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Created on January 18, 2021

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L'arte di Fidia

Nell'antichità le opere più importanti di Fidia, un artista ateniese che interpretò gli ideali della classicità greca, vennero celebrate già all'epoca, come per esempio la statua di bronzo che raffigurava Atena mentre si ergeva all'ingresso dell'Acropoli di Atene, le statue di Atena realizzate con oro e avorio per il Partenone e la statua di "Zeus in trono " per il Santuario di Olimpia. Fidia ottenne poi l’incarico di realizzare il complesso scultoreo del Partenone (che fu ultimato nel 432 a.C.), le cui sculture formarono un complesso unitario sia dal punto di vista tematico che dal punto di vista stilistico. Le parti in rilievo raffigurano gli eventi più importanti della nascita di Atene ed episodi legati al consolidarsi dell’identità del popolo greco e alla sua supremazia politica e culturale; e sul fregio continuo viene mostrata la Processione panatenaica, in segno della gratutudine della città nei confronti di Atena.

Le sculture del partenone

Le Metope, La Processione panatenaica e Le sculture dei frontoni

Le Metope

Il fregio dorico del Partenone fu il primo ad essere scolpito. Era costituito da 92 mètope alte 125 centimetri e larghe 120 centimetri. Sul lato orientale fu rappresentata la Gigantomarchìa, ovvero la lotta tra i Titani e gli dèi; su quello meridionale la Centauromachìa, ossia la lotta tra i Lapìti e i Centauri); sul lato occidentale l’Amazzonomachìa, la lotta tra Greci e Amazzoni; su quello settentrionale l’Illoupèrsis, la guerra tra Greci e Troiani. In particolare nella Centauromachìa si descrive un momento di lotta tra un Lapìta e un Centauro. I rilievi hanno un accentuato plasticismo, con alcune parti a tuttotondo. Gli andamenti contrastanti delle due figure sono ravvivati dall’elasticità delle gambe dell’uomo e dal movimento rotatorio del centauro.

La Processione panatenaica

Il fregio della cella, in stile ionico, che raffigurava la Processione panatenaica era alto un metro, scolpito a bassorilievo e si sviluppò ininterrottamente per 159 metri. Vengono messe in mostra 350 figure tra cavalieri, danzatori, fanciulli, donne, portatori d’acqua, aurighi ed eroi, oltre a 200 animali. I cavalieri sono in tutto 192, quanti furono i morti di Maratona: rappresentano quindi gli eroi della storia di Atene esaltati nella memoria civica. Sul lato settentrionale i cavalieri in corsa compongono un ritmo ordinato e controllato ma incalzante. Il fronte occidentale e quello orientale mettono in evidenza delle differenze stilistiche, nonostante sia stata una sola mente a uniformare le diverse parti del fregio così da renderle coerenti a un messaggio di alto spessore civile e morale.

Le sculture dei frontoni

Per quanto riguarda i frontoni, il disegno compositivo è unitario grazie al succedersi coordinato di alcune figure entro lo spazio triangolare del timpano. Tutte le sculture si collocano in relazione allo spazio in cui sono inserite, ad esempio nella posa eretta o supina, eppure ognuna di loro presenta un’autonomia di atteggiamento e di espressione. Nel frontone occidentale è raffigurata la Contesa di Atena con Poseidone per il predominio sull’Attica. Il frontone orientale celebra la Nascita di Atena dal capo di Zeus con la presenza di altre divinità. Ai lati ci sono le personificazioni del Sole, che sorge dal mare al di sopra di un carro e al centro era collocata la statua andata perduta di Atena nascente. I corpi delle tre dee che assistono al prodigio (Hestia, Dione e Afrodite) ruotano verso il centro, verso Atena, e perciò passano da una visione laterale a una visione frontale. Le figure sono poste nello spazio dove costruiscono le sequenze di un moto e risolvono, nell’andamento ascensionale, il rapporto con la cornice del frontone. Il chiaroscuro arricchisce l’insieme con varie soluzioni di luce, ad esempio il panneggio sottile determina un effetto detto “di stoffa bagnata” che sottolinea sia i particolari anatomici sia la libera articolazione dei corpi.

