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Artisti in collaborazione

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NELLA PELLE DI UN ALTROARTISTI IN COLLABORAZIONE

Come partecipareL'artista può decidere se essere Ispiratore o Ispirato Come ispiratore darà vita ad un post (che dovrà tassativamente avere un titolo) contenente un breve componimento letterario (poesie, aforismi, aiku, Limerick, afodosso,…) o una immagine (dipinti, fotografie, sculture, tecniche miste,…). L'artista che si senta Ispirato dall'opera pubblicata può commentare con un'opera complementare (ad es. se l'opera è una poesia si potrà commentare con un’immagine e viceversa ). Dove partecipare E' stato creato un apposito Gruppo Facebook nella pelle di un altro aperto dove si possono pubblicare Ispirazioni o commentare con opere Ispirate in autonomia oppure inviare le opere alla mail bibl.porotto@comune.fe.it indicando se si tratta di Ispirazione o se si è stati Ispirati da un'opera già pubblicata indicare il titolo dell'opera Provvederemo noi a pubblicarle su entrambi i canali. Non è possibile partecipare con le stesse opere come Ispirazioni o Ispirati è invece possibile partecipare con più opere in entrambe le sezioni

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OPERELETTERARIE

Ispirato A Io ti vedo tu mi vedi di Chiara Lugli

Parabola di Daniele Lugli

Se l'occhio ti dà scandalo... - prova prima col collirio - tienilo chiuso per dieci secondi e riaprilo al buio - accertati che l'altro funzioni prima di prendere ogni decisione - se lo cavi, non gettarlo, perché non sta bene - cavalo solo se non è tuo

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Passa... di Ornella Mamone Capria

Passa la tua pelle ai pensieri che entrano nelle intercapedini dei tuoi segni quelli che invii ogni momento con uno sguardo, una smorfia, un vezzo, un silenzio. Passa gli elementi che ti appartengono: sanno combinarsi attrarsi, parlarsi con i rumori. Non chiedere a chi riceve di darti coltre imbrattata con la colla né cucita dal cattivo tempo ma una pelle che comunica con il vento e quando sibila ti raccoglie.

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Nella tua pelle di Stefano Peverin

Vorrei accarezzare quel viso delicato vorrei chiudere in un abbraccio il sogno che diviene eterno Vorrei essere nel tuo cuore per accompagnare il battito con le nostre melodie Vorrei essere la tua pelle per vivere le tue emozioni e portarle con me per sempre Vorrei una tenera carezza vorrei sentire il calore della tua pelle e correre tra pianure verdi e libere Vorrei tutto ciò lo desidero come un bimbo cerca la mamma ma, viviamo giorni duri l'oscuro illumina tutti noi e dobbiamo stare distanti

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Citarsi addosso di Aurora Bedeschi

‘Se una notte d’inverno un viaggiatore ‘ mentre sta ‘Aspettando Godot’ alla ‘Ferrovia sotterranea’ della ‘Stazione 33’, ‘Binario 7’ per prendere insieme ‘Il treno di notte per Lisbona’, incontrasse invece ‘Anna Karenina’, prendendole la mano le direbbe di certo ‘Ti prendo e ti porto via ‘, ‘Di là dal fiume, fra gli alberi “ per aspettare insieme di abbracciarci, ‘ Nel buio oltre la siepe’. ‘Se non ora, quando?’

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... E ALLORA RITROVIAMOCI UNITI NEL CORAGGIO DELLA PAURA CHE FA CRESCERE, CHE ACCORCIA LE DISTANZE, CHE UNISCE I PENSIERI. PRENDIAMOCI IL TEMPO DELLA LENTEZZA, QUELLO STESSO TEMPO SEMPRE AGOGNATO E MAI AVUTO. UNIAMO LE NOSTRE MENTI INNALZANDO UN UNICO, GRANDE INNO PER COMBATTERE IL NEMICO COMUNE. E ALLORA, QUANDO TUTTO SARÀ FINITO, QUANDO I BIMBI RITORNERANNO TRA I BANCHI, QUANDO LA GENTE RITORNERÀ PER STRADA AD AFFOLLARE PIAZZE, MUSEI, MERCATI, CI RICORDEREMO DI QUESTO MOMENTO,

IN QUESTO TEMPO SOSPESO COMBATTIAMO UN NEMICO INVISIBILE. FERMI, IN QUESTA PRIMAVERA CHE BUSSA ALLE PORTE NELL'ATTESA DI ESSERE VISSUTA. LIBERI DAL FRASTUONO COLLETTIVO NELLA SOLITUDINE DEL SILENZIO, NELLA MOLTITUDINE DEI PENSIERI, PERCORRIAMO STRADE MAI PERCORSE, RITROVANDO QUELL'INDIVIDUALITA'SOMMERSA DALLA TUMULTUOSA QUOTIDIANITÀ. IL MONDO SI FERMA, NOI PRIMA DI TUTTO... IN UN PRIMA E DOPO, DI UN TEMPO CHE SARÀ CONTEMPLIAMO IL QUI E ORA... FIGLIO DI UN PRESENTE NON SEMPRE PRESENTE A SE STESSO.

