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impronte digitali
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NEWS PAPER
FINGERPRINTING
La tecnica del DNA fingerprintig è stata inventata nel 1985 dal biologo molecolare Alec Jeffreys ed è stata applicata per le prima volta per risolvere un duplice omicidio. L'assassino, Colin Pitchfork, nel 1988 è stato condannato per rapimento e omicidio.
La scoperta delle impronte digitali
Con gli anni, la medicina legale e la biologia forense sono progredite, rivelando che non solo le nostre dita lasciano impronte rilevabili e uniche, ma anche il nostro DNA lascia tracce personali in ogni luogo in cui passiamo. Dunque, possibilmente, anche in una scena del crimine. Questa scoperta fu portata a termine dal genetista britannico Alec Jeffreys, nel 1985, e prese il nome di DNA fingerprinting, tradotto in impronta digitale del DNA.
Le nostre dita lasciano tracce invisibili ma indelebili su ogni superficie che tocchiamo. Queste sono le impronte digitali, osservate già nella metà del ‘600 dallo scienziato Marcello Malpighi. Tuttavia, solo alla fine del 1800 Henry Faules, medico e missionario scozzese, osservò come le impronte digitali fossero personali e fondamentali nei casi giudiziari.
Cos’aveva scoperto Jeffreys.
Il genetista inglese ritenne che l’identificazione di un colpevole fosse possibile sfruttando la tipizzazione (una tecnica che permette di ottenere un’impronta genetica diversa per ogni uomo) di geni del DNA altamente polimorfici, ossia altamente variabili all’interno di una popolazione. In questo modo, la possibilità che due campioni siano identici per quei dati geni è molto bassa. I geni più informativi sono detti ipervariabili, cioè costituiti da un numero variabile di sequenze ripetute unite in tandem (15 -70). Questi geni ipervariabili vengono chiamati, tecnicamente, VNTR (Variable Number Tandem Repeat) o minisatelliti.
Tuttavia, l’utilizzo dei minisatelliti era piuttosto complicato, a causa di profili non sempre chiari e difficilmente interpretabili. Con il procedere degli anni, si affinarono le conoscenze e si comprese che i minisatelliti erano effettivamente composti da troppe paia di basi per poter dare risultati assoluti. Per questo motivo, si passò all’utilizzo di altre sequenze di DNA, chiamate microsatelliti o STR (Short Tandem Repeat), composte da un minimo di 2 a un massimo di 7 paia di basi ripetute in tandem, contro le fino a 70 dei VNTR.
Gli STR sulla scena del crimine.
Il Federal Bureau of Investigation (FBI) ha ulteriormente migliorato la tipizzazione del DNA e ha selezionato un gruppo di 13 STR da utilizzare nelle indagini. Di questi, 12 sono presenti negli autosomi, i cromosomi che non contengono informazioni specifiche sul sesso dell’individuo, mentre uno di questi STR si trova su una regione del cromosoma Y omologa al cromosoma X.
Questa sintetizza per l’amelogenina, una proteina secreta dagli ameloblasti e che concorre nella produzione dello smalto dei denti. Il gene dell’amelogenina, sul cromosoma X, a differenza di quello sul cromosoma Y, ha una delezione di 6 paia di basi.Di conseguenza è possibile rilevare tramite PCR se il DNA ritrovato sulla scena del crimine è femminile o maschile: nel primo caso, il risultato della PCR presenterà solo un “picco”, poiché le donne presentano un genotipo XX Al contrario, nel caso di un individuo maschio, si presenteranno due picchi, poiché gli uomini presentano un genotipo XY.