La maturità del Classicismo

Prassitele, Skopas, Lisippo

Prassitele

Lo scultore Prassitele, che ebbe un grande successo testimoniato dal ritrovamento di numerose copie delle sue opere nel mondo romano, ottenne una straordinaria resa naturalistica grazie al marmo. Era infatti sua abitudine rifinire le statue con un impasto di olio e cera per rendere meglio il colore dell’incarnato. Le opere di Prassitele introdussero un nuovo senso di umanità e una delicata mobilità dei corpi nello spazio. Egli avviò anche la ricerca sull’indagine interiore, che fu particolarmente rilevante nell’Età Ellenistica. Con lui l’arte si soffermò sulla fuggevolezza della vita e si caricò di malinconia. Di conseguenza cambiarono anche i soggetti della scultura e le divinità furono colte in pose e in atteggiamenti quotidiani, riflessivi e talvolta giocosi. Per esempio, nella scultura di bronzo “Apollo Sauroctonos” (ovvero “Apollo che uccide la lucertola”) il dio fu rappresentato mentre si apprestava a trafiggere l’animale. Fu evidente persino la spontaneità nel movimento delle gambe, con la sinistra totalmente abbandonata e la destra che faceva da perno all’intera figura. Questo accadde anche con “Ermes con Dioniso bambino”: in questa scultura di marmo Ermes trova un equilibrio esterno poggiato al drappo che funge da sostegno al fratello. Così la veduta non è più solo frontale, ma si articola su più piani spaziali. Attraverso la contrapposizione tra il forte chiaroscuro del panneggio e la luminosità levigata delle superfici dei corpi si raggiunge un bilanciamento.

Skopas

Con l’arte di Skopas la scultura greca si arricchì di una nuova tensione espressiva, a tratti drammatica. Egli mostrò carattere ionico nell’accentuazione dei sentimenti mediante soluzioni dinamiche. Nelle sue figure gli occhi si aprono come a contemplare qualcosa di ineffabile, mentre i busti si inarcano con movimenti improvvisi. Nella “Mènade danzante”, un’altra scultura realizzata col marmo, la torsione del corpo e della testa portano il pàthos a un livello di tensione altissima. L’espressione drammatica è sottolineata dalla repentinità dei gesti, esasperati dalla disposizione delle braccia. La figura si torce, come spinta da un contrasto di forze espresse dalle diverse direzioni dei lembi della veste: il corpo è spinto in avanti dalle gambe, ripiegato all’indietro dal busto mentre la rotazione della testa è sostenuta dal dinamismo dei capelli ricadenti in ciocche scomposte. Successivamente Lisippo, un bronzista molto affermato che operò fino al 305 a.C. circa, rappresentò la fase di transizione tra lo stile scultoreo classico e quello ellenistico. Fu inoltre nominato da Alessandro Magno artista di corte e suo ritrattista ufficiale. Egli infatti raffigurò più volte Alessandro riuscendo a coglierne il carattere psicologico.

Lisippo

Lisippo orientò il proprio linguaggio verso il dato dell’esperienza visiva più che verso un’astratta idea di bellezza. Rinnovò anche il canone di Policleto al fine di elaborare modelli più snelli e al tempo stesso più energici. Il celebre Apoxyòmenos (“colui che si deterge”) presenta un corpo slanciato grazie all’espediente di rendere più piccola la testa rispetto al canone classico, con i fianchi stretti e le gambe sottili. L’uomo, raffigurato nell’atto di togliersi il sudore, si dispone in una posa transitoria evidenziata dall’andamento leggermente curvo del torso e dalla posizione appena divaricata della gamba destra. Ciò rappresenta un fotogramma del movimento che l’atleta compie in un banale atto quotidiano. La gamba flessa compie il doppio movimento, sottolineato dal sollevamento del tallone, di allontanarsi lateralmente e posteriormente: vi è un mutamento di posizione delle gambe e una diversa postura della colonna dorsale quando il braccio sinistro conclude il suo percorso. Il movimento è reso attraverso l’equilibrio instabile della figura e attraverso la sua posizione articolata nello spazio, che consente un’osservazione da più punti di vista.