Tempo sospeso di Maria Teresa Mazzei 1/2

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ALL'ORIZZONTE DEL DOMANI, VEDO GLI ARCOBALENI DEI BAMBINI, I CUORI DELLA GENTE CHE IN UN METAFORICO ABBRACCIO, SI SONO INCONTRATI NEI GIORNI DELLA REALTÀ VIRTUALE. VEDO LA SOLIDARIETÀ DEI POPOLI CHE NELL'AIUTO RECIPROCO SI SONO RIALZATI. VEDO I PIÙ FORTI DARE LA MANO AI PIÙ DEBOLI. VEDO GLI ALBORI DI UNA NUOVA UMANITÀ RISORGERE DAI PEZZI ROTTI DEL KILLER SILENZIOSO. VEDO IL RITORNO DI NUOVE PRIMAVERE CHE IN OGNI PARTE DEL MONDO ANNUNCIANO UNA NUOVA PAIDEIA.

DEGLI EROI E DELLA LORO QUOTIDIANA BATTAGLIA. OGNUNO DAL PROPRIO FRONTE, SAREMO TUTTI EROI!!! IL MIO CORPO RESTA A CASA, LA MIA MENTE NO! PERENNEMENTE SONO... IN OGNI DOVE, IN OGNI LUOGO! CONNESSA CON LA FORZA DEL PENSIERO, VESTO I PANNI DELLA GENTE, DI CHI HA VINTO DI CHI HA PERSO.IN UNA SORTA DI DELIRIO SI RIDE, SI PIANGE, SI PREGA, SI SPERA ALLA RICERCA DI UN SENSO CHE POSSA DARE SENSO A QUESTO NUOVO INASPETTATO CHE HA MESSO IL FRENO ALLA QUOTIDIANITÀ DI VIVERE.

Questa opera ha ispirato Paideia di Maria Credidio

Tempo sospeso di Maria Teresa Mazzei 2/2

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anticoagulante che devo ricordare di farmi prescrivere dalla mia dottoressa di base nonché amica, che in questo momento è in quarantena fino a venerdì perché sospetta contagio da parte di un paziente. Chissà come farò a farmi dare la ricetta, visto che per tali farmaci non la si può inviare via mail. Fanno compagnia a questo marasma di foglietti bianchi diligentemente pieni di raccomandazioni e elenchi di cosa fare o comprare o ricordare appunto (ma come si fa a ricordare di ricordarsi??? ) , tre o quattro penne rigorosamente Bic color nero con cui a volte provo a recuperare la voglia di disegnare. E sono invece prevalentemente impegnate a riempire cruciverba quelli difficili con schema in bianco che ti fanno sentire tanto intelligente da nascondere la sostanziale stupidità a questa pratica perdi tempo.

Nell’angolo a sinistra del tavolo da lavoro dove sto scrivendo è appoggiato un librone di Jo Nesbo dal titolo Il coltello, e difatti in copertina un bel coltello è piantato dritto sul terreno di un prato virato al bianco e nero. Lì accanto un po’ più in su tre blocchetti bianchi sparsi qua e là pieni di appunti promemoria che regolarmente non ricordo di avere e se lo ricordo ci metto un bel pezzo a individuare ciò che cerco. Appoggiati su questi quadratini bianchi due occhiali uno da vista e l’altro con lenti polarizzate che però non mi servono granché da quando ho problemi di cataratta. insomma stanno lì per niente. Su di uno dei foglietti è scritto Lixiana col punto esclamativo, si tratta di un importante

Tutti a casa di Marco Maggioni1/2

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Sempre sul lato sinistro verso l’altro angolo troneggia una Regina, nel senso della carta igienica, da due anni sempre presente in questo tavolo da lavoro, perché perseguitato da una allergia nasale che non dà tregua. Il rotolo è un po’ obliquo perché appoggiato malamente su di una risma di integratori alimentari che regolarmente dimentico di assumere. C’è poi una struttura di legno che svetta a mo’ di piramide con dei buchi entro cui si stagliano matite, cacciavite, forbice, taglia carte, pinza da allenamento per rinforzare le mani, sapete quella di un pianista …se lo fossi.

Sempre su questo versante del tavolo, dietro la sagoma del computer dove sto scrivendo si intravede parte di una foto di me di profilo e il naso di mia figlia che sembra il mio poveretta. Non vi sto a tediare nel raccontarvi l’esperienza altrettanto esaltante della parte destra del tavolo e del Pc, è troppo anche per me assecondare questo circuito narrativo, questo viaggio inquietante della solitudine. Non vorrei girando tondo tondo arrivare a prendere in considerazione la mia presenza, come chiosa del viaggio… piuttosto impegnativo sarebbe giustificare a me stesso me stesso!

