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Venere e Adone

bergamopaola8

Created on January 8, 2021

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Transcript

venere e adone

Antonio Canova

notizie sull'autore

Antonio Canova, uno dei più importanti scultori italiani del Settecento, nasce a Possagno nel 1757. Comincia a lavorare come apprendista a Venezia, ma si trasferisce presto a Roma, dove risiede per il resto della sua vita, allontanandosi solo per brevi viaggi. Roma è la città dalla quale Canova prende una forte ispirazione che lo spinge verso l'arte Neoclassica, della quale è considerato il maggiore esponente nell'ambito della scultura. Tra le sue opere più celebri troviamo Amore e Psiche, Paolina Borghese, la Venere Italica, Adone e Venere, il Monumento Funebre a Maria Cristina d'Austria, le Tre Grazie. Canova muore nel 1822 a Venezia

storia dell'opera

La scultura Venere e Adone fu realizzata da Antonio Canova tra il 1789 e il 1784, su commissione del marchese Francesco Berio, il quale la collocò in un tempietto nel giardino del suo palazzo a Napoli. Nei mesi successivi intenditori e appassionati mandarono all'autore dell'opera complimenti per il lavoro svolto. Eppure, Canova non era soddisfatto del risultato tanto che, quando la scultura, alla morte del marchese, fu acquistata dal colonnello Guillaume Favre, decise di effettuare gratuitamente degli interventi al panneggio di Venere. Attualmente l'opera è esposta al Musée d'Art et d'Histoire di Ginevra.

il mito

"Tu, amore mio, cerca di evitare quelle belve che non offrono le spalle in fuga, ma il petto per combattere, perché il tuo ardimento non sia di danno ad entrambi."

Queste sono, nelle Metamorfosi di Ovidio, le ultime parole che Venere rivolge all'amato Adone prima della sua morte. Adone, frutto dell'unione incestuosa tra Mirra e il padre Cinira, re di Cipro, nacque dalla pianta nella quale la madre era stata trasformata. Il giovane fu allevato dalle Naiadi e crescendo raggiunse una così rara bellezza che anche Venere, colpita da una freccia di Cupido, si innamorò di lui. La passione di Adone era la caccia, ma tale passione preoccupava Venere. Venere lo accompagnava nelle battute di caccia ma lo esortava ad essere prudente. Un giorno, durante una battuta di caccia, il giovane fu azzannato e ucciso da un cinghiale. Venere raggiunse l'amato quando era ormai troppo tardi. Dalla terra imbevuta dal sangue di Adone spuntò il fiore dell'anemone e dalle lacrime versate da Venere sbocciarono delle rose.

descrizione dell'opera

La scultura raffigura Adone che saluta Venere prima di uscire per la caccia. I due amanti, che si guardano dolcemente negli occhi, sono rappresentati in piedi. Venere, che cinge Adone un intimo abbraccio, si appoggia a lui e gli accarezza il viso inclinando la testa. Adone, che presenta la gamba sinistra protratta in avanti e stringe un dardo nella mano destra, ha un'espressione triste e contemplativa e sfiora senza stringerli i fianchi di Venere. Nel retro si rivela il terzo personaggio dell'opera. Nascosto dietro le figure allacciate di Venere e Adone è presente il fedele cane da caccia del dio, che osserva i due amanti.

interpretazione dell'opera

Il gruppo scultoreo raffigura un momento molto importante del mito. Non si tratta semplicemente della raffigurazione di un tenero abbraccio tra due innamorati ma della rappresentazione dell'ultimo sguardo in vita dei due amanti. Nel momento in cui si separeranno avverrà il traggico epilogo raccontato nel mito. Venere, preoccupata da ciò che potrebbe accadere, accarezza dolcemente il viso di Adone e sembra non volerlo lasciare andare verso il suo triste destino. Il volto di Adone è triste e pensieroso come se presagisse l'aggressione che lo attende .

La dea sembra trattenere Adone che si accinge a lasciarla, come indica la gamba destra del suo amato protratta in avanti. In una mano Adone stringe un dardo che indica il motivo della sua partenza. Questo particolare fu liberamente aggiunto da Canova, in quanto nelle Metamorfosi di Ovidio non è specificata l'arma in dotazione del dio. Nella parte posteriore, la figura del fedele cane richiama la caccia e contribuisce a dare una nota triste e sconsolata all'ultimo saluto tra i due amanti

Come nelle moderne storie d'amore anche gli dei e le dee non sono stati risparmiati dal tormento che spesso accompagna l'amore. Canova nel gruppo statuario Venere e Adone ha saputo interpretare in modo magistrale la pena d'amore, rendendola eterna nel marmo.

Paola Bergamo 2C