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Odisseo e le sirene
giuliaromani04
Created on November 19, 2020
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Transcript
Odisseo e le Sirene:
Etimologia:
Dal greco "Σειρήν -ῆνος", si tratta di creature mitologiche, in base alla tradizione metà donne metà uccelli, o metà donne e metà pesci:-seducevano attraverso il canto -malvagie e temibili -immagine stessa della morte -tranelli di desideri e passioni -per non lasciarsi stregare, Ulisse di fa legare all'albero della nave
Il mito della nascita:
Secondo la leggenda, in particolare, le Sirene sarebbero nate da tre gocce di sangue sgorgate da una ferita di Acheloo. Il loro aspetto originario, però, non sarebbe stato sempre quello che oggi conosciamo: in origine, infatti, le Sirene sarebbero state creature simili alle arpie, esseri per metà donna e per metà uccello. Come le arpie, anche le Sirene di Omero hanno conservato una natura minacciosa e ingannatrice: è proprio attraverso la loro bellezza e il loro canto ammaliatore che queste creature condurrebbero gli uomini nel cammino verso l’oltretomba. Per quanto riguarda i luoghi delle loro origini, invece, le Sirene si troverebbero con molta probabilità nel golfo di Napoli: secondo un’altra leggenda, infatti, le Sirene sarebbero state punite ed esiliate da Afrodite sull’isola di Antemoessa, che corrisponderebbe con molta probabilità all’isola di Ischia o di Capri. Secondo altre supposizioni, invece, i luoghi d’origine delle Sirene sarebbero da ricercarsi nelle vicinanze dello Stretto di Messina, tra Scilla e Cariddi, o a Terina, dove era praticato il culto della Sirena Ligea.
L'incontro tra l'eroe e le Sirene
L'incontro con creature che attraggono i naviganti e gli portano sventure è tipico dei racconti folkloristici e importante per l'influenza dell'immaginario occidentale.Lo stratagemma della cera non fu di invenzione omerica ma è possibile che sia stato Omero a introdurre l'identificazione di queste creature ammaliatrici con esseri misti, con il nome di Sirene. Nonostante ciò questo nome era di origine orientale e noto già all'età micenea.
"Io invece, tagliato col bronzo aguzzo un grande disco di cera a pezzetti, li premevo con le mani robuste. Subito la cera cedette, sollecitata dalla gran forza e dal raggio del Sole, del signore Iperionide: la spalmai sulle orecchie a tutti i compagni, uno ad uno. Essi poi mi legarono per le mani ed i piedi ritto sulla scassa dell'albero, ad esso eran strette le funi, e sedutisi battevano l'acqua canuta coi remi".
(ODISSEA XII 173180)
La valenza ammaliatrice
La parola chiave è "θέλγω": incantare, stregare. Con i suoi racconti Ulisse incanta, strega più ancora di un aedo. Lo stesso verbo viene usato da Circe quando mette Ulisse in guardia dal canto delle Sirene:
Troviamo questa valenza anche nel modo in cui le sirene si rivolgono ad Odisseo:<<Vieni, celebre Odisseo, grande glorA degli Achei, e ferma la nave, perche di noi due possa udire la voce. Nessuno mai è passato di qui con la nera nave senza ascoltare dalla nostra bocca il suono di miele, ma egli va dopo averne goduto e sapendo piÙ cose.
<<Tu arriverai, prima, dalle Sirene, che tutti gli uomini incantano, chi arriva da loro. A colui che ignaro s'accosta e ascolta la voce delle Sirene, mai più la moglie e i figli bambini gli sono vicini, felici che a casa è tornato, ma le Sirene lo incantano col limpido canto, adagiate sul prato: intorno è un gran mucchio di ossa di uomini putridi, con la pelle che si raggrinza>>.
Perchè conosciamo le pene che nella TroAde vasta soffrIrono Argivi e troiani per volontà degli dèi; conosciamo Quello che accade sulla terra ferace>>.(odissea xii 184-191)
La Sirena di Giuseppe Tomasi di Lampedusa:
Egli propone una rilettura del mito delle Sirene nel racconto "La Sirena", notò anche come Lighea, dal nome di una delle tre sirene della tradizione mitologica greca. Il protagonista, la mattina del 5 agosto stava declamando su una barca poco lontano dalla spiaggia, quando dai flutti apparve una ragazza affascinante per il sorriso, per l'odore e per la voce. Era una giovane sirena, Lighea. Con lei il giovane intrattenne un'intensae passionale storia d'amore per tre settimane. Il testo propone una rilettura della figura delle Sirene: non un simbolo di morte, ma un inno alla sensualità, alla bellezza, alla vita.