Tutti a casa di Marco Maggioni2/2

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Questa opera ha ispirato Dove Non si posano di Maria Credidio

Esiste una discarica dove vanno a finire tutte le parole non dette gli abbracci non dati... la tenerezza non elargita. E'un luogo triste dove le farfalle non si posano E neanche le lucertole ci vanno a curiosare Perché non ci sono colori. Poi una mattina si muore senza avere capito che la gioia e il calore che potevamo elargire E tutto quello che abbiamo amministrato e somministrato con tanta oculatezza Muoiono con noi senza lasciare memoria.

La discarica di Aurora Bedeschi

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Questa opera è stata ispirata da Abbracci solididi Maria Credidio

Vivo nel tempo del tutto e del niente che scivola via senza lasciare traccia. Vivo nel tempo dell'IO contrapposto al NOI. Vivo nel tempo del narcisismo travestito da elegante apparenza. Vivo nel tempo della sopraffazione, DELL'EGO elevato all'ennesima potenza. In questo tempo, che è il MIO TEMPO scelgo il coraggio della DIVERSITÀ. Scelgo la scelta non facile di essere ciò che SONO. Scelgo la bellezza del DONO Che mi è stato donato per riempire i vuoti di un'esistenza banale e livellatrice dell'anonimo. Scelgo il candore salvifico dei pensieri e delle azioni, Connubio perfetto della mente e del CUORE. Scelgo la via... La mia via come CATARSI Sospesa tra l'umano e il divino.

IKIGAI 1.1. DI Maria Teresa Mazzei

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Questa opera è stata ispirata da Abbracci solididi Maria Credidio

Accucciarsi tra angoli di mare solitudini riflesse, forse Braccia aperte sguardi sospesi, bagnati anche gli abbracci.

Accucciarsi tra angoli di mare solitudini riflesse, forsedi Gisella Canzian

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Questa opera ha ispiratoLineari vibrazionidi Maria Credidio

Sbocciano le petunie Nel giardino delle fate. È preludio di pace. Il tempo dei serafini Purifica e innamora. Vibrazioni lilla e viola E sogni di ametista Per l' umanità redenta. Corone tra le mani Combattono il male. Vinceremo.

Vinceremo di Rosanna D'Agostino

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Lei era entrata in mare lentamente, il corpo snello lucido d’acqua e i lunghi capelli d’alga a coprirle il seno. Poi, con un movimento improvviso si era slanciata verso l’onda, altissima, che veniva a riprenderla, ed era stato in quel momento che il vecchio giurava di avere visto quella pinna brillare nel riverbero della luce del vespro, e di averla vista sparire un attimo dopo, con un ultimo guizzo di quella lunga pinna azzurra di sirena.

Questa opera è stata ispirata daVicinanze lontanedi Maria Credidio

Lo aveva visto da lontano. Camminava lento sulla spiaggia, e lei capí che avrebbe tradito la sua natura pur di seguirlo.. La Dea, riluttante , si era piegata alla sua supplica. Tornerai le aveva detto. No, lui mi terrà. Ora stava ritta, vicino alla finestra, incantata dalla nuca di quell’uomo così amato , che dormiva . Distante, lontano, altro da lei. In quell’istante, forse sentendosi osservato lui aprí gli occhi , e lei incrociando lo sguardo col suo, colse quel lampo di annoiato feroce disinteresse che sempre l’annicchiliva. Fu un attimo, e cominciò a sentire l’onda salire, salire e salire scagliandola lontano da quello sguardo, sulle dune e poi più giù,dove una spuma amica l’accolse benedicente Nelle sere di tempesta, nell’osteria sul molo, i vecchi pescatori coagulati intorno al tavolo un po’ sbilenco e ingombro di bottiglie, chiedevano ad Adelmo di raccontare ancora di quella volta.. Era una storia a cui naturalmente nessuno credeva, ma che era sempre bella da ascoltare , mentre il sospiro pesante del vento cercava di insinuarsi nei pertugi del vecchio capanno. E Adelmo raccontava...

La ragazza del maredi Aurora Bedeschi

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Questa opera ha ispiratoAscoltando le Ondedi Maria Credidio

Onde, capolavori del mare Passano Non tornano Vorrei essere acqua ascoltarne l'estensione.

Sogno purodi Gisella Canzian

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Questa opera è stata ispirata da Abitare la Geometriadi Maria Credidio

Nelle tube di Falloppio Lo spermatozoo incontra l' ovulo E nasce la vita Dalla morte d' amore.

