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Il saggiatore

Claudia Fedele

Created on November 18, 2020

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Transcript

GALILEO GALILEI

IL SAGGIATORE

galileo galilei

Una vita consacrata alla scienza. Dai primi studi all'abiura.

La vita

1564

1632

1609-1610

Nasce a Pisa

Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo

Cannocchiale e Sidereus Nuncius

1583-1592

1613-1623

Scoperta del pendolo, cattedra di matematica

Lettera a Castelli, ammonizione e Il Saggiatore

La vita

1638

1633

Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze

Viene processato e abiura

1634

1642

Maria Celeste muore

Ormai cieco, muore nella sua villa di Arcetri

IL SAGGIATORE

Nel 1624 pubblica Il Saggiatore, un opuscolo di risposta polemica al padre gesuita Orazio Grassi a proposito delle comete. La disputa tra i due studiosi era iniziata in seguito all'apparizione di tre comete alla fine del 1618: dopo un primo scontro sull'interpretazione del fenomeno celeste, il gesuita pubblica nel 1619 uno scritto in latino, la Libra astronomica ac philosophica in cui accusa Galilei di compiere errori di logica nelle proprie deduzioni. Il Saggiatore è la risposta di Galileo, punto per punto, alle obiezioni del suo avversario.

INDAGINI NECESSARIAMENTE RIGOROSE

Anche il titolo dell'opera è una critica a Grassi: il gesuita allude all'uso della bilancia (libra) per mostrare l'accuratezza delle proprie argomentazioni. ma Galileo propone una scrupolosità ancora maggiore: occorre servirsi di una bilancia di estrema precisione (il saggiatore).

E ben ch’io m’avvisi che questo nome, non mai più sentito nel mondo, di Lotario Sarsi serva per maschera di chi che sia che voglia starsene sconosciuto, non mi starò, come ha fatto esso Sarsi, a imbrigar in altro per voler levar questa maschera, non mi parendo né azzione punto imitabile, né che possa in alcuna cosa porgere aiuto o favore alla mia scrittura. Anzi mi do ad intendere che ’l trattar seco come con persona incognita sia per dar campo a far più chiara la mia ragione, e porgermi agevolezza ond’io spieghi più libero il mio concetto. Perché io ho considerato che molte volte coloro che vanno in maschera, o son persone vili che sotto quell’abito vogliono farsi stimar signori e gentiluomini, e in tal maniera per qualche lor fine valersi di quella onorevolezza che porta seco la nobiltà; o talora son gentiluomini che deponendo, così sconosciuti, il rispettoso decoro richiesto a lor grado, si fanno lecito, come si costuma in molte città d’Italia, di poter d’ogni cosa parlare liberamente con ognuno, prendendosi insieme altrettanto diletto che ognuno, sia chi si voglia, possa con essi motteggiare e contender senza rispetto. E di questi secondi credendo io che debba esser quegli che si cuopre con questa maschera di Lottario Sarsi [...], mi credo ancora che, sì come così sconosciuto egli si è indotto a dir cosa contro di me che a viso aperto se ne sarebbe forse astenuto, così non gli debba dovere esser cosa grave che, valendomi del privilegio conce­duto contro le maschere, possa trattar seco liberamente, né mi sia né da lui né da altri per esser pesata ogni parola ch’io per avventura dicessi più libera ch’ei non vorrebbe. […]Ho nondimeno mantenuta l’istessa risoluzione di parlar con V. S. Illustrissima ed a lei scrivere, qualunque si sia poi riuscita la forma di questa mia risposta; la quale ho voluta intitolare col nome di Saggiatore, trattenendomi dentro la medesima metafora presa dal Sarsi. Ma perché m’è paruto che, nel ponderare egli le proposizioni del signor Guiducci, si sia servito d’una stadera un poco troppo grossa, io ho voluto servirmi d’una bilancia da saggiatori, che sono così esatte che tirano a meno d’un sessantesimo di grano: e con questa usando ogni diligenza possibile, non tralasciando proposizione alcuna prodotta da quello, farò di tutte i lor saggi; i quali anderò per numero distinguendo e notando, acciò, se mai fussero dal Sarsi veduti e gli venisse volontà di rispondere, ei possa tanto più agevolmente farlo, senza lasciare indietro cosa veruna.

L'ESQUISITISSIMA BILANCIA DEL SAGGIATORE

Nel frontespizio del Saggiatore si legge: «Il Saggiatore, nel quale con bilancia esquisita e giusta si ponderano le cose contenute nella Libra astronomica e filosofica di Lotario Sarsi Sigensano».Nel trattato, Galileo chiarisce cosa significa “ponderare” le cose contenute nella Libra del Sarsi (nome fittizio di Orazio Grassi). La sua presa di posizione contro la scelta di Grassi di celarsi dietro uno pseudonimo esemplifica bene lo stile brillante dell’opera, come pure l’abilità retorica (e l’arguzia) dell’autore, che riesce a giustificare l’impiego di un tono po­lemico e sarcastico proprio sulla base dell’anonimato del suo avversario.

le autorità possono essere messe in discussione

Nel brano che segue, Galileo affronta il delicato problema della contrapposizione tra invenzione e tradizione nel lavoro scientifico. Come sempre nel Saggiatore, le discussioni di interesse generale nascono da questioni relative ad aspetti più specifici e personali. In questo caso, Galileo comincia con il riassumere la posizione di Orazio Grassi, che nella Libra si chiedeva chi avrebbe mai potuto seguire, come auctoritas, al posto di Tycho Brahe.