La pittura vascolare

La pittura a figure nere e rosse, il vaso francois

La pittura a figure nere e rosse

Alla fine del VI secolo la ceramica corinizia raggiunse il suo massimo splendore e i suoi vasi furono esportati in tutto il mediterraneo, affiancate alle classiche scene mitologiche si uniscono anche scene della vita quotidiana. Dal 600 al 530 si impone la produzione attica con lo sviluppo dello stile delle figure nere su fondo rosso in argilla cotta; si utilizza una punta in metallo (stilo), questa tecnica valorizza il dettaglio ma non può creare effetti luministici o chiaroscuri quindi volumetrici. Il vaso di Francois dipinto da Kleitias il quale rappresenta scene dal mito omerico di achille e vari vasi del ceramogrofo Exekias sono tra i più celebri e conosciuti. Tra il 530 e il 450 si affermò lo stile a figure rosse su sfondo nero; i vasi venivano dipinti di nero lasciando scoperte le parti rosse della cereamica, in seguito venivano dipinti i particolari con un pennellino nero; le figure assumevano maggior naturalezza e venivano spesso disegnate in scorcio dando una maggiore idea della profondità e del movimento. In questi anni ad atene nacque il quartiere «ceramico» dove vivevano e lavoravano i vasai. tra il VI e il V secolo la pittura vascolare recepì le novità delle megalografie ovvero pitture di grandi dimensioni che narravano poemi epici con un maggior naturalismo, molta cura nei dettagli e una grande raffinatezza. Tra le più famose opere di questo tipo abbiamo un cratere dipinto dal pittore dei niobidi, l'opera si ispira a polignoto e le figure rappresentano una umanizzazione del mito attraverso gli atteggiamenti enfatici e per la loro libera disposizione dentro gli spazi.

La pittura

Non abbiamo molte delle opere pittoriche che decoravano gli edifici,purtroppo sono quasi tutte andate perse eccetto alcune copie etrusche e romane di mosaici e dipinti. Grazie alle fonti letterarie conosciamo i nomi dei più celebri pittori dell'epoca, come Polignoto(capacità nel rappresentare l'espressione dei volti), zeusi(esperto nella resa chiaroscurale), parrasio(noto per la sua capacità di rappresentare la profondità dello spazio) e apelle(ritrattista ufficiale di alessandro magno)

Il Vaso Francois

Il vaso francois fu rinvenuto a chiusi, in territorio etrusco realizzato da ergotimos e dipinto da kleitias attivo tra il 570 e 560, era molto famoso tanto che dei suoi vasi furono trovati ad Atene. Le figure descrivono episodi fantastici o tratti dalla mitologiae dai poemi omerici, un esempio sono la storia di Achille e Teseo nelle 3 fasce centrali, la quinta fascia con motivi a sfingi, cervi, leoni e palmette mentre la sesta ha il classico motivo a denti di lupo. alla base è rappresentata la lotta fra la gru e i pigmei, per rimandare alle storie buffe che venivano recitate, infine nelle anse sono raffigurate Artemide e Aiace con il corpo di achille. i racconti si sviluppano in 15 episodi, 270 figure e 121 iscrizioni, sul collo sono presenti la caccia al cinghiale Calidonio, la corsa dei carri al funerale di patroclo, la scena è molto dinamica e sottolinea il restringemento del vaso. l'opera testimonia i contatti tra la pittura attica e quella corinizia, ciò si coglie nella cura delle parti ornamentali. La decorazione mostra una fase di passaggio dal decorativismo geometrico (età arcaica) a quello del naturalismo(molto più complesso), sono presenti accenni di profondità nelle scene (sovrapposizione delle figure) mentre effetti dinamici vengono dalla varietà delle scene narrate. si notano anche molte espressioni facciali e anche il fatto che con la storia di achille e e teseo il proprietario del vaso voleva dimostrare una elevatura colturale.