Nascitadi Rosanna D'Agostino

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Questa opera è stata ispirata da Abitare la Geometriadi Maria Credidio

Linfadi Gisella Canzian

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Il peso della verità Lo conosco bene Come le parole sorridenti Degli ipocriti Che strappano petali Segretamente Per offuscare la bellezza Dei fiori sinceri del cielo.

Invidiadi Rosanna D'Agostino

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Questa opera è stata ispirata da Successionedi Maria Credidio

Spazi equilibrantidi Maria Teresa Mazzei

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Arrivò il giorno dopo, dopo aver distrutto il suo computer e infettato 1909 computer di amici. La sorella arrivò triste come una che ha appena perso il profilo Facebook. La faccia triste si addiceva al momento e s’era messa anche il vestitino nero da 3,50 comprato il giorno prima dai cinesi. Quelli all’angolo, dietro casa sua. Il vestitino era corto, ma per 3,50 non si poteva pretendere altro, nemmeno dai cinesi. Le scarpe, aveva quelle vecchie e un po’ comode, a causa di calli e duroni. Nella fretta aveva dimenticato la dentiera, e lui, che aveva passato tutta la notte a giocare a carte con quelli delle pompe funebri, sobbalzò sul letto di morte. Era stata una veglia funebre molto proficua, in pratica aveva vinto 40 rata del funerale.

Quando si accorse di essere morto, chiamò l’agenzia funebre e tirò sul prezzo. Si accordarono per 1880 euro, pagabili in 48 rate. Concluso l’affare, si stese sul letto, i becchini, molto professionali, montarono il baldacchino e accesero le candele finte. Dopo 3 ore, non era arrivato nemmeno un amico a piangere sul suo cadavere, avvertita per telefono, la sorella, unico rimasuglio della famiglia, stava lottando contro i virus porno-spammatici che avevano invaso il suo profilo Facebook. Disse che ritardava, stava provando un antivirus molto simpatico, inviatole direttamente dalla sede operativa di Face.

La morte di un poeta di Alfredo Bruni1/4

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Pregò per la salvezza di quella povera anima, mentre quelli dell’agenzia si scambiavano ordini, per fare in fretta, correre al comune per l’atto di morte, il medico che firmò il certificato disse che era molto malato da molto tempo, praticamente da quando era nato. Compilò la scheda ISTAT e andò via, incrociandosi col medico necroscopo senza salutarsi. Teresa, come tutti i giorni gli telefonò alla 6,33 in punto, ma stavolta non ottenne risposta. Pensò che in ufficio sarebbe rimasta da sola e andò a farsi la doccia. Quando uscì vide il manifesto e dette l’allarme. Alfredo è morto, presto ordiniamo il manifesto, disse, e chiamò Caterina al 248. Caterina, che se l’aspettava, iniziò la raccolta di 1 euro per ciascuno. Poi, alle 14 col suo cappotto rosso, passò da casa di Alfredo e lo trovò morto, come aveva presagito già da tempo.

Gliene restavano appena 8. Un po’ di aratura nell’eden, a tariffa sindacale e via anche quelle e finalmente sarebbe stato un’anima libera. “Sembra che dorma” disse la sorella contrita. “Vero” disse l’agente funebre. “Anche da morto, sembra un vincente.” Durante la notte, altri due dell’agenzia avevano tappezzato il paese di una mezza dozzina di manifesti da morto con una scritta viola sbiadito. Data di nascita. Data di morte. Nome e cognome. I funerali alle ore 15 partendo dalla casa dell’estinto. Il prete arrivò, senza che nessuno lo avesse chiamato. Nessuno gli dette retta.

La morte di un poeta di Alfredo Bruni2/4

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Anche se era tutto da dimostrare che quella fosse una vita migliore. Portarono la bara nell’obitorio. I muri scrostati, sembravano l’opera di un artista post-moderno. La sorella volle salutarlo per l’ultima volta e anche Paolo che intanto aveva telefonato al figlio. Trovando il telefono sempre spento. Quando alzarono il coperchio della bara, fuori si formò una lunga fila di bionde, brune e rosse. Lui sentì il vociare, chiese di essere rimesso in piedi e andò in direzione del brusio di voci di femmine belle e brutte e bionde e brune e rosse. Arrivò uno che voleva fare l’elogio funebre e scrivere subito un libro su di lui, poeta autore di una sola poesia lunga da qui fino all’altro mondo. Ma era arrivato in ritardo, stavano già alzando il coperchio della bara e lui scavalcò la sponda e raggiunse le ragazze.

