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Homo sum
Stefano Collorafi
Created on December 6, 2020
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Transcript
HOMO SUM
Da Terenzio ai diritti umani...passando per Seneca
Indice
1. Introduzione: diritti umani e humanitas
2. Terenzio: "l'inventore" della massima
3. Cicerone: l'interpretazione politica
4. Seneca: l'impalcatura filosofica
5. Agostino: l'interpretazione cristiana della massima
6. Conclusioni
7. Per approfondire
Introduzione
DIRITTI UMANI E HUMANITAS
Come si è arrivati a questo articolo?
- L'articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti del'uomo è il punto di arrivo di una cammino estremamente lungo che ha origini molto antiche
- Il presente percorso approfondisce tale concetto in età romana partendo da una massima del commediografo latino Terenzio
IV-V sec. d. C.
II sec. a. C.
I sec. d. C.
I sec. a. C.
Terenzio
Seneca
Cicerone
Agostino
Humanitas: significato del termine
Il termine comincia a circolare a Roma intorno al I sec. a. C. con due sostanziali accezioni
Comportamento mite, giusto e corretto verso i propri simili
Educazione, cultura
Se già nel mondo greco il termine philantropia rimandava alla stessa concezione è però con i Romani che emerge una novità:
Connessione profonda tra nozione di uomo e comportamento equo, giusto, generoso
Un uomo può dirsi tale solo se i suoi comportamenti sono miti, generosi, equi verso i suoi simili
Terenzio
L'inventore della massima
Il punitore di se stesso
- In questa commedia Terenzio fa pronunciare ad uno dei suoi personaggi una celebre battuta: Homo sum: humani nihil a me alienum puto
- E' così affermato il concetto di humanitas, concetto tutto romano caratterizzato dalla solidarietà verso i propri simili
- Terenzio voleva sottolineare la diversità con la barbarie e la condizione selvaggia delle popolazioni barbare
Cicerone
L'interpetazione politica
Cicerone scrive il De officiis (Sui doveri) per definire quali norme siano essenziali da seguire per il corretto vivere civile. In un passo cita proprio la massima di Terenzio
Vi sono anche di quelli che, o per desiderio di ben custodire i propri beni, o per una certa avversione verso gli uomini, dichiarano di attendere soltanto ai loro affari, senza credere perciò di far torto ad alcuno. Costoro, se sono esenti da una specie d'ingiustizia, incorrono però nell'altra: abbandonano l'umana società, perché non dedicano ad essa né amore, né attività, né denaro [...] perché è ben difficile il prendersi a cuore gl'interessi altrui. Ha un bel dire Cremete di Terenzio: "Sono uomo: non c'è nulla di umano che non mi riguardi"; [...] Saggio perciò è il consiglio di chi ci ammonisce di non far cosa alcuna della cui giustizia o ingiustizia siamo in dubbio. La giustizia risplende di un suo proprio splendore; il solo dubbio implica sempre un sospetto d'ingiustizia. (De officiis, I, 30)
Cicerone vuole mettere in evidenza il fatto che l'uomo - in quanto tale - deve pensare non solo a se stesso chiudendosi nella sfera dei suoi interessi, ma aprirsi contemporaneamente alle necessità degli altri, suoi simili, che con lui condividono la caratteristica di essere umani. Per Cicerone l'accettazione di questo principio costituisce dunque uno dei cardini della giustizia
Maurizio Bettini, professore di Filologia classica all'Università di Siena
Seneca
L'impalcatura filosofica
Seneca, il passaggio alla modernità
- Nella lettera 95 Seneca fa emergere il contenuto più profondo del verso di Terenzio
Ecce altera quaestio, quomodo hominibus sit utendum. Quid agimus? quae damus praecepta? Ut parcamus sanguini humano? quantulum est ei non nocere cui debeas prodesse! Magna scilicet laus est si homo mansuetus homini est. Praecipiemus ut naufrago manum porrigat, erranti viam monstret, cum esuriente panem suum dividat? Quare omnia quae praestanda ac vitanda sunt dicam? cum possim breviter hanc illi formulam humani offici tradere: omne hoc quod vides, quo divina atque humana conclusa sunt, unum est; membra sumus corporis magni. Natura nos cognatos edidit, cum ex isdem et in eadem gigneret; haec nobis amorem indidit mutuum et sociabiles fecit. Illa aequum iustumque composuit; ex illius constitutione miserius est nocere quam laedi; ex illius imperio paratae sint iuvandis manus. Ille versus et in pectore et in ore sit: homo sum, humani nihil a me alienum puto. Habeamus in commune: <in commune> nati sumus. Societas nostra lapidum fornicationi simillima est, quae, casura nisi in vicem obstarent, hoc ipso sustinetur.