L'arte ellenistica

La dinastia Macedone, La città e l'architettura, le tombe rupestri di petra

Un'arte spettacolare e realistica

La fase culturale dell'ellenismo comprende la morte di alessandro il macedone(323 a.c.) e la sconfitta di antonio e cleopatra(31 a.c.), quest ultima coincide con l'espansione della cultura e dell'arte greca. Con la supremazia macedone l'arte divenne al servizio delle corti, era un'espressione di prestigio del monarca e inoltre la cultura greca venne diffusa non dalle piccole poleis greche bensì da città come Alessandria, Pergamo, Antiochia e Rodi. L'arte ellenisticatrova le sue radici nel tardo classicismo quando le guerre tra le poleis avevano messo in crisi i valori della cultura greca, gli artisti finoscono per rifugiarsi in una dimensione individualistica così che fa prevalere il miticismo sul principio di ragione; subentra un'esigenza di sfarzo, infatti si ricerca l'effetto spettacolare e il virtuosismo tecnico. L'arte ellenistica è un' arte di rielaborazione dove viene introdotto il concetto di classicismo: i modelli e il linguaggio dell'arte classica vengono reinterpretati e esercitarono una grande influenza nell'arte romana. L' ellenismo si caratterizza per il suo realismo e la sua capacità di rappresentare la realtà e il mondo per com'è veramente; è molto forte rappresentazione delle emozioni umane e così si infrangono i confini della ricerca classica come l'ordine, la simmetria e l'astrazione.

La città e l'architettura

Le città hanno un nuovo volto: le aree pubbliche diventano centri monumentali con funzionalità celebrative, gli impianti urbani riprendono lo schema regolare ippodameo, i quartieri e i lotti sono dunque divisi per censo ed etnie; i palazzi reali diventano centri monumentali arricchiti di giardini e edifici specializzati. Le città si cingono da possenti mura con grandi porte urbane, l'acropoli da adesso esprime la nuova immagine del potere, il tempio viene associato a dei portici ed è inserito in un insieme monumentale e aumenta il prestigio e la sontuosità delle abitazioni signorili. Queste soluzioni avvengono in modo particolare nella città di Pergamo, tra il III e il II secolo a.c. infatti essa si sviluppò rapidamente grazie ad attalo I e eumene II: si ampliò su terrazzamenti naturali disgradanti, 4 terrazze che occupavano edifici pubblici e monumentali che si aprivano a ventaglio rispetto al teatro che rappresentava il fulcro di tutto l'insieme con sotto la stoà la quale fungeva da elemento di chiusura. L'arte ellenistica ha interpretato con libertà gli ordini architettonici tradizionali: l'ordine dorico venne utilizzato principalmente per gli edifici pubblici e nelle sequenze porticate piuttosto che per i templi, però le sue forme non sottostavano più a come erano in origine. L'ordine ionico assunse proporzioni ancora più slanciate rispetto all'età classica, nacquero templi enormi con effetti di teatralità mai visti; un esempio è il tempio di zeus olimpioa ad atene, è corinzio, diptero e ocastilo, fù progettato dall'architetto cossuzio e misurava 41x107 metri.

Le tombe rupestri di Petra

in età ellenistica erano molto popolari le tombe macedoni, ovvero edifici funerari di grandi dimensione; fatte in un tumulo di terra con una o più camere voltate verso la facciata del tempio. ne sono state trovate 70 di cui 62 in Macedonia soprattutto a Lefkadia e Verghina, in quest'ultima (la capitale) sono state rinvenute tombe regali erette dopo la metà del IV secolo a.c. come quella di filippo II. Le tombe rupestri di Petra situata in giordania scolpita nella roccia e difficilemene accessibile; si sviluppò grazie ai commerci e fùoccupata dai romani nel 106 a.c. facendone la capitale d'arabia. è una testimonianza straordinaria di architettura ellenistica grazie ai suoi edifici scavati nelle montagne, colonne corinzie edicole ed esdre decorate a rilievo e infine la sua facciata è alta 40 metri.