Alle 14,30 iniziò a arrivare qualcuno. I cugini, un vicino di casa, Paolo e 4 amici venuti dai paesi vicini. Tutto qui. Ma lui, che in vita sua non era mai andato a un funerale, si aspettava di peggio e si godeva il momento. Alle 14 chiusero la cassa e il corteo si mosse. Il prete benedisse qua e là, disse arrivederci in Paradiso e si ritirò nella sacrestia. Al cimitero ci fu una discussione col custode. Poi quelli delle pompe funebri e il custode trovarono un accordo, saldiamo oggi stesso e domani non se ne parla più. Intanto la notizia si diffondeva, Facebook fa miracoli e in breve tutto il mondo seppe. Alfredo Bruni era passato a miglior vita.

La morte di un poeta di Alfredo Bruni3/4

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Quando qualcuno passa davanti a quel cimitero, sente ancora l’agente funebre, il marmista e la sorella che discutono. Lui, intanto, ha già attraversato 32 mondi, e sta ancora viaggiando in compagnia della bellezza. E ogni giorno si chiacchiera del più e del meno ALFREDO BRUNI Sibari 30 marzo 2016

Nessuno si meravigliò, dopotutto da un poeta c’è da aspettarsi tutto. La piccola folla di nere e bianche e un poeta, si allontanò per scomparire per sempre. L’atto di morte l’aveva firmato Teresa trattenendo le lacrime e preoccupata di non sbagliare niente. Gli altri restarono nel cimitero, a discutere cosa dovevano scrivere sulla lapide. La sorella di Alfredo era la più agguerrita, che voleva un Crocefisso e 82 citazioni, tratte dai Santi Maggiori.

La morte di un poeta di Alfredo Bruni4/4

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A Occidente fino a quando restai a Oriente dissero che ero lontano lontano ma quando si accorsero che senza passaporto e senza visti d’ingresso e senza parlare nemmeno l’inglese ero arrivato dovunque iniziarono a parlare fitto fitto. Qui la faccenda si fa seria e bisogna prendere provvedimenti. Così dicevano a Occidente e l’unica cosa che differiva era che uno diceva che bisogna agire subito subito e un altro diceva che fretta non ce n’era e bisognava andare gradualmente seguendo i protocolli. Andare dove non si capì mai perché io sono dappertutto. Ma appena dissero che bisognava mettere le mascherine e usare i guanti i guanti e le mascherine sparirono e altrettanto subito comparvero quelli che sapevano tutto.

Per entrare nella pelle dell’altro mi travestii da virus e andai nel Lontano Oriente e incontrai il pipistrello che mi morse e incontrai il serpente e anche il serpente mi morse. In ogni Genesi c’è quasi sempre un serpente pensai e mi ammalai e da ammalato morii ma produssi tanti miei discendenti e diventai un virus uno e trino e infettai tutti quelli che incontravo. Poi mi trasferii nella parte opposta dell’Oriente e la parte opposta dell’oriente è chiamato Occidente.

E le virgole stanno a guardare di Alfredo Bruni1/6

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Posso nascondere che un po’ mi arrabbiai? Non lo posso nascondere e mi arrabbiai anche di brutto. Come si permettono questi di negare anche la mia esistenza? Non possono permettersi di dire certe cose e quasi sono peggio di quelli che cercano il veleno per uccidermi e dal punto di vista di un virus un veleno che uccide i virus è una faccenda molto molto seria. Allora presi la decisione. La decisione si può racchiudere in questa semplice dichiarazione: Dichiaro ufficialmente e solennemente e con immediata esecutività che l’Impero è fondato e con altrettanta ufficialità e solennità e immediata esecutività dichiaro che l’unico Imperatore dell’Impero appena fondato sono Io.

Ad esempio sapevano che i virus sono invisibili o sapevano che i virus vengono dall’inquinamento dell’atmosfera e sapevano anche che internet era il padre dei virus e sapevano pure che una vita regolare all’aria aperta in mezzo alla natura li rendeva immuni da ogni malattia comprese quelle causate dai virus. Poi qualcuno disse che non esistevo nemmeno ed ero tutta un’invenzione per spaventare la gente con la paura della morte e per conquistare il potere.

E le virgole stanno a guardare di Alfredo Bruni2/6

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l’asteroide B 612 dove vive una rosa. Si sa che le rose non ci tengono a certe cose. Però gli altri e anche i re tristi e anche gli uomini vanitosi e quelli ubriachi e gli uomini d’affari e persino i lampionai e i geografi a certe usanze e riti e visite ufficiali ci tengono e anche molto. Il secondo ma messo al principio diceva che si sa che i virus vanno dappertutto ma se è un virus ateo cosa ci va a fare in Paradiso solo per il gusto di infettare anche Dio? La risposta è evidente ed è inutile riportarla qui. Comunque le cose dell’Impero andavano bene con un numero di contagiati al dire il vero molto soddisfacente e con tutto quello che gli umani sia ad Oriente e a Occidente avevano fatto per la salute pubblica anche il numero dei morti era tutt’altro che trascurabile.

