L'estrazione del petrolio

L'estrazione del petrolio

Il petrolio si accumula all’interno di rocce porose di tipo sedimentario, come arenarie o rocce carbonatiche fessurate, situate a profondità variabili fra qualche centinaio di metri e 6000-7000 metri. L'opera di ricerca volta all'individuazione di giacimenti di idrocarburi è detta prospezione e richiede l'impiego di tecnici specializzati, quali geologi e geofisici. La tecnica utilizzata è quella del metodo sismico a riflessione: si emettono onde sismiche con un apposito dispositivo e se ne registra la riflessione da parte dei diversi strati di rocce. Elaborando i dati ottenuti, è possbile tracciare un profilo del sottosuolo e determinare, dunque, l'eventuale presenza di trappole petrolifere. Una volta individuata la trappola, si scavano pozzi di prospezione per prelevare campioni di petrolio e capire quanto sia esteso e ricco il giacimento. Si determina, in questo modo, se sia conveniente o meno lo sfruttamento del giacimento.

Si passa, a questo punto, alla vera e propria fase di estrazione: si scava un certo numero di pozzi - opportunamente distanziati fra loro al fine di sfruttare al massimo il giacimento - perforando le rocce per mezzo di uno scalpello rotante. Viene costruita una torre metallica alta 40 m (chiamta derrick) che possa sostenere il sistema di aste che, oltre a lubrificare e raffreddare lo scalpello, inietta nel pozzo un apposito fango che permette ai detriti di salire in superficie. Una volta che il pozzo ha raggiunto il giacimento, l'asta di perforazione viene sostituita da un tubo attraverso il quale il petrolio, almeno inizialmente, fuoriesce spontaneamente (spinto dalla pressione presente nel giacimeto). In seguito esso verrà portato in superficie mediante apposite pompe. Attualmente più del 50% delle riserve di petrolio a livello mondiale si concentra all’interno di soli cinque Paesi: Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti.

Piattaforma off-shore, nel caso di giacimenti sottomarini.