La scultura ellenistica

Scultura monumentale, Il Mecenatismo, i rilievi di basamento, la Nike e la pittura ellenistica

La scultura ellenistica

La scultura ellenistica Una scultura di effetti spettacolari L'arte ellenistica si distanzia dall'ideale di equilibrio e armonia del periodo classico e testimonia una concezione drammatica della realtà. Le figure acquisiscono una nuova vitalità, infatti i caratteri comuni di questa raffinata espressione sono il senso del movimento e il virtuosismo, che si evidenziano ad esempio nel panneggio e nell'articolazione delle pose, determinata dai bruschi cambiamenti di piani. I caratteri di realismo sono riferiti agli aspetti psicologici o emotivi dei personaggi rappresentati. La ricerca della bellezza coincide con una esibita raffinatezza e con la resa della verità umane, anche nei suoi aspetti privati o quotidiani. In questo periodo si avvia la tendenza a ritrarre uomini noti, poeti, letterati, filosofi e uomini di politica. I generi di ritratto più diffusi sono il busto e la figura intera, che influenzeranno il mondo romano. Anche la natura è oggetto dell'indagine artistica, vengono ritratte scene di paesaggio, ma anche bassorilievi ornamentali. Sotto questo aspetto ha acquisito particolare rilevanza la scuola di Alessandria in Egitto. Gli artisti descrivono paesaggi campestri, con forme tornite e chiaroscuri modulati con dolcezza. Il paesaggio dipinto esprime una concezione bucolica della natura: un luogo ideale per evadere dalla vita cittadina, dove anche il lavoro è visto come un'attività serena. Secondo una tradizione di origine orientale si diffondono soggetti rappresentanti la personificazione di elementi della natura, ad esempio dei fiumi.

la scultura monumentale e il toro farnese

La scultura monumentale La tendenza al virtuosismo degli scultori ellenistici favorisce la realizzazione di gruppi scultorei, basati sulla relazione tra diverse statue. Spiccano gli esempi del Toro Farnese, rinvenuto nella palestra delle terme di Caracalla a Roma, e del Laocoonte. Il Toro Farnese è stato identificato con l'opera citata da Plinio, che l'attribuiva agli scultori Apollonio e Taurisco, attivi alla fine del II secolo a.C. La scultura ha una composizione piramidale, sottolineata dal moto ascensionale spiraliforme impresso dai personaggi; a ciò contribuisce il gesto di Dirce, che chiede clemenza a uno dei due gemelli e allo stesso tempo si ripara dalla furia del toro con il braccio proteso. Anche l'azione drammatica sembra sembra concorrere in un accennato dinamismo, in realtà però i singoli movimenti dei personaggi tendono ad annullare il pàthos, per via dell'esasperata ricerca di un equilibrio complessivo. Il tema ebbe larga fortuna nell'arte romana, e anche l'approccio iconografico, come mostra l'affresco rinvenuto nella Casa dei Vettii a Pompei.