Dopotutto era un atto contingibile e urgente vista la situazione. La situazione dell’Oriente. La situazione dell’Occidente. La situazione del mondo intero. Ma vogliamo dirla tutta? Diciamola. All’inizio avevo pensato di dichiararmi Imperatore di tutto l’universo e al principio avevo pensato di dichiararmi Dio. Ma ma. C’erano proprio due ma e non una ripetizione. Un ma all’inizio e un ma al principio. All’inizio c’era questo ma: ma se nemmeno i virus sanno se possono sopravvivere fuori dall’atmosfera della Terra è da cretini rischiare che poi in qualità di Imperatore mi tocca visitare altri pianeti e stelle e asteroidi compresi gli asteroidi 325 e 326 e 327 e 328 e 329 e 330 e senza dimenticare

E le virgole stanno a guardare di Alfredo Bruni3/6

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Che paura che mi ha fatto prendere! Vuoi vedere che la spuntano loro mi dicevo preoccupato. Allora incominciai a infettare anche le mascherine e gli ospedali. Quei pochi ancora funzionanti. Infettai medici e infermieri quei pochi regolarmente assunti. E infettai persino farmacisti e veterinari che non si sa mai e la lotta per l’Impero continuò per molto. Per molto molto tempo. E ogni volta che vedevo spuntare da qualche parte il signor Vaccino me la davo a gambe levate. Scappavo e andavo a infettare altrove. Infettavo ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e l’Impero era ancora mio. Fino a quando un giorno notai un gruppetto bello abbondante di verghette ben appuntite e un po’ curve e con la testa piccolina ma sulle spalle.

Ospedali chiusi. Mascherine introvabili. Guanti in lattice idem. Respiratori nemmeno a parlarne. Posti di terapia intensiva uno per ogni cento milioni di abitanti. I soldi e il tempo e l’intelligenza erano serviti per altre cose. Il signor Disinfettante serviva a poco e anche le mascherine e i guanti e il distanziamento sociale e tutte le altre tecniche alternative servivano e non servivano. Un virus è sempre un virus altro che storie! Le cose andavano proprio bene altroché. Certo non si può dire il contrario. Però l’imprevisto è sempre in agguato e ecco all’orizzonte affacciarsi il signor Vaccino.

E le virgole stanno a guardare di Alfredo Bruni4/6

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Era in gioco il destino del mio Impero. Notate Impero sempre scritto con l’iniziale maiuscola. E qui la storia si conclude. Si conclude nel mondo dell’immaginazione che nel mondo reale la lotta è ancora in corso. E se volete la verità tutta la verità la verità è che Ombretta Gazzola mi ha invitato a partecipare a questo gioco di “Mettersi nella pelle dell’altro” al quale la Biblioteca Porotto e Chiara Lugli hanno dato voce. Ombretta mi aveva anche indicato cosa avrei potuto inserire nel gioco. Una mia breve scrittura del 2016 intitolata “La morte di un poeta”. Fatto sta che riproporre una cosa scritta un po’ di tempo fa e anche un po’ funebre in piena emergenza coronavirus (noto che il correttore di word lo conosce bene perché non lo segna rosso)

Guardai. Mi guardarono. Nemmeno una volta ci ha usato dicevano tra di loro però io potevo udirle perfettamente. Un virus ha l’orecchio fino anche se non ha orecchie. Perché non ci ha usato nemmeno una volta si chiedevano le piccole verghe con la testa sulle spalle e ricurve e la punta all’ingiù. Sfogliai in fretta e furia un libro di grammatica e scoprii che quegli esserini si chiamano virgole e mi feci la stessa domanda: perché non le ho mai usate? E pensare che sono così comode e certe volte danno persino senso al nonsenso. Proprio in quel momento vidi apparire il signor Vaccino e dovetti dimenticare le virgole per elaborare altre strategie infettive.

E le virgole stanno a guardare di Alfredo Bruni5/6

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(volevo scrivere “svirgolato” ma la Treccani dice che il participio passato e aggettivo suddetto ha un altro significato). Per quanto riguarda le virgole mi farò perdonare mettendo alla fine una bella sfilza di quei simpatici segnetti. E casomai il mio tampone dovesse risultare positivo niente paura. Vi lascio questa paginetta che inizia con le virgole che stanno a guardare e finisce con una virgola anche se un po’ abusiva. Ma è una pagina che non finirà mai con un punto fermo come dire che non avrà mai fine. , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . , Sibari 4 aprile 2020.

mi è sembrata una rilocazione quasi ininfluente. Tenuto anche conto che proprio in questo periodo di coronavirus sto studiando insieme a Marco Malvaldi (ma ci teniamo a distanza di sicurezza senza assembramenti lui ha scritto il libro e io lo sto leggendo) il funzionamento della lingua che parlano gli umani e considerato anche il fatto mi dicono che uso molte virgole quando scrivo – ma è un questione di fiato tutta mia e certe volte la virgola ce la metto anche quando potrei farne a meno - mi è sembrato congruo questa scritto senza virgole

