Want to create interactive content? It’s easy in Genially!

Get started free

Lucrezio

Elena Errico

Created on January 10, 2021

Start designing with a free template

Discover more than 1500 professional designs like these:

Akihabara Microsite

Essential Microsite

Essential CV

Practical Microsite

Akihabara Resume

Tourism Guide Microsite

Online Product Catalog

Transcript

Lucrezio

Elena Errico

1. La religio, il mostro gigantesco che grava sugli uomini spaventandoli.

Lucrezio da buon sostenitore della filosofia Epicurea, criticava le forme della religione tradizionale. Uno dei temi fondamentali del De rerum natura, opera di Lucrezio dove divulga le idee di Epicuro, è proprio la polemica contro la religio, che riprendendo il senso dell’etimologia che collega il sostantivo al verbo religo, “incatenare”, per lui indica qualcosa che rende l’uomo prigioniero e diventa così sinonimo di superstitio, fatta di pratiche assurde che allontanano l’uomo dal vero. Essa racconta favolette per tenere gli uomini sotto controllo e dominarli con la paura impedendogli di conoscere la verità e quindi di liberarsi dalla schiavitù del terrore e dell’ignoranza.

Lucrezio inizia a parlare di questo tema già nel primo elogio a Epicuro descrivendola come un mostro gigantesco che dall'alto grava sugli uomini spaventandoli e tenendo l’umanità rinchiusa nella paura. Il suo scopo era proprio quello di far conoscere a tutti, tramite la dottrina Epicurea, la vera natura delle cose (si noti già il titolo dell’opera “De rerum natura” che significa letteralmente “Sulla natura delle cose”), eliminando le paure inutili e rendendo così possibile il raggiungimento della serenità. Ad esempio, con il racconto della peste di Atene, posto come chiusura dell'opera, egli voleva dimostrare l'assenza di ogni prospettiva religiosa e la peste diventa così esempio del ribaltamento di ogni regola; infatti egli fa notare che persino la devastazione della malattia e il dolore hanno la meglio sulla religio che sopraffatta, non è in grado né di far paura né di offrire conforto all’uomo. (VI, vv.1276-1277)

1. La religio, il mostro gigantesco che grava sugli uomini spaventandoli.

2. Le aberrazioni della religio.

Spesso la dottrina epicurea veniva considerata empia ma Lucrezio, con il sacrificio di Ifigenia la difende affermando che empia è piuttosto la religio che spinge gli uomini a compiere “scelerosa atque impia facta” (I,v. 83) (azioni scellerate ed empie). Afferma inoltre nell’Epistola a Meneceo (123) che “Empio non è chi rifiuta gli dei del volgo, ma chi attribuisce agli dei le opinioni del volgo”. Con il mito di Ifigenia, dove per placare l’ira della dea Artemide affinché venga propiziata la partenza della flotta greca diretta a Troia, la fanciulla Ifigenia viene sacrificata dal padre Agamennone, Lucrezio voleva mostrare le aberrazioni della religio e quanto essa renda ciechi.

Tantum religio potuit suadere malorum.(A tante sciagure ha potuto indurre la religio; I,v.101)

3. L’eroe-filosofo.

Epicuro si proponeva di liberare gli uomini dalle inutili paure, soprattutto quella della morte. Infatti, gli uomini avevano paura di un aldilà che la religio ha sempre descritto come un luogo in cui venivano espiati i peccati commessi in vita mediante terribili punizioni. Qui il filosofo, con la sua dottrina libera gli uomini dalle loro paure affermando che la morte è solo un disgregarsi di atomi e non bisogna temerla perché quando ci siamo noi essa non c’è, e quando essa c’è noi non ci siamo più. E dal momento che le nostre sensazioni muoiono con gli atomi, non avvertiamo né dolore, né ci sarà ad attenderci una terribile punizione, in quanto le divinità, avendo indoli beate, non si occupano delle faccende degli uomini.

Per Lucrezio, Epicuro è un vero e proprio eroe-filosofo, che nei suoi quattro elogi del De rerum natura, descrive come un eroe in lotta contro una mostruosa entità e nonostante egli abbia la stessa natura mortale degli altri uomini, compie un gesto che va oltre i limiti dell’umano. Egli è quindi il “primum Graius homo mortalis” (I, v. 66) (primo uomo greco) che osò sfidare la religio riuscendo a spezzare le sbarre serrate delle porte della natura senza farsi impressionare dalle flammentia moenia mundi, ovvero la sfera di fuoco che erroneamente alcuni filosofi consideravano il confine dell'universo, ma proseguendo impavido nella sua gloriosa impresa facendo appello al coraggio del suo animo (che Lucrezio indica con il termine virtus, ovvero la qualità del guerriero e del cittadino). Risulta essere così il “protos euretès” (primo scopritore) del vero, che svela a gran voce la natura liberando gli uomini dall’oppressione della religio.

3. L’eroe-filosofo.

4. L’uomo non è più schiavo della religio.

La filosofia di Epicuro offre una possibilità di riscatto all’umanità: la conoscenza delle leggi naturali che regolano l’universo ha permesso a Epicuro di ottenere una vittoria schiacciante e definitiva sulla religio, che pedibus subiecta vicissim obteritur (I,v. 78) (messa sotto i piedi è a sua volta calpestata), mentre la vittoria nos exaequat victoria caelo, (I,v. 79) (ci pareggia al cielo). L’oscurantismo dato dalla religio, è sconfitto dalla mente che è il principio razionale che caratterizza l'uomo ed è l'unico strumento per la conoscenza ( ) Questo eroe-filosofo è il Prometeo che osò sfidare gli dei per portare il fuoco agli esseri umani: egli sfida quest’entità mostruosa portando agli uomini il lume della conoscenza e della verità grazie alla quale l'umanità può calpestare la religio.

“L’uomo può salvarsi solo attraverso la conoscenza delle cose e non attribuendo ad interventi divini ciò che non riesce a capire.” - Lucrezio