Como, aggredita in casa: rapinatore incastrato da impronta digitale
Como, 4 febbraio 2020 - Due settimane fa aveva aggredito e rapinato una pensionata, che rientrava a casa dopo aver fatto la spesa, a Como. L’uomo, un 21enne pakistano, è stato rintracciato dai poliziotti che, a suo carico, hanno raccolto indizi giudicati decisivi dalla magistratura, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare. Nel pomeriggio del 15 gennaio scorso, l'equipaggio di una Volante aveva soccorso l'anziana che chiedeva aiuto in strada nel centro storico della città. La donna aveva spiegato che mentre rientrava nella sua abitazione aveva sorpreso un ladro, che l'aveva subito bloccata costringendola a seguirlo in tutte le stanze alla ricerca di denaro e gioielli. Non trovando nulla, il delinquente aveva prima tentato di sfilarle la fede dal dito e poi le aveva preso il bancomat, costringendola a dirle il codice pin e minacciandola di tornare a farle del male se il numero fosse stato sbagliato.
Decisivi due elementi per risolvere il caso: un'impronta digitale trovata dagli agenti della polizia scientifica, intervenuti subito dopo la denuncia, e l'intuizione dei detective della squadra mobile che hanno acquisito le telecamere dei vicini bancomat, trovando le immagini del rapinatore intento a cercare di prelevare con la tessera rubata poco prima dalla sua vittima. Una volta identificato, l'uomo è stato individuato e catturato presso la sua vecchia abitazione di Como, dove abitano i suoi genitori.
Incastrato dalle impronte digitali: rapinatore in carcere
I carabinieri della stazione di Bronte hanno arrestato il 30enne Alfio Bonsignore, del posto, in esecuzione di un ordine per la carcerazione emesso dal Tribunale di Catania. L’uomo, già sottoposto agli arresti domiciliari con l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico, è stato condannato a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione per rapina aggravata in concorso. Nella serata del 12 dicembre del 2016, con l’aiuto di un complice, armato di pistola e con il volto travisato da passamontagna, fece irruzione nella tabaccheria di piazza Nunzio Azzia dove, sotto la minaccia dell’Arma, costrinse la proprietaria a consegnargli i 500 euro dell’incasso. I carabinieri riuscirono a collocarlo sul luogo della rapina grazie alle impronte digitali lasciate dal malvivente sullo schermo del terminale dedicato al gioco del lotto. L'arrestato, assolte le formalità di rito, è stato associato al carcere di Catania Piazza Lanza.“
I test del DNA, in sede giuridica, non sono sempre accolti come veri.
I test del DNA, in sede giuridica, non sono sempre accolti come assolutamente veri. Si pensi, per esempio, al drammatico caso di O.J. Simpson, ex giocatore di Football ed attore. Il 24 Gennaio 1995, nella casa di Simpson furono ritrovati i cadaveri della ex moglie Nicole Brown e dell’amico Ronald Lyle Goldman. O.J. Simpson era l’unico sospettato ma, al termine del primo processo, l’ex atleta fu assolto. Questo a causa del fatto che, secondo la difesa, le prove sulla scena del crimine erano state contaminate. Dunque, il test del DNA non poteva essere attendibile.
Così, per evitare la contaminazione, i campioni di DNA raccolti devono essere conservati in sacchetti di carta e non in buste di plastica. Infatti, queste tratterrebbero l’umidità, che potrebbe causare crescite di batteri e muffe. Inoltre, la prova deve sempre essere catalogata e sorvegliata, seguendo un processo chiamato catena di custodia.
Ladro incastrato da impronta digitale e assolto. Gip: «La sola prova scientifica non basta»
«La sola prova scientifica, priva di robusti elementi di conferma, non è in grado di sorreggere la pronuncia di una sentenza di condanna». Lo scrive il giudice per le indagini preliminari di Milano Giuseppe Gennari nelle motivazioni della sentenza con cui ha assolto un uomo che era imputato per una tentata rapina commessa in un supermercato e che era stato incastrato da un’impronta digitale, trovata sullo specchietto di uno scooter utilizzato per il colpo e poi abbandonato. Secondo «la relazione tecnica della polizia scientifica» quella impronta papillare «appartiene al pollice della mano destra» dell’imputato. E sulla base «di questo dato “colorato” dall’espressione dialettale» usata dal rapinatore nel supermercato «apparentemente coerente con le origini calabresi» dell’imputato «l’accusa sostiene la colpevolezza dell’imputato».