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Alessandro Manzoni
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Transcript
Alessandro Manzoni (1785 - 1873)
Indice
1. Vita e opere
2. Pensiero
3. Poetica
4. Estratti e analisi
Vita e opere
Nato nel 1785 a Milano, da padre nobile, passa la sua infanzia in un collegio dal quale riceve un'educazione rigida di cui se ne ribella. Nel 1801 entra in contatto con l'ambiente culturale milanese. In seguito si converte al cattolicesimo e da questo momento in poi la sua poetica sarà molto influenzata da questo fattore. Riguardo le sue opere ricordiamo Inni Sacri, Odi Civili, Tragedie e il più celebre Promessi Sposi. Inni Sacri è la prima opera dopo la conversione ed è composto da cinque componimenti: La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e La Pentecoste. In esso si nota come la liturgia cristiana sia vista da Manzoni come una risposta, una soluzione ai più grandi temi della vita terrena. Odi Civili, invece, fa parte della prima fase della sua produzione letteraria ed è la raccolta di poesie che hanno come tema principale la politica e la civiltà. In esse Manzoni riflette sulla politica, a partire dall'idea di nazione fino al ruolo di potere. Le Tragedie sono Il Conte di Carmagnola e Adelchi. Il Conte di Carmagnola riflette la meditazione di Manzoni sulla storia, vista come malvagità e dolore. Essa è la storia di Francesco di Bussone che è passato dall'essere un pastore all'essere un capitano vittorioso ma fu decapitato per sospetto tradimento. Adelchi è una tragedia ambientata ai tempi della fine del regno longobardo in Italia ed è proprio in essa che si raggiunge la perfezione stilistica e contenutistica. E' dedicata alla riflessione sul ruolo del soggetto collettivo nella storia. Con questa tragedia Manzoni espone la sua visione pessimistica della storia e della politica, da cui nascono inevitabilmente ingiustizia e dolore.
Pensiero
Poetica
Manzoni crede costantemente nell'intervento di Dio e percepisce il rapporto con il divino in modo conflittuale e soprattutto tragico e inizialmente si avvicina al giansenismo, dalla quale corrente ne ricava una concezione pessimistica. L'autore vuole narrare la cosidetta "epopea degli umili", ossia quelle persone che appartengono al ceto sociale del quale finora non si è mai parlato. La narrazione della storia attraverso i loro occhi ha lo scopo di "celebrare l'umiltà". La vera protagonista del romanzo è la Provvidenza, che spesso riesce a condurre a buon fine le vicende degli uomini anche andando contro la loro volontà. La Provvidenza trascende la capacità della ragione umana, la quale non capisce lo scopo e resta sconvolta di fronte alle sventure che colpiscono anche i più innocenti, ad esempio la peste. Secondo Manzoni, la fede nella Provvidenza, anche a costo di far soffrire, ha lo scopo di far crescere nell'animo delle persone quelle doti spirituali che migliorano l'individuo.
Per Manzoni il fine morale della letteratura è quello di educare il lettore e di conseguenza avere un intervento positivo sulla realtà. Per ottenere questo fine, però, deve rivolgersi ad un pubblico amplio, cioè deve coinvolgere più persone possibili. A questo concetto si affianca anche quello dell'interessante poiché, per essere compreso da tutti e quindi coinvolgere, bisogna che essa tratti di ciò che è vicino alla realtà perché colpisce ogni essere umano in base ai sentimenti e alle esperienze che ha provato. Da giovane, Manzoni prova una forte delusione politica quando ci fu la caduta definitiva di Napoleone. Questa delusione lo portò poi ad interessare alla storia e alle ragioni teoriche che, a loro volta, lo portarono a ricercare la verità morale in ciò che è avvenuto. Questi anni sono definiti come quelli di maggior vivacità del movimento romantico italiano. Al contrario di altri romantici, ciò che colpisce l'interesse di Manzoni è il cosiddetto soggetto collettivo che è il vero protagonista della Storia. Con i Promessi Sposi, Manzoni si distingue nel periodo del romanzo storico ma, scegliendo di adottare questo genere letterario, deve ricorrere alla invenzione per stare al gusto dei lettori e rendere la lettura interessante.
Promessi Sposi
Trama e analisi dell'opera e di tre estratti dal romanzo
Gertrude, la monaca di Monza
Nel capitolo X Manzoni ci mostra una ragazza che segue una vita piena di ripensamenti e pentimenti ma che si comporta in modo ribelle per sfogarsi dell'obbligo imposto dal padre ch'ella vive come una sorta di schiavitù. Secondo Manzoni, pensare alla religione come un conforto avrebbe potuto aiutare Gertrude a vedere quest'obbligo con altri occhi, come dice nei vv. 30-31 "avrebbe potuto essere una monaca santa e contenta, comunque lo fosse divenuta". Nei versi che seguono si nota come Manzoni stesso afferma che "l'infelice si dibatteva in vece sotto il giogo, e così ne sentiva più forte il peso e le scosse" (vv. 32-33). Come si può notare (dai vv. 72-85), la monaca di Monza si divertiva a prendere in giro e ad imitare le sue colleghe per il semplice motivo che dietro quelle risa interminabili nascondeva un grande dolore dovuta alla costrizione di un qualcosa che lei non desiderava fare. Il capitolo X si conclude con un'anticipazione dei capitoli a seguire. Gertrude viveva in un appartamento a parte, poiché troppo giovane, il quale si affacciava sul cortile di un ragazzo, il cui nome era Egidio. Egli era uno di quei ragazzi che amava la vita mondana e infrangere le leggi assieme ai suoi amici. Un giorno il giovane rivolse la parola alla monaca e "la sventurata rispose" (v.96). Da qui iniziarono i vari comportamenti inadeguati di Gertrude.