"Declamavo, quando sentii un brusco abbassamento dell'orlo dell barca, a destra, dietro di me, come se qualcheduno vi si fosse aggrappato per salire. Mi voltai e la vidi: il volto liscio di una sedicenne emergeva dal mare, due piccole mani stringevano il fasciame. Quell'adolescente sorrideva, una leggera piega scostava le labbra pallide e lasciava intravedere i dentini aguzzi e bianchi, come quelli dei cani. Non era però uno di quei sorrisi come se ne vedono fra voialtri, sempre imbastarditi da un'espressione accessoria di benevolenza o d'ironia, di pietà, di crudeltà o quel che sia; esso esprimeva soltanto se stesso, cioè una quasi bestiale gioia di esistere, una quasi divina Letizia. Questo sorriso fu il primo dei sortilegi che agisse su di me rivelandomi paradisi di dimenticate serenità. Dai disordinati capello color di sole l'acqua del mare colava sugli occhi verdi apertissimi, sui lineamenti d'infanzia e purezza".
IL CANTOLa costante che caratterizza queste creature è proprio la loro capacità di ammaliare attraverso un potente strumento: il canto.Omero, però, mette in primo piano il contenuto del canto cioè le imprese troiane. È ricorrente il tema della conoscenza, che associa le Sirene alle Muse. Anche la critica Eva Cantarella ha esposto la sua opinione riguardo il contenuto del canto delle sirene e riguardo la funzione nel poema di queste figure.
Omero in Pascoli
Omero in Pascoli
l'ultimo viaggio
Nei Poemi Conviviali Pascoli racconta l'ultimo periodo della vita di Odisseo, ovvero il suo ultimo viaggio, suddiviso principalmente in due parti: nella prima egli incontra le sirene e caricato di una sensibilità contemporanea gli pone interrogativi esistenziali ai quali non riceve risposta; nella seconda il cadavere di Odisseo arriva all'isola di Calipso che pronuncia una massima del pessimismo radicale: "per l’uomo sarebbe meglio non nascere e restare per sempre nel nulla, piuttosto che conoscere la lacerazione della morte".
Pascoli, poemi conviviali:
Come possiamo notare da questa parte di testo, Pascoli non esita ad aggiungere note che rendano il testo vicino alla propria sensibilità: in Omero la nave si avvicinava all'isola delle sirene grazie alla grande fatica dei rematori, egli invece fa sospingere l'imbarcazione da una corrente marina, alludendo simbolicamente all’attrazione irresistibile che la ricerca della verità esercita sull’anima umana. oppure ad esempio rende più tetra l’isola di Calipso aggiungendo particolari lugubri.
"E la corrente rapida e soavepiù sempre avanti sospingea la nave. E il Vecchio vide un grande mucchio d’ossa d’uomini, e pelli raggrinzate intorno,[11] presso le due Sirene, immobilmente stese sul lido, simili a due scogli. «Vedo. Sia pure. Questo duro ossame cresca quel mucchio. Ma, voi due, parlate! Ma dite un vero, un solo a me, tra il tutto, prima ch’io muoia, a ciò ch’io sia vissuto!». E la corrente rapida e soave più sempre avanti sospingea la nave. E s’ergean su la nave alte le fronti, con gli occhi fissi, delle due Sirene. «Solo mi resta un attimo. Vi prego! Ditemi almeno chi sono io! chi ero!». E tra i due scogli si spezzò la nave"
La Sirena e la sua rappresentazione
La Sirena e la sua rappresentazione
Come abbiamo precedentemente accennato, la visione che si ha oggi delle sirene, è molto diversa da quella che avevano i greci: erano raffigurate come delle arpie ovvero con il corpo da uccello e il volto di donna. Erano quindi figure mostruose e dovevano forse rappresentare la personificazione della tempesta. La figura dell'arpia, verrà riproposta nella letteratura, nell'arte e talvolta anche in alcune canzoni (?). Per quanto riguarda la letteratura, possiamo per esempio ricordare: - Virgilio, che le citerà nell'Eneide ( III, 210-217); -Dante Alighieri le cita nel Canto III dell'Inferno, dove queste rompono rami e mangiano le foglie degli alberi al cui interno si trovano le anime dei suicidi, che, in questo modo, provano dolore e hanno dei pertugi attraverso i quali lamentarsi.
Versioni Asiatiche
Versione Greca
Versione Africana
Versione Europea(a partire dal Medioevo)
Odisseo e le Sirene nell'arte
moderna:
Con questo video, invece, vogliamo portare un esempio di come un argomento così lontano da noi si possa ritrovare nell'arte moderna. Un'arte che non solo è presente in raffigurazioni, ma anche in altro ambiti, come quello del ballo.
Grazie per la visione!
Lavoro di: Rebecca Baglioni, Beatrice Merlo, Ilenia Pontellini e Giulia Romani, Classe 3AClassico