Il gruppo del Laocoonte fu realizzato nella seconda metà del I secolo a.C., nel ricco ambiente ellenistico dell'isola di Rodi. L'immagine appare convulsa, per l'intersecarsi delle linee oblique individuate dalle posizioni di Laocoonte, dei figli e dei serpenti, che attraversano in senso opposto le tre figure aggrovigliando le. Le linee spiraliformi dei serpenti svolgono un ruolo unificante. Plinio il vecchio, il più autorevole commentatore dell'opera nell'antichità, vedendo l'opera nel palazzo dell'imperatore Tito, ne esaltò i "grovigli meravigliosi". Quest'opera comunica un'intensa drammaticità, anche se lo studio estremo degli atteggiamenti espressivi conduce a soluzioni teatrali o esibite. L'espressione atterrita di Laocoonte contrasta con l'artificiosità delle pose dei figli. Probabilmente perché i tre soggetti furono realizzati da tre diversi artisti: Agesandros e i figli Atgenodoros e Polydoros. Troviamo forti analogie tra la posa di Laocoonte e la figura di Zeus o del Gigante Alcioneo nell'ara di Pergamo: A testimonianza del presunto legame stilistico tra l'ambiente rodio e quello di Pergamo. Si pensa che l'opera sia di origine pergamena. In questo caso la statua sarebbe stata copiata da un originale bronzeo dai tre artisti di Rodi su committenza imperiale romana.

Laoconte

Pergamo e il mecenatismo degli attalidi

Pergamo, attuale Turchia nord-occidentale, fu capitali del regno degli Attàlidi nei secoli III e II a.C. Si affermò il re Attalo I (240-197 a.C.) ed Eumène II (197-159 a.C.), che sognava di contendere il primato culturale del mondo greco ad Atene e ad Alessandria. Gli Attàlidi assoggettarono i Gàlati, un popolo dell'Asia Minore nel 166 a.C. Con i re Attàlidi, la città acquisì un impianto sempre più articolato e scenografico, arricchito di monumentali edifici pubblici. La massima magnificenza si trovava nell'Acropoli, la zona sacra posta nella posizione più elevata. Furono eretti importanti templi dedicati alle divinità classiche, mentre le città e i monumenti si dotarono di splendide statue in bronzo e in marmo.

L'altare di zeus a pergamo

Negli ampi terrazzi dell'Acropoli, tra il 166 e il 156 a.C. fu realizzato l'altare dedicato a Zeus e Athena. Della grandiosa ara, rivenuta dal tedesco Carl Humann tra il 1871 e il 1879, è stato ricomposto il fronte occidentale al Pergamonmuseum di Berlino. Il monumento aveva forma quasi quadrata, misurando 34,60 per 37,10 metri. Da un'ampia scalinata si accede a un portico ionico aperto ad ali (le ante), elevato su un alto basamento. Questa impostazione architettonica, che nella monumentalità e nell'articolazione ricorda il Mausoleo di Alicarnasso, ha una chiara origine orientale. La parte edificata sulla piattaforma è circondata da un duplice porticato: uno esterno, che la cinge internamente, e l'altro interno, attorno all'area sacrificale, formato da colonne ioniche binate. Qui sulle pareti di fondo, era scolpito un fregio alto 1,56 metri con le Storie di Tèlefo, figlio di Eracle ed eroe della storia di Pergamo nella lotta contro gli invasori greci.

I rilievi del basamento Il basamento presenta scene scolpite per uno sviluppo di 120 metri. Il tema è quello della Gigantomachia in cui si narra la lotta tra le forze divine e le forze irrazionali dei giganti, figli di Gea e Urano, decisi a conquistare l'Olimpo. A sostegno degli dèi era Eracle, l'unico mortale ma, in quanto Padre di Tèlefo, antenato degli Attàlidi. Inutilmente Gea implora gli dèi perché risparmino i figli. Il tema è politico, in quanto allude alla lotta contro i Gàlati, che rappresentano i giganti. L'opera rielabora il linguaggio drammatico di Skopas, che pure aveva operato in Asia Minore: lo vogliamo negli sguardi tesi dei belligeranti e nelle contorsioni improvvise dei corpi. Tuttavia la classica ricerca di equilibrio dell'artista di Paro non trova riscontro nell'altare, in cui domina, invece, l'aspra esibizione di figure; allo stesso modo, gli effetti sfumati della luce sulle figure classiche non è confrontabile ai chiaroscuri improvvisi e netti che qui accentuano i contrasti. Superando ogni convenzione le figure sembrano uscite dal fregio e occupare gli spazi esterni, sfruttando l'andamento dei gradini o emergendo dal limite inferiore della lastra.

