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Lucrezio, Inno a Venere, vv. 21-43 copy

GIOVANNI GIURAMENTO

Created on January 18, 2021

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Transcript

Lucrezio, Inno a Venere (parte seconda)

De rerum natura, 21-43

Testo vv. 21-27

Traduzione di Luca Canali

Poiché tu solamente governi la natura delle cose, e nulla senza di te può sorgere alle divine regioni della luce, nulla senza te prodursi di lieto e di amabile, desidero di averti compagna nello scrivere i versi che intendo comporre sulla natura di tutte le cose, per la prole di Memmio diletta che sempre tu, o dea, volesti eccellesse di tutti i pregi adornata.

Quae quoniam rerum naturam sola gubernasnec sine te quicquam dias in luminis orasexoritur neque fit laetum neque amabile quicquam, te sociam studeo scribendis versibus esse quos ego de rerum natura pangere conorMemmiadae nostro, quem tu, dea, tempore in omni omnibus ornatum voluisti excellere rebus.

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Testo vv28-30

Traduzione di Luca Canali

Tanto più concedi, o dea, eterna grazia ai miei detti. E fa che intanto le feroci opere della guerra Per tutti i mari e le terre riposino sopite.

Quo magis aeternum da dictis, diva, leporem. Effice ut interea fera moenera militiai per maria ac terras omnis sopita quiescant.

30

Testo vv31-37

Traduzione di Luca Canali

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Nam tu sola potes tranquilla pace iuvare mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se reicit aeterno devictus vulnere amoris, atque ita suspiciens tereti cervice reposta pascit amore avidos inhians in te, dea, visus, eque tuo pendet resupini spiritus ore.

Infatti tu sola puoi gratificare i mortali con una tranquilla pace, poiché le crudeli azioni guerresche governa Marte possente in armi, che spesso rovescia il capo nel tuo grembo, vinto dall’eterna ferita d’amore, e così mirandoti con il tornito collo reclino, in te, o dea, sazia anelante d’amore gli avidi occhi, e alla tua bocca è sospeso il respiro del dio supino.

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35

Testo vv38-43

Traduzione di Luca Canali

Hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto circumfusa super, suavis ex ore loquelas funde petens placidam Romanis, incluta, pacem. Nam neque nos agere hoc patriai tempore iniquo possumus aequo animo nec Memmi clara propago talibus in rebus communi desse saluti.

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Quando egli, o divina, riposa sul tuo corpo santo, riversandoti su di lui effondi dalle labbra soavi parole e chiedi, o gloriosa, una placida pace per i Romani. Poiché io non posso compiere la mia opera in un’epoca avversa alla patria, né l’illustre stirpe di Memmio può mancare in tale discrimine alla salvezza comune.

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40

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Grazie per l'attenzione

Flavio, Marco, Giovanni

Scultura di Canova raffigurante Amore e Psiche