vs

TRADIZIONE

INVENZIONE

Ma tornando al proposito vegga com’egli di nuovo vuol pure ch’io abbia reputato gran mancamento nel P. Grassi l’aver egli aderito alla dottrina di Ticone, e risentitamente domanda: Chi ei doveva seguitare? forse Tolomeo, la cui dottrina dalle nuove osservazioni in Marte è scoperta per falsa? forse il Copernico […]?Dove io noto più cose e prima, replico ch’è falsissimo ch’io abbia mai biasimato il seguitar Ticone, ancor che con ragione avessi potuto farlo, come pur finalmente dovrà restar manifesto a i suoi aderenti per l’Antiticone del signor cavalier Chiaramonte; sì che quanto qui scrive il Sarsi, è molto lontano dal proposito; e molto più fuor del caso s’introducono Tolomeo e Copernico, de’ quali non si trova che scrivessero mai parola attenente a distanze, grandezze, movimenti e teoriche di comete, delle quali sole, e non d’altro, si è trattato […]. Parmi, oltre a ciò, di scorgere nel Sarsi ferma credenza, che nel filosofare sia necessario appoggiarsi all’opinioni di qualche celebre autore, sì che la mente nostra, quando non si maritasse col discorso d’un altro, ne dovesse in tutto rimanere sterile ed infeconda; e forse stima che la filosofia sia un libro e una fantasia d’un uomo, come l’Iliade e l’Orlando furioso, libri ne’ quali la meno importante cosa è che quello che vi è scritto sia vero. Signor Sarsi, la cosa non istà così. La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. Ma posto pur anco, come al Sarsi pare, che l’intelletto nostro debba farsi mancipio dell’intelletto d’un altr’uomo […], e che nelle contemplazioni de’ moti celesti si debba aderire ad alcuno, io non veggo per qual ragione ei s’elegga Ticone, anteponendolo a Tolomeo e a Nicolò Copernico, de’ quali due abbiamo i sistemi del mondo interi e con sommo artificio costrutti e condotti al fine; cosa ch’io non veggo che Ticone abbia fatta.

La favola dei suoni

Un uomo dalla curiosità straordinaria vive in un luogo sperduto allevando uccelli, dei quali ammira e ama il canto. Un giorno sente un pastore di passaggio suonare un piccolo flauto e scopre che il canto degli uccelli non è l'unico suono melodioso che esiste. Decide dunque di mettersi in viaggio per indagare ulteriormente, scoprendo così che si possono ricavare suoni gradevoli anche dagli oggetti e che molti sono gli animali capaci di produrne. Tuttavia quando l'uomo crede di aver visto tutto e di sapere ormai come possono essere generati suoni, si imbatte in una ci cala e non riesce a capire da dove provenga il suo frinire. Si rende allora conto che bisogna sempre diffidare del proprio sapere.

La favola dei suoni

l' accusa implicita della favola

da esperienza a teoria

gli stadi dell'ignoranza

In questo capitolo Galileo non sta parlando dei suoni e della musica, sta parlando delle stelle comete. Vale a dire che la “favola dei suoni” non interessa Galileo per l’argomento che tocca, bensì per l’insegnamento che contiene riguardo al modo in cui si acquisiscono le conoscenze circa i fenomeni naturali. Qual è questo insegnamento?

Che cosa ci vuole dire, Galileo, con questa favola? Qual è l’insegnamento che vuole ricavarne? Da un lato, vuole dire che l’indagine scientifica non ha fine, dall'altro Galileo dice che la conoscenza dev’essere non soltanto empirica ma anche teorica

L'opera è una disputa scientifica e ha tratti leggermente polemici. Le prime frasi del testo vogliono infatti essere un'accusa implicita a padre Grassi. Seconod Galileo dobbiamo sempre diffidare dalle nostre conoscenze. È perciò giusto non esprimere certezze su un evento lontano come le comete.

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qualità oggettive e soggettive dei corpi

Galielo galilei

aristotele

Delle qualità sensibili non abbiamo una 'notizia intrinseca' . L'acqua è solo 'quel corpo fluido che scorre per fiumi e che noi continuamente maneggiamo e trattiamo', ma di essa non conosciamo la natura. Alle essenza, Galileo contrappone le qualità oggettive, che possono essere espresse in linguaggio matematico

Le qualità sensibili portano all'essenza delle cose: gli elementi che compongono il mondo sono infatti definiti proprio a partire da queste qualità: l'essenza è il fuoco della leggerezza, della terra la pesantezza, dell'acqua l’umidità.

Il calore non è una proprietà del corpo che si riscalda

Le uniche qualità che appartengono oggettivamente ad un corpo sono quelle misurabili. I colori, gli odori e i sapori risiedono soltanto nel corpo che percepisce

Il solletico non è una proprietà della mano che lo provoca, ma una reazione di chi lo subisce

Sapori, odori, suoni, come il solletico, fuori dell’animale vivente, non sono altro che nomi

IL DIRE GALILEIANO PER TITOLI

l'uso galileiano

L’interpretazione dei contemporanei

ATTESATZIONI LESSICALI

IL SUFFISSO -TORE

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STILE E VALORE DI UN TITOLO

LA REPLICA A GRASSI

IL TITOLO D'ECCEZIONE

Un titolo fonicamente e graficamente corposo

Contrastare la Libra fin da subito

IL SAGGIATORE

the end!