Gertrude è l'ultima figlia di un principe e sotto costrizione del padre entra in convento. Sin da bambina ha sempre ricevuto come regali santini e bambole vestite da suore per persuaderla e indurla alla vita sacerdotale. In attesa della sua accettazione in monastero, viene coinvolta in un giro di vita mondana che alimenta il suo rifiuto per la vita in convento ma di fronte alla congiura non riesce a rifiutare e diviene "monaca per sempre".
L' Innominato
La figura dell' Innominato appare completamente per la prima volta nel capitolo XX, il quale inizia con una breve descrizione fisica del personaggio e prosegue con il dialogo tra egli e don Rodrigo. Dopo aver concluso il patto, questa figura misteriosa subisce un improvviso contrasto di personalità ripensando alla sua vecchia abitudine malvagia e a quella che verrà di rimorso per tutte le sue azioni compiute in passato. L'Innominato aveva un amico nonché collega con il quale compiva queste azioni, Egidio,ossia il ragazzo che abitava affianco alla monaca Gertrude e prontamente pensò a lui durante il dialogo ma non appena rimase solo, egli iniziò a provare un tormento nel profondo: "Già da qualche tempo cominciava a provare, se non un rimorso, una cert'uggia delle sue scelleratezze" (vv. 24-25). Ciò che più spaventa l'Innominato è la morte, ciò si nota dai vv. 33-48 nei quali egli stesso pensa "Invecchiare! Morire! E poi?". Ma la sua paura non è la morte in sé e per sé ma ciò che lo spaventa è il pensiero della morte nasce "di dentro". Nell'ultima parte del capitolo Manzoni riprende lo stile tragico, che aveva utilizzato anche per Gertrude, ma fa in modo che il personaggio non cada nei suoi pensieri e ritorni alla realtà. Si può notare questo passaggio dai vv. 59-63, in cui l'Innominato si fa prendere dai rimorsi, e 64-73 in cui riesce a tornare nel mondo reale. Il capitolo si conclude con il "risveglio" di questo misterioso personaggio il quale si impegna in questo patto e coinvolge anche il suo amico/collega Egidio.
Dopo che Lucia si rifugia nel convento di Monza, Don Rodrigo chiede aiuto ad un signore molto più potente di lui per rapire la giovane sposa. Costui è l'Innominato, personaggio storico che Manzoni presenta con citazioni dai documenti dell'epoca ma non si saprà mai il suo vero nome.
La morte di Don Rodrigo
Dopo che Renzo fu rimproverato da fra Cristoforo per il suo comportamento egoista, chiede di essere perdonato. Nel capitolo XXXV si può capire il perché del rimprovero a Renzo: anche fra Cristoforo ha commesso un peccato, ha ucciso l'uomo che odiava e, pentendosi, decise di convertirsi. Da questo dialogo, Renzo riesce a cambiare mentalità, riesce ad evolvere la propria psicologia. Durante la lettura del romanzo si è assistiti ai vari viaggi che Renzo ha dovuto fare e con lui si è scoperta una città dimezzata dalla peste, si è visto come si può rischiare di essere considerato uno dei capi della rivolta... Nonostante tutte le sue imprese, egli ha mantenuto i tratti iniziali del romanzo (come ad esempio l'impulsività) ma è riuscito ad "evolversi", diventando più riflessivo. Dopo poco incontrano don Rodrigo moribondo su di un materasso avvolto in un lenzuolo. Nei vv. 59-63 vi è una descrizione di don Rodrigo e di come si è ridotto a causa della malattia che ha colpito lui e gli altri infermi nella capanna. Qui il frate recita una frase che è in grado di riassumere il punto di vista manzoniano sulla grazia divina: "Può esser gastigo, può esser misericordia" (vv. 64-65) e ciò sta a significare che la morte per don Rodrigo può essere una punizione ma anche l'ultima possibilità per pentirsi.
Renzo arriva al lazzaretto per cercare Lucia ma trova fra Cristoforo che lo invita alla processione di ringraziamento che faranno gli ammalati in via di guarigione, alla quale potrebbe essere anche Lucia. Renzo però, credendola morta, si fa prendere dall'ira e minaccia di cercare don Rodrigo per ucciderlo e vendicarsi di tutto il male subìto. Fra Cristoforo, a questo suo comportamento, caccia il giovane deluso dalla sua incapacità di perdonare il nemico.
Lavoro di Alessia Casatelli (IV DL)
Crediti alle immagini: Google Images Crediti ai testi: Libro Scolastico Autori: Roncoroni - Cappellini - Sada - Tribulato
Grazie per l'attenzione !!