E le virgole stanno a guardare di Alfredo Bruni6/6

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S'alzerà un fumo bianco la in basso tra il verde di deserte mura S'alzerà al cielo ove il pensiero volge in desolate solitudini distanti S'alzerà un fumo bianco che solo il vento saprà condurre a casa

Per i feretri di Bergamodi Michele Farinelli

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Come don Chisciotte Con i mulini a vento Un quaderno come scudo Una penna come spada Tanti sogni infranti Tanta rabbia dentro Speranza mai persa Anima mixata , shakerata Combattuta , dilaniata Ricerca infinita Sorrisi Carezze Parole mai dette Tu moderno don Chisciotte Di mulini a vento ne hai sconfitto Tra distese di parole E plotoni di sentimenti ~I.P~

Come don Chisciottedi Ida Proto

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Fermò subito e scese bestemmiando. Si chinò a valutare i danni poi, imbestialito, si girò verso la croce e le sferrò un calcio. Livia, ferma, guardava. «Papà!» gridò. Con le mani sui fianchi, prendendo una decisione improvvisa, l’uomo si girò, staccò la seminatrice, estrasse dal portabagagli laterale del trattore un viluppo di catene e incominciò a imbracare la croce. «No, no, papà!», e Livia si mise a correre. Il rumore e il fumo aumentarono, il trattore sussultò, sobbalzò, poi d’un colpo, la croce si stradico’ scivolando lentamente dentro il fosso, spianando erba e canne.

Franco seminava da giorni, e ancora una volta aveva lasciato per ultima quella lingua di terra che confinava con gli acquitrini. Lì la consistenza del fondo pareva diversa, poi c’era quella grande croce, lì piantata chissà da quanti secoli: avrebbe dovuto rifarci intorno le acrobazie già sperimentate nell’arare. Ci passò una prima volta accanto, girato indietro per controllare che la seminatrice non la urtasse; ma al successivo passaggio la macchina cozzò con fragore contro la pietra.

La Croce delle paludi di Eraldo Baldini1/3

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Livia faceva di no col capo senza smettere. Poi si girò e corse singhiozzando verso casa. La brezza all’ improvviso aveva cambiato direzione. Ora veniva dalle paludi, e la luce del pomeriggio stava mutando velocemente. Le avanguardie della nebbia cominciarono a sorgere dall’acqua e a spostarsi verso i campi e verso il paese, come schiere di fantasmi silenziosi e inarrestabili. La nebbia sembrava inseguirla. Sentiva il suo alito umido e freddo arrivare a folate e avvolgerla. Quando fu nell’aia e si girò a guardare, il mondo, verso le paludi, non c’era più.

«Non dovevi , papà. Non dovevi farlo.» Gli occhi della bambina erano spaventati e pieni di lacrime. «E perché no?» «Perché... perché doveva stare lì, tutti in paese lo sanno, tutti lo dicono.» «Io faccio il contadino, mica il sagrestano! Dopo telefonerò al parroco che mandi qualcuno a prenderla e che la mettano dove vogliono: non mi importa, basta che la tolgano di qua.»

La Croce delle paludi di Eraldo Baldini2/3

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Entrò in casa correndo, e si rifugiò in soffitta. Insieme alla nebbia stava arrivando anche il buio, e dall’abbaino la bambina guardò fuori, senza vedere altro che un muro grigio sempre più fitto e scuro. Allora si rannicchiò in un angolo, a occhi chiusi, si cinse le ginocchia con le braccia e si accorse di tremare come se un gelo intenso stesse nascendo dentro di lei. Eraldo Baldini

La Croce delle paludi di Eraldo Baldini3/3

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Questa opera ha ispiratosenza titolodi Rita Cassani

Fissare una luna densa di luce - barrica pupille nell'orbita interrotta. Il digiuno di vite murate - la pandemia.

Fissare una lunadi Gisella Canzian

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Questa opera ha ispiratol'operaLinea di Terra e di Aria di Maria Credidio

Giungerà quel raggio di sole si avvicinerà a noi accarezzerà i nostri visi Giungerà quel raggio di sole affiancato dal cavaliere vento allontanerà le nubi oscure Giungerà quel raggio di sole le nebbie della paura si diraderanno è, finalmente, potremo correre nei prati

Giungerà quel raggio di Soledi Stefano Peverin

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Questa opera è stata ispirata da Lineari vibrazioni di Maria Credidio

Lineari vibrazioni e vite parallele. Siamo noi che vibriamo qui e altrove. Nei quadri ponti ponti portali l'epifania di anime vaganti. Lineari vibrazioni rotaie nere per l'eternità di luce bianca.