Seneca è il primo a sottolineare l'invito alla fratellanza umana, al riconoscimento della reciproca umanità come dovere di ciascun uomo verso un altro uomo
- Proprio per questo motivo verrà considerato dalla nascente cultura cristiana come una sorta di precursore del cristianesimo....
- ...e non a caso nacque la leggenda di un carteggio tra Seneca e San Paolo...
- ...carteggio ritenuto falso dalla maggior parte degli studiosi....
Agostino
L'interpretazione cristiana della massima
Agostino
- E' il primo autore cristiano che riprende esplicitamente la massima di Terenzio
Il "prossimo", di cui parla questo passo (Agostino cita il passo del Vangelo in cui Gesù invita ad “amare il prossimo come se stessi”), non dobbiamo prenderlo nel senso di chi ci è congiunto per parentela carnale, ma per la comunanza della ragione che lega tra loro tutti gli uomini in un'unica società. [...] Ecco perché anche il famoso comico - giacché lo splendore della verità non difetta agli ingegni brillanti - in un dialogo, che immagina si svolga tra due vecchi, fa dire ad uno d'essi: I tuoi affari ti lasciano forse tanto tempo libero, da occuparti anche di quelli degli altri, che non ti riguardano affatto? Al che l'altro risponde: Sono uomo e penso che nessun fatto umano debba essermi indifferente! Si narra altresì che l'intero teatro, pieno di gente stolta e ignorante, applaudì la suddetta battuta, tanto la comunanza delle anime umane aveva commosso il sentimento comune di tutti, che ciascuno dei presenti si sentì "prossimo" di qualunque altro uomo. (Lettere, 155)
Conclusioni
La storia della massima ha ovviamente un percorso molto lungo che ha attraversato numerose epoche. Come si è visto, ha origini molto antiche ispirando il moderno concetto di DIRITTI UMANI, tuttavia....
Quali sono le differenze con il moderno concetto di "diritti umani"?
MODERNI
ANTICHI
Diritto naturale: l'uomo possiede dei diritti per il solo fatto di essere nato
Sacralità: non compiere i doveri verso gli altri uomini è un'offesa innanzitutto verso gli dei
VS
Non obbligatorietà: il comportamento "umano" è sì lodevole, ma non promana direttamente da "diritti" posseduti dalle eventuali vittime
Obbligatorietà: nel momento in cui si afferma il principio tali diritti diventano necessari
PROBLEMA ANCORA APERTO
Il concetto di humanitas così come espresso dagli antichi romani lungi dall'essere un generico invito alla bontà pone problemi ancora oggi fondamentali
- Tema dell'indiscrezione: preoccuparsi dell'altro può significare anche "violare" l'intimità altrui. Quanto ci si può "impicciare" dell'altro?
- E' possibile identificare un nucleo di tratti e rapporti comuni – genericamente “umani” – in base ai quali chiedere il superamento delle barriere fra gruppi o culture per intervenire in qualche modo sull’altro? Pensiamo al tema della migrazione.....
Per approfondire
- L'humanitas, ovvero l'interesse dell'uomo per l'uomo, in Hortus apertus di F. Piazzi, Cappelli editore, 2010
- Humanitas, diritti umani nel mondo classico, di Maurizio Bettini
- L'indiscrezione come humanitas, di Maurizio Bettini
- "Homo sum: i diritti umani tra antichità e modernità": https://www.youtube.com/watch?v=tPOadqdJ1l0&t=2159s