I rilievi di basamento

La Nike

Nell'iconografia antica rappresenta la Vittoria alata. Si tratta di una divinità greca ritenuta figlia di Zeus e talvolta associata ad Atena. La Nike di Samotracia, espressione della scultura rodia L'isola di Rodi, situata di fronte ai ricchi regni di Pergamo e dei Seleucidi, fu un nodo commerciale attivissimo. Qui si formò in età ellenistica una famosa scuola di artisti, di cui si ricorda la copiosa produzione di opere in marmo e in bronzo. La nike fu rinvenuta sull'sola di samotracia, si trovava nel santuario dei grandi dei posta entro il bacino di una fontana e si inalzava su una prora in pietra. la sua ubicazione esemplifica la concezione scenografica ellenistica con il monumento obliquo rispetto al muro che lo rende visibile appena entri solo di scorcio e non frontalmente. La statua è in marmo e quest ultimo viene utilizzato per definire il sottile velo di lino che veste la Nike(effetto già visto anche in molte altre statue della regione). La figura si inarca in avanti e ruota verso destra contemporaneamente arricchendo lo slancio e attenuando l'ampiezza delle ali; è chiaramente investita dal vento il quale appunto crea l'effetto del vestito già descritto in precedenza, in questa opera sono riconducibili a Fidia gli effetti di leggerezza e trasparenza, a Lisippo la torsione a Prassitele il colorismo. sembra quasi che la statua possa librarsi nello spazio garzie a come è stato lavorato il marmo e alle sue rifiniture nel vestito (come se fosse piegato dal vento)

Inanzi tutto per pittura ellenistica indichiamo opere dell'epoca romana o etrusca perchè come abbiamo detto in precedenza le opere su tavola dei pittori greci sono ormai andate perse. Le regole di prospettiva sono state formulate nel XV secolo ma sappiamo che nei dipinti dei greci era già presente una forma più "primitiva" di essa, consisteva in un punto "di fuga" dove convergono le linee parallele. I temi della pittura ellenistica erano: battaglie, scene allegoriche e rappresentazioni di divinità, tra le scuole più celebri ricordiamo quella di sicione sulla costa occidentale del Peloponneso presso Corinto; qui veniva messo in risalto il disegno, soprattutto quello fluido, con una gamma cromatica derivante dalla realtà. In asia minore ad Efeso era molto famoso Apelle, uno dei ritrattisti di Alessandro Magno abilissimo nel disegno, nel colorito e nella luminosità. Infine un altro nome molto importante è Nicia (da Atene) il quale grazie all'utilizzo della linea di contorno otteneva una diretta espressività mentre illuminando le parti di rilievo raggiungeva sicuri effetti di profondità

La pittura ellenistica

La pittura alla corte di Macedonia

Nel mosaico della "Caccia al Leone" rinvenuto a Capella (ex capitale macedone) si riconoscono Alessandro magno e il compagno Cratero intento a difenderlo dal leone; le tre figure presentano una profondità spaziale perchè sono accostate ma emerge comunque il dinamismo della scena e la libera articolazione dei corpi. Tra i pittori più famosi (di scuola attica) abbiamo Philoxenos di Eretria, attivo tra il 316 e il 298; Plinio il vecchio ha tramandato la notizia di un suo dipinto raffigurante la battaglia di Isso(tuttavia è attribuibile pure ad Apelle). L'opera descrive il momento in cui Alessandro assale il carro di Dario, le immagini sono realistiche e ben definite nonostante la scarna descrizone del paesaggio, domina un effetto di dinamismo evidenziato dalle lance oblique e dalla pluridirezionalità dei piani, le aarmi cadute invece ne indicano la profondità .

-Granucci Andrea-Lari Elisabetta -Mazzini Elisa

presentazione storia dell'arte 19/01/21