Lineari vibrazionidi Rosanna D'Agostino

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Questa opera è stata ispirata da Geometrie della vita di Stefano Peverin

Due parallele, incontratesi all'infinito, discutevano di eternità. Là tutte, tutte le parallele si incontravano. Fortunatamente era un infinito molto spazioso.

Paralleledi Daniele Lugli

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Questa opera è stata ispirata Untitled 03 di Maria Credidio

Sincroniche vibrazioni di Maria Teresa Mazzei

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Così come la Luna proietta sul mare di notte il suo amore per il Sole; con l’inchiostro dei miei occhi ho iniziato a scrivere sui riflessi dei tuoi, per rileggermi nel loro ricordo ogni volta che mi scordo di me.

Scriflettendo di Josh Merak

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Rita CassianiHaiku Salpa la notte Veleggia verso i sogni, culla di mare. (Rita Anders)

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É 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑎𝑐𝑐𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑢𝑛 𝑡𝑜𝑟𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑎 𝑎 𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑙𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜. 𝑆𝑒 𝑠𝑡𝑎𝑖 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑑𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎 𝑙𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑣𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑎𝑐𝑐𝑒𝑡𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒.

La chiave dell'assoluzionedi Josh Merak

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Questa opera ha ispiratosenza titolo di Rita Cassani

𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑡𝑢𝑎 𝑐𝑎𝑛𝑑𝑒𝑙𝑎 𝑠𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑖, 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑐𝑖𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑓𝑖𝑎𝑚𝑚𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙𝑙𝑢𝑚𝑖𝑛𝑎𝑟𝑒 𝑒 𝑎𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑙’𝑒𝑐𝑜 𝑐𝑎𝑙𝑑𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑒𝑟𝑜. 𝐿’𝑒𝑠𝑝𝑒𝑟𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑎𝑛𝑑𝑒𝑙𝑒, 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑒 𝑒 𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎𝑡𝑒, 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑟𝑡𝑖 𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑝𝑒𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑙’𝑒𝑠𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑚𝑎𝑛𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑚𝑚𝑜𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑡𝑢𝑎 𝑐𝑒𝑟𝑎 𝑑’𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑒𝑛𝑧𝑎, 𝑐ℎ𝑒, 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑛𝑑𝑜𝑠𝑖, 𝑠𝑖 𝑠𝑖𝑛𝑡𝑒𝑡𝑖𝑧𝑧𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙’𝑜𝑑𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑏𝑟𝑢𝑐𝑖𝑎𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙’𝑢𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜 𝑠𝑜𝑓𝑓𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑓𝑢𝑚𝑜; 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑜𝑙𝑣𝑒, 𝑠𝑣𝑎𝑛𝑒𝑛𝑑𝑜, 𝑖𝑛 𝑢𝑛𝑎 𝑔𝑒𝑙𝑖𝑑𝑎 𝑛𝑜𝑡𝑡𝑒 𝑑’𝑖𝑛𝑣𝑒𝑟𝑛𝑜. 𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑡𝑢𝑎 𝑐𝑎𝑛𝑑𝑒𝑙𝑎 𝑠𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑖, 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟 𝑠𝑓𝑜𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑡𝑢𝑎 𝑎𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑖𝑛𝑑𝑜𝑙𝑒 𝑛𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎𝑙𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑠𝑜 𝑣𝑜𝑟𝑡𝑖𝑐𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎..

La luce dell'ecodi Josh Merak

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𝐴𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑏𝑒𝑠𝑡𝑒𝑚𝑚𝑖𝑒 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎𝑣𝑜 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑣𝑖 𝑒𝑡𝑒𝑟𝑛𝑖 𝑓𝑟𝑎𝑠𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑐𝑜𝑠𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒. 𝐻𝑜 𝑖𝑛𝑑𝑜𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜 𝑗𝑒𝑎𝑛𝑠 𝑘𝑎𝑟𝑚𝑖𝑐𝑖 𝑙𝑎𝑖𝑐𝑖 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑟𝑒 𝑛𝑢𝑡𝑟𝑖𝑣𝑜 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑟𝑖𝑓𝑙𝑒𝑡𝑡𝑒𝑣𝑜 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑣𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑡𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑢𝑚𝑖𝑙𝑖 𝑣𝑖𝑎 𝑤𝑒𝑏 𝑥𝑒𝑟𝑜𝑟𝑎𝑑𝑖𝑜𝑔𝑟𝑎𝑓𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑦𝑖𝑛-𝑦𝑎𝑛𝑔 𝑧𝑜𝑜𝑚𝑎𝑡𝑖.

Alfabetizzandodi Josh Merak

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Questa opera è stata ispirata daVicinanze lontanedi Maria Credidio

Cieli e mari Senza orizzonti Sfiorano cuori

Haiku 2018Maria Teresa Mazzei

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Questa opera è stata ispiratada senza titolodi Ombretta Gazzola

Dharmadi Maria Teresa Mazzei

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video opere in collaborazione

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