio 1853) - Dramma in quattro parti di Salvadore Cammarano, con aggiunte di Leone Emanuele Bardare La traviata (Teatro La Fenice di Venezia, 6 marzo 1853) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave Les vêpres siciliennes (Teatro dell'Opéra di Parigi, 13 giugno 1855) - Grand opéra in cinque atti di Eugène Scribe e Charles Duveyrier Simon Boccanegra (Teatro La Fenice di Venezia, 12 marzo 1857) - Melodramma in un prologo e tre atti di Francesco Maria Piave, con interventi di Giuseppe Montanelli; seconda versione, su libretto rivisto e ampliato da Arrigo Boito (Teatro alla Scala di Milano, 24 marzo 1881).
Aroldo (Teatro Nuovo di Rimini, 16 agosto 1857) - Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave, rifacimento di Stiffelio Un ballo in maschera (Teatro Apollo di Roma, 17 febbraio 1859) - Melodramma in tre atti di Antonio Somma La forza del destino (Teatro Imperiale di San Pietroburgo, 10 novembre 1862) - Opera in quattro atti di Francesco Maria Piave; seconda versione, su libretto rivisto e ampliato da Antonio Ghislanzoni (Teatro alla Scala di Milano, 27 febbraio 1869) Don Carlos (Teatro de l'Opéra di Parigi, 11 marzo 1867) - Grand opéra in cinque atti di Joseph Méry e Camille du Locle; versione italiana in 4 atti (Teatro alla Scala di Milano, 10 gennaio 1884) Aida (Teatro chediviale dell'Opera del Cairo, 24 dicembre 1871) - Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni Otello (Teatro alla Scala di Milano, 5 febbraio 1887) - Dramma lirico in quattro atti di Arrigo Boito Falstaff (Teatro alla Scala di Milano, 9 febbraio 1893) - Commedia lirica in tre atti di Arrigo Boito